Il film “Joyeux Noël - Una verità dimenticata dalla storia”, girato dal regista francese Christian Carion nel 2005, è ambientato nelle trincee del dicembre 1914 e racconta una delle tregue spontanee che nel Natale di quell’anno annunciarono al mondo e agli alti comandi politici e militari di Francia, Gran Bretagna e Germania che qualcosa di nuovo stava accadendo sul «fronte occidentale» di un conflitto che s’era acceso da appena cinque mesi, che sarebbe stata chiamata Grande Guerra e che papa Benedetto XV nell’agosto del 1917 avrebbe definito, in modo doloroso e indimenticabile, l’«inutile strage». Gli uomini schierati per uccidersi misero da parte le armi e cantarono il Natale insieme sulle note di Stille Nacht e di Adeste fideles. Celebrarono insieme la nascita di Cristo. In qualche caso improvvisarono anche partite di calcio, disarmando lo scontro, ritualizzandolo giocosamente e rendendolo inoffensivo. Qualcosa di così nuovo e potente che i “signori della guerra” corsero ai ripari, irrogando punizioni e trasferendo e riorganizzando i reparti militari protagonisti delle tregue spontanee. La cosa immensa di quegli eventi fu che nessuno li aveva programmati e nessuno li coordinava, ma avvennero, dentro un anelito e un “respiro” umano e cristiano che nei mesi e anni successivi quella guerra – come ogni guerra – avrebbe tentato di soffocare nei modi più orribili, e purtroppo con successo. Nel 1915 le tregue spontanee di Natale furono molte di meno o vennero rifiutate da una delle parti. E dal 1916 l’immane carneficina non conobbe soste. Le obiezioni alla guerra oggi come ieri vengono fatte a pezzi da chi ha tutte le ragioni del mondo per acconsentire al massacro e tutta l’arroganza necessaria per immaginarsi alla fine vincitore...
Sogno, come tantissimi, il miracolo di una tregua di Natale, chiunque sia a deciderla e a incominciarla. Una tregua che fermi le stragi e le sopraffazioni in ogni parte del mondo, e a cominciare quest’anno da quelle che piagano il cuore orientale d’Europa, opponendo due popoli di tradizione cristiana come i russi e gli ucraini. Anche le tregue possono essere contagiose. E riescono spesso a diventare i poveri semi di una pace da coltivare e custodire con umiltà, con pazienza e con visione. Ma penso anche che abbia ragione lei, caro dottor Spataro, a suggerire almeno qui in Italia un vasto e persino corale auspicio di pace in forma di film. Sarebbe un altro piccolo-grande miracolo di Natale.
Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire
10 dicembre 2022
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