domenica 29 marzo 2020

Siamo in cura, non in guerra

di Guido Dotti, 
Monaco di Bose  
29 marzo 2020

“Non mi rassegno. 
Questa non è una guerra, 
noi non siamo in guerra.
Da quando la pandemia ha assunto la terminologia della guerra – cioè da subito cerco una metafora diversa  che offra elementi di speranza e sentieri di senso per i giorni che ci attendono.
Il ricorso alla metafora bellica è stato evidenziato e criticato da alcuni commentatori, ma ha un fascino, un’immediatezza.
Ma allora, se non siamo in guerra, dove siamo? Siamo in cura!

Non solo i malati, ma il nostro pianeta, tutti noi non siamo in guerra ma siamo in cura. E la cura abbraccia – nonostante la distanza fisica che ci è attualmente richiesta – ogni aspetto della nostra esistenza, in questo tempo indeterminato della pandemia così come nel “dopo” che, proprio grazie alla cura, può già iniziare ora, anzi, è già iniziato.
Ora, sia la guerra che la cura hanno entrambe bisogno di alcune doti: forza (altra cosa dalla violenza), perspicacia, coraggio, risolutezza, tenacia anche… Poi però si nutrono di alimenti ben diversi. La guerra necessita di nemici, frontiere e trincee, di armi e munizioni, di spie, inganni e menzogne, di spietatezza e denaro… La cura invece si nutre d’altro: prossimità, solidarietà, compassione, umiltà, dignità, delicatezza, tatto, ascolto, autenticità, pazienza, perseveranza…
Per questo tutti noi possiamo essere artefici essenziali di questo aver cura dell’altro, del pianeta e di noi stessi con loro. Tutti, uomini e donne di ogni o di nessun credo, ciascuno  per le sue capacità, competenze, principi ispiratori, forze fisiche e d’animo. Sono artefici di cura medici di base e ospedalieri, infermieri e personale paramedico, virologi e scienziati… Sono artefici di cura i governanti, gli amministratori pubblici, i servitori dello stato, della res publica e del bene comune… Sono artefici di cura i lavoratori e le lavoratrici nei servizi essenziali, gli psicologi, chi fa assistenza sociale, chi si impegna nelle organizzazioni di volontariato… Sono artefici di cura maestre e insegnanti, docenti e discenti, uomini e donne dell’arte e della cultura… Sono artefici di cura preti, vescovi e pastori, ministri dei vari culti e catechisti… Sono artefici di cura i genitori e i figli, gli amici del cuore e i vicini di casa… Sono artefici – e non solo oggetto – di cura i malati, i morenti, i più deboli, beni preziosi e fragili da “maneggiare con cura”, appunto: i poveri, i senza fissa dimora, gli immigrati e gli emarginati, i carcerati, le vittime delle violenze domestiche e delle guerre…
Per questo la consapevolezza di essere in cura – e non in guerra – è una condizione fondamentale anche per il “dopo”: il futuro sarà segnato da quanto saremo stati capaci di vivere in questi giorni più difficili, sarà determinato dalla nostra capacità di prevenzione e di cura, a  cominciare dalla cura dell’unico pianeta che abbiamo a disposizione. Se sappiamo e sapremo essere custodi della terra, la terra stessa si prenderà cura di noi e custodirà le condizioni indispensabili per la nostra vita.
Le guerre finiscono – anche se poi riprendono non appena si ritrovano le risorse necessarie – la cura invece non finisce mai. Se infatti esistono malattie (per ora) inguaribili, non esistono né mai esisteranno persone incurabili.
Davvero, noi non siamo in guerra, siamo in cura!
Curiamoci insieme.”

venerdì 27 marzo 2020

Il Papa prega per la fine della pandemia




In una piazza San Pietro vuota e lucida di pioggia, in un silenzio che echeggiava milioni di preghiere e un bisogno universale di speranza, si è posato lo sguardo del mondo. Alla voce emozionata di Papa Francesco si è unito il respiro affannoso della terra, in ansia per la pandemia che in questo tempo di Quaresima sembra adombrare e sospendere il futuro. 

Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.

lunedì 23 marzo 2020

Quando san Michele sguainò la spada contro la peste

Con la potenza della preghiera, papa san Gregorio Magno riuscì a fermare la peste del 590 che si era abbattuta su Roma. L’angelo Michele scese su Castel Sant'Angelo rinfoderando la spada. Ecco il motivo del grande angelo di bronzo sul mausoleo di Adriano e del suo nuovo nome
Maria Milvia Morciano


Lo skyline di Roma è caratterizzato da figure alate: sul Vittoriano e in cima alla Corte di Cassazione, su piedistalli e a guardia del ponte Vittorio Emanuele. Sono le Nikai, Vittorie alate, simbolo della Repubblica, in tutto simili a quelle dell’antica Roma, che svettavano sui monumenti come rappresentazione del potere e della grandezza dell’Urbe. Ma la città è popolata anche di figure angeliche, come quelle che scandiscono la lunghezza del ponte Sant’Angelo, e tante altre disseminate nella città.

La statua di San Michele su Castel Sant’Angelo
Infine ve n’è una del tutto particolare: una grande statua di san Michele Arcangelo.  L’iconografia è però profondamente diversa da quella canonica. L’impianto del corpo è statico, non esprime quell’energia dinamica alla quale siamo abituati, ad esempio nei dipinti di Raffaello o di Guido Reni. Non sta compiendo l’azione ma è fermo mentre sta per compierla. È appena atterrato, sotto i suoi piedi non c’è il maligno contratto e vinto. San Michele tiene il braccio sollevato, nell’attimo sospeso prima di rinfoderare la spada. Un gesto di pace e di misericordia.

La peste del 590 a Roma e san Gregorio Magno
Gregorio Magno era subentrato nel settembre del 590 a Pelagio II, morto a causa della tremenda pestilenza arrivata dall’Egitto nell’anno precedente, la cosiddetta lues inguinaria che mieteva sempre più morti e sembrava non voler cessare.

Il Papa decise allora di organizzare a una litania settiforme, cioè una processione divisa in sette cortei alla quale parteciparono tutti gli ordini del clero e l’intera popolazione. Essi attraversarono così le vie della città, per portare a San Pietro l’immagine di Maria Salus populi Romani, conservata in Santa Maria Maggiore e dipinta dall’evangelista Luca.

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domenica 15 marzo 2020

Per i senzatetto non esiste #iorestoacasa


Almeno 51mila senzatetto in tutta Italia, oltre 8.000 solo a Roma. Per loro il rischio coronavirus è solo un ulteriore disagio nella lotta quotidiana di chi non ha più nulla. Soprattutto non ha una casa dove andare quando nel Paese vige l'imperativo 'io resto a casa'. Gli stessi ostelli che li ospitano di notte non riescono a garantire la copertura necessaria.

 Nasce così l’hashtag #vorreistareacasa, la campagna parallela a #iorestoacasa
L’associazione Avvocato di Strada, che si occupa dell’assistenza legale dei senza dimora, lancia una nuova campagna #vorreistareacasa chiedendo di”occuparsi, e in fretta, di chi non ha un tetto sulla testa ed è costretto a vagare per le città.
L'Associazione propone di scattare una foto e inserire l’hashtag #vorreirestareacasa per chiedere interventi e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema molto delicato dei senza fissa dimora ai tempi dell’emergenza Covid-19. La foto verrà ripubblicata insieme a quelle dei volontari dell'Associazione.

Al Binario 95, le persone senza dimora che ospitiamo ci dicono: #vorreirestareacasa, ma qual è la mia casa?
 «Da una parte c’è la gestione dei servizi veri e propri che cambia di città in città, ovvero come si comporta un centro di accoglienza di fronte a un’emergenza del genere, e dall’altra le azioni che deve tenere una persona senza dimora in questo frangente», chiosa Alessandro Radicchi, fondatore di Binario 95. «Questi soggetti senza i servizi basilari non sono in grado di sopravvivere. Chiudendo i centri di accoglienza ci troveremo 50mila persone in strada potenzialmente veicoli di contagio, è essenziale quindi fornirgli i dispositivi di protezione come gel e mascherine ma anche trovare dei luoghi separati dai centri di accoglienza, dai dormitori, dalle strutture diurne e dalle mense, in cui i senza tetto che presentano sintomi o sono positivi al tampone possano trascorrere la quarantena».

Anche la Caritas Vicentina è impegnata a mantenere attivi anche in questo periodo i servizi di aiuto ai senza fissa dimora,

giovedì 12 marzo 2020

Pizziol: «Cari ragazzi, abbiate cura delle vostre giornate»


Carissimi, la Quaresima 2020 sarà ricordata anche per l’inedito e imprevisto “digiuno dalla scuola” che stiamo affrontando. Si tratta di un momento che crea non pochi disagi a quanti abitano il mondo della scuola: studenti, insegnanti, genitori, personale. A tutti costoro vorrei esprimere la mia vicinanza attraverso questo messaggio.

Ma oggi? Che fare in questi giorni di sospensione? Il primo pensiero è agli alunni e agli studenti che trascorrono questo tempo a casa. Cari ragazzi, abbiate cura delle vostre giornate. Il presente è sempre prezioso: non disperdetevi nell’ozio. Anche se lo studio vi risulterà difficoltoso o impedito, prendetevi cura di voi e del vostro futuro, facendo qualcosa che vi fa crescere. Studiate ciò che dalla scuola vi inviano, cogliete appieno le possibilità datevi dai vostri insegnanti attraverso le lezioni a distanza che le nuove tecnologie rendono possibili, ma anche leggete, guardate, ascoltate qualcosa che interessa a voi. Prendetevi del tempo per pensare. Curate la vostra anima. Se potete, dedicate del tempo a chi vi sta accanto. Non abbiate paura di vivere qualche momento di silenzio interiore ed esteriore.

domenica 8 marzo 2020

Una Chiesa più donna. Ecco i passi di papa Francesco


Papa Francesco conosce il tango e conosce le donne, le apprezza e vuole che facciano venire alla luce quella marcia in più che sanno avere”.

È uno dei passaggi che si trova in apertura del nuovo libro di Nina Fabrizio “Francesco. Il Papa delle donne” San Paolo editore che sintetizza in modo efficace l’attenzione che Mario Jorge Bergoglio, da sette anni (il prossimo 13 marzo) papa Francesco, da sempre riserva alle donne e che oggi in questa Festa della donna, la prima successiva alla pubblicazione dell’esortazione apostolica Querida Amazonia, assume un valore particolare.

 Il suo è uno sguardo speciale, attento alla singolarità femminile, che c’era ancora prima che salisse al soglio di Pietro, ma che in questi anni il mondo ha imparato a riconoscere e (per la gran parte) ad apprezzare. Papa Francesco, peraltro, non è uno che si ferma alle parole e così spesso lo abbiamo visto spendersi concretamente innanzitutto a favore di quelle donne più sofferenti, fragili, ai margini. È un impegno che sta conducendo con uguale vigore all’interno della Chiesa contro la piaga degli abusi, contro una mentalità maschilista che confonde il servizio con la servitù. Accanto a questo ha preso alcune decisioni esemplari mettendo delle donne in posti di grande responsabilità, come mai era avvenuto prima. Non sono ancora molte, ma il valore di queste scelte è chiaro. Ricordiamo su tutte Barbara Jatta dal 2016 alla direzione dei Musei vaticani e Francesca Di Giovanni recentemente nominata sottosegretario per i rapporti multilaterali nella Segreteria di Stato, ruolo di grande rilievo e molto delicato.

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giovedì 5 marzo 2020

M’ILLUMINO DI MENO

M’illumino di meno, l’iniziativa ideata nel 2005 dalla trasmissione di Radio2, Caterpillar per chiedere agli ascoltatori di spegnere le luci non indispensabili e ripensare i consumi. L’invito per il 6 marzo 2020 è quello di aumentare gli alberi, le piante, il verde intorno a noi per contrastare la crisi climatica.

Il  6 marzo 2020, spegniamo le luci e piantiamo un albero. Un albero fa luce.

Partecipare è semplice! Il 6 marzo Caterpillar invita tutti a piantare alberi, piante, piantine e fiori come ad esempio un faggio, un tiglio, una quercia, ma anche dei gerani, del basilico, delle primule sul balcone o sul davanzale di casa.

Piantare alberi e piante aiuta a mitigare il riscaldamento climatico e a salvare il pianeta

Gli alberi, si sa, assorbono anidride carbonica e restituiscono ossigeno, proteggono la biodiversità, hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione del dissesto idrogeologico. 
Con la partecipazione di tutti, Caterpillar si pone l’obiettivo di:
  • piantare un filare di 500.000 alberi che simbolicamente porti da Pino Torinese fino ad Alberobello.
  • far arrivare il messaggio di M'Illumino di Meno a Greta Thunberg e Jane Fonda, due figure femminili che in questo momento rappresentano a livello globale l'impegno per la salvaguardia del pianeta.

mercoledì 4 marzo 2020

1493 Pomodori, tabacco e batteri


Rileggere questo libro sulla globalizzazione nei giorni in cui tutti chiudono le frontiere, scuole, stadi, ecc. per Covid19 è di grande ispirazione.
Tutti abbiamo studiato a scuola come le malattie portate dai nostri padri colonizzatori abbiano decimato le popolazioni indigene dell'America.
"Se nel 1492 qualcuno avesse rivelato ai sovrani di Spagna Ferdinando e Isabella anche solo la metà delle conseguenze che avrebbero avuto i viaggi di Cristoforo Colombo da loro finanziati, molto probabilmente sarebbe stato incarcerato come un volgare truffatore. Nessuno potè fare nulla, invece, contro la forza dirompente della realtà. Già a partire dal 1493, infatti, gli equilibri e gli assetti del pianeta furono letteralmente rivoluzionati: due mondi che, dopo la frattura geologica di 200 milioni di anni prima, erano rimasti estranei e ignoti l'uno all'altro, si incontrarono e si mescolarono, in un processo di reciproca osmosi e contaminazione che, da allora, è diventato sempre più intenso. Alla luce della storia ambientale, inaugurata da Alfred Crosby con il concetto chiave di "Scambio colombiano", e delle più recenti ricerche antropologiche, archeologiche e storiche, Charles Mann esplora la genesi e l'impetuoso sviluppo di questo "mondo nuovo", unico e globale, nato da un autentico terremoto ecologico. Le navi europee trasportarono oltreoceano - insieme ai coloni e, poi, agli schiavi - migliaia di specie botaniche sconosciute, e ne importarono altrettante. Il che spiega la presenza dei pomodori in Italia, delle arance in Florida, del cioccolato in Svizzera e dei peperoncini in Thailandia. Al traffico di piante e animali s'intrecciò poi la circolazione involontaria e clandestina di altre "creature" che ebbero quasi sempre effetti devastanti sull'ambiente e sulla salute...

martedì 3 marzo 2020

Amuchina

Continui a sfregarti le mani per eliminare ogni atomo di impurità. Cerchi una purezza impossibile sulla Terra, perché la Terra è terra: me lo ha ricordato mercoledì scorso il rito delle ceneri, polvere sono e polvere ritornerò. Allora ti guardi le mani che dai sempre per scontate, tranne quando ti rivelano a che cosa ti aggrappi per non affondare: ma io sono davvero solo polvere? Per gli antichi di puro c’era solo il vino non tagliato con acqua e il divino non tagliato col tempo, e quindi immortale: a noi mortali la vita «in purezza» non è data. Il tempo ci rende «sanamente impuri», in lotta continua contro la morte, e per questo fecondi e creativi nel costruire la vita. Un virus ci ha ricordato questa impurità, sgretolando le facciate di febbrili routine e mostrandoci le fondamenta su cui viviamo, perché è di fronte alla paura della morte che si vede, tra ridicolo e ferocia, chi siamo veramente. Le fondamenta di una società che si dice «progredita» appaiono incerte e siamo costretti a chiederci su cosa abbiamo costruito, in cosa abbiamo avuto fede e, magari, come ricostruire.