sabato 15 giugno 2024

Riflessione sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità

Papa Francesco al G7:
«La Sacra Scrittura attesta che Dio ha donato agli uomini il suo Spirito affinché abbiano “saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro” (Es 35,31)». La scienza e la tecnologia sono dunque prodotti straordinari del potenziale creativo di noi esseri umani.

Ebbene, è proprio dall’utilizzo di questo potenziale creativo che Dio ci ha donato che viene alla luce l’intelligenza artificiale.

Quest’ultima, come è noto, è uno strumento estremamente potente, impiegato in tantissime aree dell’agire umano: dalla medicina al mondo del lavoro, dalla cultura all’ambito della comunicazione, dall’educazione alla politica. Ed è ora lecito ipotizzare che il suo uso influenzerà sempre di più il nostro modo di vivere, le nostre relazioni sociali e nel futuro persino la maniera in cui concepiamo la nostra identità di esseri umani.

 
Nessuno dubita che oggi sono a disposizione magnifici strumenti di accesso alla conoscenza che permettono persino il self-learning e il self-tutoring in una miriade di campi. Molti di noi sono rimasti colpiti dalle applicazioni facilmente disponibili on-line per comporre un testo o produrre un’immagine su qualsiasi tema o soggetto. Particolarmente attratti da questa prospettiva sono gli studenti che, quando devono preparare degli elaborati, ne fanno un uso sproporzionato.

Questi alunni, che spesso sono molto più preparati e abituati all’uso dell’intelligenza artificiale dei loro professori, dimenticano, tuttavia, che la cosiddetta intelligenza artificiale generativa, in senso stretto, non è propriamente “generativa”. Quest’ultima, in verità, cerca nei big data delle informazioni e le confeziona nello stile che le è stato richiesto. Non sviluppa concetti o analisi nuove. Ripete quelle che trova, dando loro una forma accattivante. E più trova ripetuta una nozione o una ipotesi, più la considera legittima e valida. Più che “generativa”, essa è quindi “rafforzativa”, nel senso che riordina i contenuti esistenti, contribuendo a consolidarli, spesso senza controllare se contengano errori o preconcetti.

venerdì 14 giugno 2024

La nascita di un bisonte bianco: profezia dei Lakota

La notizia della nascita di un bufalo bianco nel Parco Nazionale di Yellowstone sta facendo il giro del mondo, suscitando l’interesse degli scienziati e la reazione delle comunità di nativi americani che considerano sacro l’animale. 
"Questa nascita è allo stesso temporale una benedizione e un avvertimento. Dobbiamo fare di più", ha detto il capo Arvol Looking Horse, leader spirituale degli Oyate Lakota, Dakota e Nakota del Sud Dakota, che è anche il 19° custode della Pipa e del Fagotto della Donna Bufalo Bianco, un oggetto sacro per il suo popolo.

Dopo il rigido inverno del 2023, migliaia di bisonti di Yellowstone si sono spinti verso quote più basse e più di 1.500 sono stati uccisi o trasferiti a tribù che reclamano la gestione di un animale con cui i loro antenati hanno vissuto per millenni e che è uno dei simboli del legame con la “Madre Terra”.

La leggenda Lakota narra dell’apparizione della Donna Bufalo Bianco (Ptesáŋwiŋ) che donò loro la ‘čhaŋnúŋpa’, la sacra pipa cerimoniale, che avrebbe aiutato la tribù a superare il periodo di carestia. Quando se ne andò, la giovane donna si trasformò in un vitello di bisonte bianco promettendo che un giorno sarebbe tornata.

martedì 4 giugno 2024

Effetti della rete sulle tribù in Amazzonia

Decine tra bambini e adulti annoiati incollati allo schermo dello smartphone. Una scena che ormai è diventata un cliché per descrivere l’impatto della tecnologia sull’essere umano. A tutte le latitudini, è il caso di dirlo. Quando nove mesi fa i satelliti Starlink di Elon Musk sono riusciti a collegare con il resto del mondo anche la comunità Marubo, tribù dell’Amazzonia che ha fieramente vissuto in isolamento per secoli, tutti o quasi erano contenti. Internet offriva molti vantaggi evidenti, dice ora Tsainama Marubo, 73 anni, una delle anziane del villaggio, «Da questi schermi si apriva un mondo a noi sconosciuto. Come le chat con i propri cari lontani e la possibilità di chiedere aiuto in caso di emergenza. Ma le cose ora sono peggiorate». La donna parla con due cronisti del New York Times che sono partiti per il Brasile e raggiungere le sponde del fiume Ituì. Guarda i suoi compagni di villaggio e scuote le teste: «Sono tutti lì, concentrati sui telefonini. Sono diventati pigri. Non parlano, non lavorano, non si muovono. Sono come imbambolati. Scorrono le immagini, leggono con il traduttore, navigano ore e ore immersi in un coma che spaventa». Come adolescenti indolenti, l’internet veloce è arrivato come un lampo nelle loro vite e ha sconvolto i ritmi della loro società, stravolto le loro abitudini. 
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