venerdì 29 ottobre 2021

Ognissanti

La festa che ricorda tutti i Santi ha origini antichissime. È una celebrazione cristiana che, però, mescola elementi sacri e profani. 

Le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad essere celebrate nel IV secolo. La ricorrenza della Chiesa occidentale potrebbe derivare dalla festa romana che celebra l'anniversario della trasformazione del Pantheon in chiesa dedicata alla Vergine e a tutti i martiri, avvenuta il 13 maggio del 609 o 610. In seguito, Papa Gregorio III (731-741) scelse il 1º novembre come data dell'anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie "dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori". Arrivati ai tempi di Carlo Magno, la festa era diffusamente celebrata in novembre. Il 1º novembre venne decretato festa di precetto da parte del re franco Luigi il Pio, nell'835. 

In diversi Paesi, inclusa l’Italia, il giorno di Ognissanti è un giorno festivo, mentre non lo è il giorno della Commemorazione dei defunti (2 novembre). Di conseguenza, molte persone visitano il cimitero nel giorno di Ognissanti. In Austria e Baviera è consuetudine il 1° novembre che i padrini diano ai loro figlioli una pasta lievitata intrecciata (Allerheiligenstriezel). In Portogallo, nel Dia de Todos los Santos, i bambini vanno di porta in porta e ricevono torte, noci, melograni, dolci e caramelle. Il giorno di Ognissanti in Messico coincide con il primo giorno della celebrazione del Giorno dei Morti (Día de Muertos). In Guatemala, nel giorno di Ognissanti si prepara un pasto speciale chiamato "fiambre", fatto di salumi e verdure, da lasciare sulle tombe dei propri cari; è anche consuetudine far volare degli aquiloni come simbolo di unione tra i morti e i vivi.

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venerdì 22 ottobre 2021

LE RELIGIONI PREGANO INSIEME AD ARZIGNANO

 

Il tema ecologico è stato quest’anno fatto proprio dall’annuale incontro di Arzignano “Le religioni
insieme per pregare”, inserito nelle celebrazioni pastorali di Ognissanti. Il motto è “Amiamo Sorella
nostra Terra”. La manifestazione è programmata sul sagrato delle chiesa di Villaggio Giardino sabato
30 ottobre prossimo alle ore 10,00. Vi partecipano i responsabili delle religioni presenti nel vicentino
(musulmani, hindù, sikh, ravidassia, cristiani), insieme con  l’associazione  interconfessionale
Karibuni e gli organismi civili direttamente coinvolti con la terra: Distretto della concia, Acque del
Chiampo, Coldiretti, Vigili del fuoco.
L’iniziativa coinvolge credenti e non credenti, ed è patrocinata dall’Amministrazione comunale. Essa
ha come filo conduttore i quattro elementi primordiali della creazione: aria, acqua, terra e fuoco. Sui
singoli temi sono previsti interventi, preghiere delle varie religioni, canti.
Alla fine i ragazzi presenti consegneranno il cantico di Frate Sole ai rappresentanti delle religioni e
delle imprese; altri consegneranno ai presenti un segno dell’incontro. 

mercoledì 20 ottobre 2021

Vicenza tra le candidate a Capitale della cultura 2024

“La cultura è una bella invenzione”: è il titolo che accompagna il progetto di candidatura di Vicenza, inviato il 18 ottobre e reso pubblico nel sito del Ministero della cultura con l’elenco delle 23 città che partecipano alla selezione.

Il lancio di Vicenza nasce dallo studio dei “Quattro Libri dell’Architettura” di Andrea Palladio, cogliendo il particolare significato che egli attribuiva alla parola “invenzione”, da lui interpretata nel senso di costruzione e di creazione frutto dell’ingegno. Un concetto che richiama idealmente il processo creativo generato dall’ingegno nell’arte come nell’impresa, le due anime dell’identità vicentina, protagoniste nel progetto di candidatura.

“Vicenza capitale italiana della cultura 2024 – spiega il sindaco Francesco Rucco – si presenta come artefice credibile di uno sviluppo basato sulla cultura. Vogliamo dimostrare al Paese e al mondo che la “cultura è una bella invenzione”. La figura di Andrea Palladio, l’architetto che voleva cambiare il mondo, ci guida a riscoprirci come una grande “fabbrica” diffusa sul territorio, dove gli “artefici” si incontrano per reinventare linguaggi e realizzare nuove “invenzioni”. Una Vicenza operosa che, insieme al territorio, accetta come comunità la sfida di rimettersi in cammino insieme, per un progetto di futuro, per tutti e oltre il mandato elettorale”.

lunedì 18 ottobre 2021

Il compleanno del profeta

'Mawlid' è celebrato dai musulmani durante il mese di Rabiulawal, il terzo mese del calendario musulmano.

Conosciuto anche comunemente come 'Milad un Nabi', questo giorno è celebrato come un giorno festivo in molti paesi a maggioranza musulmana in quanto commemora l'anniversario della nascita del fondatore dell'Islam e del proclamatore del Corano.

Gli sciiti osservano l'evento il 17 del mese, mentre i sunniti lo osservano il 12 del mese. Alcuni rami dell'Islam sunnita, come wahhabita e salafita, non celebrano il Mawlid, il che significa che non è una festa in alcuni paesi come l'Arabia Saudita e il Qatar.

Poiché il calendario islamico si basa sui cicli lunari, la data nel calendario gregoriano varia ogni anno. Il calendario islamico è di circa 11 giorni più corto del calendario gregoriano, il che significa che in alcuni anni questa festività ricorrerà due volte.

Tradizioni del compleanno di Maometto

In tutto il mondo islamico, il compleanno di Maometto viene celebrato con conferenze religiose e recitazione di versetti del Corano, nelle moschee decorate con luci per celebrare l'occasione.

I primi resoconti fondamentali per l'osservanza di Mawlid si possono trovare nella Mecca dell'VIII secolo, quando la casa in cui nacque il Profeta Muhammad (PBUH) fu trasformata in un luogo di preghiera da Al-Khayzuran. Al-Khayzuran era la madre di un califfo, Harun-al-Rashid.

Sebbene le celebrazioni pubbliche della nascita di Maometto non avvennero fino a quattro secoli dopo la sua morte. Si dice che il più antico testo di Mawlid sia del XII secolo e molto probabilmente di origine persiana.

domenica 17 ottobre 2021

16 ottobre 1943

Oggi è un giorno di dolore e di memoria a Roma. Il 16 ottobre del 1943 oltre mille ebrei furono strappati alle loro case e condotti nel campo di sterminio di Auschwitz dalle truppe naziste che occupavano Roma con la complicità dei fascisti. Solo 16 dei 1024 deportati tornarono da quel lager dopo la guerra. Può sembrare il ricordo doloroso di un fatto lontano, che poco ha a che fare con la città contemporanea. Ma oggi, con fenomeni sempre più allarmanti di antisemitismo e razzismo, appare ancora più chiaro perché è necessario ricordare. Il razzismo antisemita è un veleno che ancora scorre nelle vene delle nostre città, tant’è che il 90% degli ebrei europei avverte la crescita di questo fenomeno e il 38% ha pensato di emigrare non sentendosi sicuro nella Ue.

Marco Impagliazzo
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In nome di Dio, cambiate un sistema di morte

In un videomessaggio rivolto ai partecipanti al IV incontro mondiale dei movimenti popolari, Francesco lancia un forte appello ai potenti del pianeta a lavorare per un mondo più giusto, solidale e fraterno. Chiede la cancellazione del debito dei Paesi poveri, il bando delle armi, la fine delle aggressioni e delle sanzioni, la liberalizzazione dei brevetti perché tutti abbiano accesso al vaccino. Due le proposte da attuare nell’immediato: il salario minimo e la riduzione della giornata lavorativa

Sognare insieme un mondo migliore dopo la pandemia, cercando di superare le resistenze che impediscono il raggiungimento di “quel buon vivere in armonia con tutta l’umanità e con il creato” che si ottiene solo attraverso libertà, uguaglianza, giustizia e dignità. Cambiare “un sistema di morte” chiedendo, in nome di Dio, a chi detiene il potere politico ed economico, di mutare lo status quo e permettere che ai nostri sogni si infiltri “il sogno di Dio per tutti noi, che siamo suoi figli”.

di Michele Raviart

domenica 10 ottobre 2021

Perugia-Assisi. 60 anni dopo, ancora in Marcia per la pace e la fratellanza

La marcia Perugia-Assisi compie 60 anni. Un impegno di pace – dice il cardinale Bassetti - andato avanti nel tempo, quest’anno centrato sul tema del prendersi cura, del chinarsi sugli altri, per rispondere al grido che si leva da più parti: “Non lasciarmi solo”. I care è l’opposto, come ha detto Papa Francesco, dell’indifferenza e della cultura dello scarto. Don Tonino Bello diceva che la pace è una conquista, un cammino in salita che tutti siamo chiamati a fare assieme. E’ l’I care di don Lorenzo Milani, il “mi sta a cuore”. Come dice il Papa nella Fratelli tutti, incoraggiandoci a diventare testimoni della cultura della cura, per colmare le disuguaglianze. Grazie e, come dicono gli scout, buona strada”.

venerdì 8 ottobre 2021

Nobel per la Pace assegnato a due giornalisti

Il Nobel per la Pace 2021 è stato assegnato a due giornalisti, Maria Ressa e Dmitry Andreyevich Muratov, «per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, alla base della democrazia e di una pace duratura». Ressa (Filippine, 1963) e Muratov (Russia, 1961) sono il simbolo di un giornalismo coraggioso che combatte per dire la verità, in un mondo in cui democrazia e libertà di stampa sono sempre più a rischio.

MARIA RESSA ha utilizzato la sua penna per denunciare abusi di potere, violenza e autoritarismo nel suo Paese, le Filippine. Nel 2012 è stata co-fondatrice di Rappler, un'azienda di comunicazione digitale che si occupa di giornalismo investigativo, concentrandosi in particolare sulla violenta campagna antidroga condotta dal regime di Duterte.

DMITRY ANDREYEVICH MURATOV nel 1993 ha fondato in Russia il giornale indipendente Novaja Gazeta, ancora oggi il più libero del Paese. Novaja Gazeta fa un giornalismo preciso e basato sui fatti, pubblicando articoli critici contro il governo e denunciandone la corruzione, la violenza della polizia, gli arresti illegali e le frodi elettorali. Nel corso degli anni sei giornalisti del giornale sono stati uccisi.

Il mestiere del giornalista è fondamentale per informare il pubblico e gettare le basi per un Paese democratico. La libertà di espressione e di stampa sono un requisito fondamentale per una società democratica, che a sua volta previene conflitti e guerre. 


Ci vuole il coraggio della compassione

Popoli fratelli. Lo diciamo avendo alle spalle il Colosseo. Questo anfiteatro, in un lontano passato, fu luogo di brutali divertimenti di massa: combattimenti tra uomini o tra uomini e bestie. Uno spettacolo fratricida, un gioco mortale fatto con la vita di molti. Ma anche oggi si assiste alla violenza e alla guerra, al fratello che uccide il fratello quasi fosse un gioco guardato a distanza, indifferenti e convinti che mai ci toccherà. Il dolore degli altri non mette fretta. E nemmeno quello dei caduti, dei migranti, dei bambini intrappolati nelle guerre, privati della spensieratezza di un’infanzia di giochi. Ma con la vita dei popoli e dei bambini non si può giocare. Non si può restare indifferenti. Occorre, al contrario, entrare in empatia e riconoscere la comune umanità a cui apparteniamo, con le sue fatiche, le sue lotte e le sue fragilità. Pensare: “Tutto questo mi tocca, sarebbe potuto accadere anche qui, anche a me”. Oggi, nella società globalizzata che spettacolarizza il dolore ma non lo compatisce, abbiamo bisogno di “costruire compassione”. Di sentire l’altro, di fare proprie le sue sofferenze, di riconoscerne il volto. Questo è il vero coraggio, il coraggio della compassione, che fa andare oltre il quieto vivere, oltre il non mi riguarda e il non mi appartiene. Per non lasciare che la vita dei popoli si riduca a un gioco tra potenti. No, la vita dei popoli non è un gioco, è cosa seria e riguarda tutti; non si può lasciare in balia degli interessi di pochi o in preda a passioni settarie e nazionaliste.

martedì 5 ottobre 2021

La preghiera interreligiosa per la pace

«Popoli fratelli, terra futura. Religioni e culture in dialogo» è il titolo del 35° meeting interreligioso di preghiera per la pace che dal 1986 la Comunità di Sant'Egidio organizza per tenere vivo quello "spirito di Assisi" che ha caratterizzato la prima edizione voluto da san Giovanni Paolo II nella città di San Francesco. Dopo l'edizione virtuale del 2020 causa pandemia, l'incontro quest'anno avviene in presenza.

Al meeting parteciperanno, tra gli altri, anche l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il consigliere speciale del segretario generale dell’Onu, Jeffrey Sachs, e la ministra degli Esteri della Tanzania, Liberata Mulamula.
Nella parte conclusiva dell’incontro, nel pomeriggio del 7 ottobre davanti al Colosseo, interverrà anche Papa Francesco, che presenzierà la preghiera ecumenica dei cristiani, prima di unirsi ai leader delle altre religioni mondiali come il grande imam dell’università di Al Azar (Il Cairo), Al Tayyeb, il patriarca ortodosso Bartolomeo I e il presidente della conferenza dei rabbini europei Pinchas Goldschmidt, insieme ad esponenti buddisti e induisti.

domenica 3 ottobre 2021

Ottobre missionario, testimoni e profeti

Il mese di ottobre, nella Chiesa italiana, è particolarmente dedicato alla preparazione e alla celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale che ricorre sempre nella penultima domenica del mese. Ogni anno questo appuntamento vuole alimentare la fraternità universale della Chiesa, ossia la comunione con tutte le Comunità Cristiane sparse nel mondo, oltre all’impegno di solidarietà con le Chiese di più recente formazione, con quelle che vivono nei paesi più poveri e con quelle che soffrono persecuzione.

La pietà contemporanea di Jago

 

Lo scultore italiano JAGO ha svelato dal drappo rosso la sua ultima creazione di marmo il 1 ottobre alla Basilica di Santa Maria in Montesanto a Roma: «Come un figlio si mette al mondo, così un’opera si dà, si restituisce»

Parte del progetto “Una porta verso l’infinito – l’Uomo e l’Assoluto nell’arte”, all’interno del ciclo “Arte e Liturgia”, promosso dal Monsignor Walter Insero, il gruppo scultoreo ricalca l’universale iconografia della Pietà: «L’opera testimonia con forte senso di realtà la sofferenza dilagante del nostro mondo, privilegia l’aspetto umano del dolore nel grumo drammatico dei due corpi inscindibilmente uniti in un tragico destino», afferma la storica dell’arte Maria Teresa Benedetti.

Esso non solo è inteso come trasposizione dell’episodio liturgico, ma come rielaborazione di un momento di raccoglimento e spiritualità, portavoce del valore umano personale e collettivo, quest’ultimo simboleggiato dalla creatura sorretta.

«La foto di un padre che raccoglie la sua creatura da terra: credo che questo sia stato il meccanismo che mi abbia fatto venire in mente che il tema della Pietà potesse essere nuovamente interpretato. Tradurre in pietra quel tipo di momento e sentimento era rilevante, sia per affrontare l’amore paterno che per partecipare ai temi della contemporaneità, anche quelli più terribili come la guerra. Fornire simboli rinnovati è come aggiungere una parola nuova nel vocabolario dell’arte», afferma l'artista nell'intevista di Exibart.

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