Gli immigrati di fede ortodossa dalla Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia e Serbia si stanno preparando al Natale. Il giorno della nascita del bambino Gesù è considerato la principale festività in tutte le religioni cristiane, ma non viene festeggiato allo stesso modo nei Paesi cattolici e ortodossi. A cominciare dalla data. Il mondo cattolico e una parte di quello ortodosso, che hanno accettato la riforma del calendario gregoriano nel 1582, onorano il sacro evento il 25 dicembre. La chiesa di Gerusalemme, la chiesa Ortodossa russa, serba, nonché antiche chiese orientali e quella cattolica orientale, lo fanno sempre il 25 dicembre, ma secondo il calendario Giuliano, che cade il 7 gennaio, proclamato nei tre Paesi ufficialmente festivo.
A differenza dalla chiesa cattolica di Roma, nei paesi ortodossi non esiste il presepe come il simbolo della nascita di Cristo. Addobbare l'albero di Natale è invece una tradizione comune. Prima del grande giorno, i fedeli osservano una quaresima di 40 giorni in cui mangiano solo cibi magri, niente carne, latticini e simili. La vigilia è il giorno del rigore: digiuno fino a mezzanotte e tante preghiere. La canonica cena del Natale ortodosso non è ricca: vengono consumati solo uno o due piatti che ricordano ai commensali il sacro evento. La cena passa in un silenzio solenne, e la festa comincia dopo la messa notturna. A tavola si raduna tutta la famiglia, mentre il giorno di Natale (7 gennaio) vengono gli ospiti. Anticamente, i giovani si riversavano fuori mascherati e, girando per le strade, facevano gli scherzi e chiedevano il cibo e da bere nelle case. Dopo il Natale inizia il periodo di “sviati”, 12 giorni santi in cui si susseguono gli eventi dedicati alla nascita e al battesimo di Cristo.
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