giovedì 11 dicembre 2025

Pietro e il racconto travolgente di Roberto Benigni

C’è qualcosa di unico nel vedere Roberto Benigni parlare in Vaticano: la sua parola, sempre in bilico tra poesia e sorriso, riesce a trasformare anche la teologia in un viaggio di emozioni e immagini. Questa volta, il protagonista non è un personaggio inventato — ma Pietro, l’uomo nel vento.  

Benigni lo racconta come un pescatore della Galilea che parte verso Roma, spinto solo dalla fede in un uomo che ha visto risorgere. Una figura fragile, piena di paure e contraddizioni, ma capace di trasformare la propria debolezza in missione. Il suo non è un eroe senza macchia: è uno che cade, rinnega, eppure ama fino alla croce — rovesciata, per umiltà.  

Il monologo attraversa i secoli: dalle ossa ritrovate da un’archeologa sotto il Vaticano al mare di Tiberiade, fino alle strade di Roma, dove un pugno di cristiani sfidava l’Impero con l’idea inaudita che tutti, uomini e donne, fossero uguali. Proprio questo, ricorda Benigni, faceva paura: la libertà del cuore, il ribaltamento delle gerarchie sociali e morali.  

Nel suo racconto incalzante, Pietro non è una statua ma un compagno di viaggio. È l’uomo che si lascia portare dal vento della fede, che inciampa e si rialza, che guarda Gesù e osa camminare sulle acque. È il simbolo di un’umanità che non si arrende al proprio limite, ma lo trasforma in testimonianza.  

E così, tra Roma e la Palestina, tra le lacrime e le risate, Benigni restituisce alla nostra epoca un Pietro più vivo che mai: non un santo irraggiungibile, ma un uomo che ha avuto il coraggio di credere. 

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