Quattro Suore Missionarie della Carità, la Congregazione fondata da madre Teresa di Calcutta, sono state uccise da un commando di uomini armati che ha attaccato venerdì 4 marzo la struttura dove assistevano anziani e disabili, nella città yemenita di Aden.
Oltre alle suore, sono rimasti uccisi durante l'attacco terrorista anche l'autista e almeno due altri collaboratori della comunità, mentre è scampata alla morte la superiora del convento. Tra le vittime, anche anziani e disabili assistiti dalla comunità. Il bilancio complessivo, secondo fonti locali, è di almeno 16 vittime, mentre per ora non si hanno notizie del sacerdote salesiano indiano Tom Uzhunnalil, che risiedeva presso il convento delle suore, dopo che la chiesa dove viveva era stata saccheggiata e data alle fiamme da uomini armati non identificati.
Due delle suore uccise erano ruandesi, una era indiana e la quarta veniva del Kenya.
La popolazione locale “amava le suore di Madre Teresa uccise a Aden, ammirava il loro modo di servire gli altri senza guardare all'appartenenza religiosa, ma solo alla scelta di prediligere chi ha più bisogno. Questo suscitava simpatia e affetto tra il popolo. E forse proprio questo dava fastidio”. Così il Vescovo Paul Hinder OFMCap, Vicario apostolico per l'Arabia meridionale.
Due delle suore uccise erano ruandesi, una era indiana e la quarta veniva del Kenya.
La popolazione locale “amava le suore di Madre Teresa uccise a Aden, ammirava il loro modo di servire gli altri senza guardare all'appartenenza religiosa, ma solo alla scelta di prediligere chi ha più bisogno. Questo suscitava simpatia e affetto tra il popolo. E forse proprio questo dava fastidio”. Così il Vescovo Paul Hinder OFMCap, Vicario apostolico per l'Arabia meridionale.
Circa un anno fa, quando in quel Paese è esploso il conflitto tra le forze governative e i ribelli Huthi, il Vescovo Hinder ricorda di essersi confrontato con le suore sull'opportunità della loro permanenza in uno scenario divenuto a alto rischio. “Loro” ricorda il Vicario apostolico dell'Arabia meridionale “mi dissero che non c'era niente da discutere: non sarebbero andate via, qualsiasi cosa fosse capitata, perchè desideravano rimanere accanto a quelli che erano stati loro affidati. Era evidente che da parte di quelle suore inermi non si trattava di una esibizione di eroismo, ma solo del loro desiderio di seguire Cristo. Ho rispettato la loro scelta, e sono certo che il loro martirio porterà frutto, anche per le vite dei cristiani che vivono nella Penisola arabica”.
(GV) (Agenzia Fides 7/3/2016).
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