All’inizio di questo nuovo anno porgo i miei sinceri auguri di pace ai popoli e alle nazioni del mondo, ai Capi di Stato e di Governo, nonché ai responsabili delle comunità religiose e delle varie espressioni della società civile. Auguro pace ad ogni uomo, donna, bambino e bambina e prego affinché l’immagine e la somiglianza di Dio in ogni persona ci consentano di riconoscerci a vicenda come doni sacri dotati di una dignità immensa. Soprattutto nelle situazioni di conflitto, rispettiamo questa «dignità più profonda» e facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita.
Questo è il Messaggio per la 50ª Giornata Mondiale della Pace.
In questa occasione desidero soffermarmi sulla nonviolenza come stile di una politica di pace e chiedo a Dio di aiutare tutti noi ad attingere alla nonviolenza nelle profondità dei nostri sentimenti e valori personali. Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali. Quando sanno resistere alla tentazione della vendetta, le vittime della violenza possono essere i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme.
venerdì 30 dicembre 2016
sabato 24 dicembre 2016
Un felice Natale!
Nel silenzio di questa notte, un bambino nasce in povertà...
A noi aprire gli occhi del cuore per vederlo ed accoglierlo.
venerdì 23 dicembre 2016
24 dicembre: Hannukkah, la festa ebraica delle luci
La festa della dedicazione del Tempio di Gerusalmme profanato dai greci ai tempi di Antioci IV Epifane. In questa festa che dura 8 giorni si accendono le candele sul davanzale della finestra in ricordo del miracolo dell'olio della lampada del Tempio che durò per 8 giorni, il tempo di farne di nuovo.
lunedì 12 dicembre 2016
domenica 11 dicembre 2016
martedì 15 novembre 2016
Abbiamo una responsabilità comune sul clima
A Marrakesh, dal 7 al 18 novembre, è in corso la COP22, Conferenza Mondiale sul clima.
Qualcuno si chiede se serva veramente a qualcosa...
Il Papa ha lanciato questo messaggio: “Possiamo e dobbiamo veicolare la nostra intelligenza per indirizzare la tecnologia, nonché coltivare e anche limitare il nostro potere, e metterli al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale”.
L’Accordo di Parigi ha tracciato una chiara strada sulla quale l’intera comunità internazionale è chiamata a impegnarsi; la COP22 rappresenta una tappa centrale di questo percorso. Esso incide su tutta l’umanità, in particolare sui più poveri e sulle generazioni future, che rappresentano la componente più vulnerabile dal preoccupante impatto dei cambiamenti climatici e ci richiama alla grave responsabilità etica e morale di agire senza indugio, in maniera quanto più libera possibile da pressioni politiche ed economiche, superando gli interessi e i comportamenti particolaristici”.
Qui si entra nei fondamentali campi dell’educazione e della promozione di stili di vita volti a favorire modelli di produzione e consumo sostenibili e si richiama la necessità di far crescere una coscienza responsabile verso la nostra casa comune. A tale compito sono chiamati a dare il proprio contributo tutti gli Stati Parte così come i non-Party stakeholders: la società civile, il settore privato, il mondo scientifico, le istituzioni finanziarie, le autorità subnazionali, le comunità locali, le popolazioni indigene”.
In conclusione “formulo i miei migliori auguri affinché i lavori della Conferenza di Marrakech siano guidati da quella coscienza della nostra responsabilità che deve spronare ognuno di noi a promuovere seriamente una «cultura della cura che impregni tutta la società», cura nei confronti del creato, ma anche del prossimo, vicino o lontano nello spazio e nel tempo. Lo stile di vita basato sulla cultura dello scarto è insostenibile e non deve avere spazio nei nostri modelli di sviluppo e di educazione. Questa è una sfida educativa e culturale alla quale, perché sia realmente efficace nel conseguire i suoi impegnativi obiettivi, non può mancare di rispondere anche il processo d’implementazione dell’Accordo di Parigi”.
da AsiaNews
domenica 13 novembre 2016
Calendario Survival 2017
La bellezza e la diversità dei popoli indigeni immortalata in dodici splendide fotografie.
Le immagini che compongono lo straordinario calendario "We, the people" sono le vincitrici del concorso fotografico annuale di Survival. Aperto a dilettanti e professionisti, il concorso celebra la fotografia come importante mezzo di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui popoli indigeni, sulle loro vite e sui loro problemi.
Guarda la galleria con tutte le foto.
sabato 12 novembre 2016
Loi Krathong Festival
Il Loi Krathong, quello che noi chiamiamo il festival delle lanterne o delle luci, avviene nelle notti di luna piena del dodicesimo mese del calendario lunare thai, ovvero nel nostro novembre, in tutti i Paesi Buddhisti (Thailandia, Laos, Myamar, Cambodia). Loi significa lettralmente “galleggiare” mentre Krathong si riferisce a delle composizioni fatte di petalo di lotus e foglie di banana che galleggiano sull’acqua. In origine, ma ancora adesso per quello che ho potuto vedere, queste composizione erano fatte con foglie dell’albero del banano, e a Chiang Mai per esempio in occasione del festival (dall’8 al 12 Novembre 2011) si è anche svolta la competizione di Krathong i cui artisti erano tutti bambini o ragazzini.
Un krethong contiene oltre a fiori anche cibo, candele, incensi e monete. Per la strada si possono trovare anche dei krathong fatti in pane.
Quest'anno si celebra tra il 13 e il 15 novembre
mercoledì 2 novembre 2016
Il culto dei morti nelle religioni non cristiane
Visto che siamo nel mese dedicato ai defunti, qualche cenno a come viene
celebrato il momento della morte nelle diverse religioni.
Le informazioni sono state tratte da vecchi numeri della rivista "L'ora di Religione" della ELLEDICI.
Tutte le grandi tappe della vita, dalla nascita alla morte, sono celebrate con riti di passaggio che comprendono diverse cerimonie (samkara). Dei sedici samkara previsti nella tradizione indù, ben undici sono relativi alla nascita di un bambino. L'ultimo samkara viene celebrato in occasione della morte. Se è possibile, prima della morte, i presenti versano nella bocca del morente alcune gocce d'acqua del Gange, il fiume sacro degli indù, foglie di talusi, la pianta sacra, e un pezzetto d'oro.
Il corpo del defunto, dopo essere stato lavato, avvolto in una veste pulita, ornato di fiori, viene accompagnato nel luogo dove avverrà la cremazione. Il figlio primogenito introduce dei tizzoni nella bocca del defunto, mentre i presenti mettono legna sulla pira. La cremazione è accompagnata da preghiere, perchè l'anima del defunto trovi la pace. Le ceneri vengono poi raccolte e disperse, spesso nelle acque di un fiume sacro.
I parenti e gli amici versano dell'acqua su una mano della persona deceduta e pongono il cadavere dentro una bara circondata da candele, incensi e luci colorate.
La cerimonia funebre vera e propria avverrà qualche giorno dopo e sarà accompagnata da canti funebri. Anche qui, come per l'induismo, è prevista la cremazione del morto. La bara viene posta sopra una pira di mattoni e chi partecipa alla cerimonia accende la legna sottostante con candele e bastoni d'incenso.
Le ceneri vengono conservate in un'urna. Anche per il buddhismo, come per l'induismo, la morte segna il passaggio ad una nuova forma di vita (reincarnazione), a meno che l'uomo, ormai liberatosi da ogni desiderio, sia entrato nel "nirvana".
Quando muore un credente, il rito islamico prevede:
- l'abluzione completa del cadavere,
- l'avvolgimento in un sadario,
- la preghiera dei morti,
- il seppellimento vero e proprio.
I corpi non vengono cremati, perchè l'Islam crede nella risurrezione.
Il corpo del defunto va lavato (abluzione) un numero dispari di volte, poi deve essere avvolto in un sudario candido e va inumato possibilmente il giorno stesso in una cavità, appoggiato sul fianco destro e il viso rivolto alla Mecca. Dopo che il cadavere è stato deposto si recita la professione di fede. Prima di essere riempita di terra, la fossa va chiusa con una grossa pietra.
Per i musulmani, la morte non va temuta, perchè fa parte del disegno di Dio. Il Corano afferma che nel giorno del Giudizio i morti si alzeranno per essere giudicati da Dio. Coloro nei quali il bene ha superato il male andranno in paradiso; gli altri saranno condannati alle fiamme.
Gli ebrei credono nella risurrezione dei morti, ma sul futuro del corpo coesistono diverse credenze, con la conseguenza che gli ebrei ortodossi non inceneriscono i loro morti, perchè ritengono questa pratica una negazione della fede nella risurrezione, mentre gli ebrei non ortodossi non hanno difficoltà ad applicare la cremazione. Il corpo del defunto va lavato, unto di unguenti e avvolto in un drappo bianco.
I riti del lutto aiutano ada accettare la separazione. Durante i primi sette giorni di lutto, i parenti più prossimi devono compiere riti specifici, astenersi dal lavoro, e ricevere le visite di coloro che portano conforto. Per i successivi trenta giorni di lutto intermedio, i parenti maschi non si radono nè tagliano i capelli. Fino all'undicesimo mese una preghiera per il defunto viene recitata ogni giorno nella sinagoga. Dopo dieci o undici mesi ha luogo la commemorazione annuale che inaugura il monumento funebre, in cui è posta la salma.
Le informazioni sono state tratte da vecchi numeri della rivista "L'ora di Religione" della ELLEDICI.
INDUISMO
Tutte le grandi tappe della vita, dalla nascita alla morte, sono celebrate con riti di passaggio che comprendono diverse cerimonie (samkara). Dei sedici samkara previsti nella tradizione indù, ben undici sono relativi alla nascita di un bambino. L'ultimo samkara viene celebrato in occasione della morte. Se è possibile, prima della morte, i presenti versano nella bocca del morente alcune gocce d'acqua del Gange, il fiume sacro degli indù, foglie di talusi, la pianta sacra, e un pezzetto d'oro.
Il corpo del defunto, dopo essere stato lavato, avvolto in una veste pulita, ornato di fiori, viene accompagnato nel luogo dove avverrà la cremazione. Il figlio primogenito introduce dei tizzoni nella bocca del defunto, mentre i presenti mettono legna sulla pira. La cremazione è accompagnata da preghiere, perchè l'anima del defunto trovi la pace. Le ceneri vengono poi raccolte e disperse, spesso nelle acque di un fiume sacro.
BUDDHISMO
I parenti e gli amici versano dell'acqua su una mano della persona deceduta e pongono il cadavere dentro una bara circondata da candele, incensi e luci colorate.
La cerimonia funebre vera e propria avverrà qualche giorno dopo e sarà accompagnata da canti funebri. Anche qui, come per l'induismo, è prevista la cremazione del morto. La bara viene posta sopra una pira di mattoni e chi partecipa alla cerimonia accende la legna sottostante con candele e bastoni d'incenso.
Le ceneri vengono conservate in un'urna. Anche per il buddhismo, come per l'induismo, la morte segna il passaggio ad una nuova forma di vita (reincarnazione), a meno che l'uomo, ormai liberatosi da ogni desiderio, sia entrato nel "nirvana".
ISLAMISMO
Quando muore un credente, il rito islamico prevede:
- l'abluzione completa del cadavere,
- l'avvolgimento in un sadario,
- la preghiera dei morti,
- il seppellimento vero e proprio.
I corpi non vengono cremati, perchè l'Islam crede nella risurrezione.
Il corpo del defunto va lavato (abluzione) un numero dispari di volte, poi deve essere avvolto in un sudario candido e va inumato possibilmente il giorno stesso in una cavità, appoggiato sul fianco destro e il viso rivolto alla Mecca. Dopo che il cadavere è stato deposto si recita la professione di fede. Prima di essere riempita di terra, la fossa va chiusa con una grossa pietra.
Per i musulmani, la morte non va temuta, perchè fa parte del disegno di Dio. Il Corano afferma che nel giorno del Giudizio i morti si alzeranno per essere giudicati da Dio. Coloro nei quali il bene ha superato il male andranno in paradiso; gli altri saranno condannati alle fiamme.
EBRAISMO
Gli ebrei credono nella risurrezione dei morti, ma sul futuro del corpo coesistono diverse credenze, con la conseguenza che gli ebrei ortodossi non inceneriscono i loro morti, perchè ritengono questa pratica una negazione della fede nella risurrezione, mentre gli ebrei non ortodossi non hanno difficoltà ad applicare la cremazione. Il corpo del defunto va lavato, unto di unguenti e avvolto in un drappo bianco.
I riti del lutto aiutano ada accettare la separazione. Durante i primi sette giorni di lutto, i parenti più prossimi devono compiere riti specifici, astenersi dal lavoro, e ricevere le visite di coloro che portano conforto. Per i successivi trenta giorni di lutto intermedio, i parenti maschi non si radono nè tagliano i capelli. Fino all'undicesimo mese una preghiera per il defunto viene recitata ogni giorno nella sinagoga. Dopo dieci o undici mesi ha luogo la commemorazione annuale che inaugura il monumento funebre, in cui è posta la salma.
sabato 29 ottobre 2016
"Riforma e scrittura, cattolici imparino da Lutero"
"Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate: era un riformatore", ha detto Francesco tornando lo scorso giugno dal viaggio in Armenia. E, nella sostanza, l’ha ripetuto anche pochi giorni fa in Vaticano davanti a una statua dello stesso Lutero che, con scandalo di alcune frange cattoliche più conservatrici, faceva mostra di sé nell’Aula Paolo VI durante un’udienza con gli evangelici: "Al di là di tante questioni aperte che ancora ci separano, siamo già uniti", ha detto il Papa. E così ancora quest’oggi, in una lunga intervista concessa alla Civiltà Cattolica. "Riforma e Scrittura", ha detto Francesco, sono le due parole che vengono in mente al Papa "su cosa i cattolici potrebbero imparare dalla tradizione luterana". E ancora: "All’inizio quello di Lutero era un gesto di riforma in un momento difficile per la Chiesa". Ma "Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo". Ha, in sostanza, portato avanti una riforma di cui si è parlato anche recentemente, prima dello scorso conclave. "Nelle Congregazioni prima del conclave – ha ricordato Bergoglio - la richiesta di una riforma" è stata "sempre viva e presente".
Quest'estate sono stato a Lutherstadt (Wittenberg) e ho visitato la casa di Lutero, ex monastero, la casa di Melantone, la chiesa famosa per l'affissione delle 95 tesi.
A Lipsia, nella chiesa dove è sepolto Bach, sono stato ad una funzione religiosa presieduta da una pastora in cui gli inni erano accompagnati dall'immancabile organo.
Ho respirato il clima religioso della Riforma e ho intravisto i preparativi per il Giubileo (500 anni dalla Riforma).
Fa piacere che il papa oggi si proponga a ricucire una fraternità ferita da orgoglio e chiusure, in nome di ciò che unisce piuttosto che bloccarsi su ciò che divide. Riparte l'ecumenismo?
domenica 23 ottobre 2016
Diwali
Diwali, o Deepavali (dal 30 Ottobre al 3 Novembre 2016)
Forse è la festa Hindu più conosciuta e si celebra in tutta
l’India 18 giorni dopo la festa di Dusshera, tra Ottobre e Novembre, e
segna l’inizio del nuovo anno hindu. È chiamata anche ‘la festa delle
luci’ perché caratterizzata dal meraviglioso spettacolo luminoso creato
dalle lampade di argilla e dalle candele che irradiano un caldo bagliore
per tutta la città e dal favoloso spettacolo pirotecnico che si staglia
nel cielo notturno. Le luci simboleggiano il Bene e lo Splendore
dell’India che sconfiggono il Male e l’Oscurità e questa vittoria si
riflette in quella di Rama sul demone Ravana. Le case vengono pulite e
decorate e la festa è sempre accompagnata dallo scambio di dolci e
dall’esplosione dei fuochi d’artificio. Disegni multicolori in stile
Rangoli e decorazioni floreali ornano gli ingressi delle case. Un altro
aspetto importante della celebrazione è il culto di Lakshmi, la dea
della prosperità. È una festa ricca di calore e vivacità, che riempie
l’atmosfera di speranza, gioia e felicità.
domenica 16 ottobre 2016
Sukkòt 16 - 23 Ottobre 2016
La festa di Sukkòt, è una delle tre feste che comportavano il pellegrinaggio a Gerusalemme per tutti i maschi. Essa cade il 15 di Tishrì e dura sette giorni.
La Torà prescrive che durante i giorni della festa si abiti in una capanna (sukkà) costruita appositamente. Il Talmùd spiega con precisione i criteri secondo i quali deve essere costruita la sukkà
e cosa si debba fare per adempiere al precetto di "abitare" in essa. Un
ruolo fondamentale a questo proposito è ricoperto dal pasto nella sukkà, preceduto da una speciale benedizione.Per adempiere al precetto del lulàv, durante la preghiera del mattino si tiene nella mano destra un mazzo formato da un ramo di palma, due rami di salice e tre di mirto, e nella sinistra un etròg (frutto di cedro), su le quali si fa una benedizione speciale; sucessivamente vengono agitati durante la preghiera di Hallèl. Con in mano il lulàv si usa fare poi, dopo la preghiera di mussàf, un giro intorno alla tevà, in ricordo del giro intorno all'altare che si faceva nel Santuario, e si recita la preghiera di Hosha'anòt.
domenica 9 ottobre 2016
Marcia Perugia-Assisi nel nome della pace e della fraternità
In 25 chilometri di percorso dalla nebbia di Perugia al sole della Rocca
di Assisi c'erano gonfaloni di comuni e rappresentanti di 96 province,
bandiere francesi, slogan tedeschi, persino vessilli stellati
dell'Europa.
"Dobbiamo osare di più. Imparare il coraggio di avere più coraggio": è l'appello che don Luigi Ciotti ha lanciato partecipando alla Marcia della pace Perugia-Assisi.
"Se c' è una malattia veramente mortale - ha detto il fondatore di Libera -, anche rispetto ai problemi di casa nostra, credo sia la rassegnazione, la delega e l'indifferenza.
Non basta commuoverci ma bisogna muoverci di più tutti. Sono 250 milioni i ragazzi che vivono per le strade. Ogni ora che trascorreremo circa 800 bambini muoiono di fame, stenti e malattie sulla faccia della terra. Abbiamo quindi bisogno di fermarci, di interrogarci. Di fare meno parole e più fatti.
Abbiamo troppi cittadini a intermittenza nel nostro Paese mentre dobbiamo essere più responsabili. La pace - ha concluso don Ciotti - ha bisogno di ciascuno di noi". (ANSA).
Yom Kippur 5777 (12 ottobre 2016)
Yom Kippur cadde il 12 ottobre 2016 (la festività comincia la vigilia: l'11 ottobre).
Yom Kippur è la ricorrenza religiosa ebraica che celebra il giorno dell' espiazione. Nella Torah viene chiamato Yom haKippurim (Ebraico, "Giorno degli espìanti"). È uno dei cosiddetti Yamim Noraim (Ebraico, letteralmente "Giorni terribili", più propriamente "Giorni di timore reverenziale").
Gli Yamim Noraim vanno da Rosh haShana a Yom Kippur, che sono rispettivamente i primi due giorni e l'ultimo giorno dei Dieci Giorni del Pentimento.
Nel calendario ebraico Yom Kippur incomincia al crepuscolo del decimo giorno del mese ebraico di Tishrì (che cade tra Settembre e Ottobre del calendario gregoriano), e continua fino alle prime stelle della notte successiva. Può quindi durare 25-26 ore.
Yom Kippur è la ricorrenza religiosa ebraica che celebra il giorno dell' espiazione. Nella Torah viene chiamato Yom haKippurim (Ebraico, "Giorno degli espìanti"). È uno dei cosiddetti Yamim Noraim (Ebraico, letteralmente "Giorni terribili", più propriamente "Giorni di timore reverenziale").
Gli Yamim Noraim vanno da Rosh haShana a Yom Kippur, che sono rispettivamente i primi due giorni e l'ultimo giorno dei Dieci Giorni del Pentimento.
Nel calendario ebraico Yom Kippur incomincia al crepuscolo del decimo giorno del mese ebraico di Tishrì (che cade tra Settembre e Ottobre del calendario gregoriano), e continua fino alle prime stelle della notte successiva. Può quindi durare 25-26 ore.
sabato 17 settembre 2016
ASSISI 2016 SETE DI PACE
30
anni dopo la storica Giornata di Preghiera per la Pace del 27 ottobre
1986 voluta da San Giovanni Paolo II, uomini e donne di fede, culture
diverse, uniti dalla speranza che lo “spirito di Assisi” possa portare
pace in un mondo segnato da violenza, guerre, divisioni, si incontrano
per 3 giorni, per parlare, confrontarsi, pregare l'uno accanto all'altro.
Dal 18 al 20 settembre l'Incontro di dialogo e preghiera tra le religioni e le culture
venerdì 16 settembre 2016
Giornata per la custodia del creato
La giornata di preghiera per il Creato è stata istituita lo scorso anno da Papa Francesco. Protestanti, anglicani ortodossi insieme con «preghiere comuni e un rafforzamento del lavoro ecumenico per la cura della Creazione». Il titolo della Giornata “Usiamo misericordia verso la nostra casa comune”, il messaggio del Papa
È intitolato “Usiamo misericordia verso la nostra casa
comune”, il messaggio di Papa Francesco per la Celebrazione della
Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Il testo
sarà presentato oggi 1° settembre nella sala stampa della Santa Sede.
La giornata di preghiera per il Creato è stata istituita lo scorso anno
da Papa Francesco che durante l’angelus di domenica scorsa, aveva
ricordato che «Giovedì prossimo, primo settembre celebreremo la Giornata
mondiale di preghiera per la cura del Creato, insieme con i fratelli
ortodossi e di altre Chiese: sarà un’occasione per rafforzare il comune
impegno a salvaguardare la vita, rispettando l’ambiente e la natura».
venerdì 26 agosto 2016
domenica 7 agosto 2016
domenica 10 luglio 2016
GMG 2016 a Cracovia
Il tema della conferenza di apertura della GMG del 25 luglio sarà l'ecologia integrale. Si tratta della continuazione della conferenza “L'integrità della crezione” organizzata in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio 2013.
"I giovani presenteranno le loro esperienze riguardanti gli argomenti sviluppati dal Papa nell'enciclica "Laudato Si'". Parteciperanno anche degli scienziati e degli esperti. La conferenza sarà di carattere scientifico, ma verrà arricchita dalla testimonianza dei giovani”, ha spiegato p. Martin Wolczko, il coordinatore dei preparativi.
I temi discussi all'incontro riguarderanno le riflessioni di Papa Francesco sull'ecologia integrale pubblicate a giugno 2015 nell'enciclica intitolata “Laudato Si'”. Durante la conferenza, le problematiche trattate saranno: i cambiamenti climatici, l'approccio alle risorse d'acqua, i rischi per la biodiversità, la riduzione della qualità della vita e la disuguaglianza che si può osservare su scala globale.
Il card. Peter Turkson, il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, terrà una lezione intitolata “La strada dell'enciclica Laudato Si'”, e il prof. Pierluigi Malavasi, direttore dell'Alta Scuola per l'Ambiente, una dal titolo “L'enciclica Laudato Si'. Terra, uomo e lavoro”.
Oltre
agli scienziati e agli specialisti del campo della protezione
dell'ambiente, saranno ospiti anche dei giovani che apriranno la
conferenza, introducendo ai partecipanti l'argomento dell'enciclica
“Laudato Si'”. Nella seconda parte della conferenza, si terrà una tavola
rotonda sui temi: “Ambiente, economia e sviluppo”, “Educazione e
conversione all'ecologia integrale” e “Verso un nuovo stile di vita”;
verranno ricapitolati dal Ministro dell'Ambiente polacco, il prof. Jan
Szysko, e da quello italiano, Gian Luca Galletti.
Izabela Czak
Traduzione di Francesca Berardo
venerdì 1 luglio 2016
ROMEA STRATA
ROMEA STRATA è una iniziativa dell’Ufficio Pellegrinaggio della Diocesi di Vicenza, in collaborazione con il Centro Italiano Studi Compostellani.
Il
gruppo di lavoro è composto da persone appartenenti a diverse
associazioni, esperti dei vari territori regionali e di riscoperta
d’antiche vie di pellegrinaggio a piedi. Promuovono e credono nel progetto molte istituzioni ecclesiali, civili e culturali di valenza locale e nazionale.
Il nome
La
scelta del nome oltre a richiamare Roma, la meta più importante a cui i
pellegrini -i Romei- puntavano nel loro cammino lungo la penisola, vuole estendere idealmente a tutti i percorsi nel nord-est d’Italia la figliolanza con la strada Romea,
la principale via attraversata dai pellegrini medievali che dalle Alpi
Orientali e da Venezia e puntavano alle tombe di Pietro e Paolo.
Gli obiettivi
- Riscoprire FEDE, RELIGIOSITÀ E CULTURA
delle antiche rotte di pellegrinaggio che passavano dal Friuli
Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Toscana.
- Far conoscere le antiche “VIE DELLA FEDE”: nutrimento per lo spirito e luoghi di incontro tra l’uomo e il creato.
- Favorire attraverso il cammino la CULTURA DELLA GRATUITÀ del dono e dell’ospitalità che genera contaminazione fruttuosa tra persone e culture diverse.
- Offrire ai milioni di pellegrini che ogni anno solcano la via per Santiago, Roma e Gerusalemme un più vasto e vivo sistema di STRADE DI PELLEGRINAGGIO ancora oggi percorribili.
Romea Strata: la riscoperta di un itinerario di fede e cultura
Il pellegrinaggio a piedi è una attualissima forma di esperienza con forti implicazioni sociali e ampia ricaduta economica sui territori locali.La ROMEA STRATA non è solo via dello Spirito, ma anche patrimonio storico-culturale vivo della collettività, da conoscere, promuovere e proteggere.
È il luogo attraverso cui educare le giovani generazioni alla cura, all’intelligenza e al rispetto della propria storia e del proprio territorio, nella convinzione che ripercorrere le antiche vie, specie se a piedi, genera forme più appropriate e intense di rapporto con il territorio e con le comunità che lo abitano.
Visita il Sito
mercoledì 29 giugno 2016
I bambini vanno educati alla felicità, non alla perfezione
Capita spesso a tutte le mamme:
camminate con vostro figlio per il paese o per il centro commerciale e,
incrociando una vecchia amica con nipoti o pargoli, scattano le tipiche
domande per verificare quale dei bambini ha le migliori caratteristiche.
È sotto gli occhi di tutti che il
modello educativo assunto dai genitori nell’ultimo decennio è basato
sull’iper-genitorialità cioè genitori che vogliono figli preparati alla
vita, nell’accezione limitata del termine: un futuro professionista che abbia un buon lavoro per guadagnare molto. Nulla più di tutto questo.
In un’unica parola? Figli perfetti!
Ed è per questo che vengono iscritti a molte attività extra-scolastiche e non solo: vengono spinti al successo ad ogni costo
(vedi, su tutti, lo sport). Ma la cosa peggiore che sembra non essere
percepita è che questo atteggiamento viene fatto con la convinzione di
operare per il bene del proprio figlio, mentre in realtà è totalmente
l’opposto: questo atteggiamento crea pressione e ansie sui bambini generando degli adulti emotivamente scompensati.
Cosa accade in realtà? I genitori
osservano che, sotto pressione, i figli raggiungono i risultati che si
aspettano e per di più obbediscono pure. Questo genera una limitazione
del pensiero indipendente e del non sviluppo delle competenze vere e
proprie per il raggiungimento di un successo. Solo se messi in
condizione di scegliere la propria strada i bambini sapranno come assumersi una responsabilità e quindi sperimentare e sviluppare la propria identità.
Leggi tutto da youreducation.it
mercoledì 11 maggio 2016
Festival Biblico 2016
«Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono.»
(Giovanni Paolo II)
(Giovanni Paolo II)
Giustizia e Pace si baceranno
Il titolo scelto per l’edizione 2016 è estratto dal Salmo 85,11 ‘Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno’. Un tema che, attraverso la figura-icona di San Francesco, patrono dell’ecologia ma anche paladino di sentieri di pace, prosegue idealmente il cammino della scorsa edizione sul tema ambiente e cura, e si inserisce nella riflessione dell’anno giubilare.
La Pace – intesa non solo come assenza di guerra – è la più grande questione del nostro tempo. Essa è anche giustizia e dignità umana e passa attraverso la misericordia, che è amore gratuito offerto a chi ha sbagliato. Da questo parte la riflessione del Festival Biblico sulla pace come bene comune fondamentale: la Pace colta nei suoi paradossi, all’interno delle emergenze contemporanee e delle conflittualità sociali, nelle crisi personali e, infine, attraverso la misericordia, come atteggiamento in grado di suscitare la pace nell’intreccio di giustizia e perdono.
Tutte le date a Schio
Giovedì 19 maggio 2016
1. La Palestina della convivenza ore 20:00
2. Voci di Pace con: Giangiorgio Pasqualotto (filosofo), Luigi Vero Tarca (filosofo), Marcello Ghilardi (filosofo) ore 20:30 - 22:30
Venerdì 20 maggio 2016Sguardi di Pace con: Nandino Capovilla (sacerdote), Fulvio Scaglione (giornalista) ore 20:30 - 22:30
Sabato 21 maggio 2016
Sogni di pace ore 20:30 - 22:30
Calendario eventi
venerdì 6 maggio 2016
Cento anni dopo la morte, il luminoso messaggio di frère Charles
Marco Cosini jc, Piccolo Fratello di Gesù, ripercorre le tappe
della vita di Charles de Foucaud a Nazareth, e ci intrattiene sui vari
eventi che segneranno l’anno del centenario.
Charles de Foucauld visse in
Palestina e in Siria. Amava e conosceva in tutto il Medio Oriente,
parlava arabo ed ebraico, pregava con il Vangelo in arabo.
Noi cristiani del Medio Oriente, attraversiamo un periodo
molto difficile, ma non possiamo ignorare il fatto che in tempi di
“immigrazione” religiosa, siamo in una posizione privilegiata rispetto
ai cristiani arabi dei paesi vicini.
Charles de Foucauld prima viveva in
quella che allora era la Siria (ad Akbes, nel monastero trappista di
Nostra Signora del Sacro Cuore). Poi è passato in Terra Santa a Nazareth.
Qui ha approfondito la spiritualità per guidare la sua
vita umana e spirituale: la spiritualità di Nazareth. E da lì che parte la riflessione sulla
vita nascosta di Gesù “per i primi trent’anni della sua vita a
Nazareth”, dove condusse una vita simile a quella di qualsiasi essere
umano. La spiritualità di fratello Carlo tende a riconoscere la presenza
di Dio nella vita quotidiana, in qualsiasi momento e in qualsiasi
luogo, perché Gesù stesso ha vissuto queste giornate. Questo mistero sta nel fatto che offriamo la nostra vita
quotidiana, e influisce tra l’altro sui rapporti con le persone intorno a
noi: ebrei, musulmani, atei…
Quando Charles de Foucauld è arrivato nel
deserto, amava chiamare la sua casa “fraternità”: un luogo in cui tutti
potessero sentirsi a casa, e ogni uomo, sia musulmano, cristiano, ebreo o
ateo avrebbe potuto considerarlo un fratello, il “fratello universale”.
Credo che questo sia il primo messaggio che i cristiani di questa terra
devono mantenere dalla testimonianza del fratello Carlo.
L’altro messaggio riguarda la sua
permanenza in Siria. A quel tempo, era già iniziato il tragico genocidio
armeno. Charles de Foucauld ha riferito con precisione il numero dei
martiri che hanno accompagnato la sua permanenza in terra siriana. Lui
voleva essere un martire. Oggi, in Medio Oriente, il martirio è
purtroppo parte dell’orizzonte del cristiano. Se non possiamo tollerare
che tante persone muoiono martiri, forse a causa dell’indifferenza del
potere occidentale, ma non solo, dovremmo cercare di ricordare l’amore
appassionato di Charles de Foucauld per il suo Signore Gesù. Questo è il
modo in cui noi cristiani dobbiamo seguire, nonostante le difficoltà,
questo percorso che ci ricorda prima il rapporto che Gesù stabilì con i
suoi discepoli. Un rapporto di amore profondo, intenso, senza limiti,
che nella sua forma più estrema, non può escludere la prospettiva del
martirio.
domenica 1 maggio 2016
1 maggio: tra Festa di Lavoratori e Pasqua
Quest’anno con il 1 maggio non si è celebrata solo la Festa dei Lavoratori, ma anche la Pasqua Ortodossa. Che differenze esistono tra la Pasqua cattolica e quella ortodossa? Sostanzialmente queste riguardano il calendario. Infatti, la Pasqua cattolica segue quello gregoriano mentre quella ortodossa quello giuliano. Cosa significa? Per entrambi la Pasqua è celebrata la prima domenica dopo la luna piena che segue l’equinozio di primavera e per entrambi, la Pasqua è la festa più importante dell’anno. Anche per gli ortodossi la Pasqua viene preparata con un periodo di quaresima, un tempo di sacrificio e purificazione, che dura però 7 settimane.
Presso gli ortodossi c’è anche chi segue la quaresima nera, che prevede l’assenza di acqua e cibo dal giovedì santo fino al sabato notte. La festività è percepita in maniera più profonda durante la settimana santa, che ha inizio alla fine della Domenica delle Palme. Durante la messa del sabato, tutte le chiese spengono le luci ed il prete esce dall’altare portando la candela accesa ed invitando i fedeli a prendere la luce. La tradizione ortodossa vuole che, dopo la messa del sabato notte, le famiglie si siedono intorno al tavolo e, prima di consumare il pranzo pasquale, mangino il pane benedetto imbevuto nel vino. La Pasqua ortodossa è così ricca di tradizioni e simboli. Infatti, sul tavolo è possibile trovare le famose uova rosse, il cui colore simboleggia il sangue di Cristo. Le uova sono utilizzate anche per sancire l’inizio di una battaglia molto amata, quella delle uova.
Infatti, il pranzo pasquale inizia proprio con questa battaglia. Il vincitore è colui che avrà l’uovo meno danneggiato. Il pranzo pasquale ortodosso ha delle tradizioni importanti da rispettare. Prima di tutto si inizia con una zuppa acida chiamata ciorba, si prosegue con: insalata, agnello al forno ed il drob, un polpettone fatto con agnello, frattaglie, pane umido, prezzemolo, aglio e cipolla verde. Si conclude con la pasca (torta a base di pasta frolla con uvetta sultanina e ricotta) e il cozonac, un panettone fatto in casa. Il giorno di Pasquetta, invece, si svolge un’antica tradizione: l’udatul. Questa pratica prevede di annaffiare le donne con acqua di sorgente o, qualora questa mancasse, con del profumo spruzzato da uomini e ragazzi. E’ possibile poter partecipare ad entrambe le Pasque, così da conoscere le tradizioni di altri popoli, il cui patrimonio può offrire maggiori ricchezze spirituali e culturali al nostro.
Presso gli ortodossi c’è anche chi segue la quaresima nera, che prevede l’assenza di acqua e cibo dal giovedì santo fino al sabato notte. La festività è percepita in maniera più profonda durante la settimana santa, che ha inizio alla fine della Domenica delle Palme. Durante la messa del sabato, tutte le chiese spengono le luci ed il prete esce dall’altare portando la candela accesa ed invitando i fedeli a prendere la luce. La tradizione ortodossa vuole che, dopo la messa del sabato notte, le famiglie si siedono intorno al tavolo e, prima di consumare il pranzo pasquale, mangino il pane benedetto imbevuto nel vino. La Pasqua ortodossa è così ricca di tradizioni e simboli. Infatti, sul tavolo è possibile trovare le famose uova rosse, il cui colore simboleggia il sangue di Cristo. Le uova sono utilizzate anche per sancire l’inizio di una battaglia molto amata, quella delle uova.
Infatti, il pranzo pasquale inizia proprio con questa battaglia. Il vincitore è colui che avrà l’uovo meno danneggiato. Il pranzo pasquale ortodosso ha delle tradizioni importanti da rispettare. Prima di tutto si inizia con una zuppa acida chiamata ciorba, si prosegue con: insalata, agnello al forno ed il drob, un polpettone fatto con agnello, frattaglie, pane umido, prezzemolo, aglio e cipolla verde. Si conclude con la pasca (torta a base di pasta frolla con uvetta sultanina e ricotta) e il cozonac, un panettone fatto in casa. Il giorno di Pasquetta, invece, si svolge un’antica tradizione: l’udatul. Questa pratica prevede di annaffiare le donne con acqua di sorgente o, qualora questa mancasse, con del profumo spruzzato da uomini e ragazzi. E’ possibile poter partecipare ad entrambe le Pasque, così da conoscere le tradizioni di altri popoli, il cui patrimonio può offrire maggiori ricchezze spirituali e culturali al nostro.
Da Meteoweb
giovedì 28 aprile 2016
La leggenda di Sant’Ursio
Venerato più particolarmente nella diocesi di Vicenza, Ursio, nato in Francia di nobili genitori, era ancora lattante, quando un pellegrino annunziò alla madre che il figliuol di lei sarebbe un dì parricida.
Passano gli anni, e Ursio cresce in corte dell’imperatore, valente della persona, esperto nell’armi. Dalla madre, che non può guardarlo senza piangere, viene a conoscere il terribile vaticinio, ed egli, senza frappor dimora, lascia la patria e se ne va con un suo compagno di Dalmazia.
Quivi uccide molti pagani, converte il re loro alla fede di Cristo, ne sposa la figliuola, e sale poi, morto il suocero, sul trono. Il padre del giovine, avuta notizia di questi casi, muove per venirlo a trovare, e càpita al reale palazzo giusto in tempo che il figliuolo era ito a cacciare. Si fa ciò nondimeno riconoscere dalla nuora, la quale lo accoglie in quel medesimo letto in cui ella riposa con un suo fanciulletto.
Il demonio, sotto sembianza di un cameriere, fa credere a Ursio che la moglie gli manchi di fede. Ursio accorre, e, ingannato dalle apparenze, uccide il padre, la moglie, il figliuolo. Segue la scoperta della verità, l’orrore del misfatto commesso, la penitenza.
Il nobile cavaliere si recò a Roma e, dopo l’assoluzione di Papa
Adriano I, trascorse una vita da pellegrino e morì il 3 maggio dell’anno 800 ai piedi del monte
Summano dov’era giunto spinto dalla fede.
Le sue spoglie sono conservate nella Chiesa in cima al monte, sotto all'altare che rappresenta con bassorilievi gli aspetti salienti della sua avventurosa vita.
Miti e leggende a Santorso
Descrizione: Passeggiata alla scoperta di San Orso e della sua storia
Data inizio evento: 01/05/2016 partenza ore 10 e ore 15.30
Luogo: da Entrata Parco Rossi, via S. Maria
giovedì 14 aprile 2016
Tigri e tribù
Mentre le sale cinematografiche italiane si preparano all’uscita del remake del celebre film della Disney tratto dal ‘Libro della Giungla’, in India, molte tribù vengono sfrattate illegalmente dalle loro terre ancestrali, trasformate in riserve delle tigri. E se da un lato le tribù sono costrette ad andarsene, dall’altra, si aprono le porte ai turisti paganti.
Una di queste terre è proprio la celebre Riserva delle tigri di Kanha, che ispirò il romanzo di Rudyard Kipling e dalla quale, nel 2014, sono stati sfrattati illegalmente centinaia di indigeni Baiga e Gond. E minacce di sfratto pendono ora anche sulla vicina riserva di Achanakmar nonostante la forte opposizione delle tribù, e su quella di Amrabad, solo per citarne alcune.
Khana è pubblicizzata come il luogo "ispiratore” del Libro della giungla e incoraggia il turismo di massa sostenendo che “non c’è altro posto in cui si possono vedere [le tigri] così spesso”. Ma pochi dei visitatori e degli appassionati del film Disney saranno consapevoli delle violenze e delle intimidazioni inflitte ai popoli indigeni nel nome della conservazione della tigre proprio nella foresta in cui il libro è ambientato.
venerdì 8 aprile 2016
I Sikh a Vicenza
MOSTRA FOTOGRAFICA
Vicenza 11-17 Aprile 2016
Palazzo delle Opere Sociali, P.za Duomo 2
Lunedì 11 Aprile
Inaugurazione ore 18,00
Intervengono:Dott. Luciano Carpo, Ufficio "Migrantes Vicenza"
Sig. Gordev Singh, rappresentante locale della Comunità “I Sikh di Vicenza”
Dott.ssa Tiziana Lorenzetti, Institute of South Asian Studies (ISAS)
Prof. Fabio Scialpi, Sapienza Università di Roma
Coordina: Dott.ssa Giorgia Cantele, Institute of South Asian Studies
Rinfresco
Sabato 16 Aprile
ore 17,45
Concerto-Spettacolo di musica e danza classica dell’India
a cura della Prof.ssa Rosella Fanelli
Scuola Kathak Italia e studenti del Dipartimento di Musica Indiana
Conservatorio di Vicenza
La comunità Sikh in Italia e in provincia di Vicenza
"Migrantes Vicenza"
Vicenza 11-17 Aprile 2016
Palazzo delle Opere Sociali, P.za Duomo 2
La Mostra, che ha contato con il patrocinio del Ministero Italiano dei
Beni Culturali e dell'Ambasciata dell'India in Italia, costituisce un
omaggio al valore e al sacrificio di tutti i soldati indiani - in
particolar modo, i Sikh - che combatterono nel primo conflitto mondiale
(1914-1918) a fianco degli Alleati europei. Intende contribuire ad una maggiore conoscenza e valorizzazione della Comunità di immigrati indiani di religione Sikh,
che - "tra identità religiosa, nuova cittadinanza e riconfigurazioni
familiari" - lavorano attualmente a nostro fianco, tra noi e con noi,
specialmente in attività rurali e nelle concerie della Val Chiampo e
della vallata dell'Agno.
Lunedì 11 Aprile
Inaugurazione ore 18,00
Intervengono:Dott. Luciano Carpo, Ufficio "Migrantes Vicenza"
Sig. Gordev Singh, rappresentante locale della Comunità “I Sikh di Vicenza”
Dott.ssa Tiziana Lorenzetti, Institute of South Asian Studies (ISAS)
Prof. Fabio Scialpi, Sapienza Università di Roma
Coordina: Dott.ssa Giorgia Cantele, Institute of South Asian Studies
Rinfresco
Sabato 16 Aprile
ore 17,45
Concerto-Spettacolo di musica e danza classica dell’India
a cura della Prof.ssa Rosella Fanelli
Scuola Kathak Italia e studenti del Dipartimento di Musica Indiana
Conservatorio di Vicenza
La comunità Sikh in Italia e in provincia di Vicenza
"Migrantes Vicenza"
venerdì 1 aprile 2016
500 anni di ghetto a Venezia
Il 29 marzo 1516, sotto il dogado di Leonardo Loredan, il Senato
veneziano decreta che tutti “li giudei debbano abitar unidi” in una zona
recintata e sorvegliata della città: nasceva il primo ghetto ebraico.
Nel 2016, dunque, il Ghetto di Venezia compie cinquecento anni – mezzo millennio di storia densa di ostacoli, di straordinari personaggi e di architetture riconoscibilissime.
domenica 27 marzo 2016
Pasqua 2016 nel segno della riflessione
«Di fronte alle voragini spirituali e morali dell’umanità, di fronte ai
vuoti che si aprono nei cuori e che provocano odio e morte, solo
un’infinita misericordia può darci salvezza. Solo Dio può riempire col
suo amore questi vuoti, questi abissi, e permetterci di non sprofondare
ma di continuare a camminare insieme verso la Terra della libertà e
della vita».
Pope Francis
martedì 22 marzo 2016
Felice Pesach
Messaggio augurale per Pesach 5775
Di Rav Alberto Sermoneta
"Ma nishtanà ha laila ha ze miccol ha lelot? In cosa differisce questa sera dalle altre sere?"
"Con queste parole da oltre duemilacinquecento anni iniziamo la lettura della haggadà, che segna l'inizio ufficiale della festa di pesach.
Zeman cherutenu - epoca della nostra libertà: è così che i Maestri del Talmud hanno voluto chiamare questa festa che ricorda la liberazione da una schiavitù - fisica e morale - durata oltre quattrocento anni, e che ha tentato di cancellare gli usi e i costumi di un'etnia, usi e costumi che portava con sé da almeno altri quattro secoli.
Sono trascorsi da quel momento, tremilacinquecento anni circa, ma le domande che ci facciamo e le risposte che ci diamo, sono sempre le stesse".
La sera della luna piena di priumavera inizia la Pasqua ebraica. Quest'anno la festa durerà dal 23 al 30 marzo. Un augurio per una Pasqua di pace.
Di Rav Alberto Sermoneta
"Ma nishtanà ha laila ha ze miccol ha lelot? In cosa differisce questa sera dalle altre sere?"
"Con queste parole da oltre duemilacinquecento anni iniziamo la lettura della haggadà, che segna l'inizio ufficiale della festa di pesach.
Zeman cherutenu - epoca della nostra libertà: è così che i Maestri del Talmud hanno voluto chiamare questa festa che ricorda la liberazione da una schiavitù - fisica e morale - durata oltre quattrocento anni, e che ha tentato di cancellare gli usi e i costumi di un'etnia, usi e costumi che portava con sé da almeno altri quattro secoli.
Sono trascorsi da quel momento, tremilacinquecento anni circa, ma le domande che ci facciamo e le risposte che ci diamo, sono sempre le stesse".
La sera della luna piena di priumavera inizia la Pasqua ebraica. Quest'anno la festa durerà dal 23 al 30 marzo. Un augurio per una Pasqua di pace.
martedì 8 marzo 2016
Martiri di oggi
Quattro Suore Missionarie della Carità, la Congregazione fondata da madre Teresa di Calcutta, sono state uccise da un commando di uomini armati che ha attaccato venerdì 4 marzo la struttura dove assistevano anziani e disabili, nella città yemenita di Aden.
Oltre alle suore, sono rimasti uccisi durante l'attacco terrorista anche l'autista e almeno due altri collaboratori della comunità, mentre è scampata alla morte la superiora del convento. Tra le vittime, anche anziani e disabili assistiti dalla comunità. Il bilancio complessivo, secondo fonti locali, è di almeno 16 vittime, mentre per ora non si hanno notizie del sacerdote salesiano indiano Tom Uzhunnalil, che risiedeva presso il convento delle suore, dopo che la chiesa dove viveva era stata saccheggiata e data alle fiamme da uomini armati non identificati.
Due delle suore uccise erano ruandesi, una era indiana e la quarta veniva del Kenya.
La popolazione locale “amava le suore di Madre Teresa uccise a Aden, ammirava il loro modo di servire gli altri senza guardare all'appartenenza religiosa, ma solo alla scelta di prediligere chi ha più bisogno. Questo suscitava simpatia e affetto tra il popolo. E forse proprio questo dava fastidio”. Così il Vescovo Paul Hinder OFMCap, Vicario apostolico per l'Arabia meridionale.
Due delle suore uccise erano ruandesi, una era indiana e la quarta veniva del Kenya.
La popolazione locale “amava le suore di Madre Teresa uccise a Aden, ammirava il loro modo di servire gli altri senza guardare all'appartenenza religiosa, ma solo alla scelta di prediligere chi ha più bisogno. Questo suscitava simpatia e affetto tra il popolo. E forse proprio questo dava fastidio”. Così il Vescovo Paul Hinder OFMCap, Vicario apostolico per l'Arabia meridionale.
Circa un anno fa, quando in quel Paese è esploso il conflitto tra le forze governative e i ribelli Huthi, il Vescovo Hinder ricorda di essersi confrontato con le suore sull'opportunità della loro permanenza in uno scenario divenuto a alto rischio. “Loro” ricorda il Vicario apostolico dell'Arabia meridionale “mi dissero che non c'era niente da discutere: non sarebbero andate via, qualsiasi cosa fosse capitata, perchè desideravano rimanere accanto a quelli che erano stati loro affidati. Era evidente che da parte di quelle suore inermi non si trattava di una esibizione di eroismo, ma solo del loro desiderio di seguire Cristo. Ho rispettato la loro scelta, e sono certo che il loro martirio porterà frutto, anche per le vite dei cristiani che vivono nella Penisola arabica”.
(GV) (Agenzia Fides 7/3/2016).
martedì 23 febbraio 2016
Tecnologia 5D per salvare dati per miliardi di anni
Gli scienziati dell'Università di Southampton hanno messo a punto una soluzione per l'archiviazione di dati digitali capace di sopravvivere per miliardi di anni. Il centro di ricerca optoelettronico dell'ateneo ha usato un vetro nanostrutturato per sviluppare un processo di registrazione e lettura di dati digitali in cinque dimensioni (5D) sfruttando un laser a impulsi ultra brevi (femtosecondi).
Il piccolo disco in vetro consente di ospitare fino a 360 TB di dati, è termicamente stabile fino a 1000 °C e ha un periodo di vita virtualmente illimitato a temperatura ambiente (13,8 miliardi di anni a 190 °C). Questa tecnologia potrebbe essere l'ideale per archiviare la storia dell'umanità al fine di preservarla con il passare dei secoli.
Di questa tecnologia avevamo già parlato nel 2013, quando un file di testo da 300 kilobyte fu scritto su tre strati di punti nanostrutturati, separati di 5 micrometri. A distanza di due anni gli scienziati si sono spinti oltre salvando la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, La Bibbia di re Giacomo, Scritti di ottica di Netwon e la Magna Carta.
Buona cosa. Avremo da leggere anche per il futuro...
Il piccolo disco in vetro consente di ospitare fino a 360 TB di dati, è termicamente stabile fino a 1000 °C e ha un periodo di vita virtualmente illimitato a temperatura ambiente (13,8 miliardi di anni a 190 °C). Questa tecnologia potrebbe essere l'ideale per archiviare la storia dell'umanità al fine di preservarla con il passare dei secoli.
Di questa tecnologia avevamo già parlato nel 2013, quando un file di testo da 300 kilobyte fu scritto su tre strati di punti nanostrutturati, separati di 5 micrometri. A distanza di due anni gli scienziati si sono spinti oltre salvando la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, La Bibbia di re Giacomo, Scritti di ottica di Netwon e la Magna Carta.
Buona cosa. Avremo da leggere anche per il futuro...
martedì 16 febbraio 2016
Il papa con gli indios
Da quando insegno mi piace affrontare in prima media le religioni dei popoli indigeni, colonizzati e decimati dagli europei e che ancora oggi soffrono una condizione di discriminazione ed espropriazione.
Il papa, in continuità con i suoi predecessori, ha scelto di stare con loro, piccoli e umiliati, e di offrire parole di vicinanza e perdono.
Alla messa a S. Cristobal de Las Casas presenti forse un milione di indios di diverse etnie. Incensazione, canti, decorazioni, letture, preghiere, canti della cultura india. Gli indios hanno “molto da insegnare” per affrontare la crisi ambientale.
“Il mondo di oggi, spogliato dalla cultura dello scarto, ha bisogno di voi!”: così papa Francesco alle comunità degli indios del Chiapas. Per il pontefice gli indios “sanno relazionarsi armonicamente con la natura, che rispettano come «fonte di nutrimento, casa comune e altare del condividere umano»”. Per questo essi sono un modello che può aiutare il mondo attuale a ritrovare un nuovo rispetto verso la madre terra e verso l’uomo: “La sfida ambientale che viviamo e le sue radici umane ci toccano tutti (cfr. Laudato si’, 4) e ci interpella. Non possiamo più far finta di niente di fronte a una delle maggiori crisi ambientali della storia. In questo voi avete molto da insegnarci”.
Sono proprio gli indios i protagonisti assoluti della messa a San Cristobal, la diocesi che nel XVI secolo ha avuto come primo vescovo il domenicano Bartolomeo de Las Casas, l’apostolo degli indios e dei loro diritti.
Ci sono centinaia di migliaia, forse un milione di persone, venute da zone anche lontane, con mezzi poveri. Nella massa umana che si estende davanti all’altare decorato con enormi fiori dipinti, si vedono vecchi e giovani, persone vestite con gli abiti tradizionali e altri con camicia e cravattino. La gente, incitata dalla voce guida grida delle “litanie” per papa Francesco, “papa del popolo; della pace, della lotta, della giustizia, dei popoli indigeni, del popolo Maya, del rispetto per la Madre Terra”.
Anche il rito è arricchito di simboli indios. L’incensazione, ad esempio, è fatta dal diacono, ma anche da due donne che portano un vaso con carboni accesi, da cui sale il denso fumo dell’incenso. Le letture sono state proclamate nelle lingue locali e anche l’omelia del papa, in spagnolo, è stata “tradotta” in due lingue etniche. Un sacerdote indio ha anche fatto una preghiera speciale nella sua lingua, ricordando tutte le oppressioni, violenze, emarginazioni di cui la sua gente è oggetto.
Nella sua omelia il papa ha valorizzato la cultura degli indios, a differenza di quanto succede nel tempo presente: “Alcuni hanno considerato inferiori i loro valori, la loro cultura e le loro tradizioni. Altri, ammaliati dal potere, dal denaro e dalle leggi del mercato, lo hanno spogliati delle loro terre o hanno realizzato opere che le inquinavano”.
da Asianews
domenica 14 febbraio 2016
San Paolo secondo Elio
I soliti scanzonati "Elio e le storie tese" hanno inserito nella loro canzone di ritornelli intitolata "Vincere l'odio" un riferimento a San Paolo, che da persecutore di cristiani è diventato un apostolo instancabile (Ma quante lettere hai scritto tu?).
Che te ne pare?
sabato 13 febbraio 2016
FRANCESCO E KIRILL, L’INCONTRO CHE CAMBIA LA STORIA
10/02/2016
Un faccia a faccia che finora non era stato possibile e un documento firmato insieme con un messaggio al mondo e a voi giovani.
Papa Francesco e ilpatriarca di Mosca, Kirill si sono incontrati a Cuba, un'isola che è stata politicamente vicina alla Russia ed è geograficamente vicina all'America, perciò rappresenta un pote tra Oriente ed Occidente. Questo incontro desiderato anche da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ma mai realizzato finore, ha una portata storica.
La nuova stagione dei rapporti tra la Chiesa Ortodossa e quella Cattolica nasce da eventi mondiali come la persecuzione dei cristiani. I leader delle due più grandi Chiese tradizionali, non possono non parlarsi. È stata da sempre la posizione di Francesco, che ha espresso subito la sua volontà di incontrare il Patriarca.
Il mondo globalizzato, per certi versi, si unisce: la distanza tra le Chiese è un non senso o, di più, uno scandalo. In maggio, le Chiese ortodosse si riuniranno a Creta in un Grande Concilio, evento storico preparato da più di mezzo secolo. Questo avvenimento ha affrettato la decisione di Kirill di incontrare il Papa. Del resto il Patriarca, da giovane, è stato discepolo del metropolita russo Nikodim, uomo di unità. Passeggiando con lui in piazza San Pietro nel 1978, il metropolita disse al giovane Kirill, indicandogli la basilica: «Nel 2000, con i cattolici, saremo uniti». La profezia di Nikodim non si è realizzata, ma sarà tornata in mente a Kirill, quando ha incontrato il Papa all’aeroporto dell’Avana.Vedi il documento firmato i punti 22-23 sono rivolti proprio ai giovani.
giovedì 4 febbraio 2016
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