Ho visto "Il ragazzo e l'airone", ultimo lavoro del regista Hayao Miyazaki.
Il regista rappresenta quell’intima e inevitabile fatica di accettare il dolore, metaforizzandola con l’avventura di Mahito nel suo universo interiore, capace di evocare quello che Jung definiva l’inconscio collettivo in psicoanalisi. Dalle statuine delle donne anziane (che proteggono come i lari romani), all’incontro della madre coetanea (che risolve il complesso edipico), dalle funzioni dei quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco sottolineano i passaggi d’azione), all’equilibrio primordiale minato dalla tentazione del potere (il paradiso terrestre e il libero arbitrio). [da ACEC]
Il linguaggio simbolico fatto di immagini e colori è l'elemento che colpisce sempre nei film dello studio Gibli. In questo mi ha ricordato il clima di "Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento". Anche questo è un racconto molto personale e intimo, ma che proprio per questo sa parlare con un linguaggio universale e coinvolgente di un tema importante come la rielaborazione del lutto per la perdita di una persona cara.
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