domenica 31 marzo 2019

IL PAPA AI CATTOLICI: "PERSEVERATE NEL DIALOGO CON I MUSULMANI"

Diecimila persone di 60 nazionalità. Sono arrivati da ogni angolo del Marocco i fedeli che partecipano alla messa di Papa Francesco nel complesso sportivo Principe Moulay Abdellah, a Rabat. Una comunità composta in gran parte da stranieri, un «piccolo gregge», come aveva detto Bergoglio incontrando i religiosi, le religiose, i consacrati e il Consiglio ecumenico delle Chiese. A loro, Francesco, salutando il Marocco, lascia una missione: «Perseverare sulla via del dialogo con i nostri fratelli e sorelle musulmani e a collaborare anche perché si renda visibile quella fraternità universale che ha la sua fonte in Dio. Possiate essere qui i servitori della speranza di cui il mondo ha tanto bisogno».

Ci sono molte circostanze che alimentano «la divisione e il conflitto; sono innegabili le situazioni che possono condurci a scontrarci e a dividerci. Non possiamo negarlo. Ci minaccia sempre la tentazione di credere nell’odio e nella vendetta come forme legittime per ottenere giustizia in modo rapido ed efficace. Però l’esperienza ci dice che l’odio, la divisione e la vendetta non fanno che uccidere l’anima della nostra gente, avvelenare la speranza dei nostri figli, distruggere e portare via tutto quello che amiamo».

mercoledì 27 marzo 2019

La Romea Strata

passeggiata/percorso dalla chiesa di San Francesco (Schio) alla Pieve di Belvicino


Si tratta del secondo anno in cui gli studenti del liceo Classico e Linguistico “Giacomo Zanella” di Schio, all’interno del dipartimento di Religione, si addentrano nella storia del territorio locale, approfondendo un aspetto che ha già suscitato l’interesse e la partecipazione della cittadinanza nella passata edizione: la Romea Strata, come rete di vie di pellegrinaggio radicate nel tessuto locale.

La proposta di quest’anno consta di una passeggiata culturale attraverso un tratto dell’antica via di pellegrinaggio; il percorso affrontato sarà quello dalla chiesa di San Francesco del Comune di Schio, fino all’antica e preziosa Pieve, nel Comune di Torrebelvicino, snodandosi attraverso i luoghi non solo della devozione popolare, ma anche della vita industriale e produttiva che ha segnato le nostre vallate. Durante il percorso si avrà l’occasione di soffermarsi presso alcune tappe in particolare, la cui storia sarà approfondita da esperti relatori: Giorgio Zacchello, Stefania Torresan, Massimiliano Munari ed Adriano Boschetti, grazie anche al contributo degli studenti delle classi Terze e Quarte che, a titolo volontario e per interesse personale, hanno sviluppato, con l’insegnante di Religione, il Cammino della Romea Strata, relativamente al tratto di percorso presente nell’Alto Vicentino. Al termine dell’evento, presso la Pieve di Belvicino, sarà presente il direttore dell’Ufficio Pellegrinaggi – Diocesi di Vicenza – don Raimondo Sinibaldi, ideatore e promotore della Romea Strata, il quale saluterà i presenti, fornendo alcune informazioni di carattere storico-culturale sul lavoro compiuto circa quest’antica via di pellegrinaggio. I luoghi presi in esame saranno:


I.     Chiesa di san Francesco –  a cura di Giorgio Zacchello
II.     Chiesa di san Nicolò (Cappuccini) – a cura di Massimiliano Munari
III.      Lanificio Cazzola –  a cura di Stefania Torresan
IV.     Pieve di Santa Maria – a cura di Adriano Boschetti e saluto di don Raimondo Sinibaldi.


L’obiettivo sotteso, è di fornire, in maniera piacevole,  una maggior conoscenza del territorio che ci circonda e nel quale viviamo, al fine di conoscere, tramite il nostro passato, anche il  presente.


L’appuntamento è dunque domenica 31 Marzo alle ore 9.00 presso la chiesa di San Francesco a Schio; la passeggiata lunga circa 6 km si concluderà alle 13.00, al termine della quale sarà possibile, tornando autonomamente per le vie cittadine, degustare le prelibatezze di Street Food Gourmet, evento promosso dal Comune di Schio.

Cena solidale


lunedì 25 marzo 2019

L'app del papa

Risultati immagini per Papa Francesco è il primo Pontefice a programmare un'applicazione 
 Papa Francesco è il primo Pontefice a programmare un'applicazione. Un record per Jorge Mario Bergoglio che durante il convegno "Programming for Peace" realizzato in Vaticano ha contribuito realmente alla creazione di un'applicazione per la promozione degli Obbiettivi Sostenibili dell'Onu con l'aiuto di tre ragazze. Le immagini arrivano direttamente dall'account del fondatore di "Code.org", Hai Partovi, che lo ha raccontato su Twitter praticamente in diretta. Un'avvenimento storico per il Pontefice che sigla un nuovo record sempre inerente al mondo della tecnologia.

giovedì 21 marzo 2019

Memoria delle vittime di mafia a Padova

Un discorso ampio quello di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, dopo la lettura dei nomi delle vittime innocenti della mafia alla grande manifestazione di Padova del 21 Marzo.
Voce roca ma chiaro e forte il messaggio di cui riporto alcuni passaggi significativi.
"E' da 163 anni che parliamo di mafie. Non è possibile in un paese civile, così come non è possibile che l'80% dei familiari delle vittime innocenti della violenza mafiosa non conoscano la verità, o la conoscano solo in parte. Oggi il pensiero va ai ragazzi della scuola media di San Donato Milanese. Oggi il nostro pensiero va a Paolo dall'Oglio e a Silvia Romano, cooperatrice in Africa. Non dimentichiamo la nostra gente. Dobbiamo dare la verità perchè solo così si costruisce la giustizia.". 
Il messaggio ai giovani: "Non rassegnatevi, quando incontrate degli adulti che vi ascoltano la vostra risposta è forte. Una società che non si cura dei giovani, è una società che non si cura della propria storia e del proprio avvenire. Scuola e lavoro sono prioritarie in una società aperta al futuro. Senza lavoro una società muore. Non temete di essere fragili: fragile è la condizione umana, saperlo è ciò che ci rende forti". 
"Una società che si chiude allontana la fragilità degli altri per non riconoscere la propria. In un tempo di violenze, odi, razzismi, non basta accogliere. Bisogna riconoscere le persone. Occorre ritrovare ciò che ci accumuna, a prescindere dalle culture, dalle religioni e dalle idee. Le leggi devono tutelare i diritti, non il potere. Devono promuovere la giustizia sociale, non le discriminazioni. No alla gestione repressiva dei migranti. I nemici non sono i migranti: sono le mafie, l'usura". 
"Le mafie hanno occupato i vuoti di democrazia, si sono installate in mezzo a noi, e questo anche perchè sono diventate simili a noi, hanno acquisito modi e sembianze più rassicuranti. Noi siamo diventati simili a loro. Non occorre essere complici attivi per essere alleati delle mafie, basta e avanza la mafiosità, quel distorto modo di vedere e di sentire che antepone l'interesse privato a tutto. Mafiosità significa anche mettere l'io davanti a tutto. Facciamo sentire la nostra voce. Grazie alla Magistratura e alle Forze di Polizia, ai tanti bravi amministratori che hanno scelto di impegnarsi, non sono scesi a compromessi, che prima di rendere conto al loro partito rendono conto alla loro coscienza. Occorre una rivoluzione politica e culturale, una trasformazione radicale della società. Il futuro ci chiede di andargli incontro, non di attenderlo arroccati nelle nostre ansie, paure, pregiudizi. 
"Oggi qui a Padova lo gridiamo con forza: la rivoluzione delle donne che stanno rompendo dall'interno le famiglie criminali mafiose. Chiedono una mano, non chiedono soldi, non cercano lavoro. Uomini, incoraggiatele. Anche per voi è il modo migliore per cambiare vita". 

venerdì 15 marzo 2019

Fridays for future

Da sempre, le tre religioni monoteiste dominanti il quadro mediterraneo hanno promosso e proposto dei precetti che andassero a valorizzare e rispettare l’ambiente, in quanto naturale frutto della volontà divina.

Cristianesimo, Ebraismo ed Islam portano scritti nei corrispettivi testi sacri, delle vere e proprie leggi (sacre o divine, che si voglia intendere) a favore della tutela ambientale. La costituzione, quindi, di un ordine di convivenza superiore tra le comunità dei fedeli e le proprie terre natie.

Ma partiamo dal Principio.
Prendendo in considerazione le tre religioni maggiori, esse sono accomunate da un punto di partenza che ha luogo in un giardino naturale. Tutte e tre contemplano ed accettano l’esistenza di un giardino dell’Eden in cui la natura era incontaminata, pura e, soprattutto, sacra. Pertanto, gli autori dei testi sacri dimostrano di aver avuto, rispetto a noi, una coscienza dell’ambiente ben superiore a quella che noi oggi pratichiamo.

Partendo dall’Ebraismo, la più antica delle tre, possiamo leggere ed apprendere tutte una serie di normative di tipo pratico che andavano a tutelare le normative ambientali ed urbanistiche di un insediamento. Quella che salta subito all’occhio è la normativa urbanistica che si occupava della costruzione di strutture addette alla produzione di determinati prodotti al di fuori dei centri abitati, di modo che non venisse intaccata la salute degli abitanti al contatto con reagenti o altre sostanze aeree che tali strutture avrebbero potuto produrre. Concerie e tintorie dovevano essere edificate al di fuori dei centri urbani, come anche le stalle, mostrando, quindi, anche una concezione dell’igiene che i centri abitati dei secoli successivi (dal Medioevo sino ai primi decenni del secolo XX) ignoreranno e gradualmente cominceranno ad adottare nei propri piano urbanistico-sanitari. Altro punto interessante è il lato culinario della religione ebraica. La Cucina Kasher, che attualmente ha destato grande interesse sul piano internazionale, si compone di una serie di regole ben precise e ben chiarite riguardo alla macellazione degli animali (assicurando che possa avvenire in modo da poter arrecare quanta minor sofferenza all’animale stesso) e riguardo anche alla pulizie delle raccolte delle semine (emblematica la norma riguardante l’attenta e scrupolosa pulizia degli ortaggi, assicurandosi che non vi siano parassiti di alcun tipo, prevedendo l’immediato scarto nel caso essi siano persistenti o ben annidati).

Dal canto suo, il Cristianesimo, che condivide l’intero Antico Testamento con la religione ebraica, segue le medesime norme (o dovrebbe seguirle), perdendo, però, l’intero impianto sul rapporto uomo-natura nel Nuovo Testamento. Gli unici reali riferimenti che si possono trovare in merito a tale materia sono alcuni frammenti dalle Vite dei Santi, con l’esempio di San Francesco in prima fila rispetto a tutto, con la sua concezione totalizzante dell’opera del Creatore che si estende ad ogni essere vivente ed esistente su questa terra, dal più insignificante e minuscolo al più mastodontico.

Ma tra tutte e tre le religioni monoteiste del Mediterraneo, una soltanto, per quanto sia radicalizzata nell’istituzione statale rispetto alle altre due, è quella che riesce ad applicare al meglio queste norme ambientale: l’Islam. Il Corano prevede che all’interno delle città vi sia sempre un luogo addetto all’assoluta ed inviolabile tutela dell’ambiente in esso creato e sviluppatosi, con un Imam incaricato della sua cura. Nessun corso d’acqua deve essere in alcun modo deviato, così da consentire alla fauna autoctona di potersi abbeverare senza alcun problema, senza intaccare l’ecosistema in maniera irreversibile. Addirittura, per la città santa della Mecca è stato attuato un piano ambientale che la renda, entro il 2017, la prima città eco-sostenibile al mondo. Tale piano non è soltanto frutto di un insieme di iniziative edili o urbanistiche, bensì si tratta di un piano capillare e ben stratificato che parte direttamente dalla partecipazione di tutti i fedeli e di tutti gli abitanti della città. I pellegrini vengono istruiti ad essere ecologisti, non soltanto dei semplici credenti.

Che magari questa nuova conoscenza di una cultura considerata molto controversa possa anche aprire un nuovo orizzonte che apra il mondo musulmano al resto del globo, in un piano di rispetto e tutela ben avviato e di reale applicazione? Questa è una speranza da accreditare e su cui poter anche investire, fintanto che rimaniamo tutti figli dello stesso pianeta.

venerdì 8 marzo 2019

Il Dalai Lama, 60 anni di esilio

Il capo politico e religioso fu costretto a fuggire nel 1959: “Ma oggi il numero di buddisti sta crescendo sempre più” “Il dialogo con Pechino si è interrotto, ma informalmente ho molti contatti. I parlamenti di tutto il mondo ci sostengono”

Sua Santità Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama del Tibet vive a McLeod Ganj a 2100 metri sul livello del mare, poco sopra Dharamsala, nella regione indiana dell’Himachal Pradesh. La «capitale» della diaspora tibetana dista soltanto 200 chilometri in linea d’aria dal Tibet, anche se ciò che separa il Dalai Lama dalla propria terra non è la catena montuosa più alta del Pianeta - l’Himalaya -, ma 60 anni ininterrotti di esilio. Di questo e altro, il Dalai Lama parla con La Stampa in una mattina di marzo ancora innevata, dopo aver dato udienza, come ogni giorno, a centinaia di fedeli che dalle regioni più remote dell'India, del Tibet e della Cina giungono fin qui per ascoltare parole di conforto, un consiglio, una benedizione.

giovedì 7 marzo 2019

Quaresima, perché il venerdì si digiuna

I quaranta giorni che precedono la Pasqua vengono vissuti dai fedeli come un periodo di preparazione e conversione per prepararsi al meglio alla Pasqua. Il digiuno è una delle pratiche quaresimali più note. Che origine e che significato ha questa scelta?
Risponde il teologo Rinaldo Falsini

L’astinenza, in particolare dalla carne, risale all’Antico Testamento e per alcune circostanze allo stesso mondo pagano, anche se ha avuto ampio sviluppo nel monachesimo cristiano d’Oriente e Occidente. Una severa alimentazione combatteva le tentazioni e la concupiscenza della carne, favorendo l’ascesi e il dominio spirituale del corpo.

Il digiuno con l’astinenza – cioè un pasto al giorno, evitando determinati cibi – è congiunto alla preghiera a Dio e all’elemosina: un trio che, già presente nell’Antico Testamento, contrassegna la pratica penitenziale della Chiesa.

È quanto viene affermato nella nota pastorale della Conferenza episcopale italiana del 1994, Il senso del digiuno e dell’astinenza. Nella penitenza l’uomo è coinvolto nella sua totalità di corpo e spirito: si converte a Dio e lo supplica per il perdono dei peccati, lodando e rendendo grazie; non disprezza il corpo, lo modera, e rinvigorisce lo spirito, non si chiude in sé stesso ma vive la solidarietà che lo lega agli altri uomini.

Ma perché queste tre espressioni rientrino nella prassi penitenziale della Chiesa devono avere un’anima autenticamente religiosa, anzi cristiana. È quanto si propone la citata nota pastorale, in applicazione di una delibera del 1985, sollecitando una convinta ripresa della prassi penitenziale tra i fedeli. Il digiuno dei cristiani trova il modello e il significato originale in Gesù.

Il Signore non impone una pratica di digiuno, ma ne ricorda la necessità contro il maligno e nella sua vita ne indica lo stile e l’obiettivo. Quaranta giorni di digiuno precedono le tentazioni nel deserto, che superò con la ferma adesione alla parola di Dio: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4).

venerdì 1 marzo 2019

L'elemosina, tra dono e giustizia. Cristianesimo e Islam.



Incontro a Vicenza venerdì 1 marzo 2019

Introduzione di Dairio Dalla Costa e Luca
Nel vangelo si parla di una donna che versó tutto quanto aveva per vivere. La carità di questa donna é totale in quanto si priva di ciò che é necessario. La carità é onnicomprensiva.
Lo sguardo di Gesù é l'altra fonte della carità: lo sguardo sulle persone. Gesù fa caso alla vedova, sostiene lo sguardo del povero visto come un fratello, riconoscendo le ricchezze di ciascuno.
"Viviamo tempi in cui sembra svanita in molte persone la pietà. La povertà sembra una malattia", Ilvo Diamanti.