L'8 febbraio 2017 ricorre il 70° anniversario della morte di madre Bakhita, una santa tanto cara a Schio dove la comunità canossiana e quella cittadina si apprestano, dal 5 all’8 febbraio, a ricordare la “Santa Moretta”. Era arrivata a Schio nel 1902 e lì rimase fino alla sua morte, nel 1947. Da allora si è mantenuta e accresciuta quella continuità di devozione che negli anni questa figura aveva aggregato a sé. 70 anni non sono pochi e dopo questo intervallo di tempo la sua memoria è ancora molto viva.
Una presenza in città che parla di incontri con un continente che a quel tempo pareva così sconosciuto e lontano, ma che anche oggi facciamo fatica a riconoscere e capire.
Bakhita è stata un’immigrata molto prima che si cominciasse a parlare di immigrati e soprattutto ad associare questa categoria di persone ai problemi e alla paura che generano diffidenza e discriminazione. Ma in tempi meno sospetti dei nostri, Madre Bakhita seppe non solo integrarsi e amare il luogo in cui era arrivata, ma anche guadagnarsi un posto nel cuore di chi aveva finito per accogliere ed amare quella “Madre Moréta” che veniva dal Sudan, ma parlava solo il dialetto veneto e si rivolgeva a Dio chiamandolo familiarmente “el paròn”.
Non possiamo non ricordare i migranti che cercano qualche prospettiva di futuro presso di noi, e i tanti nostri missionari che cercano di condividere fede e solidarietà in Africa.
Tra questi ricordo l’esperienza di Don Antonio Doppio e Don Giacomo Bravo, i due sacerdoti diocesani vicentini, morti tragicamente proprio nel Sudan in un incidente nel 2003. Don Antonio era allora arciprete del Duomo di Schio e don Giacomo responsabile dell'Ufficio Missionario Diocesano.
Dopo il loro incidente è nata l'iniziativa Schio-Sudan che ha coinvolto molte persone a vari livelli.
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