Don Oreste non si limitava a dare l’elemosina, ma andava a cercare chi soffriva per portare una famiglia e una vita nuova, fondando nel 1968 la comunità “Papa Giovanni XXIII”. La sua idea era la “condivisione diretta”: non una solidarietà a distanza, ma vivere insieme, come in una famiglia, bambini, disabili, ragazzi in difficoltà, ex prostitute, anziani soli e tante altre persone spesso dimenticate dalla società.
La sua opera ha contagiato moltissimi giovani e oggi la “Papa Giovanni XXIII” gestisce centinaia di strutture in 40 paesi, accogliendo migliaia di persone con amore concreto. Don Oreste ha sempre ripetuto che «nessuno va lasciato indietro» e ha creduto nella speranza e nella redenzione per tutti, anche per chi aveva sbagliato. La sua vita, fatta di notti passate in strada, preghiera e impegno senza sosta, ha lasciato un’eredità forte e viva in tutto il mondo.
Oggi, per celebrare il centenario, a Rimini si tengono tre giorni di eventi con musica, testimonianze, incontri e giochi per famiglie, un modo per far conoscere ai giovani e a tutti la forza di un uomo che ha capovolto il modo di guardare ai poveri, insegnando che la vera carità è la condivisione della vita.
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