Ad Aleppo, il vescovo Abou Khazen dà vita a un progetto per aiutarli. Scuole chiuse, lezioni interrotte, il diritto all'istruzione negato. Le conseguenze della guerra in Siria segnano i bambini, quelli fuggiti con le famiglie e quelli rimasti chiusi nelle abitazioni per il pericolo dei cecchini e delle bombe.
Restano i traumi e i minori sono maggiormente vittime delle conseguenze che perdurano nel dopoguerra. Ma tra di essi vi è un gruppo ancora più vulnerabile: i bambini «fantasma», bambini nati durante le occupazioni e gli assedi da donne che sono state violentate, figli visti come vergogna. Persone abbandonate che, senza colpa, sono considerate un simbolo degli orrori. «Solo ad Aleppo sono circa duemila. È uno degli esiti di sette anni di guerra – racconta monsignor Georges Abou Khazen, vicario apostolico dei cattolici latini e francescano della Terra Santa –. Ma se fossero anche solo qualche centinaio… Vivono per strada o negli appartamenti semidistrutti». La maggior parte di essi ha un’età compresa fra quattro e sette anni, di loro non si conosce il padre o entrambi i genitori.
Aleppo, città industriale e commerciale della Siria, lacerata al suo interno da uno dei fronti più violenti della guerra, ha vissuto tra il 2012 e il 2016 lo scontro tra forze governative e ribelli. Migliaia di aleppini sono morti e centinaia di migliaia sono fuggiti dai quartieri distrutti.
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