Capita spesso a tutte le mamme:
camminate con vostro figlio per il paese o per il centro commerciale e,
incrociando una vecchia amica con nipoti o pargoli, scattano le tipiche
domande per verificare quale dei bambini ha le migliori caratteristiche.
È sotto gli occhi di tutti che il
modello educativo assunto dai genitori nell’ultimo decennio è basato
sull’iper-genitorialità cioè genitori che vogliono figli preparati alla
vita, nell’accezione limitata del termine: un futuro professionista che abbia un buon lavoro per guadagnare molto. Nulla più di tutto questo.
In un’unica parola? Figli perfetti!
Ed è per questo che vengono iscritti a molte attività extra-scolastiche e non solo: vengono spinti al successo ad ogni costo
(vedi, su tutti, lo sport). Ma la cosa peggiore che sembra non essere
percepita è che questo atteggiamento viene fatto con la convinzione di
operare per il bene del proprio figlio, mentre in realtà è totalmente
l’opposto: questo atteggiamento crea pressione e ansie sui bambini generando degli adulti emotivamente scompensati.
Cosa accade in realtà? I genitori
osservano che, sotto pressione, i figli raggiungono i risultati che si
aspettano e per di più obbediscono pure. Questo genera una limitazione
del pensiero indipendente e del non sviluppo delle competenze vere e
proprie per il raggiungimento di un successo. Solo se messi in
condizione di scegliere la propria strada i bambini sapranno come assumersi una responsabilità e quindi sperimentare e sviluppare la propria identità.
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