sabato 31 maggio 2025

Accogliere, proteggere, promuovere e integrare.

Caritas Italiana aderisce con convinzione agli appelli di papa Leone XIV, rilanciati anche dai Vescovi italiani, affinché ovunque si soffre per la guerra tacciano le armi e sia sostenuta ogni iniziativa di dialogo e di pace. A Gaza in particolare si consenta “l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari”, “siano liberati tutti gli ostaggi, si rispetti integralmente il diritto umanitario”.

Caritas Italiana è vicina alle operatrici e agli operatori di Caritas Gerusalemme – così come alle Caritas e a tutte le persone impegnate nelle altre zone di guerra –, di cui sostiene gli sforzi a sostegno della popolazione. Sono segno di speranza nella tragedia.

Rispetto al prossimo appuntamento referendario, Caritas Italiana incoraggia ad approfondirne i temi – il lavoro e la cittadinanza – e a guardare al voto informato come a un’espressione di partecipazione e corresponsabilità.
Raccogliendo l’appello della CEI a “integrare nella pienezza dei loro diritti coloro che condividono i medesimi doveri e valori”, Caritas Italiana – che assieme alle Caritas diocesane ha una lunga esperienza di servizio nei campi dell’accoglienza e dell’integrazione – ricorda che l’ottenimento della cittadinanza in tempi congrui da parte di donne e uomini che contribuiscono con il loro lavoro al benessere dell’intera collettività, corrisponde al riconoscimento della dignità delle persone che, nell’ottica del bene comune, ovvero del bene di tutti e di ciascuno, sono da accogliere, proteggere, promuovere e integrare.

mercoledì 28 maggio 2025

Coventrizzazione

L’ultima immagine da Gaza è una piccola ombra. Una bambina, forse sui sei anni, che tenta di uscire dalla sua scuola bombardata dall’Idf. La inquadra, da lontano, una telecamera: l’operatore stringe su quella figura esile che si muove, nera contro il riverbero delle fiamme. Cammina con difficoltà, come mettendo i piedi sulle macerie. Supera una finestra, poi un’altra, poi non la si vede più. É viva, è morta? Non lo sappiamo, al momento. Forse non ne conosceremo il nome.

Questi nomi, invece, li sappiamo : Yahya, Rakan, Raslan, Gubran, Eve, Revan, Sadin, Luqman e Sidra. Erano nove bambini fra i 12 anni e i sei mesi: fratelli, figli di Alaa al-Najjar, pediatra all'ospedale Nasser di Gaza, e di suo marito, pure medico. Alaa era di turno notturno all’ospedale quando hanno cominciato ad arrivare i corpi di molti bambini carbonizzati. Quasi irriconoscibili.

Siamo entrati in un tempo in cui, sempre più spesso, ci mancano le parole. Doveva essere così, nei giorni della Seconda Guerra mondiale. Che si poteva dire delle città annientate, di Coventry sotto il fuoco tedesco, di Dresda sotto la Feuer Sturm, la tempesta di fuoco, provocata dagli Alleati?

“Coventrizzazione" è diventato una parola del vocabolario, ad indicare l’annullamento di una città. A guardare le foto di ciò che resta di Gaza, sembra si possa dire che Gaza è stata coventrizzata. E quei nove fratellini colti nel sonno, speriamo almeno, o che forse, almeno i più grandi, hanno cercato di fuggire, appartengono a una dimensione che dal ‘45 a pochi anni fa avevamo creduto irripetibile.


giovedì 22 maggio 2025

Intervista al Patriarca ecumenico Bartolomeo I

Il video ci porta in Turchia, tra Istanbul e l’antica Nicea (oggi Iznik), a 1700 anni dal primo Concilio ecumenico della storia cristiana. Attraverso immagini suggestive e un’intervista esclusiva al Patriarca ecumenico Bartolomeo I, la puntata speciale di “Finis Terrae. Storie oltre i confini” esplora l’eredità di quell’evento fondamentale, le sfide del dialogo tra Chiesa cattolica e ortodossa, e il ruolo dell’ecumenismo oggi, in un contesto globale segnato da divisioni e conflitti. Un viaggio tra storia, spiritualità e attualità, alla ricerca delle radici comuni e delle prospettive di unità tra i cristiani.



martedì 20 maggio 2025

Le api e altri impollinatori, come farfalle, pipistrelli e colibrì, sono sempre più minacciati dalle attività umane.

L'impollinazione è, tuttavia, un processo fondamentale per la sopravvivenza dei nostri ecosistemi. Quasi il 90% delle specie di piante selvatiche da fiore del mondo dipende, interamente o almeno in parte, dall'impollinazione animale, insieme a oltre il 75% delle colture alimentari mondiali e al 35% dei terreni agricoli globali. Gli impollinatori non solo contribuiscono direttamente alla sicurezza alimentare, ma sono fondamentali per la conservazione della biodiversità.

Per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza degli impollinatori, sulle minacce a cui vanno incontro e sul loro contributo allo sviluppo sostenibile, l'ONU ha designato il 20 maggio come Giornata mondiale delle api.

Le api hanno anche un profondo significato simbolico nella tradizione cristiana. Fin dai primi secoli del cristianesimo, le api sono state associate a virtù come l’operosità, la cooperazione e la vita comunitaria. Nella loro instancabile attività e nella struttura armoniosa dell’alveare, i Padri della Chiesa vedevano un riflesso dell’ideale di comunità cristiana: un popolo unito, guidato dalla carità e dalla dedizione al bene comune.

Le api, infatti, producono il miele, simbolo della dolcezza della Parola di Dio (come nel Salmo 119: “Quanto sono dolci le tue parole al mio palato! Più del miele alla mia bocca”) e della sapienza divina. Il loro lavoro silenzioso e prezioso richiama quello dei santi, che spesso operano nel nascondimento ma generano frutti abbondanti.

In questo giorno speciale, possiamo lasciarci ispirare dalle api non solo per prenderci cura del creato, ma anche per rinnovare il nostro impegno nella comunità, nella solidarietà vissuta concretamente. Le api ci ricordano che ogni piccolo gesto, se compiuto insieme, può costruire qualcosa di meraviglioso.

domenica 18 maggio 2025

Festival biblico 2025 - Salmi. Libro infinito

Il Libro dei Salmi è un’opera di straordinaria ricchezza nella quale si manifesta in tutta la sua complessità il dialogo costantemente ricercato dagli uomini con sé stessi, con il mondo e con l’infinito. Con i suoi 150 componimenti, frutto di un’elaborazione durata secoli, il Salterio restituisce una pluralità di voci, temi e registri che attraversano il tempo e le culture.

Attraverso incontri, dialoghi, spettacoli e percorsi interdisciplinari, il Festival indaga in questa 21° edizione il valore culturale e simbolico dei Salmi, ponendoli in relazione con le questioni della contemporaneità, invitandoci a essere lettori, ma anche scopritori e interpreti di queste pagine.

Festival Biblico nelle città

Alba 25 aprile – 3 maggio
Rovigo e provincia 4-11 maggio
Conegliano e Chioggia 9-11 maggio
Treviso 14-18 maggio
Catania e Genova 16-18 maggio
Padova e provincia 21-25 maggio
Verona 24 maggio
Vicenza e provincia 18 maggio – 1 giugno

lunedì 12 maggio 2025

Papa Leone: disarmiamo le parole per disarmare la terra

È un profondo trattato di deontologia professionale quello che Leone XIV traccia per gli operatori della comunicazione di tutto il mondo, incontrati stamani, 12 maggio, nell’Aula Paolo VI. Circa tremila volti e voci provienti da ogni parte del globo sorridono e acclamano all'ingresso del Pontefice, accolto da un fragoroso applauso. Il suo è un discorso punteggiato da tanti battimani dei presenti, consapevoli del senso di responsabilità che ciascun giornalista è chiamato a raccogliere per portare avanti “il servizio alla verità” e alla pace. L’impegno delineato dal Pontefice è chiaro: Portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla.

Dire no alla guerra delle parole e delle immagini
Il modo in cui comunichiamo, ribadisce Leone XIV, è di “fondamentale importanza”:
Dobbiamo dire “no” alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra.
Liberare i giornalisti incarcerati e tutelare la libertà di stampa
Di qui, il pensiero del Pontefice va a tutti i giornalisti incarcerati dei quali chiede la liberazione: sono testimoni coraggiosi che difendono “la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere”:
La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa
Narrare la bellezza dell’amore di Cristo
Papa Prevost, poi, si sofferma sui tempi appena trascorsi: dai riti della Settimana Santa alla morte di Papa Francesco “avvenuta per nella luce di Pasqua” fino alle “giornate faticose” del Conclave. In tutti questi avvenimenti, sottolinea il Pontefice, gli operatori della comunicazione sono “riusciti a narrare la bellezza dell’amore di Cristo che ci unisce tutti e ci fa essere un unico popolo, guidato dal Buon Pastore”.
Non cedere mai alla mediocrità, la comunicazione crea cultura
La sfida, allora, in tempi “difficili da percorrere e da raccontare”, è quella di “non cedere mai alla mediocrità”, uscendo “dagli stereotipi e dai luoghi comuni” attraverso i quali si tende a leggere la vita cristiana e della Chiesa.
Oggi, una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla “torre di Babele” in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi. (…) La comunicazione, infatti, non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto.
La sfida dell’intelligenza artificiale
Lo sguardo del Pontefice si volge anche all’intelligenza artificiale, al suo “potenziale immenso” che richiede, tuttavia, “responsabilità e discernimento” affinché sia davvero a beneficio di tutta l’umanità.
Disarmare la comunicazione da odio e pregiudizi
Ripetendo poi l’invito di Papa Francesco, contenuto nel suo ultimo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2025, Leone XIV ribadisce: Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra.

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