mercoledì 29 giugno 2016

I bambini vanno educati alla felicità, non alla perfezione

Capita spesso a tutte le mamme: camminate con vostro figlio per il paese o per il centro commerciale e, incrociando una vecchia amica con nipoti o pargoli, scattano le tipiche domande per verificare quale dei bambini ha le migliori caratteristiche.
È sotto gli occhi di tutti che il modello educativo assunto dai genitori nell’ultimo decennio è basato sull’iper-genitorialità cioè genitori che vogliono figli preparati alla vita, nell’accezione limitata del termine: un futuro professionista che abbia un buon lavoro per guadagnare molto. Nulla più di tutto questo.
In un’unica parola? Figli perfetti!
Ed è per questo che vengono iscritti a molte attività extra-scolastiche e non solo: vengono spinti al successo ad ogni costo (vedi, su tutti, lo sport). Ma la cosa peggiore che sembra non essere percepita è che questo atteggiamento viene fatto con la convinzione di operare per il bene del proprio figlio, mentre in realtà è totalmente l’opposto: questo atteggiamento crea pressione e ansie sui bambini generando degli adulti emotivamente scompensati.
Cosa accade in realtà? I genitori osservano che, sotto pressione, i figli raggiungono i risultati che si aspettano e per di più obbediscono pure. Questo genera una limitazione del pensiero indipendente e del non sviluppo delle competenze vere e proprie per il raggiungimento di un successo. Solo se messi in condizione di scegliere la propria strada i bambini sapranno come assumersi una responsabilità e quindi sperimentare e sviluppare la propria identità.

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