Un accordo importante, perchè, nel mondo antico, qual è il nostro, per ottenere la pace, bisogna prepararsi alla guerra. La miglior difesa è l'attacco, bisogna mostrare i muscoli per farsi rispettare... frasi fatte, ma sempre belle, soprattutto per l'industria delle armi che non va mai in crisi, neanche in tempo di pandemia o di recessione.
Io sono d'accordo. Spendiamo anche più del 2% del PIL per la risoluzione dei problemi legati alle armi e per la soluzione dei conflitti.
Partiamo dall'educazione: insegnamo a scuola la soluzione nonviolenta dei conflitti e istruiamo fin dai più piccoli sulle tecniche di difesa popolare nonviolenta. Nessuno può governare un paese la cui volontà è fissata sul mantenimento dei diritti umani fondamentali, in cui ci sia una stampa libera e capace di smascherare le storture del potere. Insegnamo il boicottaggio di multinazionali che non rispettino i diritti delle persone, in modo da non doverci trovare legati mani e piedi a sistemi iniqui e corrotti. Insegnamo il rispetto dell'ambiente e il valore della cultura, che sono vittime collaterali in ogni sistema di guerra.
L'industria delle armi va riconvertita. Spendiamo il 2% del PIL per bonificare i terreni da bombe e mine, per ricostruire le città e le infrastrutture distrutte, per fornire protesi a chi ha perso gli arti, per curare chi è rimasto ferito e contaminato durante le guerre. Ci sono luoghi nel mondo in cui, per decenni dopo la fine della guerra, la popolazione continua a morire a causa di mine e bombe inesplose o per le conseguenze distruttive degli scontri.
Qualcuno dirà che in caso di attacco ci troveremmo disarmati contro il nemico.
Allora io chiedo se, affrontare il "nemico" o l'avversario, il contendente, chi avanza pretese ingiuste nei nostri confronti, con le armi, sia meno tragico e abbia conseguenze più contenute rispetto ad affrontare le controversie con il ricorso alle ragioni e al diritto.
Chiedo se il termine "escalation" sia chiaro a tutti e se tutti vedono oggi che cosa comporti la guerra in termini di uccisioni di civili, separazione di famiglie, distruzione di ospadali, ponti, scuole, strade, chiese, edifici pubblici, siti culturali, vite di animali, ambiente...
La guerra è la sospensione del senso di umanità. Non dovremmo mai consentirla.
Impariamo a gestire i violenti in modo da risvegliare la loro umanità. Questo è l'unico investimento possibile.
I soldati professionisti e chi vive usando le armi, dovrebbero essere riconvertiti in professionisti della ricostruzione, della cura alle persone e al territorio. C'è tanto lavoro da fare, un duro lavoro. La protezione civile della popolazione senza altri obiettivi.
Utopia?
Basta analizzare con onestà l'andamento degli interventi armati di cui abbiamo ricordo. Gli interventi armati hanno migliorato le condizioni di vita della popolazione? Hanno risolto i motivi delle contese? Sono una abbinata vincente con i concetti di pace, prosperità e democrazia?
Forse è più utopista (o cinico) chi porta avanti questa vecchia logica dello scontro armato come unica soluzione possibile.
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