domenica 12 ottobre 2025

Marcia Perugiassisi per la pace e la fraternità

 

La Marcia PerugiAssisi da 64 anni segna una lunga storia d’impegno per la pace e i diritti umani. Una storia fatta di centinaia di migliaia di donne e uomini di tante generazioni e di ogni età. 

Il titolo di quest'anno è "Immagine all the people", immagina tutte le persone vivere insieme in pace e fraternità. In un mondo devastato dall’individualismo, dall’egoismo e dall’indifferenza che uccide e lascia uccidere, mentre lo scontro di interessi alimenta spietate guerre di ogni genere, mentre guerre sanguinose si accaniscono ferocemente contro bambini, donne, malati e anziani, in un mondo intriso di violenza, pieno di muri e confini, mentre si accelera un’incontrollata corsa al riarmo, di fronte ai segni sempre più marcati della “terza guerra mondiale”, noi vogliamo reagire con “un nuovo sogno di fraternità e amicizia sociale”.

Al mondo dell’inevitabile, della guerra inevitabile, della corsa al riarmo inevitabile, dello scontro inevitabile, della competizione inevitabile, delle disuguaglianze inevitabili, dello sfruttamento inevitabile noi rispondiamo con la fraternità e l’amicizia sociale.

Dal Sito 

E’ una marcia PerugiAssisi “che non si vedeva dal 2001 quando ci fu pochi giorni dopo l’invasione dell’Afghanistan seguita all’attacco alle Torri gemelle” quella di oggi. A dirlo è Flavio Lotti, da sempre organizzatore dell’evento, interpellato dall’ANSA. “E’ un fiume di gente, 14 chilometri ininterrotti da Perugia ad Assisi” ha aggiunto. “Tutti quelli che amano la pace non possono che essere felici di questa partecipazione” ha sottolineato Lotti.


Parolin: «Sia fatta giustizia per tutti i popoli»

“Continuiamo a ritenere che quella dei due Stati per due popoli sia la formula che può aiutare a risolvere i problemi e i rapporti tra ebrei e palestinesi ed è perfettamente in linea con quando noi abbiamo sempre chiesto”: lo ha affermato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, parlando ad Assisi dove ha per presieduto la celebrazione eucaristica in occasione della memoria liturgica di San Carlo Acutis.

sabato 11 ottobre 2025

Papa Leone XIV, appello ai potenti: "Abbiate l'audacia del disarmo"

Leone XIV è tornato a rilanciare il suo appello alla "pace disarmata e disarmante" nell'omelia alla veglia di preghiera che ha guidato in piazza San Pietro. Lo ha fatto citando la richiesta del Vangelo di Giovanni: "Metti via la spada".
"È una parola rivolta ai potenti del mondo", ha spiegato. "Abbiate l'audacia del disarmo!". Ma è anche, ha aggiunto, "una parola rivolta a ciascuno di noi, perché da disarmare è prima di tutto il cuore. Se non c'è pace in noi, non daremo pace".
Riprendendo le parole di Gesù ai discepoli - "I grandi del mondo si costruiscono imperi con il potere e il denaro, ma voi non fate così'" - il Papa ha proposto una conversione dello sguardo: "Guardare il mondo dal basso, con gli occhi di chi soffre, non dall'alto dei potenti".

Le parole di papa Leone 

venerdì 10 ottobre 2025

10 ottobre – Giornata mondiale contro la pena di morte

Oggi, 10 ottobre, il calendario ci ricorda la Giornata mondiale contro la pena di morte, un momento di riflessione e di impegno civile su uno dei temi più controversi e urgenti della nostra epoca.

Quest’anno, il significato di questa ricorrenza è particolarmente drammatico. Gli ultimi dati provenienti dall’Iran mostrano una realtà sconvolgente: nei primi nove mesi del 2025 sono già state eseguite oltre 1.000 condanne a morte, il numero più alto registrato nel Paese negli ultimi quindici anni, superando persino le 972 esecuzioni di tutto il 2024.  
Molte di queste sentenze arrivano al termine di processi gravemente iniqui, dove confessioni estorte con la tortura vengono comunque accettate come prove e gli imputati non hanno accesso a una difesa legale adeguata. Negli ultimi mesi, le autorità iraniane sembrano aver intensificato l’uso della pena capitale non solo come sanzione penale, ma anche come strumento politico per consolidare il potere e reprimere ogni forma di dissenso.

Il fenomeno, però, non riguarda solo l’Iran. Insieme a Arabia Saudita e Iraq, il Paese si conferma tra quelli che più ricorrono a questa pratica. Secondo un recente rapporto globale, nel 2024 sono state registrate almeno 1.518 esecuzioni in 15 Paesi, il dato più alto dal 2015, con un aumento del 32% rispetto all’anno precedente.  
E questo senza contare le migliaia di esecuzioni che si ritiene avvengano ogni anno in Cina, sulle quali il governo mantiene un rigido segreto di Stato.

Eppure, accanto a questa crescita allarmante, esiste anche un segnale di speranza. Alla fine del 2024, 145 Paesi avevano abolito la pena di morte per legge o nella pratica, di cui 113 totalmente. La direzione della storia sembra chiara: la pena capitale sta diventando sempre più inaccettabile agli occhi del mondo intero.

Ma il cammino verso un’abolizione universale richiede ancora impegno quotidiano, azione e consapevolezza. Le voci contrarie alla pena di morte devono farsi più forti, affinché nessuno Stato possa continuare a giustificare una punizione crudele, inumana e degradante come strumento politico o di giustizia.

Oggi, in questa giornata simbolica, l’appello è semplice e diretto: schieriamoci dalla parte dei diritti umani, diciamo NO alla pena di morte. Per chi crede nella giustizia vera, il rispetto della vita è il primo passo verso un mondo più giusto.  

Fonte: Amnesty International 

Maria Corina Machado, premio Nobel per la pace

La vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2025 è María Corina Machado, attivista, ingegnera e leader dell’opposizione venezuelana, nota per il suo coraggioso impegno politico nella lotta non violenta per la democrazia e i diritti umani in Venezuela.

Breve biografia e impegno
María Corina Machado, 56 anni, è una figura centrale nella scena politica venezuelana, dove da anni si batte contro il regime di Nicolás Maduro, promuovendo la difesa delle libertà civili e dei diritti fondamentali. Soprannominata la “signora d’acciaio”, Machado ha guidato numerose iniziative di protesta pacifica e si è distinta per la sua fermezza nel richiedere libere elezioni, trasparenza e rispetto della volontà popolare, anche a costo dell’ineleggibilità politica e di numerose minacce.

Situazione attuale del Venezuela
Il regime di Nicolás Maduro controlla il Paese con metodi autoritari, avendo vinto nel 2024 un terzo mandato presidenziale considerato fraudolento e privo di legittimità da gran parte della comunità internazionale. Le opposizioni restano divise e fortemente represse: oltre 1.600 persone sono attualmente detenute per motivi politici e minor dissenso. La repressione si manifesta con arresti arbitrari, sparizioni forzate, persecuzioni di attivisti e chiusura sistematica degli spazi di partecipazione civile.

Diritti delle minoranze e società civile
Le comunità indigene e altre minoranze sono particolarmente esposte a violenze, abusi e discriminazioni da parte di gruppi armati e forze statali, con episodi di persecuzione che possono configurarsi come crimini contro l’umanità. Leggi restrittive come la “Ley ONG” mettono a rischio la sopravvivenza delle organizzazioni umanitarie e dei difensori dei diritti umani. Attivisti e operatori umanitari, soprattutto chi collabora con organismi internazionali, sono bersaglio privilegiato del governo, con frequenti minacce, arresti e “scomparse” temporanee per intimidirli.
Il caso emblematico di Alberto Trentini, cooperante italiano arrestato nel novembre 2024, testimonia il clima di arbitrio nel sistema giudiziario venezuelano. Trentini è detenuto da oltre trecento giorni, senza un’accusa formale né alcun processo in corso, in condizioni di isolamento con limitatissimi contatti con avvocati, familiari e autorità consolari. La società civile italiana e internazionale ha espresso forte preoccupazione, segnalando la violazione dei diritti fondamentali e promuovendo azioni e petizioni per la sua liberazione.

Postura internazionale e geopolitica
Maduro intensifica le relazioni con Russia, Iran e Cina, cercando di costruire un blocco alternativo all’ordine occidentale e alle pressioni provenienti dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, che mantengono e rafforzano le sanzioni contro funzionari del regime. La politica estera venezuelana si caratterizza per la retorica contro l’“imperialismo”, il sostegno pubblico ad altri regimi autoritari e la denuncia dei meccanismi di ingerenza delle istituzioni internazionali sui diritti umani.

Libertà religiose
Per quanto riguarda le libertà religiose, il Venezuela mantiene formalmente la libertà di culto, ma la libertà reale è limitata dal contesto repressivo e dal controllo statale. Chiese e associazioni religiose spesso subiscono pressioni se espongono posizioni critiche verso il governo o solidarizzano con l’opposizione; il rischio di intromissioni, censura e intimidazioni rimane elevato, in particolare per le realtà che si espongono nella difesa dei diritti umani e della dignità della persona.

giovedì 9 ottobre 2025

"Dilexi te" di Papa Leone XIV: l'amore per i poveri

Il 4 ottobre 2025, giorno della memoria liturgica di San Francesco d’Assisi, Papa Leone XIV ha firmato la sua prima esortazione apostolica, *Dilexi te* ("Ti ho amato" - Apocalisse 3,9), pubblicata ufficialmente il 9 ottobre. Questo testo si focalizza sull’amore verso i poveri, tema centrale della missione della Chiesa, e prende in eredità un progetto cominciato da Papa Francesco negli ultimi mesi della sua vita.

Contenuti principali
L’esortazione si sviluppa in 121 paragrafi suddivisi in cinque capitoli: alcune parole indispensabili; Dio sceglie i poveri; una Chiesa per i poveri; una storia che continua; una sfida permanente. 
Il testo pone l’amore di Cristo verso i poveri come il cuore della fede cristiana, ricordando che Gesù si identifica soprattutto con i più piccoli e i più bisognosi della società. Sono richiamate tematiche come la cura dei malati, la lotta alle schiavitù, la difesa delle donne vittime di violenza, il diritto all’istruzione, l’accompagnamento ai migranti, e l'elemosina vista non come paternalismo ma come giustizia ristabilita.

Papa Leone XIV si rifà molto al magistero di Papa Francesco, ma anche a figure come Sant’Agostino, San Lorenzo e San Francesco d’Assisi, presentando i poveri come una "presenza sacramentale del Signore" da amare e servire. L'esortazione denuncia le radici sociali dei mali, come l’iniquità economica e la falsa meritocrazia, e propone una Chiesa che nasce dal Vangelo e si rinnova nel tempo proprio attraverso la carità concreta verso i poveri.

Continuità e discontinuità con il papato di Papa Francesco
L’esortazione rappresenta un chiaro atto di continuità rispetto al magistero del Papa Francesco, che nel suo pontificato ha posto al centro il principio dell’opzione preferenziale per i poveri, esplorato nell’enciclica *Dilexit nos* sull’amore divino e umano del Cuore di Cristo. Papa Leone XIV ha scelto di riprendere e completare il progetto incompiuto del suo predecessore, scrivendo nel testo che è "felice di farlo mio" e consolidando un forte nesso tra l’amore di Cristo e la chiamata a farsi prossimi ai poveri.

La discontinuità, più che nei contenuti, può essere nel tono e nelle aggiunte di riflessione più teologica, con un richiamo più marcato a figure storiche e una sapiente integrazione della dottrina sociale della Chiesa, senza però allontanarsi dal segno profetico e pratico di Papa Francesco.

Testo completo dell'Esortazione Apostolica "Dilexi Te": https://ewtn.it/2025/10/09/testo-completo-esortazione-apostolica-dilext-te-di-papa-leone-xiv/

mercoledì 8 ottobre 2025

Una tregua per respirare

Tra dolore e incredulità, si fa largo un raggio di ottimismo giovanile. 
Layan Abu Gharqoud ha 13 anni e oggi ha voluto festeggiare. «Oggi sono felice, malgrado tutto. Durante la guerra sono rimasta ferita, ma grazie a Dio mi sono ripresa. Oggi sembra quasi un giorno di festa. Ho indossato il mio abito tradizionale palestinese e con le amiche andrò a ballare la dabke, una danza popolare, per festeggiare il giorno in cui la morte finalmente si allontana».
A un livello diverso, Abdullah Shershara, 36 anni, consulente legale e analista politico di Gaza, ha detto che la calma attuale non segna la fine del conflitto. «La guerra non è finita. È entrata soltanto in una fase nuova. Una fase più razionalizzata, ma non per questo meno pericolosa. Netanyahu si è spinto troppo oltre e ha agito contro gli interessi di Israele stesso. Era indispensabile frenarlo. A partire da oggi, possiamo dire che la fase della fame e degli sfollamenti si avvicina alla fine, e stiamo assistendo a un cambiamento della natura del conflitto: si ritornerà alla forma tradizionale dal 1948, al controllo sulle risorse, alla restrizione della sovranità e all’espansione delle colonie».
Centinaia di migliaia di sfollati, sradicati dalle loro case tra il maggio 2025 e adesso, continuano ad aspettare in rifugi precari e in tende da campo che il loro futuro si faccia più chiaro. Dopo mesi di sfollamenti continui, prostrazione e perdite, molti dicono di sperare semplicemente in qualche forma di stabilità, e che la fragile calma di oggi non segni la fine della guerra, ma l’inizio di una pace attesa da tempo. 
MAJD AL-ASSAR
CAMPI DI AL-NUSEIRAT E AL-BUREIJ, GAZA
Traduzione di Anna Bissanti
La Stampa


La pace é resa possibile dagli Stati Uniti che hanno posto il veto sei volte alle mozioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che chiedevano un cessate il fuoco immediato ed incondizionato nella Striscia di Gaza dal 2023 al settembre 2025. 
L’ultimo veto statunitense è avvenuto nel settembre 2025, bloccando una risoluzione che aveva raccolto il favore di tutti gli altri 14 membri del Consiglio, motivato dal mancato riconoscimento del diritto di Israele a difendersi e dall’assenza di una esplicita condanna di Hamas nel testo.
Gli USA hanno ripetutamente giustificato il veto sostenendo che una richiesta di cessate il fuoco senza condizioni avrebbe legittimato Hamas e non sarebbe stata collegata al rilascio degli ostaggi.
I veti hanno provocato crescenti critiche internazionali, con molti Stati membri e organizzazioni che hanno denunciato il peggioramento della crisi umanitaria a Gaza.

Sintesi:
- Febbraio 2024 
Motivazione: Mancato legame con rilascio ostaggi  
14 su 15 favorevoli
- Giugno 2024
Motivazione: Non condanna esplicita di Hamas Maggioranza favorevole
- Novembre 2024
Motivazione: Cessate il fuoco non incondizionato 
14 su 15 favorevoli
- Giugno 2025  
Motivazione: Mancato riconoscimento diritto difesa Israele
Maggioranza favorevole
- Settembre 2025, 2 voite
Motivazione: Mancanza condanna di Hamas                  
Tutti favorevoli tranne USA

sabato 4 ottobre 2025

Sarà Sarah Mullally il 106° Arcivescovo di Canterbury: la prima volta per una donna

La Chiesa anglicana ha raggiunto un traguardo senza precedenti nella sua lunga storia: per la prima volta una donna è stata eletta arcivescovo di Canterbury. Si tratta di Sarah Elizabeth Mullally, 63 anni, attuale vescova di Londra, che succede a Justin Welby come primate della Chiesa d’Inghilterra e capo simbolico della Comunione anglicana mondiale. L’annuncio ufficiale è del 3 ottobre 2025, e l’insediamento è previsto nella storica Cattedrale di Canterbury a marzo 2026.

L’arcivescovo di Canterbury rappresenta da sempre la massima autorità spirituale della Chiesa anglicana, un ruolo nato nel 597 con il monaco Agostino di Canterbury, inviato da papa Gregorio Magno per fondare la Chiesa in Inghilterra. Storicamente, l’arcivescovo è primus inter pares (primo tra pari) tra i primati anglicani di tutto il mondo, ha importanti funzioni liturgiche nazionali come l’incoronazione dei sovrani britannici, e guida spiritualmente milioni di fedeli in oltre 165 paesi. Dal XVI secolo, con lo Scisma anglicano e l’Atto di Supremazia di Enrico VIII, l’arcivescovo guida una Chiesa nazionale indipendente da Roma, con il sovrano inglese come governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra.

Il percorso verso la presenza femminile nelle alte cariche della Chiesa anglicana ha radici relativamente recenti. Fu solo nel 1994 che la Chiesa anglicana ordinò le prime donne sacerdotesse, mentre nel 2015 Sarah Mullally stessa divenne la prima donna vescovo di Londra, rompendo un altro storica barriera. La sua nomina a arcivescovo di Canterbury segna quindi un momento epocale in cui una leadership tradizionalmente maschile si apre con decisione alla piena inclusione delle donne anche ai livelli più alti.

La carriera di Mullally è inoltre esemplare per la sua vita prima del sacerdozio: è stata un’infermiera oncologica e capo infermiera del governo inglese, ruolo nel quale ha incarnato la sua visione del lavoro sanitario come riflesso dell’amore divino. La sua elezione arriva in un momento delicato per la Chiesa d’Inghilterra, impegnata a superare divisioni interne e scandali, rappresentando una svolta di speranza per un cammino rinnovato.

Questa scelta storica non tocca solo la Chiesa inglese: la Comunione anglicana, con milioni di fedeli nel mondo, osserva con attenzione questa svolta che può aprire la strada a una crescente valorizzazione del ruolo femminile anche in altre realtà cristiane tradizionali.

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venerdì 3 ottobre 2025

Il 4 ottobre, San Francesco, è tornata festa nazionale

E così Francesco d’Assisi, il santo poverello, il giullare di Dio, il mistico, il fondatore dell’Ordine dei Francescani, l’inventore della poesia in lingua italiana, colui che con la scelta della povertà e la provocazione della pace sfidò la Chiesa del suo tempo e sovvertì il mondo, l’antesignano dell’ecologia, una delle figure più venerate della cristianità e più rispettate della laicità, il patrono d’Italia... è tornato a essere celebrato ogni 4 ottobre come festa nazionale, come avveniva fino al 1977, quando la riduzione dell’orario di lavoro per le solennità civili fu rimossa e nel giorno di San Francesco si tornò a scuola e al lavoro. Anni di contestazione e di scelte laiciste, certo, ma soprattutto questione di soldi, perché anche le solennità hanno un costo e persino i giganti della storia, come il santo di Assisi, ne fanno le spese.

Si deve a due proposte di legge – una di Noi moderati e una di Fratelli d’Italia – se oggi il Parlamento ha ripristinato la festa nazionale del 4 ottobre dopo quasi mezzo secolo: dopo il sì della Camera la settimana scorsa, oggi la Commissione Affari Costituzionali del Senato in sede deliberante ha confermato l’approvazione della legge. Non che ci fossero dubbi sul risultato, non solo perché la proposta arrivava dalla maggioranza, ma perché oggettivamente l’attualità di San Francesco non può che richiamare ogni fronte politico e di pensiero alla coerenza di valori che sono condivisi e universali, tanto più urgenti in un’epoca in cui l’umanità ha riscoperto tragicamente il suo volto più barbaro e incivile.

Nel 2026 cadrà l’800esimo anniversario della morte del santo, una data attesa da tempo con fervore creativo e anticipata da numerosi eventi culturali in questi ultimi anni, pubblicazioni, opere letterarie e teatrali, persino musical, che via via hanno ripercorso le tappe più “popolari” della vita di Francesco, dagli 800 anni del primo presepe da lui ideato a Greccio nel 1223, all’incontro nello stesso anno con papa Onorio III che approva definitivamente la sua regola basata sul Vangelo e sull'osservanza della povertà, della castità e dell'obbedienza, alla comparsa delle stigmate nel 1224, alla sua morte avvenuta il 3 ottobre del 1226 (mezz’ora dopo il tramonto in epoca medievale aveva inizio il giorno legale successivo).

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mercoledì 1 ottobre 2025

Il grido della terra non sia moda passeggera, passare a una conversione ecologica

Un’unica famiglia, sotto "lo stesso sole" e "la stessa pioggia". Una chiamata a prendersi cura della casa comune, passando dalle parole ai fatti: a una “conversione ecologica” che dalla raccolta di dati su carta, dai discorsi, ritorni al “cuore”, sede della libertà della persona, e non sia sorda “al grido della terra e dei poveri”. Nel solco del suo predecessore Francesco, a dieci anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, Papa Leone XIV ribadisce l’urgenza di lavorare per la cura della Terra. Lo fa oggi, 1 ottobre, al Centro Mariapoli dei Focolarini di Castel Gandolfo prendendo parte alla cerimonia di apertura della conferenza internazionale Raising Hope on Climate Change organizzata dal Movimento Laudato si’ in collaborazione con il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Caritas Internationalis, CIDSE, UISG, Movimento dei Focolari, Ecclesial Networks Alliance. 
Una due giorni in programma dal 2 al 3 ottobre al quale parteciperanno oltre mille persone, tra le quali leader provenienti dal mondo della fede, dei movimenti, della scienza e della politica.

Il Pontefice ha benedetto un frammento di ghiaccio proveniente dalla Groenlandia, risalente a 20mila anni fa.

Signore della vita, benedici questa acqua: possa risvegliare i nostri cuori, purificare la nostra indifferenza, lenire i nostri dolori e rinnovare la nostra speranza. 

Il blocco proviene dal fiordo Nuup Kangerlua – dove si stava sciogliendo nell’oceano dopo essersi staccato dalla calotta glaciale – ed è stato trasportato a Roma dall'artista Olafur Eliasson con il supporto del geologo Minik Rosing. I due collaborano nell'ambito del progetto Ice Watch che, tra le altre cosa, porta grandi blocchi di ghiaccio in spazi pubblici delle grandi città europee: da Copenaghen a Parigi, passando per Londra, con l’obiettivo di rendere tangibile

Messaggio nel giorno di Yom Kippur

David Adler è un ragazzo ebreo a bordo della Global Sumud Flotilla...
Saluti dalla Global Sumud Flotilla mentre ci avviciniamo definitivamente a Gaza ⛵️
Oggi vi scrivo una lettera molto personale, una lettera su cosa significhi per me essere ebreo e intraprendere una missione che mi porterà nella "Zona Rossa" durante lo Yom Kippur, il giorno più sacro del calendario ebraico.
Non scrivo quasi mai "come ebreo". Condivido la stanchezza di essere costretto a mettere al primo posto i sentimenti ebraici, quando un genocidio è stato commesso in nome dell'"interesse nazionale" sionista e quando gli attivisti sono stati arrestati, torturati e deportati in nome della nostra "sicurezza".
Ma oggi mi sono sentito in dovere di scrivere su quel registro, in quanto uno dei pochi ebrei impegnati in questa missione, che riunisce oltre 500 persone provenienti da più di 40 paesi in tutto il mondo.
Credo che la scelta di questa flottiglia non sia casuale. Al contrario, ritengo sia una benedizione che l'intercettazione si avvicini all'inizio dello Yom Kippur, il nostro giorno annuale di espiazione, che ci invita a riflettere sui nostri peccati e su cosa possiamo fare per ripararli nello spirito del tikkun olam.
Come possiamo espiare ciò che è stato commesso in nostro nome? Come possiamo chiedere perdono per i peccati che si moltiplicano di ora in ora, mentre bombe e proiettili piovono su Gaza? Come potremmo prendere sul serio il nostro mandato di "guarire il mondo" quando lo Stato di Israele è così determinato a distruggerlo?
Se c'è una parte della Torah che ricordo ancora, è questo obbligo che ci impone: "Giustizia, giustizia perseguirai". Come potremmo restare a guardare mentre lo Stato di Israele perverte questo sacro obbligo, sovrintendendo all'olocausto del popolo palestinese?
Mi sono unito a questa flottiglia come qualsiasi altro delegato, per difendere l'umanità, prima che sia troppo tardi. Ma durante lo Yom Kippur, mi viene ricordato che sono qui anche perché la mia eredità ebraica lo richiede.
Da adolescente, mio nonno Jacques Adler (nella foto) si unì alla resistenza parigina contro i nazisti, rischiando la vita per sabotare le loro operazioni, mentre i suoi amici e familiari venivano mandati a morire nei campi di concentramento.
Questa è la tradizione alla quale sono chiamato e la definizione di “giustizia” che sento fedele alla mia identità ebraica, poiché la stessa rabbia genocida che ha preso di mira i miei antenati è ora assunta dalle sue principali vittime.
Yom Kippur è un giorno di digiuno, un modo per manifestare la nostra espiazione in forma fisica. Ma negli ultimi due anni, la popolazione affamata di Gaza non ha avuto altra scelta che rinunciare al pane quotidiano.
Se le forze israeliane ci intercettassero durante lo Yom Kippur, allora vediamo cosa significa la vera espiazione. Non digiunare in tutta comodità mentre si fanno morire di fame i propri vicini. Non pregare in sicurezza mentre si sganciano bombe sulle loro teste. Espiazione significa azione.
Quindi, mentre stasera tramonta il sole e inizia il digiuno, spero che i miei confratelli ebrei si uniscano a me nel ridefinire il loro approccio all'espiazione, insieme alla preghiera silenziosa, e verso un'azione coraggiosa per porre fine a questo orribile genocidio.

G'mar chatima tova.
David Adler