Un asso in chimica e in matematica. Voce da popstar e leader di un gruppo musicale. Versatile negli sport e abile nel suonare la chitarra tanto quanto il basso. Ma soprattutto quotidianamente devoto a quella che chiamava la sua "missione di infiltrato tra i giovani", chiamato a "parlare loro di Dio". Si terrà il 24 aprile 2017 la sessione conclusiva della fase diocesana del processo di beatificazione di Matteo Farina, nato ad Avellino e cresciuto a Brindisi.
I sostenitori del ragazzo morto a 19 anni dopo avere subito tre interventi per rimuovere un tumore cerebrale hanno fondato un'associazione e animano le pagine social in suo nome. Un quasi santo 2.0 che può contare su un profilo Instagram (matteofarina19), una pagina Facebook e un hashtag ufficiale #matteodonodidio. Chi lo ha conosciuto parla di un ragazzo fuori dal comune non soltanto per la pagella da dieci e lode in tutte le materie, nessuna esclusa. Ma per una intima serenità nell'affrontare la malattia sostenuta da una fede altrettanto profonda di cui ha lasciato prova scritta nei suoi diari.
Quelle pagine sono fra i documenti alla base della documentazione al vaglio del tribunale ecclesiastico, al pari delle testimonianze di chi ha conosciuto Matteo. Fra questi il dirigente scolastico dell'Itis Majorana, Salvatore Giuliano, la scuola diventata famosa per il 'Book in progress' e un processo di digitalizzazione all'avanguardia su scala nazionale. Se il processo di canonizzazione si concluderà positivamente, Matteo sarà il primo beato del Salento.
Articolo di Sonia Gioia
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