lunedì 20 settembre 2021

Centenario di Paulo Freire


Nato a Recife il 19 settembre 1921 a Recife, Paolo Freire fu uno dei più grandi pedagoghi del nostro tempo. Il suo messaggio può essere sintetizzato in questa frase:

"Nessuno educa nessuno,
nessuno si educa da solo,
gli uomini si educano insieme,
con la mediazione del mondo".

La dittatura militare del Brasile nel '64 bloccò la straordinaria rivoluzione culturale di Paulo Freire. Questo scrittore che pubblicò 25 libri sull'educazione e 6.000 articoli, aveva elaborato un metodo di alfabetizzazione che in sole 40 ore insegnava agli adulti non solo a leggere e scrivere, ma soprattutto a capire un po' meglio il mondo nel quale vivevano. Scelto dal governo Goulart come responsabile del Plano Nacional de Alfabetizaçâo, prometteva di alfabetizzare in dodici mesi 6 milioni di brasiliani (che quindi sarebbero stati in grado di votare l'anno seguente). Se si pensa che nel '63 gli elettori erano meno di 12 milioni, si capisce quale importanza politica avesse tale programma. Con l'appoggio del governo, delle correnti politiche di sinistra e della Chiesa, Freire iniziò la formazione di 20.000 circoli culturali, che avrebbero reso possibile il piano. Questa pagina di storia però non venne mai scritta, perchè il "golpe militar" cancellò il piano e incarcerò il "pericoloso" pedagogo, che in seguito preferì la via dell'esilio in Cile. Durante i primi quattro anni come membro del governo, scrisse "La pedagogia degli oppressi" e "L'educazione come pratica della libertà" (pubblicati in Italia da Arnoldo Mondadori), che costituiscono la riflessione teorica sul tema dell'alfabetizzazione. Se le sue idee fossero state applicate in Brasile, certamente una regione come il Paraiba non avrebbe registrato, 30 anni più tardi, la vergognosa quota del 46,85% di analfabetismo tra i suoi abitanti. 

Ma che cosa c'era di così rivoluzionario nel metodo educativo di questo pedagogo?
Partendo dalla premessa che l'uomo non è un essere astratto, ma radicato nel tempo e nello spazio, Freire analizza le varie relazioni che intercorrono tra queste tre componenti a partire dall'esperienza di ogni giorno. Da tale "osservatorio" anche le persone più semplici sono in grado di fare una lettura della realtà, scoprendo gli inganni di cui sono vittime e iniziando così un processo di liberazione. A questo tipo di educazione Freire contrappone quella che definisce "educazione bancaria", secondo la quale le persone si dividono tra coloro che sanno e coloro che non sanno.
Ai primi spetta comunicare agli altri il frutto del loro sapere, trasmettere loro la sicurezza che credono di possedere, insieme alle norme di comportamento.
Ai secondi si richiede l'umiltà di imparare, obbedire ed eseguire quanto viene loro detto. Tale visione, secondo Freire, adottata da ogni tipo di dominatore, lascia il mondo esattamente come lo trova, perchè riduce l'uomo a un mero esecutore di ordini.
Lui invece propone la "pedagogia degli oppressi", che partendo dalla consapevolezza che l'azione di educare è indissolubilmente legata a quella dell'imparare, si propone non tanto di conoscere, quanto di trasformare la realtà. In questa nuova visione, il maestro insegna e impara e l'alunno impara e insegna, e se entrambi hanno mantenuto la principale caratteristica dell'uomo, cioè la capacità di stupirsi di fronte alle meraviglie della natura e della storia, saranno in grado non solo di interpretare gli avvenimenti, ma anche di produrre dei cambiamenti significativi nella storia. Solo in questo modo, secondo Freire, l'uomo realizza la propria vocazione di trasformare il mondo. Convinto che ogni forma di dominazione fa male non solo all'oppresso ma anche all'oppressore, esemplifica dicendo che se lui volesse imporre alla moglie le proprie opinioni instaurerebbe un rapporto d'amore patologico, assumendo lui il ruolo del sadico e lei quello della masochista. L'immagine qui riprodotta si trova nel best-seller di Freire, tradotto in 35 lingue: "La pedagogia degli oppressi". Il successo di questo brasiliano all'estero e l'attualità del suo messaggio, non derivano dal fatto che abbia esportato un metodo di alfabetizzazione più facile e rapido dei tanti già esistenti, quanto che abbia reso capace una nuova generazione di esercitare pienamente i propri diritti sociali e civili, modificando la società e dando un senso alla propria esistenza.

Da Giovaniemissione, tratto dalla rivista Popoli

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