Cristina Calderón, 93 anni, era l’ultima a parlare l’idioma del popolo indigeno più australe del pianeta, scomparso dopo aver abitato per oltre 6mila anni la Terra del Fuoco. Con la conquista della regione, avvenuta alla fine dell’Ottocento, arrivarono le malattie portate dai nuovi arrivati: dei 3mila nativi ne rimanevano, cinquant’anni dopo, 130. All’inizio del millennio se ne contavano appena tre, tra cui Cristina. Per questo, la donna era stata dichiarata “tesoro vivo” dell’umanità dall’Unesco e dal governo cileno.
Fino alla fine, Calderón si è impegnata a conservare a trasmettere la cultura Yagán. Un lavoro intensificato ancor più dopo la scomparsa, nel 2003, della sorella Ursula. «Non ho più nessuno con cui parlare», aveva spiegato. Da qui la scelta di incidere un Cd con la sua voce, realizzato con la nipote, Cristina Zárraga, insieme al dizionario dalla lingua indigena allo spagnolo. Le “due Cristine”, inoltre, hanno scritto un libro di miti popolari Yagán, dal titolo “Hai kur mamasu shis” (Voglio raccontarti una storia). La figlia, Lidia Calderón, tra gli esponenti dell’Assemblea Costituente, si è impegnata a proseguire il lavoro della madre di preservazione della memoria ancestrale.
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