giovedì 22 settembre 2022

Le donne scendono in piazza in Iran

 


Proseguono le proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini, la giovane curda deceduta dopo essere stata arrestata a Teheran dalla polizia religiosa per aver indossato male il velo. Almeno otto persone sono morte finora nelle dimostrazioni iniziate lo scorso fine settimana.
Intanto, le autorità iraniane hanno iniziato a oscurare Internet, bloccando l’accesso a Instagram, una delle poche applicazioni ancora disponibili nel Paese degli ayatollah. Il movimento Anonymous, da parte sua, ha rivendicato, sul proprio account Twitter, un attacco hacker contro i siti di diverse istituzioni in Iran, tra cui quello della Banca centrale e dell’ufficio del governo iraniano.

Migliaia di studenti iraniani si sono riuniti davanti alle principali università del Paese per contestare il governo. Secondo l’emittente televisiva iraniana “Iran International”, con sede a Londra, gli studenti dell’Università Al Zahra, nel quartiere Vanak della capitale Teheran, hanno tenuto una manifestazione scandendo slogan come “Niente velo, niente turbanti, libertà e uguaglianza”. Proteste anche davanti all’Università di Allameh Tabatabai, dove gli studenti hanno urlato “Siamo tutti Mahsa”, e dell’Università di Teheran, la più antica e prestigiosa del Paese, dove i manifestanti hanno scandito “Morte al dittatore”. Molte donne e ragazze si sono tolte il velo, sfidando la polizia religiosa, mentre diversi “hijab” sono stati dati alle fiamme nel corso delle dimostrazioni.

Ellie Geranmayeh, esperta di Iran afferma che “Molte persone, al di là delle differenze politiche e religiose, hanno una convinzione comune: la ‘polizia della moralità’ ha oltrepassato i limiti e l’hijab obbligatorio non dovrebbe essere imposto”. “La lotta contro l’hijab obbligatorio è una caratteristica costante dalla Rivoluzione del 1979.”

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