"Interpretare una figura carismatica come quella di Cristo ha contribuito a rafforzare la mia fede. Ho vissuto questa esperienza come un vero atto di grazia divina nei miei confronti". Jonathan Roumie, che ha impersonato il ruolo di Gesù nella serie televisiva americana "The Chosen" - seguita da oltre 280 milioni di spettatori in tutto il mondo - nasconde l’emozione dietro gli occhiali da sole. Presente stamane, 25 giugno, con i familiari, il cast e membri della troupe cinematografica all’udienza generale di Leone XIV in una Piazza San Pietro rovente fin dalle prime ore del giorno, l’attore racconta come indossare i panni del Salvatore e, con essi, la sua personalità, ne abbia trasformato l’esistenza. "Mio padre è egiziano, emigrato negli Stati Uniti d’America, mia madre irlandese e fin da piccolo ho respirato la fede cattolica in famiglia. Quello che ho imparato dai miei genitori ho cercato di trasferirlo in un ruolo interpretativo senza tante forzature. Gesù l’ho sempre visto come un uomo semplice, la cui semplicità racchiude una miriade di insegnamenti e valori che spero di essere in grado di applicare ogni giorno della mia vita".
Religione
mercoledì 25 giugno 2025
sabato 21 giugno 2025
Rimettere i debiti ai Paesi poveri è un obbligo morale
In un mondo in preda a instabilità e conflitti, rischia di passare sotto silenzio la drammatica crisi del debito e dello sviluppo. Una crisi che non è solo fatta di obbligazioni finanziarie nei confronti dei creditori, di questioni legali e di tassi di interesse, ma che è intrisa del futuro di intere popolazioni, dell’ambiente in cui vivono, delle possibilità di studiare, lavorare, curarsi, abitare in condizioni dignitose. Infrastrutture, sanità, educazione, adattamento al cambiamento climatico: i Paesi fortemente indebitati a tassi a doppia cifra – per la gran parte economie fragili del Sud del mondo – sono costretti a sacrificare investimenti in ambiti primari per onorare i debiti contratti all’interno di un sistema finanziario penalizzante. Serve - questo l’appello della Commissione Giubilare nominata da papa Francesco– una nuova architettura finanziaria globale, che sia al servizio delle persone e del pianeta e che non punisca i più poveri in nome del profitto.
Per raggiungere questo obiettivo, suggerisce in un rapporto la stessa Commissione presieduta dal premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, occorre promuovere finanziamenti di sviluppo sostenibili, che favoriscano il raggiungimento di obiettivi economico-sociali di lungo termine con tassi agevolati, e migliorare le attuali politiche di ristrutturazione del debito, rendendole più tempestive e praticabili e basandole sulla crescita e non sull’austerità. Cruciale, inoltre, porre fine ai salvataggi dei creditori privati, cambiando le politiche e le pratiche delle istituzioni multilaterali, tra cui il Fondo monetario internazionale. Necessario inoltre, secondo la Commissione, migliorare la trasparenza delle politiche finanziarie e rafforzare, nei Paesi fragili, le normative che possano creare contesti più stabili per gli investimenti a lungo termine.
giovedì 19 giugno 2025
Il peso delle cose
PROPOSTA B3
Tratto da: Telmo Pievani, Un quarto d’era (geologica) di celebrità, in Sotto il vulcano, Feltrinelli, Milano, 2022, pp. 30-31.
«I nostri successori studieranno l'Antropocene e capiranno il vicolo cieco in cui ci siamo infilati. […] Le firme
sedimentarie dell'attività umana negli ultimi decenni del Novecento sono tali e tante che anche il più tonto dei geologi del futuro non potrà non vederle. […] Quanto pesano tutti gli oggetti del mondo? Sembra la domanda disarmante di un bambino e invece adesso è diventata, grazie ai big data, una curiosità scientifica piena di significati. […] Immaginate tutto ciò che l’umanità ha prodotto e costruito: tutti gli edifici sulla Terra, tutte le strade, treni aerei navi auto camion moto biciclette e ogni altro mezzo di trasporto, le fabbriche, le macchine.
Ora aggiungete le suppellettili e gli arredi, gli strumenti, i telefonini, i computer, le stoviglie, i vetri, gli infissi, la carta di questa rivista. Insomma, prendete la tecnosfera materiale nella sua globalità, costituita da ogni artefatto umano distribuito sulla superficie terrestre, e mettetela su una bilancia. Vi verrà fuori un numero, stratosferico.
L’unità di misura adatta all’impresa è la teratonnellata, cioè mille miliardi di tonnellate. Ed ecco il numero fatidico: tutte le cose umane, dai grattacieli agli apriscatole, ed esclusi i rifiuti, nel 2020 hanno raggiunto il ragguardevole peso di 1,1 teratonnellate, ovvero mille e cento miliardi di tonnellate. Questa è la dimensione dell’immane flusso materiale che sta alla base del metabolismo attraverso il quale l’umanità incessantemente trasforma in prodotti ed energia le materie prime presenti in natura.
Se scomponiamo l’insieme di tutti i manufatti umani e vediamo di cosa sono fatti, scopriamo che il calcestruzzo e gli aggregati di ghiaie e sabbie la fanno da padrone, seguiti dai mattoni, poi dall'asfalto, dai metalli e infine da plastiche, vetro e legno usato in industria. I ricercatori hanno anche calcolato gli andamenti della massa antropogenica dall'anno 1900 in poi. La curva si impenna dopo la fine del Secondo conflitto
mondiale, appunto, quando la “grande accelerazione” della ricostruzione gettò le basi del benessere dei paesi industrializzati, ma al prezzo di un enorme consumo di suolo e di risorse. […] Con tecniche analoghe si può calcolare anche la massa complessiva degli esseri viventi sulla Terra, cioè la biomassa. Ebbene, il valore complessivo di quest'ultima è 1,1 teratonnellate, millecento miliardi di tonnellate: esattamente come la massa
antropogenica! Ciò significa che proprio nel 2020 la somma degli oggetti umani ha eguagliato tutto il resto della vita messo insieme. E pensare che agli inizi del Novecento le cose umane valevano il 3 per cento rispetto al peso degli esseri viventi. […]
Quindi noi umani, che contribuiamo solo per lo 0,01 per cento alla biomassa globale, abbiamo riempito il mondo di 1,1 teratonnellate di cose. Questa è l'impronta schiacciante dell'Antropocene. Senza una rapida transizione del sistema economico mondiale verso modelli circolari, la massa antropogenica continuerà a raddoppiare ogni vent'anni, sfuggendo al controllo. Nel nostro geologico quarto d'ora di celebrità, ci siamo fatti notare.»
mercoledì 18 giugno 2025
"Rispetto" tra le tracce più scelte alla prima prova
Testo tratto da: Riccardo Maccioni, “Rispetto” è la parola dell’anno Treccani. E serve per respirare, in Avvenire, martedì 17 dicembre 2024, (https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/rispetto-parola-treccani).
«Una parola che esprime attenzione, gusto dell’incontro, stima. Che anche quando introduce un attacco verbale, non alza i toni del discorso, anzi sembra voler prendere le distanze da quanto sarà detto subito dopo. L’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani ha scelto “rispetto” come parola del 2024. Una decisione
che sembra un auspicio, che porta con sé il desiderio di costruire, di usare il dizionario non per demolire chi abbiamo di fronte ma per provare a capirne le ricchezze, le potenzialità. Perché se è vero che le parole possono essere pietre, è altrettanto giusto sottolineare come siano in grado di diventare il cemento necessario a edificare case solide e confortevoli, la colla capace di tenere insieme una relazione a rischio di rottura. «Il termine rispetto, continuazione del latino respectus – spiegano Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani – va oggi rivalutato e usato in tutte le sue sfumature, proprio
perché la mancanza di rispetto è alla base della violenza esercitata quotidianamente nei confronti delle donne, delle minoranze, delle istituzioni, della natura e del mondo animale».
E la conferma arriva proprio dai termini che rimandano al significato opposto, tutti concetti orientati a distruggere le relazioni, a demolire gli altri: indifferenza (che spesso fa più male dell’odio), noncuranza, sufficienza fino ad arrivare all’insolenza, al disprezzo, allo spregio. […]
Rispettare è tutt’altro, affonda le sue radici in respicere che, letteralmente significa guardare di nuovo, guardare indietro, cioè richiama il dovere di non cedere alla smania del giudizio immediato figlio
dell’emotività, che non tiene conto delle storie delle persone, delle loro battaglie interiori. Occorre, invece, allenarsi alla bellezza del prendersi cura, del fare attenzione, del preoccuparsi per la vita altrui, così che la comunità possa crescere in armonia facendo assaporare in chi ne fa parte il gusto dell’appartenenza alla medesima famiglia umana.»
martedì 10 giugno 2025
Floribert Bwana Chui, martire della corruzione in RD Congo
La prossima domenica, a San Paolo fuori le Mura, sarà elevato agli onori degli altari il giovane della Comunità di Sant'Egidio ucciso nel 2007 per aver rifiutato di far passare, in cambio di soldi, carichi di cibo avariato che avrebbero messo a rischio la vita dei poveri. La cerimonia presieduta dal cardinale Semeraro, alla presenza del cardinale Ambongo e altri rappresentanti della Chiesa congolese.
Sant'Egidio rende grazie per la testimonianza di fede e santità di questo giovane, che condivideva la vita della Comunità nell’amore per i poveri e nella protezione dei più piccoli. Floribert, funzionario della dogana alla frontiera con il Ruanda, attivo da quando era universitario nella Scuola della Pace di Sant’Egidio a Goma, si rifiutò di far passare, in cambio di soldi, carichi di cibo avariato che avrebbero messo a rischio la vita dei più poveri. Per questo, nel luglio del 2007, venne torturato e ucciso a soli ventisei anni. Il suo martirio “in odio alla fede” è stato riconosciuto nel novembre scorso da Papa Francesco aprendo la strada alla beatificazione, in quanto legato alla corruzione e al culto del denaro ad ogni costo, che inquina il futuro e le speranze dell’Africa. La sua resistenza al male è un segno di speranza e di resurrezione per la martoriata regione del Kivu, attraversata da anni da una dolorosa guerra civile, aggravatasi negli ultimi mesi, ma anche per tutti i giovani del continente che rappresentano la grande maggioranza della sua popolazione.
domenica 8 giugno 2025
Pentecoste, festa dell'unità
"La terra riposerà, la giustizia si affermerà, i poveri gioiranno, la pace tornerà se non ci muoveremo più come predatori, ma come pellegrini. Non più ognuno per sé, ma armonizzando i nostri passi ai passi altrui. Non consumando il mondo con voracità, ma coltivandolo e custodendolo, come ci insegna l’enciclica Laudato si".
Così papà Leone ai 70mila pellegrini provenienti da più di cento Paesi che affollano piazza San Pietro. Sono i protagonisti del Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità che nel calendario dell’Anno Santo è programmato in occasione della Pentecoste.
Da Avvenire
venerdì 6 giugno 2025
Illegio, la città dell'arte che interroga il nostro tempo
Anche quest’anno, nel cuore della Carnia, il piccolo villaggio di appena trecento abitanti di Illegio si appresta ad accogliere una mostra che di certo desterà stupore per il grande numero di capolavori riuniti insieme. Dal 6 giugno al 9 novembre, "Ricchezza. Dilemma perenne", è un viaggio che attraversa cinquecento anni di storia dell'arte. Cinquantadue opere che spaziano dalla metà del Quattrocento alla metà del Novecento, diciassette delle quali provenienti da collezioni private non aperte al pubblico. Maestri immortali del calibro, tra gli altri, di Caravaggio, Tiziano, Rembrandt, Pieter Bruegel il Vecchio, Pelizza da Volpedo, Pablo Picasso e Renato Guttuso.
La mostra si focalizza su un tema più che mai attuale: la ricchezza nella vita umana e nelle vicende del mondo.
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