La mostra fotografica racconta un’esperienza straordinaria di fede, di sofferenza ma anche di grande gioia che ha portato Francisco Sancho ad essere “il pellegrino dei record”, realizzando un sogno che coltivava da anni. Partito l’8 settembre del 2015, in compagnia del suo “fedele” zaino e “con il cuore colmo di fede”, Francisco Sancho ha iniziato il percorso da Czestochowa (Polonia) con il sogno di unire tre fra più importanti luoghi di pellegrinaggio del Medioevo, ovvero Roma, Santiago de Compostela e Trondheim in Norvegia. Ha camminato per 13 Mila Km, riuscendo a collegare 35 vecchie vie di Fede, visitando più di 400 mete di pellegrinaggio e consumando 5 paia di scarpe.
“Da Czestochowa a Roma, da Roma a Santiago, da Santiago a Frederickshavn, e da Frederickshavn a Vicenza. Così ho unito i più importanti luoghi di pellegrinaggio europei del Medioevo” è quanto dichiara Francisco Sancho. “L’altro cammino che ora intendo percorrere è un cammino di pura condivisione, portando i miei scatti più significativi in questa mostra itinerante, al solo scopo di trasmettere, o di cercare di farlo, tutto quello che di buono questa profonda esperienza mi ha portato in dono – prosegue Sancho -. Se anche un solo visitatore, dopo aver trascorso un po’ di tempo a curiosare fra le mie emozioni, sentirà nascere il desiderio di mettersi a sua volta in cammino, in cuor mio potrò dire di aver messo il seme che potrà sbocciare in ognuno, percorrendo piccoli o più importanti pellegrinaggi, con letizia e semplicità di cuore” – conclude Sancho.
sabato 29 dicembre 2018
52^ Giornata Mondiale per la pace - 1 gennaio 2019
Papa Francesco invita ad una riflessione sul compito della politica di servire la pace e cita le “beatitudini del politico”, proposte dal Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận:
Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo.
Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità.
Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.
Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente.
Beato il politico che realizza l’unità.
Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale.
Beato il politico che sa ascoltare.
Beato il politico che non ha paura.
Auguriamo un 2019 di pace a tutti,
Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo.
Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità.
Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.
Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente.
Beato il politico che realizza l’unità.
Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale.
Beato il politico che sa ascoltare.
Beato il politico che non ha paura.
Auguriamo un 2019 di pace a tutti,
mercoledì 26 dicembre 2018
Happy Kwanzaa
La festa è stata introdotta negli Stati Uniti alla fine degli anni ’60 da Maulana Karenga per celebrare e onorare la cultura e l’eredità afro-americana.
Dal 26 dicembre al 1 gennaio si festeggia accendendo una luce del candelabro a sette braccia e l’ultimo giorno ci si scambiano doni e regali.
Non è un’alternativa ad altre usanze religiose – infatti molte comunità afro-americane sono cristiane – si tratta semplicemenete di una valorizzazione delle proprie radici.
Durante questo periodo le case vengono decorate con opere d’arte dai colori forti e brillanti, le donne indossano kaftani e si espone la frutta come simbolo di idealismo africano.
Dal 26 dicembre al 1 gennaio si festeggia accendendo una luce del candelabro a sette braccia e l’ultimo giorno ci si scambiano doni e regali.
Non è un’alternativa ad altre usanze religiose – infatti molte comunità afro-americane sono cristiane – si tratta semplicemenete di una valorizzazione delle proprie radici.
Durante questo periodo le case vengono decorate con opere d’arte dai colori forti e brillanti, le donne indossano kaftani e si espone la frutta come simbolo di idealismo africano.
martedì 25 dicembre 2018
Buon Natale!
Il Natale è per l’uomo
Il Natale, ormai, è una festa non solo riservata ai cristiani ma sempre più carica di una valenza antropologica. I valori della quotidianità, del tessuto della vita, le relazioni umane, l’amicizia, l’amore, la fraternità sono ormai legati a questo giorno al punto che anche là dove vi è contrapposizione tra credenti e non credenti, la festa rimane tale per tutti: magari, invece di «Buon Natale! » i non credenti si augurano un più generico «Buone Feste!», ma il clima dell’incontro, della gioia, dell’intimità è da tutti condiviso. Il Natale è un’autentica occasione per riaccendere una speranza che riguarda l’umanità intera; in questo senso tutti noi sappiamo benissimo «cos’è» il Natale.
Eppure ciascuno di noi ne ha un’immagine personalissima, legata ai ricordi d’infanzia e ai tanti Natali vissuti, a volti e parole di persone amate, a consuetudini che ha voluto conservare o ricreare, e ciascuno cerca di viverlo ogni anno secondo quell’immagine.
Il Natale, ormai, è una festa non solo riservata ai cristiani ma sempre più carica di una valenza antropologica. I valori della quotidianità, del tessuto della vita, le relazioni umane, l’amicizia, l’amore, la fraternità sono ormai legati a questo giorno al punto che anche là dove vi è contrapposizione tra credenti e non credenti, la festa rimane tale per tutti: magari, invece di «Buon Natale! » i non credenti si augurano un più generico «Buone Feste!», ma il clima dell’incontro, della gioia, dell’intimità è da tutti condiviso. Il Natale è un’autentica occasione per riaccendere una speranza che riguarda l’umanità intera; in questo senso tutti noi sappiamo benissimo «cos’è» il Natale.
Eppure ciascuno di noi ne ha un’immagine personalissima, legata ai ricordi d’infanzia e ai tanti Natali vissuti, a volti e parole di persone amate, a consuetudini che ha voluto conservare o ricreare, e ciascuno cerca di viverlo ogni anno secondo quell’immagine.
lunedì 24 dicembre 2018
L'albero di Natale
di Alessandro D'Avenia
Da "Il Corriere della sera" del 24 dicembre 2018
Tre astronomi hanno scoperto Farout (Moltolontano), il pianeta più distante del nostro sistema solare: 18 miliardi di chilometri. Ci mette più di mille anni a girare attorno al Sole, ma lo fa: nonostante la distanza è gravitazionalmente aggrappato alla nostra Stella.
Tre astronomi hanno scoperto Farout (Moltolontano), il pianeta più distante del nostro sistema solare: 18 miliardi di chilometri. Ci mette più di mille anni a girare attorno al Sole, ma lo fa: nonostante la distanza è gravitazionalmente aggrappato alla nostra Stella.
E noi attorno a cosa ruotiamo, a cosa ci aggrappiamo più o meno consapevolmente? Dove cerchiamo la felicità? Ma esiste poi la felicità? O aveva ragione Leopardi quando inveiva per la morte acerba di Silvia:
«O natura, o natura, perché non rendi poi
quel che prometti allor?
Perché di tanto
inganni i figli tuoi?».
Se siamo nati solo per morire, allora la felicità è una sfiancante e inutile lotta contro la morte. Per questo c'è chi, dopo la dipartita, fa congelare la propria testa dalla Alcor in Arizona, sperando che un giorno si potranno scongelare le cellule senza che decadano e trasferire i «dati cerebrali» su un supporto non deperibile. C'è chi cerca di fermare con la chimica l'inesorabile deteriorarsi del corpo, che però non vuole saperne. C'è chi genera figli, ma poi scopre che ha solo moltiplicato la sua stessa fame di vita. C'è chi vuole vivere nelle opere che realizza, perché possano ampliare l'eco della sua presenza ma: da vivo dura un soffio, da morto chi se ne frega. I tentativi di non morire confermano che, dalle nostre mani, per quanto abili, non escono altro che «patenti di mortalità». Forse la felicità non è allora diventare immortali, ma rinascere.
lunedì 10 dicembre 2018
mercoledì 5 dicembre 2018
domenica 2 dicembre 2018
Il mondo ebraico celebra l'Hanukkah
Il mondo ebraico celebra l'Hanukkah, tradizionale "festa delle luci" che commemora la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme dopo la profanazione compiuta dai greci. La festa quest'anno inizia la sera di domenica 2 dicembre e termina lunedì sera 10 dicembre. Per otto giorni di fila si accende la menorah, candelabro a otto bracci. Tanti giorni, infatti, durò per miracolo la candela nel tempio riconsacrato con olio sufficiente solo per un giorno.
Gli otto giorni di Chanukkà sono un momento di gioia per tutti gli ebrei. I bambini ricevono regali: le dreidl – trottole a quattro facce che recano l'iscrizione "lì è avvenuto un grande prodigio", utilizzate già al tempo di Giuda Maccabeo – e soldi premio per aver studiato la Torah. Fondamentale è poi la carità, in segno di riconoscenza verso Dio per il miracolo del tempio. Ma la festa delle luci invade anche la tavola: si va dal tipico "bombolone" fritto nell'olio d'oliva alle fettine di mele cosparse di zucchero e cannella, passando infine per il riso alle uvette – particolarmente diffuso sulle tavole italiane.
Gli otto giorni di Chanukkà sono un momento di gioia per tutti gli ebrei. I bambini ricevono regali: le dreidl – trottole a quattro facce che recano l'iscrizione "lì è avvenuto un grande prodigio", utilizzate già al tempo di Giuda Maccabeo – e soldi premio per aver studiato la Torah. Fondamentale è poi la carità, in segno di riconoscenza verso Dio per il miracolo del tempio. Ma la festa delle luci invade anche la tavola: si va dal tipico "bombolone" fritto nell'olio d'oliva alle fettine di mele cosparse di zucchero e cannella, passando infine per il riso alle uvette – particolarmente diffuso sulle tavole italiane.
Il Papa accende un cero e prega per la "pace nell'amata Siria"
“Questa fiamma di speranza e tante fiammelle di speranza disperdano le tenebre della guerra! Preghiamo e aiutiamo i cristiani a rimanere in Siria e in Medio Oriente come testimoni di misericordia, di perdono e di riconciliazione. La fiamma della speranza raggiunga anche tutti coloro che subiscono in questi giorni conflitti e tensioni in diverse parti del mondo, vicine e lontane. La preghiera della Chiesa li aiuti a sentire la prossimità del Dio fedele e tocchi ogni coscienza per un impegno sincero a favore della pace. E che Dio, nostro Signore, perdoni coloro che fanno la guerra, coloro che fanno le armi per distruggersi e converta il loro cuore. Preghiamo per la pace nell’amata Siria.”
sabato 1 dicembre 2018
Calendario "Noi, la gente"
Il calendario “We, the people” 2019 è un’edizione speciale che celebra i 50 anni del movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni e propone 13 straordinari ritratti di indigeni realizzati da alcuni dei maggiori fotografi al mondo. Tra loro Timothy Allen, Steve McCurry, Yann Arthus-Bertrand, George Rodger e molti altri.
giovedì 29 novembre 2018
Anello del governatore romano Ponzio Pilato che ha crocifisso Gesù trovato nel sito di Herodion in Cisgiordania
L'anello è stato ritrovato durante uno scavo condotto dal professor Gideon Forster dell'Università ebraica di Gerusalemme 50 anni fa, ma solo ora l'iscrizione è stata decifrata.
Un anello di timbratura di questo tipo è anche un segno distintivo dello stato della cavalleria in epoca romana, a cui apparteneva Pilato. L'anello è abbastanza semplice, quindi i ricercatori credono che sia stato usato dal governatore nel lavoro quotidiano, o appartenuto a uno dei suoi funzionari o qualcuno nella sua corte, che lo avrebbe usato per firmare il suo nome.
Fonte: Haaretz
L'anello era una delle migliaia di oggetti trovati nello scavo. Il famoso nome è stato individuato dopo un'accurata pulizia, quando è stato fotografato con l'uso di una macchina fotografica speciale presso i laboratori dell'Autorità israeliana di antichità. L'iscrizione su quello che apparentemente era un anello per timbri includeva un'immagine di una nave da vino circondata da una scrittura greca tradotta con il nome di "Pilatus".
Il nome Pilatus è stato collegato a quello del governatore romano Ponzio Pilato, menzionato nel Nuovo Testamento come il carnefice di Gesù. Pilato era il quinto dei leader romani in Giuda, e apparentemente il più importante di loro. Ha governato negli anni dal 26 al 36, e alcuni dicono addirittura dal 19. Il nome era raro nell'Israele di quell'epoca, dice il professor Danny Schwartz.
"Non conosco nessun altro Pilatus del periodo e l'anello mostra che era una persona di statura e ricchezza", ha detto Schwartz.
"Non conosco nessun altro Pilatus del periodo e l'anello mostra che era una persona di statura e ricchezza", ha detto Schwartz.
Un anello di timbratura di questo tipo è anche un segno distintivo dello stato della cavalleria in epoca romana, a cui apparteneva Pilato. L'anello è abbastanza semplice, quindi i ricercatori credono che sia stato usato dal governatore nel lavoro quotidiano, o appartenuto a uno dei suoi funzionari o qualcuno nella sua corte, che lo avrebbe usato per firmare il suo nome.
sabato 24 novembre 2018
I Sentilensi e il "missionario" americano
La tribù che sembra aver ucciso l'americano John Allen Chau sulla remota North Sentinel Island nel Golfo del Bengala è uno dei popoli incontattati isolati dal resto del mondo.
I Sentinelesi, così chiamati, sono protetti dalla legge indiana per preservare il loro stile di vita e proteggerli dalle malattie moderne da cui non hanno immunità.
Le leggi che vietano agli estranei di spostarsi entro cinque miglia nautiche dell'isola sono anche lì per proteggere gli stranieri perché la tribù, che ha vissuto sull'isola per decine di migliaia di anni, ha la tradizione di respingere con forza gli estranei.
Il loro numero è diminuito negli ultimi anni, ma i conteggi accurati sono difficili da ottenere perché i Sentinelesi possono essere osservati solo a distanza a causa dei pericoli nell'avvicinarsi alla tribù.
Secondo il censimento dell'India del 2011, si stima che solo 15 Sentinelesi rimangano sull'isola.
Descritto come "probabilmente il popolo più enigmatico del nostro pianeta" dal genetista norvegese Erika Hagelberg, il gruppo più ampio di Andaman Islanders, che comprende diversi gruppi tribali distinti, era in gran parte isolato fino a quando la catena insulare fu trasformata in una colonia penale britannica nel 19 ° secolo.
Fieramente isolazionista
Il primo contatto fu fatto dagli inglesi alla fine del 1800, quando, nonostante i loro tentativi di nascondersi, sei persone della tribù furono catturate e portate nell'isola principale dell'arcipelago delle Andamane. Due adulti catturati morirono di malattia mentre i quattro bambini furono restituiti - forse infettati da malattie che il sistema immunitario degli isolani non era in grado di affrontare.
Fatta eccezione per una breve interazione amichevole nei primi anni '90, hanno ferocemente resistito al contatto con gli estranei, anche dopo il disastro.
Nel 2004, in seguito allo tsunami asiatico che ha devastato la catena delle Andamane, un membro della tribù è stato fotografato su una spiaggia dell'isola, sparando frecce su un elicottero inviato a controllare il loro stato di salute.
Due anni dopo, membri della tribù uccisero due bracconieri che stavano pescando illegalmente nelle acque che circondavano la loro isola di origine, l'isola di North Sentinel, dopo che la loro nave andò a riva, secondo Survival International, un'organizzazione senza scopo di lucro dedicata alla protezione di gruppi tribali incontattati, che chiama la tribù "il più isolato al mondo".
martedì 20 novembre 2018
Festa per la nascita di Muhammad
Stasera si celebra la festa per la nascita del profeta Muhammad.
Anche nella provincia egiziana di Minya, teatro dell'ultima strage di cristiani copti ortodossi, il delirio jihadista non annienta le manifestazioni di prossimità e amicizia che connotano tradizionalmente la convivenza tra egiziani di fede cristiana e islamica. Proprio a Minya, in occasione della festa del Mawlid (la nascita) del Profeta Muhammad, il copto Imad Gerges, proprietario della pasticceria più famosa della città, ha fatto diffondere i canti religiosi che ricordano l'evento della nascita dell'iniziatore dell'islam, e ha onorato la festa dei suoi connazionali musulmani vendendo anche i dolci tipici della festività islamica. La città ha iniziato a celebrare il Mawlid la notte tra lunedì e martedì 20 novembre con manifestazioni e marce procedute da sbandieratori e tamburini, con la presenza degli anziani e dei bambini.
Anche nella scuola delle suore francescane a Beni Suef, la superiora suor Veronica Najee, insieme alla direttrice, suor Nivina Halal e alle loro consorelle, hanno distribuito i dolci in onore degli studenti e dei professori musulmani, coinvolgendo nei festeggiamenti per il Mawlid di Muhammad anche gli studenti cristiani della scuola. (PR)
Anche nella provincia egiziana di Minya, teatro dell'ultima strage di cristiani copti ortodossi, il delirio jihadista non annienta le manifestazioni di prossimità e amicizia che connotano tradizionalmente la convivenza tra egiziani di fede cristiana e islamica. Proprio a Minya, in occasione della festa del Mawlid (la nascita) del Profeta Muhammad, il copto Imad Gerges, proprietario della pasticceria più famosa della città, ha fatto diffondere i canti religiosi che ricordano l'evento della nascita dell'iniziatore dell'islam, e ha onorato la festa dei suoi connazionali musulmani vendendo anche i dolci tipici della festività islamica. La città ha iniziato a celebrare il Mawlid la notte tra lunedì e martedì 20 novembre con manifestazioni e marce procedute da sbandieratori e tamburini, con la presenza degli anziani e dei bambini.
Anche nella scuola delle suore francescane a Beni Suef, la superiora suor Veronica Najee, insieme alla direttrice, suor Nivina Halal e alle loro consorelle, hanno distribuito i dolci in onore degli studenti e dei professori musulmani, coinvolgendo nei festeggiamenti per il Mawlid di Muhammad anche gli studenti cristiani della scuola. (PR)
giovedì 15 novembre 2018
Un presepe di sabbia in Vaticano
Sarà chiamato “Sand Nativity”, il monumentale presepe di circa 700 tonnellate, offerto da Jesolo che ha inviato con i Tir la sabbia originaria delle Dolomiti in piazza San Pietro. Il presepe verrà realizzato da quattro scultori provenienti da diversi Paesi: Richard Varano (Usa), Ilya Filimontsev (Russia), Susanne Ruseler (Olanda), e
Rodovan Ziuny (Repubblica Ceca) e sarà inaugurato il 7 dicembre.
mercoledì 7 novembre 2018
Asia Bibi è stata scarcerata e portata in un luogo segreto
La donna cristiana, prosciolta dall’accusa di blasfemia, era stata riportata nel
penitenziario di Multan.
Asia Bibi, la donna cristiana assolta dall’accusa di blasfemia, ma per la quale i radicali islamici del Pakistan continuano a chiedere l’impiccagione “è uscita dal carcere a Multan”. Dopo la lettura della sentenza d’innocenza, gli estremisti avevano ottenuto dal governo la revisione del verdetto. Per questo la donna era tornata nel penitenziario che per anni fu la sua prigione in attesa della decisione. Da allora i familiari sono nascosti in una località segreta, in attesa di poter riabbracciare – da libera – la madre cristiana.
L’attivista pakistano racconta che i familiari di Asia “erano contentissimi dopo la sentenza dei giudici supremi e non vedevano l’ora di poterla finalmente riaccogliere tra le loro braccia”. La pubblicazione del verdetto da parte dei giudici della Corte suprema, spiega Nadeem, “ha scatenato le proteste dei fondamentalisti in tutto il Paese, che hanno bloccato le strade e imposto una situazione di assenza di legge”. Per porvi rimedio, “sfortunatamente il governo ha stipulato un accordo. Speriamo che Asia possa raggiungere al più presto un luogo sicuro, in cui aver salva la vita”.
Asia Bibi, la donna cristiana assolta dall’accusa di blasfemia, ma per la quale i radicali islamici del Pakistan continuano a chiedere l’impiccagione “è uscita dal carcere a Multan”. Dopo la lettura della sentenza d’innocenza, gli estremisti avevano ottenuto dal governo la revisione del verdetto. Per questo la donna era tornata nel penitenziario che per anni fu la sua prigione in attesa della decisione. Da allora i familiari sono nascosti in una località segreta, in attesa di poter riabbracciare – da libera – la madre cristiana.
L’attivista pakistano racconta che i familiari di Asia “erano contentissimi dopo la sentenza dei giudici supremi e non vedevano l’ora di poterla finalmente riaccogliere tra le loro braccia”. La pubblicazione del verdetto da parte dei giudici della Corte suprema, spiega Nadeem, “ha scatenato le proteste dei fondamentalisti in tutto il Paese, che hanno bloccato le strade e imposto una situazione di assenza di legge”. Per porvi rimedio, “sfortunatamente il governo ha stipulato un accordo. Speriamo che Asia possa raggiungere al più presto un luogo sicuro, in cui aver salva la vita”.
venerdì 2 novembre 2018
Pensiero di Totò sul 2 novembre
Ogn'anno,il due novembre,c'é l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll'adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn'anno,puntualmente,in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch'io ci vado,e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza.
mercoledì 31 ottobre 2018
Ognissanti
Il mese di novembre si apre con due importanti celebrazioni, momenti per riflettere e ricordare: il primo del mese si festeggiano i Santi, mentre il giorno successivo, il 2 novembre è il momento di ricordare chi non c’è più, una giornata ricca di significati religiosi, che si fondono con antichi riti e credenze popolari.
Il giorno di Ognissanti, festività cristiana e civile, celebra la gloria e l’onore di tutti i Santi canonizzati e non ed è popolarmente considerato l‘onomastico delle persone il cui nome non compare nel calendario cristiano.
Le origini di questa Festa sono lontanissime: le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad esser celebrate già nel IV secolo. Le prime tracce di una celebrazione generale sono attestate ad Antiochia, e fanno riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste. E’ infatti solo dal VII secolo che, a seguito delle richieste provenienti dal mondo monastico irlandese, Papa Gregorio II stabilì la data del 1 novembre per far coincidere la festività con l’antica festa celtica del nuovo anno, il Samhain.
lunedì 29 ottobre 2018
Guatemala: è beato il missionario martire vicentino Tullio Maruzzo
Grande giornata per la Chiesa del Guatemala (ma anche, in Italia, per
la Chiesa di Vicenza), per la beatificazione di padre Tullio Maruzzo,
missionario francescano originario, appunto, della diocesi di Vicenza, e
del laico Luis Obdulio Arroyo Navarro, assassinati il 1° luglio 1981 e
riconosciuti come martiri.
Il rito di beatificazione si è celebrato domenica 28 ottobre 2018 a Morales, nel vicariato apostolico di Izabal, presieduto dal card. Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.
Il vicario apostolico di Izabal, mons. Domingo Buezo Leiva, ha detto con gioia al SIR: “In mezzo ai tanti problemi del nostro Paese, questo è un giorno di festa". Il rito è stato concelebrato da quasi tutti i vescovi guatemaltechi e da altri confratelli dal Salvador, dall’Honduras, da Panama. Presente il vicario generale della diocesi di Vicenza, assieme a una delegazione dalla terra di padre Maruzzo.
Il missionario Tullio Maruzzo, frate minore francescano, naque a Lapio, frazione di Arcugnano, il 23 luglio 1929, col nome di Marcello. “Padre Tullio – afferma il vicario apostolico di Izabal – giunse in Guatemala nel 1960 e si dedicò con tutto se stesso alla missione, accompagnando la gente, fu molto vicino al popolo e in particolare ai poveri. Si attivò per la promozione umana dei campesinos, impegnandosi perché ciascuno potesse avere la sua piccola parte di terra da coltivare. Ma questa sua attività andò contro gli interessi dei grandi proprietari, in anni molto duri e difficili per il Guatemala e di persecuzione contro la Chiesa. Padre Tullio fu accusato di essere un comunista, un guerrigliero. In realtà mai incitò alla violenza, fu uomo di profonda preghiera e apparve da subito chiaro che si fosse trattato di un martirio”.
Padre Tullio, nella sua attività, veniva aiutato da un laico guatemalteco, Luis Obdulio Arroyo Navarro. “Aiutava i sacerdoti della missione nelle loro attività. E per questo ricevette minacce. La sua famiglia voleva che lasciasse quel servizio, ma lui disse che preferiva che, se doveva succedergli qualcosa, ciò accadesse mentre svolgeva un servizio per la Chiesa”. Padre Maruzzo e Luis Arroyo furono assassinati, mentre erano in auto, di ritorno da una visita a una fattoria, dove si erano incontrati dei Cursillos de Cristianidad.
Il rito di beatificazione si è celebrato domenica 28 ottobre 2018 a Morales, nel vicariato apostolico di Izabal, presieduto dal card. Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.
Il vicario apostolico di Izabal, mons. Domingo Buezo Leiva, ha detto con gioia al SIR: “In mezzo ai tanti problemi del nostro Paese, questo è un giorno di festa". Il rito è stato concelebrato da quasi tutti i vescovi guatemaltechi e da altri confratelli dal Salvador, dall’Honduras, da Panama. Presente il vicario generale della diocesi di Vicenza, assieme a una delegazione dalla terra di padre Maruzzo.
Il missionario Tullio Maruzzo, frate minore francescano, naque a Lapio, frazione di Arcugnano, il 23 luglio 1929, col nome di Marcello. “Padre Tullio – afferma il vicario apostolico di Izabal – giunse in Guatemala nel 1960 e si dedicò con tutto se stesso alla missione, accompagnando la gente, fu molto vicino al popolo e in particolare ai poveri. Si attivò per la promozione umana dei campesinos, impegnandosi perché ciascuno potesse avere la sua piccola parte di terra da coltivare. Ma questa sua attività andò contro gli interessi dei grandi proprietari, in anni molto duri e difficili per il Guatemala e di persecuzione contro la Chiesa. Padre Tullio fu accusato di essere un comunista, un guerrigliero. In realtà mai incitò alla violenza, fu uomo di profonda preghiera e apparve da subito chiaro che si fosse trattato di un martirio”.
Padre Tullio, nella sua attività, veniva aiutato da un laico guatemalteco, Luis Obdulio Arroyo Navarro. “Aiutava i sacerdoti della missione nelle loro attività. E per questo ricevette minacce. La sua famiglia voleva che lasciasse quel servizio, ma lui disse che preferiva che, se doveva succedergli qualcosa, ciò accadesse mentre svolgeva un servizio per la Chiesa”. Padre Maruzzo e Luis Arroyo furono assassinati, mentre erano in auto, di ritorno da una visita a una fattoria, dove si erano incontrati dei Cursillos de Cristianidad.
venerdì 26 ottobre 2018
domenica 14 ottobre 2018
7 nuovi santi per la Chiesa
Papà Francesco é arrivato in piazza San Pietro con il pastorale Paolo VI è il cingolo Romero
Il Santo Padre impugnando la croce astile di Paolo VI e indossando le sue vesti liturgiche, con però il cingolo macchiato di sangue di monsignor Oscar Arnulfo Romero macchiato del suo sangue il giorno dell'uccisione, ha fatto ingresso in piazza San Pietro attraversando la Basilica di San Pietro fino a raggiungere il sagrato dove avevano già preso posto i 267 padri sinodali concelebranti e le delegazioni ufficiali tra cui quella italiana guidata da Mattarella e quella spagnola guidata dalla Regina Madre Sofia, ma ci sono anche i presidente di El Salvador, Cile e Panama e il ministro degli esteri francesi.
Papa Paolo VI è stato colui che ha portato a compimento il Concilio Vaticano II e ha guidato la Chiesa negli anni in cui le Brigate Rosse uccidevano Aldo Moro. Per Paolo VI la politica era una tra le più alte forme di carità, se esercitata come servizio al bene comune. Per alcuni è stato un pontefice dai toni dimessi, ma ha compiuto gesti eloquenti come quando nel 1964, dopo pochi mesi di pontificato, annuunciò che avrebbe venduto la tiara e che il ricavato della vendita sarebbe stato donato in beneficenza. Egli sosteneva che «l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri».
Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, non era un uomo che cercava notorietà, ma si trovò al centro di un conflitto civile violentissimo, e scelse di farsi portavoce istituzionale e autorevole dei poveri senza voce che venivano torturati e uccisi per motivi di stato. La sua voce ferma contro la violenza fratricida non prendeva le mosse da motivazioni ideologiche, nè difendeva posizioni di parte, come qualcuno poi volle insinuare. Venne ucciso sull'altare, mentre compiva un appello evangelico alla pace e alla riconciliazione fraterna: “Desidero fare un appello speciale agli uomini dell’esercito e in concreto alla base della Guardia nazionale, della stessa polizia, delle caserme. Fratelli! Siete del nostro stesso popolo! Ammazzate i vostri fratelli campesinos! Davanti all’ordine di ammazzare dato da un uomo, deve prevalere la legge di Dio che dice: “Non ammazzare!”. Nessuno è tenuto ad obbedire ad un ordine che va contro la legge di Dio … vi supplico, vi chiedo, vi ordino, in nome di Dio: cessi la repressione!”.
Sono le sue ultime parole pronunciate in pubblico, prima dell’omelia di quella messa dove con un solo proiettile un sicario lo fa tacere.
Le sue parole però non hanno mai cessato di risuonare nella memoria del suo popolo salvadoregno e oggi in tutto il mondo.
Il Santo Padre impugnando la croce astile di Paolo VI e indossando le sue vesti liturgiche, con però il cingolo macchiato di sangue di monsignor Oscar Arnulfo Romero macchiato del suo sangue il giorno dell'uccisione, ha fatto ingresso in piazza San Pietro attraversando la Basilica di San Pietro fino a raggiungere il sagrato dove avevano già preso posto i 267 padri sinodali concelebranti e le delegazioni ufficiali tra cui quella italiana guidata da Mattarella e quella spagnola guidata dalla Regina Madre Sofia, ma ci sono anche i presidente di El Salvador, Cile e Panama e il ministro degli esteri francesi.
Papa Paolo VI è stato colui che ha portato a compimento il Concilio Vaticano II e ha guidato la Chiesa negli anni in cui le Brigate Rosse uccidevano Aldo Moro. Per Paolo VI la politica era una tra le più alte forme di carità, se esercitata come servizio al bene comune. Per alcuni è stato un pontefice dai toni dimessi, ma ha compiuto gesti eloquenti come quando nel 1964, dopo pochi mesi di pontificato, annuunciò che avrebbe venduto la tiara e che il ricavato della vendita sarebbe stato donato in beneficenza. Egli sosteneva che «l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri».
Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, non era un uomo che cercava notorietà, ma si trovò al centro di un conflitto civile violentissimo, e scelse di farsi portavoce istituzionale e autorevole dei poveri senza voce che venivano torturati e uccisi per motivi di stato. La sua voce ferma contro la violenza fratricida non prendeva le mosse da motivazioni ideologiche, nè difendeva posizioni di parte, come qualcuno poi volle insinuare. Venne ucciso sull'altare, mentre compiva un appello evangelico alla pace e alla riconciliazione fraterna: “Desidero fare un appello speciale agli uomini dell’esercito e in concreto alla base della Guardia nazionale, della stessa polizia, delle caserme. Fratelli! Siete del nostro stesso popolo! Ammazzate i vostri fratelli campesinos! Davanti all’ordine di ammazzare dato da un uomo, deve prevalere la legge di Dio che dice: “Non ammazzare!”. Nessuno è tenuto ad obbedire ad un ordine che va contro la legge di Dio … vi supplico, vi chiedo, vi ordino, in nome di Dio: cessi la repressione!”.
Sono le sue ultime parole pronunciate in pubblico, prima dell’omelia di quella messa dove con un solo proiettile un sicario lo fa tacere.
Le sue parole però non hanno mai cessato di risuonare nella memoria del suo popolo salvadoregno e oggi in tutto il mondo.
domenica 7 ottobre 2018
Rimettiamoci in cammino sulla via della pace
Smettiamo di fare le guerre! Quelle armate che stanno devastando interi paesi e popolazioni, ma anche quelle più subdole che ci vedono continuamente gli uni contro gli altri, nell’economia come nei rapporti interpersonali.
Cerchiamo assieme le soluzioni dei problemi che non sono state trovate e intraprendiamo, sin da ora, nuove iniziative per attuarle.
Investiamo sui giovani, rispettiamoli, prendiamoci cura del loro presente e futuro, attrezziamoli a fare la propria parte, diamogli adeguate opportunità.
Facciamo crescere l’economia della fraternità! Cominciamo dai luoghi in cui viviamo, cercando nuove strade per combattere la povertà e la disoccupazione, costruendo nuovi rapporti sociali, economici e personali centrati sulla cura reciproca.
Scopriamo insieme l’importanza e la bellezza della cura. La cura di noi e non solo dell’io. La cura reciproca. La cura della vita. La cura dei più indifesi. La cura del bene comune. La cura del mondo che condividiamo con gli altri.
domenica 30 settembre 2018
Giornata della Memoria e dell'accoglienza
Il 3 ottobre si celebra la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza. Istituita dalla legge 45/2016 approvata a metà marzo 2016, la Giornata ha lo scopo di ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà.
Una data simbolica, che ricorda il giorno in cui, nel 2013, 368 persone tra bambini, donne e uomini persero la vita in un naufragio a largo di Lampedusa. Dal 3 Ottobre 2013 ad oggi oltre 17.186 migranti e rifugiati sono morti o dispersi nel mar Mediterraneo. Nel 2016 sono state 5.096 le persone che in questo mare hanno perso la vita nel disperato tentativo di trovare salvezza in Europa. Un dato, questo, che fa del 2016 l’anno più letale. Solo nel 2017, risultano morte e disperse nel Mediterraneo 2.655 persone, un costo umano inaccettabile: ogni 50 persone che hanno preso il mare dirette in Europa, una ha perso la vita. Nel 2018, fino ad oggi, sono stimati 1642 morti.
Le persone in fuga da guerre e persecuzioni molto spesso non dispongono di alternative sicure e regolari per raggiungere l’Europa. Solo rendendo disponibili con urgenza tali soluzioni le persone in fuga non saranno costrette a ricorre ai trafficanti rischiando la loro vita. Percorsi concreti comprendono: un aumento delle quote di reinsediamento, l’accesso ai visti per ragioni umanitarie e concessione di visti per motivi di studio e di lavoro per le persone in fuga da guerre e persecuzioni, facilitare i ricongiungimenti familiari e schemi di sponsorizzazioni private.
Con l’istituzione ufficiale della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza si stabilisce una ricorrenza importante in cui promuovere riflessioni e impegni affinché le persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni, possano arrivare in un luogo sicuro senza dover rischiare la vita in viaggi pericolosi.
giovedì 27 settembre 2018
Perseguitati perché cristiani
Agenti in borghese hanno fatto irruzione nelle loro abitazioni mentre stavano festeggiando il Natale.
L'unica colpa di Victor Bet-Tamraz, Amin Afshar-Naderi, Shamiram Issavi e Hadi Asgari è di essere iraniani convertiti alla fede cristiana.
L'accusa ha ottenuto la condanna dei quattro per complessivi 45 anni di carcere: sono accusati di "minacciare la sicurezza nazionale" solo per aver esercitato il loro diritto pacifico alla libertà di religione. Contro questa decisione i quattro hanno fatto ricorso in appello.
I quattro sono accusati di aver organizzato e condotto messe in casa e di aver viaggiato fuori dall’Iran per partecipare a seminari cristiani: prove che hanno fatto scattare il reato di "minaccia alla sicurezza nazionale". Yousef Nadarkhani è in carcere, mentre gli altri tre sono liberi su cauzione. Tutti sono in attesa del verdetto del tribunale d’appello.
In Iran i cristiani sono una delle poche minoranze religiose ad essere riconosciute dalla costituzione. Una protezione che, però, è limitata solo ai cristiani e non a chi si è convertito a questa religione. Solo nell’ultimo anno sono stati presi di mira dozzine di cristiani, per la maggior parte cristiani convertiti.
domenica 23 settembre 2018
A Corinto
L'antica Corinto aveva due porti e in epoca classica Corinto divenne sede dei giochi istmici che si svolgevano ogni due anni in onore di Poseidone e del Dio Palemone con gare ginniche, di lotta e ippiche.
Tra il 49 e il 50 d.C. Corinto divenne la meta dei viaggi dell'Apostolo Paolo che nel predicare il Vangelo entrò in conflitto con il potere ebraico locale che lo accusò e lo fece arrestare dal proconsole Gallio. Egli predicò, secondo la tradizione, dal punto più alto dell'agorà, la Bema.
Vicino ai resti di Corinto c'è una chiesa con una stele dedicata all'inno alla carità scritto in varie lingue.
giovedì 20 settembre 2018
Appello di Amnesty International
Sapevi che per produrre le batterie per cellulari, tablet, computer e altri dispositivi elettronici che usiamo ogni giorno sono sfruttati nelle miniere del Congo circa 40.000 bambini?
Questi bambini lavorano fino a 12 ore al giorno, spesso rinunciando alla scuola, perché le loro famiglie non possono permettersi di pagare le tasse scolastiche.
Lavorano a mani nude e sono costretti a trasportare sacchi anche di 20 e 40 kg, spesso più pesanti di loro.
martedì 18 settembre 2018
Yom Kippur
Yom Kippur festa ebraica
di Spencer Platt
Lo Yom Kippur, è la festività più importante dell’intero calendario ebraico.
Chiamato anche “il giorno dell’espiazione”, è una celebrazione che incomincia al crepuscolo del decimo giorno del mese ebraico di Tishrì, corrispondente al periodo tra settembre e ottobre del nostro calendario. Ha luogo successivamente al Capodanno ebraico, terminando il giorno successivo quando appaiono le prime stelle in cielo.
Solitamente dura dalle 25 alle 26 ore.
Per tutti gli ebrei è un giorno di sacra importanza, nella quale nessuno lavora e dove si è soliti fare penitenza non bevendo e non mangiando per l’intera durata della Yom Kippur. Solo i bambini sotto tredici anni e le ragazzine sotto i dodici anni sono esentati.
di Spencer Platt
Lo Yom Kippur, è la festività più importante dell’intero calendario ebraico.
Chiamato anche “il giorno dell’espiazione”, è una celebrazione che incomincia al crepuscolo del decimo giorno del mese ebraico di Tishrì, corrispondente al periodo tra settembre e ottobre del nostro calendario. Ha luogo successivamente al Capodanno ebraico, terminando il giorno successivo quando appaiono le prime stelle in cielo.
Solitamente dura dalle 25 alle 26 ore.
Per tutti gli ebrei è un giorno di sacra importanza, nella quale nessuno lavora e dove si è soliti fare penitenza non bevendo e non mangiando per l’intera durata della Yom Kippur. Solo i bambini sotto tredici anni e le ragazzine sotto i dodici anni sono esentati.
venerdì 22 giugno 2018
Walking, praying and working together
«Camminare secondo lo Spirito» (Gal 5,16.25).
Papa Francesco, partecipando alla preghiera ecumenica a a Ginevra il 21 giugno ha sottolineato che l’uomo è un essere in cammino. Per tutta la vita è chiamato a mettersi in cammino, in continua uscita da dove si trova: da quando esce dal grembo della madre a quando passa da un’età della vita a un’altra; dal momento in cui lascia la casa dei genitori fino a quando esce da questa esistenza terrena. Il cammino è metafora che rivela il senso della vita umana, di una vita che non basta a sé stessa, ma è sempre in cerca di qualcosa di ulteriore. Il cuore ci invita ad andare, a raggiungere una meta.
Ma camminare è una disciplina, una fatica, servono pazienza quotidiana e allenamento costante. Occorre rinunciare a tante strade per scegliere quella che conduce alla meta e ravvivare la memoria per non smarrirla. Meta e memoria. Camminare richiede l’umiltà di tornare sui propri passi, quando è necessario, e la cura per i compagni di viaggio, perché solo insieme si cammina bene. Camminare, insomma, esige una conversione continua di sé. Per questo tanti vi rinunciano, preferendo la quiete domestica, dove curare comodamente i propri affari senza esporsi ai rischi del viaggio. Ma così ci si aggrappa a sicurezze effimere, che non danno quella pace e quella gioia cui il cuore aspira, e che si trovano solo uscendo da sé stessi.
lunedì 18 giugno 2018
Camminamente
Fino al 15 luglio è visitabile nel Chiostro del Generale la mostra “Camminamente” di Antonio Gregolin. L'esposizione nella Basilica di Sant’Antonio di Padova, luogo simbolo della spiritualità pellegrina, mette in mostra scarpe che parlano di cammini e, attraverso di esse, cammini che raccontano storie. È questa la filosofia che rende simboliche le 50 paia di scarpe esposte, in quella che è la prima mostra in Italia sul mondo dei camminatori e camminatori del mondo.
Niente più del cammino è associato allo spirito francescano. Che si tratti di uomini che camminano per passione, sport o fede, come pure per scappare dalla morte, le scarpe rappresentano simbolicamente il rapporto che abbiamo con le due dimensioni del tempo: quello terreno e quello eterno. Scarpe che hanno percorso lunghi cammini, di pellegrini o testimoni di pace e speranza
“Camminamente” espone a Padova per la prima volta scarpe vissute e consumate dalla fatica degli uomini. Tra queste, nella sezione dedicata alla storia, le scarpette da calcio del 1940 appartenute al regista Ermanno Olmi, accanto a quelle di Emilio Salgari e Marco Paolini, che pur non essendo grandi camminatori, hanno compiuto con la mente viaggi straordinari nella memoria: “Cammina-mente”, appunto.
domenica 17 giugno 2018
Curare: voce del verbo amare
Buona estate!
L'estate è un tempo privilegiato per riscoprire la natura. Vi auguro di potervi sentire responsabili e custodi dei luoghi che visiterete e delle creature che incontrerete.
domenica 27 maggio 2018
Il futuro negli occhi dei Profeti
Venerdì sono stato nel Cortile di Palazzo Barbarano in Contrà Porti ad ascoltare Rosanna Virgili (biblista) che parlava di futuro tra gli eventi proposti dal Festival Biblico.
Una Vicenza piena di gente di tutti i tipi. Un salotto dove ragionare, discutere, confrontarsi.
Sicuramente una bella sensazione e una occasione per incontrare persone.
La biblista che sa leggere il testo sacro con una sensibilità spiccatamente femminile, ha fatto un escursus partendo dalle speranze suscitate dal movimento Futurista del secolo scorso e soffocate in due sanguinose guerre. Forti ideologie contrapposte promettevano il Sole dell'Avvenire, ma che ci hanno portato oggi ad una società vecchia, incapace di fare posto ai giovani.
Ecco allora il ruolo dei profeti: inventare una cosa nuova, con un linguaggio distopico, totalmente aperto ad accogliere il futuro come promessa che supera le nostre attese.
Rosanna ha scelto Ezechiele 33-37 come paradigma e ha citato "La strada" di Cormac McCarthy come parallelo post apocalittico di un possibile processo di trans-umananza.
1. Il profeta è come una sentinella, responsabile del destino del popolo. (Ez 33)
2. Annuncia il dono di un cuore di carne che sostituirà il nostro cuore di pietra. (Ez 36)
3. Il profeta suscita lo spirito per ridare carne alle ossa inaridite. (Ez 37)
Una Vicenza piena di gente di tutti i tipi. Un salotto dove ragionare, discutere, confrontarsi.
Sicuramente una bella sensazione e una occasione per incontrare persone.
La biblista che sa leggere il testo sacro con una sensibilità spiccatamente femminile, ha fatto un escursus partendo dalle speranze suscitate dal movimento Futurista del secolo scorso e soffocate in due sanguinose guerre. Forti ideologie contrapposte promettevano il Sole dell'Avvenire, ma che ci hanno portato oggi ad una società vecchia, incapace di fare posto ai giovani.
Ecco allora il ruolo dei profeti: inventare una cosa nuova, con un linguaggio distopico, totalmente aperto ad accogliere il futuro come promessa che supera le nostre attese.
Rosanna ha scelto Ezechiele 33-37 come paradigma e ha citato "La strada" di Cormac McCarthy come parallelo post apocalittico di un possibile processo di trans-umananza.
1. Il profeta è come una sentinella, responsabile del destino del popolo. (Ez 33)
2. Annuncia il dono di un cuore di carne che sostituirà il nostro cuore di pietra. (Ez 36)
3. Il profeta suscita lo spirito per ridare carne alle ossa inaridite. (Ez 37)
sabato 19 maggio 2018
Giovani e Romea Strata
Venerdì 25 maggio, ore 20.30 in Sala Calendoli del Teatro Civico di Schio, incontro tra i Giovani e Romea Strata per chi vuole effettuare un pellegrinaggio a piedi durante l’estate.
Che cosa'ha di particolare l'esperienza di pellegrinaggio?
1. Movimento: scopri di essere "homo viator", uomo in cammino e fatto per camminare. L'uomo troppo sedentario, "seduto" sulle sue certezze si inaridisce;
2. Catarsi: camminare dà la possibilità a ciascuno di stare un po' con se stessi. Un tempo "a passo d'uomo" sostituisce i ritmi affannosi di ogni giorno e consente anche di mettersi un po'alla prova;
3. Scoperta: tra paesaggio e cultura, tra fede e folklore, il cammino ci schiude bellezze di cui non si sospettava l'esistenza. O più semplicemente ci fa riscoprire la bellezza di cose che viste da dietro uno schermo o al di là di un finestrino non pensavamo valessero la pena di essere considerate;
4. Incontro: con altri pellegrini, con chi ti ospita, con gli abitanti dei luoghi che attraversiamo. Ciascuno con il suo accento e la sua storia da condividere e un pane da spezzare fraternamente come compagni di viaggio.
Che cosa'ha di particolare l'esperienza di pellegrinaggio?
1. Movimento: scopri di essere "homo viator", uomo in cammino e fatto per camminare. L'uomo troppo sedentario, "seduto" sulle sue certezze si inaridisce;
2. Catarsi: camminare dà la possibilità a ciascuno di stare un po' con se stessi. Un tempo "a passo d'uomo" sostituisce i ritmi affannosi di ogni giorno e consente anche di mettersi un po'alla prova;
3. Scoperta: tra paesaggio e cultura, tra fede e folklore, il cammino ci schiude bellezze di cui non si sospettava l'esistenza. O più semplicemente ci fa riscoprire la bellezza di cose che viste da dietro uno schermo o al di là di un finestrino non pensavamo valessero la pena di essere considerate;
4. Incontro: con altri pellegrini, con chi ti ospita, con gli abitanti dei luoghi che attraversiamo. Ciascuno con il suo accento e la sua storia da condividere e un pane da spezzare fraternamente come compagni di viaggio.
Provare per credere...
Buona strada
Buona strada
Shavuot 2018
Shavuot 2018 inizia al tramonto sabato 19 maggio e termina la sera di lunedì 21 maggio.
Shavuot, la festa delle settimane, viene celebrata sette settimane dopo il secondo seder di Pasqua. Sebbene Shavuot abbia avuto origine come una antica festa dei raccolti del grano, la festa è stata identificata dai tempi biblici con la consegna della Torah sul Monte Sinai.
Alcune usanze e pratiche per Shavuot:
- Per commemorare la consegna della Torah al Sinai c'è una tradizione di stare svegli tutta la notte a studiare testi ebraici in quello che viene chiamato un tikkun.
- A Shavuot viene letto il libro di Ruth.
- Tradizionalmente a Shavuot vengono mangiati prodotti caseari (come le cheesecake).
- Per sottolineare l'origine agricola di Shavuot, alcuni decorano la loro casa e le sinagoghe con un tema floreale.
giovedì 17 maggio 2018
Veglia di preghiera per la pace a Gerusalemme, 'madre di tutti'
Mons. Pizzaballa esprime dolore per i violenti scontri di questi giorni, “ennesima esplosione di odio e violenza, che sta insanguinando ancora una volta la Terra Santa”. “Ancora una volta come in una sorta di circolo vizioso, siamo costretti a condannare ogni forma di violenza, ogni uso cinico di vite umane e di violenza sproporzionata. Ancora una volta siamo costretti dalle circostanze a chiedere e gridare per la giustizia e la pace!”.
L’amministratore apostolico invita “tutta la comunità cristiana della diocesi ad unirsi in preghiera per la Terra Santa, per la pace di tutti i suoi abitanti, per la pace di Gerusalemme, per tutte le vittime di questo interminabile conflitto,” e continua: “Dobbiamo pregare di più per la pace e per la nostra conversione, e per quella di tutti”.
mercoledì 16 maggio 2018
Ramadan 2018. Dalla sera di mercoledì 16 maggio
Fino al 14 giugno, i fedeli, dall’alba al tramonto, festeggiano l’annunciazione del Corano a Maometto attraverso preghiere e pratiche di digiuno e astinenza. Quest’anno le istituzione islamiche turche hanno invitato anche a non utilizzare il web
Dopo aver controllato la presenza della luna nuova in cielo, il 15 o al più tardi il 16 maggio inizierà il Ramadan, il periodo dell’anno in cui 1.6 miliardi di musulmani nel mondo festeggiano l’annunciazione del Corano da parte dell’arcangelo Gabriele al profeta Maometto.
Per onorare la ricorrenza, che quest’anno durerà fino al 14 giugno, i fedeli dall’aurora al tramonto praticano la totale astensione da cibi, bevande, fumo e rapporti sessuali. Un sacrificio finalizzato al controllo della propria persona attraverso la purificazione, la solidarietà e il perdono.
Dopo aver controllato la presenza della luna nuova in cielo, il 15 o al più tardi il 16 maggio inizierà il Ramadan, il periodo dell’anno in cui 1.6 miliardi di musulmani nel mondo festeggiano l’annunciazione del Corano da parte dell’arcangelo Gabriele al profeta Maometto.
Per onorare la ricorrenza, che quest’anno durerà fino al 14 giugno, i fedeli dall’aurora al tramonto praticano la totale astensione da cibi, bevande, fumo e rapporti sessuali. Un sacrificio finalizzato al controllo della propria persona attraverso la purificazione, la solidarietà e il perdono.
sabato 28 aprile 2018
Vesak
Visakha Puja viene una volta l'anno, di solito tra maggio e giugno (luna piena di maggio).
E' celebrata in onore della nascita, illuminazione e dipartita di Gautama Buddha.
Il significato del nome si riferisce all'adorazione della luna piena nel sesto mese lunare.
Sabato 26 maggio iniziano le celebrazioni.
mercoledì 25 aprile 2018
Citazione legittima o no?
Oggi ero nei pressi del Clapham North tube station ho visto questo poster gigante. Subito ho pensato alla coincidenza perchè abbiamo appena parlato di Davide e Golia in prima e ora una bevanda energetica ha preso spunto dall'episodio biblico per la propria pubblicità.
La campagna di Gray London colloca la battaglia tra il giovane pastore e il suo avversario in un contesto umoristico su di un poster a olio dipinto a mano.
Si immagina che David si svegli frastornato e che un amico gli ricordi che ha accettato di sosteere un combattimento con Golia. Quando Golia si prende la sua rivincita, il pastorello prende un sorso di energia prima di afferrare una fionda e avventurarsi per conquistare il suo colossale nemico.
Fa riflettere come la pubblicità sia un blob capace di incorporare e annacquare qualsiasi messaggio o icona, di qualsiasi provenienza. Certo la Bibbia offre spunti di forte richiamo molto conosciuti, ma viene da chiedersi se non ci sia un limite a questo utilizzo interessato.
La campagna di Gray London colloca la battaglia tra il giovane pastore e il suo avversario in un contesto umoristico su di un poster a olio dipinto a mano.
Si immagina che David si svegli frastornato e che un amico gli ricordi che ha accettato di sosteere un combattimento con Golia. Quando Golia si prende la sua rivincita, il pastorello prende un sorso di energia prima di afferrare una fionda e avventurarsi per conquistare il suo colossale nemico.
Fa riflettere come la pubblicità sia un blob capace di incorporare e annacquare qualsiasi messaggio o icona, di qualsiasi provenienza. Certo la Bibbia offre spunti di forte richiamo molto conosciuti, ma viene da chiedersi se non ci sia un limite a questo utilizzo interessato.
mercoledì 11 aprile 2018
Buona Pasqua Ortodossa
E grazie a Kristian
Come mai la Pasqua Ortodossa segue di una settimana (o più) quella Cattolica?
Il motivo è piuttosto complicato, ma se siete dei geni matematici potete provare a capirne...
Nel corso dei secoli V-VII si affermò (grazie soprattutto all'opera di
Dionigi il Piccolo) il metodo di compilare delle tavole delle date di
Pasqua, basato sul ciclo diciannovennale di Metone.
In pratica, la data
di Pasqua era il risultato di un algoritmo che combinava il ciclo di
Metone, e quindi il numero d'oro, con il ciclo solare, ottenendo un ciclo di 19 x 28 = 532 anni.
Si è già precisato che l'età della luna è uguale al numero di giorni trascorsi dall'ultimo novilunio.
L'epatta relativa a un determinato anno è l'età della luna al 31 dicembre dell'anno precedente.
L'epatta relativa a un determinato anno è l'età della luna al 31 dicembre dell'anno precedente.
martedì 3 aprile 2018
4 aprile 1968
Cinquant'anni fa veniva assassinato il pastore battista Martin Luther King.
Un esempio di vita luminoso in questo periodo di Pasqua.
Si trovava a Menphis, in Tennessee, in supporto ai lavoratori sanitari afroamericani che organizzarono uno sciopero per protestare contro gli ineguali salari e le condizioni di lavoro che causavano molte morti tra di loro che erano costretti a lavorare tra tempeste e tormente.Il suo volo fu ostacolato a causa di una minaccia di bomba ma egli pronunciò comunque il suo discorso, che sarebbe poi stato il suo ultimo in pubblico, oggi noto come "I've Been to the Mountaintop".
Alla fine del discorso, fece riferimento al pericolo dell'esplosivo:
"Infine arrivai a Menphis. E alcuni cominciarono a minaciare o a parlare delle minacce che circolavano. Che cosa mi accadrà a causa di qualche malato fratello bianco? Bene, non so cosa accadrà ora. Abbiamo davanti dei giorni difficili. Ma non riguarda me adesso, perchè sono stato in cima alla montagna. E non mi importa. Come chiunque vorrei vivere una vita lunga. Una vita lunga è una buona cosa. Ma non sono preoccupato per questo ora. Io devo compiere la volontà di Dio. E lui mi ha concesso di salire la montagna. E io ho guardato al di là. E ho visto la terra promessa.
Forse non ci arriverò insieme a voi. Ma voglio che sappiate stasera che noi, come un popolo, entreremo nella terra promessa. E sono così felice stasera, da non essere preoccupato per niente altro. Non voglio spaventare nessuno. I miei occhi hanno visto la gloria della venuta del Signore!"
giovedì 29 marzo 2018
Pesach 5778 (31 marzo - 7 aprile 2018)
Sabato 31 marzo, una sera di luna piena, si celebra la veglia di Pasqua.
La festa del Passaggio per i cristiani che affonda le sue radici nella tradizione ebraica.
Gesù era a Gerusalemme per mangiare la Pasqua con i suoi discepoli.
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Buona Pasqua a tutti
domenica 18 marzo 2018
Festival Biblico 2018
La quattordicesima edizione del Festival Biblico quest’anno ha come tema IL FUTURO, inteso principalmente nel suo rapporto costitutivo con la nostra esistenza; coinvolgerà le Diocesi di Vicenza, Verona, Padova, Rovigo e Vittorio Veneto, confermando la sua dimensione regionale, e si terrà dal 3 al 27 maggio 2018.
venerdì 2 marzo 2018
Mosè, il Profeta che parlava cn Dio... nella tradizione islamica
Corso di agg.to sull’Islam 2 marzo 2018 introdotto dal prof. Luca Lucatello, IdR.
La figura di Mosè è, senza alcun dubbio, una delle più belle ed affascinanti della Scrittura Sacra. Non per nulla il popolo d’Israele proprio ad essa àncora la sua nascita, il suo sorgere alla luce come popolo che si affida nella libertà a YHWH. Ma è proprio la conclusione della Torà, nell’ultimo capitolo del Deuteronomio, agli ultimi versetti, che ci consente di capire ancora di più la sua importanza. Così sta scritto: “Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che il Signore conosceva faccia a faccia, per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nella terra d’Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutta la sua terra, e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele” (Dt 34,10-12). Come a dire… d’ora in poi tutto il resto sarà commento di questa storia, e soprattutto di questa profezia (e, non a caso, il canone ebraico, a differenza di quello cristiano, è discendente e non ascendente… “parte col botto!” — si potrebbe dire — ossia nel canone ebraico tutto quello che viene dopo la Torà è commento stesso della Torà). Parole grosse quelle del libro di Devarìm… appunto, il “libro delle parole”… parole che suonano come una sorta di epitaffio inciso sulla tomba di Mosè: questo non è un profeta qualsiasi, ma è il più grande di tutti i profeti d’Israele! E di tale grandezza è prova la ferma ed ininterrotta convinzione che, per chiunque appartenga a quel popolo, la salvezza passi attraverso l’osservanza della legge data a Mosè… la Torà di cui egli è mediatore… Profeta, nella storia delle religioni, e in particolare nelle tradizioni monoteiste, è infatti “colui che porta una parola/un messaggio per conto di Dio” (è colui che vive la missione del pro-femì, del parlare a nome di qualcuno… in questo caso l’Altissimo, l’Uno e Unico…). Ma Mosè non si accontenta di parlare a nome di Colui che gli aveva garantito “Non avere paura, Io sarò con te perché Io sono colui che è e che sempre sarà a fianco del Suo popolo (’ehyeh ’ašer ’ehyeh suona in ebraico)… No, lui si mette addirittura a parlare con Dio, come fanno due amici… ed è la Scrittura stessa che, facendoci vedere la luce del suo volto, ce ne spiega il motivo con queste parole: “Quando Mosè scese dal monte Sinai — le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte — non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui” (Es 34,30). Dunque non c’è da stupirsi, data la sua grandezza, che Mosè sia citato nel Libro Sacro dell’Islam in un numero considerevole di ayāt, di versetti (letteralmente di “segni”… un po’ come il numero di segni che Mosè operò davanti al Faraone per mostrare la potenza di Dio!). Sarà compito dell’imam Mohsen Khochtali raccontarci come il Corano ci presenta la figura di questo nabī e rasūl di Allāh, ossia di questo profeta e messaggero dell’Unico Dio…
La figura di Mosè è, senza alcun dubbio, una delle più belle ed affascinanti della Scrittura Sacra. Non per nulla il popolo d’Israele proprio ad essa àncora la sua nascita, il suo sorgere alla luce come popolo che si affida nella libertà a YHWH. Ma è proprio la conclusione della Torà, nell’ultimo capitolo del Deuteronomio, agli ultimi versetti, che ci consente di capire ancora di più la sua importanza. Così sta scritto: “Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che il Signore conosceva faccia a faccia, per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nella terra d’Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutta la sua terra, e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele” (Dt 34,10-12). Come a dire… d’ora in poi tutto il resto sarà commento di questa storia, e soprattutto di questa profezia (e, non a caso, il canone ebraico, a differenza di quello cristiano, è discendente e non ascendente… “parte col botto!” — si potrebbe dire — ossia nel canone ebraico tutto quello che viene dopo la Torà è commento stesso della Torà). Parole grosse quelle del libro di Devarìm… appunto, il “libro delle parole”… parole che suonano come una sorta di epitaffio inciso sulla tomba di Mosè: questo non è un profeta qualsiasi, ma è il più grande di tutti i profeti d’Israele! E di tale grandezza è prova la ferma ed ininterrotta convinzione che, per chiunque appartenga a quel popolo, la salvezza passi attraverso l’osservanza della legge data a Mosè… la Torà di cui egli è mediatore… Profeta, nella storia delle religioni, e in particolare nelle tradizioni monoteiste, è infatti “colui che porta una parola/un messaggio per conto di Dio” (è colui che vive la missione del pro-femì, del parlare a nome di qualcuno… in questo caso l’Altissimo, l’Uno e Unico…). Ma Mosè non si accontenta di parlare a nome di Colui che gli aveva garantito “Non avere paura, Io sarò con te perché Io sono colui che è e che sempre sarà a fianco del Suo popolo (’ehyeh ’ašer ’ehyeh suona in ebraico)… No, lui si mette addirittura a parlare con Dio, come fanno due amici… ed è la Scrittura stessa che, facendoci vedere la luce del suo volto, ce ne spiega il motivo con queste parole: “Quando Mosè scese dal monte Sinai — le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte — non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui” (Es 34,30). Dunque non c’è da stupirsi, data la sua grandezza, che Mosè sia citato nel Libro Sacro dell’Islam in un numero considerevole di ayāt, di versetti (letteralmente di “segni”… un po’ come il numero di segni che Mosè operò davanti al Faraone per mostrare la potenza di Dio!). Sarà compito dell’imam Mohsen Khochtali raccontarci come il Corano ci presenta la figura di questo nabī e rasūl di Allāh, ossia di questo profeta e messaggero dell’Unico Dio…
giovedì 1 marzo 2018
Giotto: la Cappella degli Scrovegni
A Vicenza il capolavoro di Giotto in una mostra aperta gratuitamente al pubblico.
Dal 26 febbraio al 23 marzo presso l’Oratorio del Gonfalone – piazza Duomo – sarà visibile un modellino in scala 1:4 della Cappella degli Scrovegni.
La mostra didattica itinerante, a cura di Roberto Filippetti, è allestita nell’ambito del progetto “Giotto fa scuola” promosso da Regione Veneto, Ufficio Scolastico regionale per il Veneto, Centro Culturale III Millennio con la collaborazione di Ufficio Pastorale per l’Educazione e la Scuola della Diocesi di Vicenza e Museo Diocesano.
La mostra sarà visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì ore 9,30-12,30
Dal 26 febbraio al 23 marzo presso l’Oratorio del Gonfalone – piazza Duomo – sarà visibile un modellino in scala 1:4 della Cappella degli Scrovegni.
La mostra didattica itinerante, a cura di Roberto Filippetti, è allestita nell’ambito del progetto “Giotto fa scuola” promosso da Regione Veneto, Ufficio Scolastico regionale per il Veneto, Centro Culturale III Millennio con la collaborazione di Ufficio Pastorale per l’Educazione e la Scuola della Diocesi di Vicenza e Museo Diocesano.
La mostra sarà visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì ore 9,30-12,30
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