giovedì 21 marzo 2019

Memoria delle vittime di mafia a Padova

Un discorso ampio quello di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, dopo la lettura dei nomi delle vittime innocenti della mafia alla grande manifestazione di Padova del 21 Marzo.
Voce roca ma chiaro e forte il messaggio di cui riporto alcuni passaggi significativi.
"E' da 163 anni che parliamo di mafie. Non è possibile in un paese civile, così come non è possibile che l'80% dei familiari delle vittime innocenti della violenza mafiosa non conoscano la verità, o la conoscano solo in parte. Oggi il pensiero va ai ragazzi della scuola media di San Donato Milanese. Oggi il nostro pensiero va a Paolo dall'Oglio e a Silvia Romano, cooperatrice in Africa. Non dimentichiamo la nostra gente. Dobbiamo dare la verità perchè solo così si costruisce la giustizia.". 
Il messaggio ai giovani: "Non rassegnatevi, quando incontrate degli adulti che vi ascoltano la vostra risposta è forte. Una società che non si cura dei giovani, è una società che non si cura della propria storia e del proprio avvenire. Scuola e lavoro sono prioritarie in una società aperta al futuro. Senza lavoro una società muore. Non temete di essere fragili: fragile è la condizione umana, saperlo è ciò che ci rende forti". 
"Una società che si chiude allontana la fragilità degli altri per non riconoscere la propria. In un tempo di violenze, odi, razzismi, non basta accogliere. Bisogna riconoscere le persone. Occorre ritrovare ciò che ci accumuna, a prescindere dalle culture, dalle religioni e dalle idee. Le leggi devono tutelare i diritti, non il potere. Devono promuovere la giustizia sociale, non le discriminazioni. No alla gestione repressiva dei migranti. I nemici non sono i migranti: sono le mafie, l'usura". 
"Le mafie hanno occupato i vuoti di democrazia, si sono installate in mezzo a noi, e questo anche perchè sono diventate simili a noi, hanno acquisito modi e sembianze più rassicuranti. Noi siamo diventati simili a loro. Non occorre essere complici attivi per essere alleati delle mafie, basta e avanza la mafiosità, quel distorto modo di vedere e di sentire che antepone l'interesse privato a tutto. Mafiosità significa anche mettere l'io davanti a tutto. Facciamo sentire la nostra voce. Grazie alla Magistratura e alle Forze di Polizia, ai tanti bravi amministratori che hanno scelto di impegnarsi, non sono scesi a compromessi, che prima di rendere conto al loro partito rendono conto alla loro coscienza. Occorre una rivoluzione politica e culturale, una trasformazione radicale della società. Il futuro ci chiede di andargli incontro, non di attenderlo arroccati nelle nostre ansie, paure, pregiudizi. 
"Oggi qui a Padova lo gridiamo con forza: la rivoluzione delle donne che stanno rompendo dall'interno le famiglie criminali mafiose. Chiedono una mano, non chiedono soldi, non cercano lavoro. Uomini, incoraggiatele. Anche per voi è il modo migliore per cambiare vita". 

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