L’amore, ne è convinto Vinicio Capossela, è un bestiario che imbestia le ore. Il suo è un universo musicale, un caleidoscopio narrativo, amoroso, orfico. Ci si perde nelle parole, ci si ritrova incastrati nel guazzabuglio delle rappresentazioni «bestiali» e si finisce per comprendere che le canzoni possono essere sempre nuove e sempre antiche.
Antiche lo sono perché traggono ispirazione da un testo del '200, il Bestiario d’amore del poeta Richard de Fornival, composizione che ricalca i bestiari medievali dove animali veri o fantastici rimandano a un simbolo, a un oltre, a una virtù per ritrovare la bontà esistenziale.
«Volevo evocare, attraverso la musica, più che con la canzone, ogni animale che è un enigma, che ha relazione con il sacro».
«Il bestiario d’amore di Richard de Fornival – racconta Capossela – supera i bestiari medievali e li trasforma in un’allegoria dell’amore, che non è oggettivamente misurabile. Il mio bestiario d’amore è un’opera composta da soli quattro brani di ambientazione trobadorica che conclude il viaggio dell’album Ballate per uomini e bestie per affrontare l’ultimo e il più grande dei misteri della natura umana: l’amore, la prima esperienza che rende consapevoli del nostro grado di finitezza. Non si basta più a sé stessi. L’amore appartiene al mondo della verità, più che della realtà».
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