Charles de Foucauld visse in
Palestina e in Siria. Amava e conosceva in tutto il Medio Oriente,
parlava arabo ed ebraico, pregava con il Vangelo in arabo.
Noi cristiani del Medio Oriente, attraversiamo un periodo
molto difficile, ma non possiamo ignorare il fatto che in tempi di
“immigrazione” religiosa, siamo in una posizione privilegiata rispetto
ai cristiani arabi dei paesi vicini.
Charles de Foucauld prima viveva in
quella che allora era la Siria (ad Akbes, nel monastero trappista di
Nostra Signora del Sacro Cuore). Poi è passato in Terra Santa a Nazareth.
Qui ha approfondito la spiritualità per guidare la sua
vita umana e spirituale: la spiritualità di Nazareth. E da lì che parte la riflessione sulla
vita nascosta di Gesù “per i primi trent’anni della sua vita a
Nazareth”, dove condusse una vita simile a quella di qualsiasi essere
umano. La spiritualità di fratello Carlo tende a riconoscere la presenza
di Dio nella vita quotidiana, in qualsiasi momento e in qualsiasi
luogo, perché Gesù stesso ha vissuto queste giornate. Questo mistero sta nel fatto che offriamo la nostra vita
quotidiana, e influisce tra l’altro sui rapporti con le persone intorno a
noi: ebrei, musulmani, atei…
Quando Charles de Foucauld è arrivato nel
deserto, amava chiamare la sua casa “fraternità”: un luogo in cui tutti
potessero sentirsi a casa, e ogni uomo, sia musulmano, cristiano, ebreo o
ateo avrebbe potuto considerarlo un fratello, il “fratello universale”.
Credo che questo sia il primo messaggio che i cristiani di questa terra
devono mantenere dalla testimonianza del fratello Carlo.
L’altro messaggio riguarda la sua
permanenza in Siria. A quel tempo, era già iniziato il tragico genocidio
armeno. Charles de Foucauld ha riferito con precisione il numero dei
martiri che hanno accompagnato la sua permanenza in terra siriana. Lui
voleva essere un martire. Oggi, in Medio Oriente, il martirio è
purtroppo parte dell’orizzonte del cristiano. Se non possiamo tollerare
che tante persone muoiono martiri, forse a causa dell’indifferenza del
potere occidentale, ma non solo, dovremmo cercare di ricordare l’amore
appassionato di Charles de Foucauld per il suo Signore Gesù. Questo è il
modo in cui noi cristiani dobbiamo seguire, nonostante le difficoltà,
questo percorso che ci ricorda prima il rapporto che Gesù stabilì con i
suoi discepoli. Un rapporto di amore profondo, intenso, senza limiti,
che nella sua forma più estrema, non può escludere la prospettiva del
martirio.
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