Tra i dieci nuovi santi per la Chiesa, c'è anche Charles de Foucauld, figura complessa che non può essere semplificata per non rischiare di banalizzarla. Ma è vero che la fraternità è centrale nella sua vita e nella sua spiritualità, questo suo desiderio di andare verso l’altro, di farsi l’altro; è una volontà folle, la sua, di divenire fratello. Fratello di tutti". Sintetizza così, l’arcivescovo di Algeri Jean-Paul Vesco, la personalità straordinaria - proprio perché fuori dall’ordinario - di frère Charles, il santo della fraternità, che oggi viene canonizzato a Roma insieme ad altri nove nuovi santi.
"Voleva essere il fratello universale - scrive papa Francesco nella Fratelli Tutti -. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti". Lo sanno bene in Algeria, dove visse nel deserto del Grande Sud, a Beni Abbès, Tamanrasett e all’Assekrem: qui, ancora oggi, resistono alcuni Piccoli Fratelli, uno dei tanti rami della famiglia foucauldiana che sono nati ispirandosi alla sua spiritualità.
"Un uomo assetato di fraternità - lo definisce monsignor Vesco, che è arrivato ieri a Roma con un gruppo di una trentina di persone in rappresentanza della minuscola Chiesa d’Algeria -. Un uomo che bruciava di passione e che ha portato su di sé il Vangelo, continuando a ispirare tanti cristiani non solo là dove ha vissuto, ma in tutto il mondo. E oggi diventa a tutti gli effetti un’icona dalla Chiesa universale".
I tuareg del Sahara, con cui ha vissuto l’ultima parte della sua vita, lo avevano ribattezzato il "marabutto cristiano", riconoscendo in quell’uomo così diverso da loro, di un altro mondo e un’altra fede, un’intensa esperienza di Dio.
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