martedì 15 novembre 2016

Abbiamo una responsabilità comune sul clima


A Marrakesh, dal 7 al 18 novembre, è in corso la COP22, Conferenza Mondiale sul clima.

Qualcuno si chiede se serva veramente a qualcosa...

Il Papa ha lanciato questo messaggio: “Possiamo e dobbiamo veicolare la nostra intelligenza per indirizzare la tecnologia, nonché coltivare e anche limitare il nostro potere, e metterli al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale”.

L’Accordo di Parigi ha tracciato una chiara strada sulla quale l’intera comunità internazionale è chiamata a impegnarsi; la COP22 rappresenta una tappa centrale di questo percorso. Esso incide su tutta l’umanità, in particolare sui più poveri e sulle generazioni future, che rappresentano la componente più vulnerabile dal preoccupante impatto dei cambiamenti climatici e ci richiama alla grave responsabilità etica e morale di agire senza indugio, in maniera quanto più libera possibile da pressioni politiche ed economiche, superando gli interessi e i comportamenti particolaristici”.

Qui si entra nei fondamentali campi dell’educazione e della promozione di stili di vita volti a favorire modelli di produzione e consumo sostenibili e si richiama la necessità di far crescere una coscienza responsabile verso la nostra casa comune. A tale compito sono chiamati a dare il proprio contributo tutti gli Stati Parte così come i non-Party stakeholders: la società civile, il settore privato, il mondo scientifico, le istituzioni finanziarie, le autorità subnazionali, le comunità locali, le popolazioni indigene”.

In conclusione “formulo i miei migliori auguri affinché i lavori della Conferenza di Marrakech siano guidati da quella coscienza della nostra responsabilità che deve spronare ognuno di noi a promuovere seriamente una «cultura della cura che impregni tutta la società», cura nei confronti del creato, ma anche del prossimo, vicino o lontano nello spazio e nel tempo. Lo stile di vita basato sulla cultura dello scarto è insostenibile e non deve avere spazio nei nostri modelli di sviluppo e di educazione. Questa è una sfida educativa e culturale alla quale, perché sia realmente efficace nel conseguire i suoi impegnativi obiettivi, non può mancare di rispondere anche il processo d’implementazione dell’Accordo di Parigi”.

domenica 13 novembre 2016

Calendario Survival 2017

La bellezza e la diversità dei popoli indigeni immortalata in dodici splendide fotografie.

Calendario

Le immagini che compongono lo straordinario calendario "We, the people" sono le vincitrici del concorso fotografico annuale di Survival. Aperto a dilettanti e professionisti, il concorso celebra la fotografia come importante mezzo di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui popoli indigeni, sulle loro vite e sui loro problemi.
Guarda la galleria con tutte le foto.

sabato 12 novembre 2016

Loi Krathong Festival

Il Loi Krathong, quello che noi chiamiamo il festival delle lanterne o delle luci, avviene nelle notti di luna piena del dodicesimo mese del calendario lunare thai, ovvero nel nostro novembre, in tutti i Paesi Buddhisti (Thailandia, Laos, Myamar, Cambodia). Loi significa lettralmente “galleggiare” mentre Krathong si riferisce a delle composizioni fatte di petalo di lotus e foglie di banana che galleggiano sull’acqua. In origine, ma ancora adesso per quello che ho potuto vedere, queste composizione erano fatte con foglie dell’albero del banano, e a Chiang Mai per esempio in occasione del festival (dall’8 al 12 Novembre 2011) si è anche svolta la competizione di Krathong i cui artisti erano tutti bambini o ragazzini.
Un krethong contiene oltre a fiori anche cibo, candele, incensi e monete. Per la strada si possono trovare anche dei krathong fatti in pane. 

Quest'anno si celebra tra il 13 e il 15 novembre 


mercoledì 2 novembre 2016

Il culto dei morti nelle religioni non cristiane

Visto che siamo nel mese dedicato ai defunti, qualche cenno a come viene celebrato il momento della morte nelle diverse religioni.
Le informazioni sono state tratte da vecchi numeri della rivista "L'ora di Religione" della ELLEDICI.


INDUISMO


Tutte le grandi tappe della vita, dalla nascita alla morte, sono celebrate con riti di passaggio che comprendono diverse cerimonie (samkara). Dei sedici samkara previsti nella tradizione indù, ben undici sono relativi alla nascita di un bambino. L'ultimo samkara viene celebrato in occasione della morte. Se è possibile, prima della morte, i presenti versano nella bocca del morente alcune gocce d'acqua del Gange, il fiume sacro degli indù, foglie di talusi, la pianta sacra, e un pezzetto d'oro.
Il corpo del defunto, dopo essere stato lavato, avvolto in una veste pulita, ornato di fiori,  viene accompagnato nel luogo dove avverrà la cremazione. Il figlio primogenito introduce dei tizzoni nella bocca del defunto, mentre i presenti mettono legna sulla pira. La cremazione è accompagnata da preghiere, perchè l'anima del defunto trovi la pace. Le ceneri vengono poi raccolte e disperse, spesso nelle acque di un fiume sacro.


  BUDDHISMO

I parenti e gli amici versano dell'acqua su una mano della persona deceduta e pongono il cadavere dentro una bara circondata da candele, incensi e luci colorate.
La cerimonia funebre vera e propria avverrà qualche giorno dopo e sarà accompagnata da canti funebri. Anche qui, come per l'induismo, è prevista la cremazione del morto. La bara viene posta sopra una pira di mattoni e chi partecipa alla cerimonia accende la legna sottostante con candele e bastoni d'incenso.
Le ceneri vengono conservate in un'urna.  Anche per il buddhismo, come per l'induismo,  la morte segna il passaggio ad una nuova forma di vita (reincarnazione), a meno che l'uomo, ormai liberatosi da ogni desiderio, sia entrato nel "nirvana".

ISLAMISMO

Quando muore un credente, il rito islamico prevede:
- l'abluzione completa del cadavere,
- l'avvolgimento in un sadario,
- la preghiera dei morti,
- il seppellimento vero e proprio.
I corpi non vengono cremati, perchè l'Islam crede nella risurrezione.
Il corpo del defunto va lavato (abluzione) un numero dispari di volte, poi deve essere avvolto in un sudario candido e va inumato possibilmente il giorno stesso in una cavità, appoggiato sul fianco destro e il viso rivolto alla Mecca. Dopo che il cadavere è stato deposto si recita la professione di fede. Prima di essere riempita di terra, la fossa va chiusa con una grossa pietra.
Per i musulmani, la morte non va temuta, perchè fa parte del disegno di Dio. Il Corano afferma che nel giorno del Giudizio i morti si alzeranno per essere giudicati da Dio. Coloro nei quali il bene ha superato il male andranno in paradiso; gli altri saranno condannati alle fiamme.

EBRAISMO

Gli ebrei credono nella risurrezione dei morti, ma sul futuro del corpo coesistono diverse credenze, con la conseguenza che gli ebrei ortodossi non inceneriscono i loro morti, perchè ritengono questa pratica una negazione della fede nella risurrezione, mentre gli ebrei non ortodossi non hanno difficoltà ad applicare la cremazione. Il corpo del defunto va lavato, unto di unguenti e avvolto in un drappo bianco.
I riti del lutto aiutano ada accettare la separazione. Durante i primi sette giorni di lutto, i parenti più prossimi devono compiere riti specifici, astenersi dal lavoro, e ricevere le visite di coloro che portano conforto. Per i successivi trenta giorni di lutto intermedio, i parenti maschi non si radono nè tagliano i capelli. Fino all'undicesimo mese una preghiera per il defunto viene recitata ogni giorno nella sinagoga. Dopo dieci o undici mesi ha luogo la commemorazione annuale che inaugura il monumento funebre, in cui è posta la salma.