Cento anni fa, il 5 marzo 1922, nasceva a Casarsa in Friuli, Pier Paolo Pasolini, uno dei pochi intellettuali italiani disposto a difendere pubblicamente le proprie idee fino allo scandalo. Comunista e cattolico, fu eretico in entrambe le "fedi".
Poeta, scrittore, drammaturgo, cineasta, financo pittore, intellettuale controverso e contraddittorio, l'uomo che antcipò il nostro futuro con le sue denunce corsare, era segnato da un cristianesimo
creaturale che affondava le sue radici in quella religiosità
popolare dell'antica civiltà contadina ormai al tramonto, appena
intravista nella sua infanzia friulana... na. Ed è in nome della
sacralità della vita e spesso ha fatto tante scelte contromano.L'orma
del sacro da ridurre a realtà umana, apparirà di continuo nell'arco teso
della sua carriera artistica. Dalle poesie de "L'Usignolo della chiesa
cattolica", al film "La ricotta", incunabolo de "Il vangelo secondo
Matteo" e poi nel tentativo del film su San Paolo, e infine palesata in
quello straniero protagonista di "Teorema" un angelo messaggero, forse,
se non un nuovo Gesù.
Culmine di questa produzione artistica che guardava al sacro e
alla sua compassione per gliultimi è senz'altro il film "Il vangelo
secondo Matteo" (nella foto grande) in cui Pasolini si misura con la figura del Cristo, anzi si identifica, spia di questo la madre Susanna per il ruolo della Madonna, e non poteva essere altrimenti dato che l'unica madre che riconosceva era la sua. Anche il poeta Franco Fortini lo chiamerà "Gesù-Pierpaolo", quando contesterà il fatto che il "Vangelo secondo film mancava di quello che è il nucleo del cristianesimo: la croce. Ma la croce
c'era, era la spina personale che Pierpaolo portava nel cuore.
Nato nel fervore del rinnovamento del Concilio Vaticano II, non a caso il film è di un film dedicato dedicato "alla cara, lieta, familiare ombra di Giovanni XXIII", sostenuto dalla all'apostolo Paolo. Pro Civitate Christiana di Assisi, ebbe
come controcanto il mutamento antropologico dell'Italia che si
allontanava dalla civiltà contadina per entrare nella modernità
industriale della produzione e dei consumi di massa, così profondamente
sofferta da Pasolini. Insoddisfatto del paesaggio palestinese come
location per il suo film scelse i "Sassi" di Matera, nel profondo sud
dell'arretratezza italiana. Come protagonista uno studente di economia
spagnolO, Enrique Irazoqui. A interpretare i vari ruoli, fra gli amici
di borgata chiamò anche la cerchia degli amici intellettuali. Alfonso
Gatto, Giorgio Agamben, Rodolfo Wilcock, Paolo Volponi, Natalia Ginsburg
nei panni di Maria di Betania.
Stilisticamente ispirato alla Giovanna d'Arco di Theodor
Dreyer e alla figuratività di Piero della Francesca e Duccio di
Boninsegna, mescolò diversi livelli o piani artistici. Per la musica
Bach e Mozart ma ricorrente nella colonna sonora anche la "Missa luba",
apertura verso quella "negritudine" scoperta durante i suoi viaggi
africani, a cui Pasolini affldava il rinnovamento del mondo, la
possibile rivoluzione, dopo l'imborghesimento delle masse contadine e
operaie dell'occidente capitalista. Come scrisse Enzo Siciliano, nel
segno di quella alter- —-s nativa, si disegnò il volto di un Cristo
contadino e ribelle, un Cristo che porta la buona novella ma anche la
guerra ai farisei di ogni cosca, e che distrugge preconcetti con "forza"
e "mitezza". Dopo questo film che come sempre per le opere di Pasolini
raccolse critiche ed elogi, ce ne furono altri: "Uccellacci uccellini"
in cui c'è un richiamo alla figura di san Francesco, poi "Teorema", i
film ispirati ai miti della Grecia, e quelli della trilogia della -vita.
Nel mutato clima degli anni '70, in cui Pasolini prendeva
con..,gedo.dalpassato fissandole nella poesia "Abiura del ridicolo
decennio", cercò di elaborare un film sulla figura di San Pa010 in cui
un apostolo delle genti attuale, si muoveva a predicare ai quattro lati
del, -emondo in jet ed elicottero. Un progetto che non trovò sostenitori
e rimase fermo alla fase di sceneggiatura.
La parabola esistenziale del poeta di Casarza e delle borgate
romane, si fermò allo scalo di Ostia la notte del 2 novem bre 1975. A
noi rimane la controversa ma vitale eredità della sua storia e delle sue
opere. Nonostante la smania dello scandalo, ci fu in Pasolini, come in
un testo a fronte, una moralità: era un moralista perché aveva dei
valori da difendere, il più importante, quel sentimento religioso della
sacralità della vita che condivideva con Elsa Morante.
Albano Mazzaretto
Da La Voce dei Berici Foto di Domenico Notarangelo
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