Layan Abu Gharqoud ha 13 anni e oggi ha voluto festeggiare. «Oggi sono felice, malgrado tutto. Durante la guerra sono rimasta ferita, ma grazie a Dio mi sono ripresa. Oggi sembra quasi un giorno di festa. Ho indossato il mio abito tradizionale palestinese e con le amiche andrò a ballare la dabke, una danza popolare, per festeggiare il giorno in cui la morte finalmente si allontana».
A un livello diverso, Abdullah Shershara, 36 anni, consulente legale e analista politico di Gaza, ha detto che la calma attuale non segna la fine del conflitto. «La guerra non è finita. È entrata soltanto in una fase nuova. Una fase più razionalizzata, ma non per questo meno pericolosa. Netanyahu si è spinto troppo oltre e ha agito contro gli interessi di Israele stesso. Era indispensabile frenarlo. A partire da oggi, possiamo dire che la fase della fame e degli sfollamenti si avvicina alla fine, e stiamo assistendo a un cambiamento della natura del conflitto: si ritornerà alla forma tradizionale dal 1948, al controllo sulle risorse, alla restrizione della sovranità e all’espansione delle colonie».
Centinaia di migliaia di sfollati, sradicati dalle loro case tra il maggio 2025 e adesso, continuano ad aspettare in rifugi precari e in tende da campo che il loro futuro si faccia più chiaro. Dopo mesi di sfollamenti continui, prostrazione e perdite, molti dicono di sperare semplicemente in qualche forma di stabilità, e che la fragile calma di oggi non segni la fine della guerra, ma l’inizio di una pace attesa da tempo.
MAJD AL-ASSAR
CAMPI DI AL-NUSEIRAT E AL-BUREIJ, GAZA
Traduzione di Anna Bissanti
La Stampa
La pace é resa possibile dagli Stati Uniti che hanno posto il veto sei volte alle mozioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che chiedevano un cessate il fuoco immediato ed incondizionato nella Striscia di Gaza dal 2023 al settembre 2025.
L’ultimo veto statunitense è avvenuto nel settembre 2025, bloccando una risoluzione che aveva raccolto il favore di tutti gli altri 14 membri del Consiglio, motivato dal mancato riconoscimento del diritto di Israele a difendersi e dall’assenza di una esplicita condanna di Hamas nel testo.
Gli USA hanno ripetutamente giustificato il veto sostenendo che una richiesta di cessate il fuoco senza condizioni avrebbe legittimato Hamas e non sarebbe stata collegata al rilascio degli ostaggi.
I veti hanno provocato crescenti critiche internazionali, con molti Stati membri e organizzazioni che hanno denunciato il peggioramento della crisi umanitaria a Gaza.
Sintesi:
- Febbraio 2024
Motivazione: Mancato legame con rilascio ostaggi
14 su 15 favorevoli
- Giugno 2024
Motivazione: Non condanna esplicita di Hamas Maggioranza favorevole
- Novembre 2024
Motivazione: Cessate il fuoco non incondizionato
14 su 15 favorevoli
- Giugno 2025
Motivazione: Mancato riconoscimento diritto difesa Israele
Maggioranza favorevole
- Settembre 2025, 2 voite
Motivazione: Mancanza condanna di Hamas
Tutti favorevoli tranne USA
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