sabato 11 marzo 2023

La via crucis dei cristiani in Nicaragua: vietate processioni e libertà di culto

“Quest’anno la Via Crucis la faremo all’interno della chiesa, senza uscire fuori dal tempio. Evitiamo di fare commenti, per l’amor di Dio”. Il video di fine messa di uno dei tanti parroci di Managua con l’invito a non manifestare per le strade la propria fede, corre veloce sui social.

La preghiera del sacerdote a evitare critiche, non è per sfuggire a un fastidioso chiacchiericcio, ma per sottrarsi al carcere. Siamo in Nicaragua dove il vescovo di Matagalpa, Rolando Álvarez, per dire quello che pensa, sta scontando 26 anni di reclusione con l’accusa di “traditore della patria” dopo aver rifiutato di essere esiliato, privato della nazionalità e trasferito negli Stati Uniti insieme a 222 prigionieri politici. Cinque giorni dopo altre 94 persone sono state dichiarate "traditrici della patria", senza processo, tra cui attivisti per i diritti umani, giornalisti e politici. È pericoloso fare critiche ai governanti o parlare di carenze sociali in Nicaragua poiché si è additati come antigovernativi, rischiando il carcere o l’espulsione.

L’ultimo atto è il divieto delle processioni tradizionali che ogni anno, in occasione della Quaresima e nella Settimana Santa, attraversavano il Paese, un evento di fede popolare che rappresenta il culmine delle tradizioni cristiane. In America Latina la processione della Settimana Santa coinvolge migliaia di persone, dai piccoli villaggi alle grandi metropoli. Un rito di origine spagnola adottato dai cristiani del continente americano e celebrato con un’attesa grande. Una preparazione che coinvolge adulti e bambini. Sono in tanti a prepararsi durante l’anno scegliendo chi porterà le vesti del centurione, chi delle donne che accompagnavano il corteo nelle varie stazioni e chi sarà Gesù.

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