sabato 25 gennaio 2020

Sviluppo sostenibile. Il manifesto di Assisi

«Quando neppure sapevamo che esisteva Davos qui ad Assisi già si tutelava l’ambiente». Così il premier Giuseppe Conte ha spiegato la sua assenza al World Economic Forum e la presenza al Sacro convento per la presentazione del "Manifesto di Assisi".
Conte ha concluso i lavori, ha firmato il Manifesto per un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica, promosso da Symbola e dal Sacro convento, e ha indossato il "Tau verde", simbolo della nuova alleanza per l’ambiente e per l’uomo.
Ad ascoltarlo anche il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, che nel suo intervento ha definito il Manifesto «uno dei grandi segni di speranza. Parla a tutti gli uomini e donne, scuote le coscienze della classe dirigente. Le questioni economiche e ambientali rappresentano il cuore di una nuova questione sociale che va affrontata con sapienza, carità e lungimiranza. Il Manifesto è un punto di partenza, una bussola per costruire un’economia a misura d’uomo. Ci incamminiamo lungo questa strada, non semplice ma piena di speranza».

«Sappiamo di non essere in grado di cambiare il mondo – dice padre Gambetti – . Ma ciascuno di noi sa che può cambiare il suo "piccolo mondo" e offrire un contributo per imprimere una grande svolta al corso della storia, realizzando il sogno di un’economia a misura di un umanesimo fraterno, che rispetta, nutre e custodisce». E di «sogno» parla anche padre Fortunato, aggiungendo che «qui c’è una risposta, non di singoli eroi, ma insieme». Poi una dura accusa. «Se per crescere e sviluppare dobbiamo inquinare, non è sviluppo, non è crescita, è imbarbarimento. Se per arricchirci dobbiamo creare più disuguaglianza, non è arricchimento, è disonestà».

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