martedì 19 marzo 2024

Don Peppe Diana, dopo trent'anni una vita ancora d'esempio per molti

Era il mattino presto del 19 marzo del 1994. Don Giuseppe Diana, 36 anni, era arrivato prima del solito nella sua parrocchia, la chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, in provincia di Napoli. Era il giorno del suo onomastico e, dopo la Messa delle 7.30, per festeggiarlo, aveva dato appuntamento in un bar a diversi amici per un dolce e un caffè. In chiesa erano già presenti delle donne e alcune suore. Ad aspettarlo c’era anche il suo amico fotografo Agostino di Meo. Putroppo non erano le uniche persone ad attendere don Peppe quel giorno. Sul piazzale antistante alla chiesa, poco prima, da un'auto era sceso un uomo. Nella sacrestia don Peppe si stava preparando a celebrare la Messa, indossando i paramenti sacri. Ma la celebrazione non iniziò mai, perché proprio quell’uomo dopo essere entrato in sacrestia e averlo chiamato per nome, estrasse una pistola e sparò senza pietà quattro colpi. Due in faccia e due al petto del sacerdote. La morte di don Peppe ebbe un’immediata risonanza nazionale. Ai funerali parteciperano migliaia di persone. Don Antonio Riboldi, allora vescovo di Acerra, celebrò le esequie, dicendo: “Il 19 marzo è morto un prete, ma è nato un popolo”.

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