Lo spot dell’Esselunga sulla bambina che ha il sogno di riunire papà e mamma separati, al di là del can-can che ha diviso per alcuni giorni l’opinione pubblica italiana, ha rivelato una semplice incontestabile verità: la sofferenza dei figli per la separazione dei genitori. Senza criminalizzare nessuno o nessuna, ha avuto il merito di porre una questione andando oltre il politicamente corretto, contrariamente a quanto ha commentato il cantautore Roberto Vecchioni, secondo il quale una pubblicità controcorrente avrebbe dovuto mettere in scena due mamme che si sono divise.
Ma oggi è vero esattamente l’opposto: una famiglia composta da un padre e una madre con i figli, magari che decide di stare unita tutta la vita e mette al mondo due o più bambini, rappresenta un modello rivoluzionario. Questo preambolo ci è sembrato necessario per tornare sul tema della cancel culture, versione ultramoderna del politically correct, a cui sono stati dedicati ultimamente alcuni saggi usciti in Italia rilevanti a giudizio di chi scrive, come La correzione del mondo di Davide Piacenza (Einaudi) e Capitalismo woke di Carl Rhodes (Fazi). A cui si aggiunge il recentissimo Chi ha paura dei Greci e dei Romani? di Maurizio Bettini (Einaudi, pagine 172, euro 12).
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