mercoledì 11 maggio 2016

Festival Biblico 2016

http://www.festivalbiblico.it/images/2016/festival-biblico-2016-giustizia-pace-baceranno.jpg

«Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono.»
(Giovanni Paolo II)
Ogni anno il Festival sceglie un tema significativo del sentire comune, di un’esigenza valoriale e di discussione forte. Ogni edizione è un nuovo viaggio, diverso dai precedenti. Ecco il tema che animerà la XII edizione del Festival Biblico:

Giustizia e Pace si baceranno
Il titolo scelto per l’edizione 2016 è estratto dal Salmo 85,11 ‘Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno’. Un tema che, attraverso la figura-icona di San Francesco, patrono dell’ecologia ma anche paladino di sentieri di pace, prosegue idealmente il cammino della scorsa edizione sul tema ambiente e cura, e si inserisce nella riflessione dell’anno giubilare.
La Pace – intesa non solo come assenza di guerra – è la più grande questione del nostro tempo. Essa è anche giustizia e dignità umana e passa attraverso la misericordia, che è amore gratuito offerto a chi ha sbagliato. Da questo parte la riflessione del Festival Biblico sulla pace come bene comune fondamentale: la Pace colta nei suoi paradossi, all’interno delle emergenze contemporanee e delle conflittualità sociali, nelle crisi personali e, infine, attraverso la misericordia, come atteggiamento in grado di suscitare la pace nell’intreccio di giustizia e perdono.

Giovedì 19 maggio 2016

1. La Palestina della convivenza ore 20:00

2. Voci di Pace con: Giangiorgio Pasqualotto (filosofo), Luigi Vero Tarca (filosofo), Marcello Ghilardi (filosofo) ore 20:30 - 22:30

Venerdì 20 maggio 2016

Sguardi di Pace con: Nandino Capovilla (sacerdote), Fulvio Scaglione (giornalista) ore 20:30 - 22:30

Sabato 21 maggio 2016

Sogni di pace ore 20:30 - 22:30

Calendario eventi

venerdì 6 maggio 2016

Cento anni dopo la morte, il luminoso messaggio di frère Charles

Marco Cosini jc, Piccolo Fratello di Gesù, ripercorre le tappe della vita di Charles de Foucaud a Nazareth, e ci intrattiene sui vari eventi che segneranno l’anno del centenario.


https://combonianum.files.wordpress.com/2015/11/charles-de-foucauld.jpg


Charles de Foucauld visse in Palestina e in Siria. Amava e conosceva in tutto il Medio Oriente, parlava arabo ed ebraico, pregava con il Vangelo in arabo. 
Noi cristiani del Medio Oriente, attraversiamo un periodo molto difficile, ma non possiamo ignorare il fatto che in tempi di “immigrazione” religiosa, siamo in una posizione privilegiata rispetto ai cristiani arabi dei paesi vicini.
Charles de Foucauld prima viveva in quella che allora era la Siria (ad Akbes, nel monastero trappista di Nostra Signora del Sacro Cuore). Poi è passato in Terra Santa a Nazareth. Qui ha approfondito la spiritualità per guidare la sua vita umana e spirituale: la spiritualità di Nazareth. E da lì che parte la riflessione sulla vita nascosta di Gesù “per i primi trent’anni della sua vita a Nazareth”, dove condusse una vita simile a quella di qualsiasi essere umano. La spiritualità di fratello Carlo tende a riconoscere la presenza di Dio nella vita quotidiana, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, perché Gesù stesso ha vissuto queste giornate. Questo mistero sta nel fatto che offriamo la nostra vita quotidiana, e influisce tra l’altro sui rapporti con le persone intorno a noi: ebrei, musulmani, atei… 

Quando Charles de Foucauld è arrivato nel deserto, amava chiamare la sua casa “fraternità”: un luogo in cui tutti potessero sentirsi a casa, e ogni uomo, sia musulmano, cristiano, ebreo o ateo avrebbe potuto considerarlo un fratello, il “fratello universale”. Credo che questo sia il primo messaggio che i cristiani di questa terra devono mantenere dalla testimonianza del fratello Carlo.

L’altro messaggio riguarda la sua permanenza in Siria. A quel tempo, era già iniziato il tragico genocidio armeno. Charles de Foucauld ha riferito con precisione il numero dei martiri che hanno accompagnato la sua permanenza in terra siriana. Lui voleva essere un martire. Oggi, in Medio Oriente, il martirio è purtroppo parte dell’orizzonte del cristiano. Se non possiamo tollerare che tante persone muoiono martiri, forse a causa dell’indifferenza del potere occidentale, ma non solo, dovremmo cercare di ricordare l’amore appassionato di Charles de Foucauld per il suo Signore Gesù. Questo è il modo in cui noi cristiani dobbiamo seguire, nonostante le difficoltà, questo percorso che ci ricorda prima il rapporto che Gesù stabilì con i suoi discepoli. Un rapporto di amore profondo, intenso, senza limiti, che nella sua forma più estrema, non può escludere la prospettiva del martirio.

domenica 1 maggio 2016

1 maggio: tra Festa di Lavoratori e Pasqua



Quest’anno con il 1 maggio non si è celebrata solo la Festa dei Lavoratori, ma anche la Pasqua Ortodossa. Che differenze esistono tra la Pasqua cattolica e quella ortodossa? Sostanzialmente queste riguardano il calendario. Infatti, la Pasqua cattolica segue quello gregoriano mentre quella ortodossa quello giuliano. Cosa significa? Per entrambi la Pasqua è celebrata la prima domenica dopo la luna piena che segue l’equinozio di primavera e per entrambi, la Pasqua è la festa più importante dell’anno. Anche per gli ortodossi la Pasqua viene preparata con un periodo di quaresima, un tempo di sacrificio e purificazione, che dura però 7 settimane.

Presso gli ortodossi c’è anche chi segue la quaresima nera, che prevede l’assenza di acqua e cibo dal giovedì santo fino al sabato notte. La festività è percepita in maniera più profonda durante la settimana santa, che ha inizio alla fine della Domenica delle Palme. Durante la messa del sabato, tutte le chiese spengono le luci ed il prete esce dall’altare portando la candela accesa ed invitando i fedeli a prendere la luce. La tradizione ortodossa vuole che, dopo la messa del sabato notte, le famiglie si siedono intorno al tavolo e, prima di consumare il pranzo pasquale, mangino il pane benedetto imbevuto nel vino. La Pasqua ortodossa è così ricca di tradizioni e simboli. Infatti, sul tavolo è possibile trovare le famose uova rosse, il cui colore simboleggia il sangue di Cristo. Le uova sono utilizzate anche per sancire l’inizio di una battaglia molto amata, quella delle uova.

Infatti, il pranzo pasquale inizia proprio con questa battaglia. Il vincitore è colui che avrà l’uovo meno danneggiato. Il pranzo pasquale ortodosso ha delle tradizioni importanti da rispettare. Prima di tutto si inizia con una zuppa acida chiamata ciorba, si prosegue con: insalata, agnello al forno ed il drob, un polpettone fatto con agnello, frattaglie, pane umido, prezzemolo, aglio e cipolla verde. Si conclude con la pasca (torta a base di pasta frolla con uvetta sultanina e ricotta) e il cozonac, un panettone fatto in casa. Il giorno di Pasquetta, invece, si svolge un’antica tradizione: l’udatul. Questa pratica prevede di annaffiare le donne con acqua di sorgente o, qualora questa mancasse, con del profumo spruzzato da uomini e ragazzi. E’ possibile poter partecipare ad entrambe le Pasque, così da conoscere le tradizioni di altri popoli, il cui patrimonio può offrire maggiori ricchezze spirituali e culturali al nostro.