Da sabato 7 maggio i talebani hanno imposto una nuova restrittiva legge sul codice di abbigliamento femminile.
Non ci stanno, le donne afghane, a tornare ad indossare il velo integrale per uscire di casa, come imposto dai Talebani. Ancora vengono negati i loro diritti, in una discesa che si fa sempre più repentina verso un passato patriarcale e tradizionalista dove il loro unico scopo di vita è l’assistenza agli uomini e la procreazione. Hanno lottato per decenni per affermare la propria esistenza, le loro libertà, e adesso sono pronte a tutto per difenderle. Per questo protestano, da mesi, contro il ritorno dei Talebani al potere, contro le repressive leggi che impongono loro di non lavorare, di non fare sport, di non guidare, viaggiare… studiare! In una parola, di non vivere, ma essere semplici strumenti a servizio di qualcuno. E questo qualcuno, ovviamente, è un uomo: il padre, il marito o chi per loro.
Il Ministero talebano per la prevenzione del vizio e la promozione della virtù, ha reimposto il burqa come obbligatorio in tutti i luoghi pubblici del Paese. Un salto indietro di oltre 20 anni, a quel primo regime in vigore dal 1996 al 2001. Ma secondo il leader supremo dei talebani Hibatullah Akhundzada coprirsi integralmente il volto sarebbe, ancora nel 2022, “tradizionale e rispettoso”.
di Marianna Grazi
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