Siamo davanti al Teatro Olimpico, uniti dalla comune indignazione per l'invasione russa in Ucraina. Dopo due anni pandemia, alla quale abbiamo imparato a reagire e a proteggerci, mascherine sui volti, ci troviamo a fronteggiare un'altra minaccia che ci riporta indietro agli incubi del '900.
In tante piazze del mondo la gente scende in piazza e molti altri manifestano la loro presa di posizione contro la follia della guerra. Siamo increduli, perché non pensavamo che potesse accadere; almeno non in Europa (perché nel mondo non ha mai smesso di esserci la guerra).
Mettiamo i nostri corpi, le nostre facce per dire no. Abbiamo bisogno di esserci, di fare qualcosa.
Forse è tempo che il popolo della pace esca allo scoperto e affermi con forza quali sono le risposte nonviolente ai conflitti, quali sono le alternative alla morte e distruzione.
Vedendo la reazione spontanea di così tante persone, direi che i tempi siano maturi per dire "Mai più la guerra!" e per proporre l'alternativa alla distribuzione di armi.
Invadere l'Ucraina (l'Afganistan, il Myanmar, Siria, Yemen...) con i nostri corpi e la nostra volontà di pace, non fuggire per lasciare il campo ai carri armati. Invadere i media con messaggi di pace e di verità per non lasciare il campo a propaganda e bollettini di guerra. Offrire un esempio di come altri modi di reagire e risolvere i conflitti sia possibile, ascoltando e accogliendo le sofferenze altrui, senza voler imporre le proprie ragioni, la propria storia, i propri interessi economici.
La pandemia ci ha insegnato che siamo tutti nella stessa barca, sempre, perciò non possiamo aspettare che entri l'acqua a bordo.
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