giovedì 29 agosto 2019

Chiese e arte contemporanea



L'intervento di Dan Flavin alla Chiesa Rossa di Milano

Uno dei grandi maestri dell’Arte Povera, Jannis Kounellis, diceva in maniera ironica: “Sono laico e di chiesa”. Gli capitò spesso di lavorare per committenze religiose, ad esempio a Bergamo, a Milano e Reggio Emilia. Accettava tali prove come delle sfide su cui buttarsi con franchezza, impegno, libertà, fervore. All’ex Oratorio di San Lupo, a Bergamo, chiesa dalle suggestioni teatrali, Kounellis nel 2009 realizzò un’installazione con cappotti, cappelli e scarpe distesi a occupare l’intero pavimento, sotto il quale un tempo venivano sepolti i defunti, all’ombra di una croce contemporanea in ferro incombente sul tutto. Una sorta di rievocazione di un cimitero particolare, di grande potenza comunicativa. Secondo l’artista la religione non deve essere solo spirituale, ma la devi “poter toccare” e la contemporaneità può esercitare un proprio ruolo. Nei tagli di Fontana, diceva, si può anche leggere una metafora delle ferite nel costato di Cristo. Affermava che ogni individuo deve avere il proprio rapporto con la fede e che “c’è un Cristo per ogni artista e un artista per ogni Cristo”.

Tutto questo, il rapporto tra arte contemporanea e chiesa, va di pari passo anche con un altro tema: cosa farne dei migliaia di siti di matrice religiosa che nel tempo hanno perso le loro funzioni e versano nel degrado. La banca dati dei “Beni culturali ecclesiastici in web” ‒beweb.chiesacattolica.it ‒, censimento sistematico del patrimonio storico e artistico, architettonico, archivistico e librario portato avanti dalle diocesi italiane e dagli istituti culturali ecclesiastici sui beni di loro proprietà, ha catalogato più di 65mila edifici di culto in Italia. Tuttavia non sono tutte le chiese del Paese, ma quelle di proprietà di 219 diocesi; sono esclusi gli ordini religiosi, le chiese del Fondo Edifici di Culto, ecc. Si stima un totale effettivo superiore alle 100mila unità. Stima ancora più difficile, quella che mira a valutare la condizione di tutti gli edifici.
In Italia negli ultimi anni sembrano essere state almeno 700/800 le chiese che hanno dovuto ripensare il proprio ruolo. Molti di questi edifici si trovano in borghi abbandonati. Quel che è certo è che l’edificio chiesa è un elemento chiave del paesaggio del Paese, delle infrastrutture e degli spazi pubblici, sia a livello provinciale che, su un diverso livello, nei grandi centri. La Conferenza Episcopale Italiana ci sta dedicando studi, conferenze e ha cercato di dettare delle linee guida. Il mutamento della situazione demografica e sociale e della pratica religiosa, negli ultimi decenni, ha reso eccessivo in alcuni luoghi il numero delle chiese, con la conseguente necessità di una diversa destinazione d’uso. Il Papa ha affermato, in relazione a ciò, che “prestare attenzione alla bellezza e amarla ci aiuta a uscire dal pragmatismo utilitaristico” e ha ricordato “l’importanza del lavoro degli architetti e degli artisti nella riqualificazione e rinascita delle periferie urbane e in genere nella creazione di contesti urbani che salvaguardino la dignità dell’uomo”.


Da Airtribune, 

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