sabato 18 settembre 2021

Una pianta che non ha mai fatto male a nessuno?

500mila firme raccolte a tempo di record per andare al voto nella primavera del 2022 su un referendum per legalizzare l'uso e la coltivazione della Cannabis.
Dice un portavoce dell'Associazione Luca Coscioni che un milione e mezzo di persone sono state portate davanti al prefetto per la detenzione di "una pianta che non fa male a nessuno".
Secondo l’ultima relazione del Parlamento, nel 2020 alle Prefetture sono pervenute 32.879 segnalazioni per detenzione di sostanze psicotrope per uso personale (un terzo dei segnalati ha più di 40 anni e il 9,4% è minorenne), il 74% di queste ha riguardato cannabis. Mentre il 43% delle persone denunciate per reati collegati alla droga, fa riferimento alla cannabis e suoi derivati.
Ma siamo sicuri che non faccia male a nessuno?
La cannabis è legalizzata in Canada e in diversi stati degli Usa. In molti altri paesi, come in Italia, l’uso della marijuana non è legalizzato, ma depenalizzato, cioè consentito per uso medico e privato. Nei paesi in cui la marijuana è legalizzata, la si può vendere, di regola, solo a chi ha almeno 21 anni. 
Il dilemma non è politico, ma sanitario e sociale. 
L'uso terapeutico
L'effetto positivo è finalizzato al trattamento del dolore cronico, all'aumento dell'appetito e diminuzione della perdita di peso associata all'HIV / AIDS. Può migliorare i sintomi della spasticità della sclerosi multipla. Dolori, nausea e vomito si possono comunque curare meglio con medicamenti privi di rischi. 
La marijuana non è, come si crede, un tranquillante: nel 2018, in Svizzera, i consumatori di cannabis responsabili di violenze fisiche sono stati il quadruplo degli psicopatici per altra causa.
Non possiamo parlare di droghe innocue: esse, infatti, per modificare lo stato dell’umore, agiscono sul cervello. Il danno immediato, nel caso di marijuana a basso dosaggio, può essere modesto, ma se ripetuto, come nella dipendenza, può essere significativo.
Da sottolineare che fino a metà degli anni '80 la marijuana conteneva il 2% dell’agente psicoattivo THC (tetraidrocannabinolo), quella in circolazione legale oggi ne contiene il 25%.
L'illusione del controllo 
"Se la cannabis è legale si toglie il campo ai contrabbandieri e lo Stato può controllare la filiera", si dice tra le motivazioni a favore della legalizzazione.
Nei paesi in cui la marijuana è stata legalizzata, il consumo è di molto salito, anche perché la diffusione ne ha abbassato il prezzo. Parallelamente è aumentato il numero d’incidenti stradali mortali dovuti alla condizione mentale da THC. Il consumo aumenta soprattutto fra i giovani, e il suo effetto nocivo è più forte, perché agisce su cervelli in via di sviluppo.
Inoltre, siamo sicuri che l'uso di cannabinoidi a scopo ricreativo non apra poi all'uso di altre sostanze di sintesi dagli effetti più devastanti a livello psicofisico? 
Il messaggio più drammatico della pubblicazione dell’Accademia di Medicina è che l’uso della cannabis «aumenta il rischio della schizofrenia e di altre psicosi in proporzione al consumo». Allo stesso modo delle altre le droghe, la marijuana è una delle cause epigenetiche della demenza.
Come sempre, liberi di pensarla come si vuole, ma non facciamo errori di sottovalutazione spinti da effimere promesse di libertà.
 
da un articolo di di Arnaldo Benini,
professore emerito di neurochirurgia e neurologia dell'Università di Zurigo
Sole 24 ore, 19 febbraio 2019 

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