venerdì 6 maggio 2016

Cento anni dopo la morte, il luminoso messaggio di frère Charles

Marco Cosini jc, Piccolo Fratello di Gesù, ripercorre le tappe della vita di Charles de Foucaud a Nazareth, e ci intrattiene sui vari eventi che segneranno l’anno del centenario.


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Charles de Foucauld visse in Palestina e in Siria. Amava e conosceva in tutto il Medio Oriente, parlava arabo ed ebraico, pregava con il Vangelo in arabo. 
Noi cristiani del Medio Oriente, attraversiamo un periodo molto difficile, ma non possiamo ignorare il fatto che in tempi di “immigrazione” religiosa, siamo in una posizione privilegiata rispetto ai cristiani arabi dei paesi vicini.
Charles de Foucauld prima viveva in quella che allora era la Siria (ad Akbes, nel monastero trappista di Nostra Signora del Sacro Cuore). Poi è passato in Terra Santa a Nazareth. Qui ha approfondito la spiritualità per guidare la sua vita umana e spirituale: la spiritualità di Nazareth. E da lì che parte la riflessione sulla vita nascosta di Gesù “per i primi trent’anni della sua vita a Nazareth”, dove condusse una vita simile a quella di qualsiasi essere umano. La spiritualità di fratello Carlo tende a riconoscere la presenza di Dio nella vita quotidiana, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, perché Gesù stesso ha vissuto queste giornate. Questo mistero sta nel fatto che offriamo la nostra vita quotidiana, e influisce tra l’altro sui rapporti con le persone intorno a noi: ebrei, musulmani, atei… 

Quando Charles de Foucauld è arrivato nel deserto, amava chiamare la sua casa “fraternità”: un luogo in cui tutti potessero sentirsi a casa, e ogni uomo, sia musulmano, cristiano, ebreo o ateo avrebbe potuto considerarlo un fratello, il “fratello universale”. Credo che questo sia il primo messaggio che i cristiani di questa terra devono mantenere dalla testimonianza del fratello Carlo.

L’altro messaggio riguarda la sua permanenza in Siria. A quel tempo, era già iniziato il tragico genocidio armeno. Charles de Foucauld ha riferito con precisione il numero dei martiri che hanno accompagnato la sua permanenza in terra siriana. Lui voleva essere un martire. Oggi, in Medio Oriente, il martirio è purtroppo parte dell’orizzonte del cristiano. Se non possiamo tollerare che tante persone muoiono martiri, forse a causa dell’indifferenza del potere occidentale, ma non solo, dovremmo cercare di ricordare l’amore appassionato di Charles de Foucauld per il suo Signore Gesù. Questo è il modo in cui noi cristiani dobbiamo seguire, nonostante le difficoltà, questo percorso che ci ricorda prima il rapporto che Gesù stabilì con i suoi discepoli. Un rapporto di amore profondo, intenso, senza limiti, che nella sua forma più estrema, non può escludere la prospettiva del martirio.

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