«Quino è morto. Tutte le brave persone del Paese e del mondo lo piangeranno» ha twittato il suo editore Daniel Divinsky.
Figlio di immigrati andalusi, era nato a Mendoza il 17 luglio 1932 ed era stato chiamato con quel simpatico nomignolo per distinguerlo dallo zio Joaquin Tejón, pittore e disegnatore pubblicitario. Partito per Buenos Aires, a 30 anni Quino realizza la sua prima mostra e pubblica il primo libro di vignette mute Mundo Quino.
L’anno dopo, il 1963, la svolta della sua carriera: la creazione di Mafalda, la cui genesi è piuttosto curiosa. Quino doveva infatti inventare un personaggio per pubblicizzare una marca di elettrodomestici, la Mansfield, il cui logo conteneva una M e una A, da cui la bambina Mafalda piena di idee per migliorare il mondo. Quino alla fine non realizza quella campagna pubblicitaria e gli restano alcune strisce.
Su El Mundo per il Natale del ’66 viene pubblicato il primo libro che raccoglie in ordine cronologico le strisce di Mafalda: la tiratura di 5.000 copie viene esaurita in due giorni.
L’Argentina ha trovato la sua mascotte, quella ragazzina che riempie gli adulti di domande mettendo a nudo le contraddizioni del mondo dei grandi.
Una panchina a Buenos Aires con la statua di Mafalda, la piccola dalle mille domande scomode - Archivio Fotogramma
Sono gli anni della contestazione giovanile e Charlie Brown e Mafalda si insinuano con i loro ironici, beffardi e disincantati interrogativi esistenziali.
Quino accetta di rimettere mano al suo storico personaggio per le campagne di beneficenza lanciate dall’Unicef e dal governo del suo Paese. Lo fa anche dopo il fallito colpo di stato del 1987 contro il presidente Raúl Alfonsín, quando mette in bocca a Mafalda lo slogan: «Sì alla democrazia! Sì alla giustizia! Sì alla libertà! Sì alla libertà! Tutta la vita!».
Da Avvenire