"Io credo che le intenzioni di Martin 
Lutero non fossero sbagliate: era un riformatore", ha detto Francesco 
tornando lo scorso giugno dal viaggio in Armenia. E, nella sostanza, 
l’ha ripetuto anche pochi giorni fa in Vaticano davanti a una statua 
dello stesso Lutero che, con scandalo di alcune frange cattoliche più 
conservatrici, faceva mostra di sé nell’Aula Paolo VI durante un’udienza
 con gli evangelici: "Al di là di tante questioni aperte che ancora ci 
separano, siamo già uniti", ha detto il Papa. E così ancora quest’oggi, 
in una lunga intervista concessa alla Civiltà Cattolica. 
"Riforma e Scrittura", ha detto Francesco, sono le due parole che 
vengono in mente al Papa "su cosa i cattolici potrebbero imparare dalla 
tradizione luterana". E ancora: "All’inizio quello di Lutero era un 
gesto di riforma in un momento difficile per la Chiesa". Ma "Lutero ha 
fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del 
popolo". Ha, in sostanza, portato avanti una riforma di cui si è parlato
 anche recentemente, prima dello scorso conclave. "Nelle Congregazioni 
prima del conclave – ha ricordato Bergoglio - la richiesta di una 
riforma" è stata "sempre viva e presente".
Quest'estate sono stato a Lutherstadt (Wittenberg) e ho visitato la casa di Lutero, ex monastero, la casa di Melantone, la chiesa famosa per l'affissione delle 95 tesi.
A Lipsia, nella chiesa dove è sepolto Bach, sono stato ad una funzione religiosa presieduta da una pastora in cui gli inni erano accompagnati dall'immancabile organo.
Ho respirato il clima religioso della Riforma e ho intravisto i preparativi per il Giubileo (500 anni dalla Riforma).
Fa piacere che il papa oggi si proponga a ricucire una fraternità ferita da orgoglio e chiusure, in nome di ciò che unisce piuttosto che bloccarsi su ciò che divide. Riparte l'ecumenismo?
Nessun commento:
Posta un commento