sabato 12 agosto 2023

Un ricordo di Michela Murgia


Dopo la maturità, Michela aveva conseguito una laurea in teologia, era stata a lungo animatrice in Azione Cattolica e insegnante di  religione: «È stato proprio lo studio della teologia a educarmi a una cultura della domanda. Mentre oggi siamo circondati da persone che hanno il culto della risposta». L'interesse per le questioni religiose oltre che per quelle etiche  e sociali, attraversa molta della sua successiva produzione. Nel 2011 esce Ave Mary, riflessione sul ruolo della donna nel contesto cattolico, un libro scritto per interrogarsi «su quanto c'è della
 narrazione mariana, tradizionalmente promossa dalla Chiesa cattolica, nelle donne di oggi. Il libro è un vivace pamphlet a metà strada tra ricordi personali (le esperienze nella vita di parrocchia) e riflessione teologica. 
«Negli anni Settanta il movimento femminista ha portato avani delle  forti azioni di rottura, anche con una contrapposizione frontale alla Chiesa cattolica, vista come una forza conservatrice, ostile ad ogni progresso, fautrice di immutabili modelli pafriarcali. A sua volta la Chiesa si è irrigidita, respingendo le donne,anche quelle credenti, vicine al femminismo e alle sue rivendicazioni. É stato un peccato, perché il rinnovamerito iniziato attraverso Vaticano ll avrebbe sicuramente guadagnato molto dall'apporto di queste intelligenze costruttive. Oggi i tempi mi sembrano maturi per un dialogo autentico». 
Da Avvenire

Personalmente l'ho conosciuta a Padova Sabato 11 dicembre 2022 alla giornata conclusiva dei due corsi di Alta formazione: Raccontare la verità e Alfabetizzazione digitale a scuola sui temi dell'informazione, l'educazione, la democrazia, il linguaggio, la cura del vero e le società inclusive ed eque. Mi ha sempre colpito il suo modo di raccontare le cose diretto e poco incline al compromesso e in quell'occasione parlava della parità di genere e dell'importanza di declinare i mestieri al femminile per aiutare a ripensare al mondo in modo più equilibrato ed equo.

L'anno scorso ero stato incuriosito dal titolo del suo libro "God save the queer" e avevo voluto leggerlo con il fiato un po' sospeso perché non avevo idea di che cosa potesse celarsi dietro ad una copertina a dir poco provocatoria.
Eppure sono rimasto colpito dal racconto della sua esperienza di fede e dalla meraviglia suscitata dalla scoperta dell'icona della Trinità di Rublev.
Effettivamente nel Dio Trinità, unità nella diversità, c'é spazio per tutti e auguro di cuore che lei possa ritrovarsi nel suo abbraccio.


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