Le persone, le aziende e i paesi più ricchi e potenti stanno distruggendo il mondo con il loro enorme carico di emissioni di CO2, mentre le persone che vivono in povertà continuano a sperimentare sulla propria pelle gli effetti devastanti della crisi climatica.
Così potremmo sintetizzare i risultati dell’ultima analisi condotta dall’ong Oxfam e dallo Stockholm environment institute (Sei), diffuso a ridosso dell’inizio della prossima Cop28 a Dubai. In realtà non c’è bisogno di sintesi, dato che i numeri parlano da soli: nel 2019, l’1 per cento più ricco, in termini di reddito, della popolazione mondiale è stato responsabile di una quota di emissioni di CO2 pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, ossia il 66 per cento della popolazione globale, due terzi dell’umanità. È un livello di disuguaglianza incredibile e mai raggiunto prima.
Questo significa che ogni anno, le emissioni dei super-ricchi annullano gli sforzi equivalenti all’impiego di quasi un milione di turbine eoliche per ridurre le emissioni di CO2. Nel 2030, le emissioni di CO2 dell’1 per cento più ricco saranno addirittura 22 volte superiori rispetto a quanto previsto dall’Accordo di Parigi di contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi.
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