Si deve a due proposte di legge – una di Noi moderati e una di Fratelli d’Italia – se oggi il Parlamento ha ripristinato la festa nazionale del 4 ottobre dopo quasi mezzo secolo: dopo il sì della Camera la settimana scorsa, oggi la Commissione Affari Costituzionali del Senato in sede deliberante ha confermato l’approvazione della legge. Non che ci fossero dubbi sul risultato, non solo perché la proposta arrivava dalla maggioranza, ma perché oggettivamente l’attualità di San Francesco non può che richiamare ogni fronte politico e di pensiero alla coerenza di valori che sono condivisi e universali, tanto più urgenti in un’epoca in cui l’umanità ha riscoperto tragicamente il suo volto più barbaro e incivile.
Nel 2026 cadrà l’800esimo anniversario della morte del santo, una data attesa da tempo con fervore creativo e anticipata da numerosi eventi culturali in questi ultimi anni, pubblicazioni, opere letterarie e teatrali, persino musical, che via via hanno ripercorso le tappe più “popolari” della vita di Francesco, dagli 800 anni del primo presepe da lui ideato a Greccio nel 1223, all’incontro nello stesso anno con papa Onorio III che approva definitivamente la sua regola basata sul Vangelo e sull'osservanza della povertà, della castità e dell'obbedienza, alla comparsa delle stigmate nel 1224, alla sua morte avvenuta il 3 ottobre del 1226 (mezz’ora dopo il tramonto in epoca medievale aveva inizio il giorno legale successivo).
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