A Siracusa, invitato dalla Deputazione di Santa Lucia in occasione della festa della patrona, Samorì ha realizzato a olio su lastra di marmo un ritratto di Lucia per la Chiesa di Santa Lucia alla Badia, in Piazza Duomo. Questa nuova opera di Samorì presenta la stessa gestualità estatica che l’artista ha osservato nel Martirio di Santa Lucia (1579) di Deodato Guinaccia, esposto sull’altare maggiore, nella stessa chiesa. Nel focalizzarsi sul volto di Lucia, Samorì è ricorso al processo del blend, tipico dell’intelligenza artificiale, che permette di ottenere un’immagine che racchiude in sé le caratteristiche di più immagini. Nel dipinto, come in precedenti raffigurazioni della santa realizzate da Samorì, l’artista ha bucato la lastra di marmo in corrispondenza degli occhi di Lucia, e a ha successivamente inserito geodi di calcite nella cavità.
A Napoli la Deputazione della Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro lo ha invece invitato a studiare un progetto da presentare ai devoti in occasione del rito dello scioglimento del sangue del 16 dicembre, Samorì ha scelto in questo caso di esporre due quadri nella sacrestia del Duomo di Napoli. Ispirati rispettivamente a Santa Maria Egiziaca di Ribera (1641) e a San Paolo eremita di Luca Giordano (1644), le opere sono entrambe dipinte su supporto di rame. La mostra ha offerto a Samorì l’occasione di confrontarsi con il Barocco napoletano in luoghi nei quali sono stati creati dei capolavori particolarmente vicini alla sua sensibilità. «Sul piano della devozione popolare- scrive Paparoni in catalogo - Lucia e Gennaro sono tra i santi maggiormente identificati con le città in cui sono nati e che li ha assunti a patroni.
Entrambi martiri cristiani, Lucia e Gennaro sono stati vittime delle persecuzioni di Diocleziano negli stessi anni in aree geografiche non distanti, aree geografiche che condividevano e hanno continuato a condividere nei secoli tratti culturali comuni. Entrambi durante il martirio hanno resistito al fuoco ed entrambi sono stati decapitati. […] Quello di Lucia e di Gennaro è dunque un percorso parallelo, che li ha portati per oltre 1700 anni a essere ricordati con narrazioni che hanno alcuni punti di contatto e che fanno di loro figure iconiche, la cui presenza è tutt’oggi viva nella memoria collettiva. È da questo intrecciarsi di convergenze che nasce la doppia esposizione di Nicola Samorì Luce e Sangue, che vede Siracusa e Napoli idealmente legate in un abbraccio tanto virtuale quanto sentito tra le proprie comunità».
Da Avvenire
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