mercoledì 5 novembre 2025

Appello per la pace in Myammar

Il Myanmar, con una popolazione di circa 57 milioni di abitanti nel 2025, è un paese segnato da una profonda crisi politica e umanitaria conseguente al colpo di Stato militare del febbraio 2021. La crescita naturale della popolazione è ancora positiva, anche se negli ultimi anni la migrazione netta è negativa, con un esodo di persone che cerca rifugio altrove.

La crisi nasce dal rovesciamento del governo democraticamente eletto della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), guidata da Aung San Suu Kyi, con l'imposizione di una dura giunta militare (Tatmadaw) che ha giustificato il golpe con accuse di frodi elettorali, mai dimostrate. Da allora, il paese è scivolato in una guerra civile senza sosta, con scontri tra l'esercito e vari gruppi di resistenza armata, provocando almeno 1,5 milioni di sfollati interni e un numero crescente di rifugiati nei paesi vicini.

Negli ultimi mesi, la violenza si è intensificata, con battaglie decisive in zone strategiche come lo Shan e il Nord del paese. La situazione umanitaria è disperata: milioni di persone necessitano di assistenza, scuole, ospedali e infrastrutture sono distrutti, la sicurezza è precaria e la popolazione soffre per fame, malattie e repressione.

In questo contesto, il Papa Leone XIV ha lanciato un accorato appello per un cessate il fuoco immediato e un dialogo inclusivo che ponga fine alle ostilità. La sua vicinanza spirituale è rivolta alle vittime della guerra, agli sfollati e a tutti coloro che subiscono la violenza e la precarietà. Già nel 2017, Papa Francesco aveva visitato il Myanmar, esprimendo solidarietà soprattutto alla minoranza Rohingya, vittima di pulizia etnica.

La Chiesa cattolica in Myanmar, presente soprattutto nelle zone del nord a maggioranza cristiana come il Kachin, svolge un ruolo fondamentale nell’aiuto umanitario. Le comunità cattoliche, insieme a quelle battiste, sono tra i principali fornitori di supporto alle persone sfollate internamente, offrendo rifugi sicuri, assistenza medica e servizi di base laddove lo Stato non arriva. Grazie alla loro posizione di neutralità e alla fiducia guadagnata in decenni di presenza, la Chiesa riesce a operare anche nelle aree controllate da forze ribelli, senza distinzione religiosa o etnica.

Infine, la rete ecclesiale si impegna anche nei paesi limitrofi, aiutando i profughi provenienti dal Myanmar con programmi di accoglienza e assistenza, lavorando in sinergia con organizzazioni internazionali e ONG per alleviare la sofferenza di chi è costretto a fuggire dalla dittatura militare.

sabato 1 novembre 2025

Giubileo degli educatori: Disegnare nuove mappe di speranza

Durante il Giubileo del mondo educativo svolto in questi giorni a Roma, Papa Leone XIV ha voluto richiamare tutti gli educatori al cuore umano dell’insegnamento, proprio mentre la trasformazione tecnologica avanza rapidamente anche nel campo dell’istruzione. Nella sua lettera apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza”, pubblicata nella Basilica di San Pietro, il Pontefice ha scritto: “Il progresso tecnologico fa parte del piano di Dio per la creazione, ma nessun algoritmo potrà sostituire ciò che rende umana l’educazione: poesia, ironia, amore, arte, immaginazione, la gioia della scoperta e perfino l’educazione all’errore come occasione di crescita”.

Educazione, tecnologia e nuove responsabilità
Papa Leone XIV sottolinea come l’intelligenza artificiale e gli ambienti digitali siano strumenti preziosi, ma che devono essere governati con criteri di etica pubblica, partecipazione e orientati sempre alla tutela della dignità umana. La tecnologia, nel suo pensiero, deve arricchire e non impoverire le relazioni, la creatività e la capacità di ascolto degli educatori. L’insegnamento rimane una “missione di custodia del cuore e dello sguardo”, capace di costruire fiducia e comunità attraverso la presenza, l’empatia, la passione e la responsabilità condivisa.

Centralità della persona e alleanza educativa
Il Papa ricorda che educare non è solo trasmettere competenze digitali, ma promuovere la “trama stessa dell’evangelizzazione”, mettendo la persona — con la sua storia e vocazione — al centro di ogni processo formativo. Viene ribadito il ruolo fondamentale della famiglia come “prima scuola di umanità”, così come il compito delle scuole e università di favorire una cittadinanza responsabile e critica, senza mai sostituire l’umanità con il solo tecnicismo.

Uno sguardo per il futuro
Il Giubileo degli educatori 2025 invita a riflettere sulle sfide del nostro tempo con creatività pastorale, rinnovando la formazione dei docenti anche sul piano digitale, ma evitando tecnofobia e efficientismo senza anima[7][3]. Il mondo educativo è chiamato, secondo Papa Leone XIV, a essere fucina di speranza, luogo dove fede e ragione dialogano, e in cui trovare “sapienze che nascano dalla vita dei popoli”.

Leggi La lettera 

venerdì 31 ottobre 2025

IL GIORNO DEI MORTI

di Andrea Camilleri 

"Nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti. 
Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina...
Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca...Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo...
I dolci erano quelli rituali, detti “dei morti”: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, “rami di meli” fatti di farina e miele e altre delizie come viscotti regina...
A un certo momento della matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo con la famiglia al camposanto a salutare e a ringraziare i morti. Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci con gli amici, i compagni di scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?». 
Poi, lentamente, anno appresso anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo spàsimo, i figli o i figli dei figli. Peccato. Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel filo che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e “stampato”, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli scienziati. 
Mentre oggi quel filo lo si può indovinare solo attraverso un microscopio fantascientifico. E così diventiamo più poveri: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha disimparato a servire.".

giovedì 30 ottobre 2025

Global Peace Index 2025: più conflitti, meno pace nel mondo

Secondo l’ultimo rapporto dell’Institute for Economics and Peace, il numero di decessi per conflitti è ai massimi da 25 anni, mentre ben 106 paesi hanno aumentato la loro militarizzazione dal 2023, invertendo la tendenza degli ultimi decenni. La capacità di risolvere i conflitti è oggi al livello più basso degli ultimi cinquant’anni.

Il Global Peace Index valuta 163 paesi – pari al 99,7% della popolazione mondiale – con 23 indicatori tra sicurezza sociale, entità dei conflitti e grado di militarizzazione. La ricerca non si limita ai numeri: analizza le crisi attuali, i rischi geopolitici, l’impatto economico della violenza e il ruolo della pace a livello globale.

Dallo studio emerge una crescente frammentazione geopolitica, con peggioramento dei rapporti tra Stati confinanti: dal 2008, 59 paesi sono diventati meno collaborativi con i vicini. Si registra anche una significativa riduzione delle interazioni globali in campo economico, commerciale, diplomatico e militare. Dal 2022, ogni Stato con armi nucleari ha mantenuto o aumentato il proprio arsenale. La rivalità tra grandi potenze alimenta una corsa agli armamenti high-tech, dai droni AI ai sistemi anti-spaziali.

Nella classifica, l’Islanda si conferma lo Stato più pacifico al mondo per il diciassettesimo anno consecutivo, seguita da Irlanda e Nuova Zelanda. In fondo troviamo Sudan, Ucraina, Russia, Congo, Yemen, Afghanistan e Siria.

L’Italia è al 33esimo posto (in salita di una posizione), ma viene citata perché tra i maggiori esportatori di armi pro-capite al mondo insieme ad altri paesi occidentali.

Emerge che il mondo è oggi meno pacifico, con più conflitti e divisioni, militarizzazione crescente e difficoltà a risolvere le crisi.

Leggi il documento 



mercoledì 29 ottobre 2025

Nostra Aetate, sessant'anni di cammino per il dialogo

Nostra Aetate, promulgata il 28 ottobre 1965, rimane dopo sessant’anni una pietra miliare nel cammino del dialogo tra la Chiesa cattolica e le religioni non cristiane, ispirando una nuova stagione di fraternità universale, rispetto e apertura tra popoli e credenti.

L’ispirazione: una svolta conciliare
Il documento nasce nel contesto di grande fermento e rinnovamento del Concilio Vaticano II, ispirato dalla volontà di costruire ponti di pace con il mondo e con le altre religioni[3][5]. Originariamente pensato per il rapporto con l’ebraismo, Nostra Aetate allarga l’orizzonte a tutte le tradizioni religiose, incarnando la visione che “tutti gli uomini costituiscono una sola comunità” e che la ricerca di Dio attraversa ogni cultura e storia umana.

I contenuti principali: accoglienza, rispetto, fraternità
Nostra Aetate si distingue per cinque punti fondamentali:
- Riconoscimento universale del senso religioso insito nella vita di ogni uomo.
- Stima profonda per le genti dell’islam e riferimento esplicito agli elementi spirituali comuni.
- Riaffermazione del vincolo unico che lega cristianesimo ed ebraismo, superando antiche diffidenze e promuovendo la collaborazione.
- Apertura verso le religioni orientali (induismo, buddismo) e altre tradizioni, valorizzando “quanto è vero e santo” in ciascuna.
- Proclamazione del principio di fratellanza universale e dell’amore come fondamento di ogni relazione umana e religiosa.

Questa apertura non elimina le differenze, ma le considera fonte di arricchimento, chiamando tutte le religioni a camminare nell’armonia e nella pace.

Le conseguenze: sessant’anni di dialogo concreto
La promulgazione della Nostra Aetate ha avviato grandi cambiamenti:
- Favorisce la collaborazione tra le religioni e la costruzione di iniziative comuni per la pace e la giustizia[2][4][6].
- Alimenta la cultura dell’incontro e il superamento di ogni discriminazione e persecuzione religiosa.
- Ha ispirato eventi, studi, progetti educativi e incontri interreligiosi in tutto il mondo, coinvolgendo leader di Ebraismo, Islam, Induismo e molte altre tradizioni.
- Ha posto le basi teologiche e pratiche per la cura reciproca dello spirito religioso condiviso da tutta l’umanità, favorendo la crescita di reti di amicizia e solidarietà.

Sessant’anni dopo, Nostra Aetate conserva intatta la sua profezia di fraternità e dialogo, rinnovando l’impegno religioso, sociale e morale a “camminare insieme nella speranza” in un mondo che ha ancora bisogno di ponti, ascolto e rispetto reciproco.

lunedì 27 ottobre 2025

Marsiglia, stop del giudice al sindaco sul film Sacré-Cœur

Il tribunale di Marsiglia ha bloccato il tentativo del sindaco Benoît Payan di vietare la proiezione del film “Sacré-Cœur” nella sala municipale, ripristinandone la diffusione e aprendo un dibattito nazionale sul rapporto tra laicità e libertà di espressione religiosa.

Il soggetto e le intenzioni del film
“Sacré-Cœur” è un docu-film ideato dai registi Steven e Sabrina Gunnell che racconta la storia e l’attualità della devozione al Sacro Cuore di Gesù, focalizzandosi sulle apparizioni seicentesche alla mistica francese Santa Margherita Maria Alacoque. Il film intreccia ricostruzioni storiche, testimonianze di fedeli e pellegrinaggi ai santuari, evidenziando il ruolo spirituale e sociale di questa tradizione cristiana. La coppia di registi, credenti, narra un percorso personale di conversione e desidera restituire l’amore ricevuto, dando voce al valore universale dell’incontro col Sacro Cuore.

Il divieto di pubblicità e le motivazioni
Nonostante l’ampia distribuzione nelle sale francesi, la campagna pubblicitaria del film è stata vietata da MediaTransports, ente che gestisce gli spazi pubblicitari nei trasporti pubblici parigini e sulle ferrovie. La motivazione ufficiale è il carattere “confessionale e proselitistico” del film, considerato incompatibile con la neutralità imposta dalla laïcité alle istituzioni pubbliche. La scelta ha indignato registi e distributori, che segnalano una disparità: negli stessi spazi appaiono horror o pellicole provocatorie con simbologie religiose, mentre una narrazione positiva sulla fede cristiana viene censurata.

Voci a sostegno e contrarie
A sostenere il film e criticare il provvedimento sono numerosi commentatori cattolici e promotori della libertà di espressione religiosa, che vedono nella decisione una forma di selezione ideologica contraria al vero pluralismo. Secondo loro, la laicità dovrebbe garantire il diritto di parola per tutti, credenti e non credenti. D’altro canto, i fautori della censura ribadiscono l’importanza di mantenere la neutralità confessionale negli spazi pubblici e sottolineano il rischio di “proselitismo” implicito nel film.

Il caso Marsiglia attorno a “Sacré-Cœur” rilancia in Francia il dibattito sul confine tra laicità e censura, mettendo in evidenza le tensioni ancora vive tra fede e spazio pubblico.

domenica 26 ottobre 2025

Sinodo 2025: una Chiesa che si rinnova nel metodo e nel cuore

Sabato 25 ottobre 2025 si è conclusa a Roma la terza e ultima Assemblea del Cammino sinodale della Chiesa italiana, con l’approvazione quasi unanime (oltre il 95% dei voti favorevoli su più di 800 delegati) del documento finale “Lievito di pace e di speranza”.  
È l’atto che chiude quattro anni di ascolto, discernimento e confronto, e che apre una nuova stagione per la Chiesa in Italia.

Un percorso di quattro anni
Il Cammino sinodale era stato inaugurato nel 2021 come risposta all’invito di Papa Francesco a rendere la Chiesa più partecipativa e missionaria.  
Dopo una prima fase di ascolto nelle diocesi, in cui comunità e gruppi locali hanno espresso desideri, ferite e speranze, si sono susseguite tre grandi assemblee nazionali:  
- la prima, nel novembre 2023, per fissare principi e criteri di rinnovamento;  
- la seconda, nell’aprile 2025, segnata da accese discussioni e rinvii sulla bozza del testo;  
- la terza, appena conclusa, dove il consenso è finalmente arrivato dopo mesi di dialoghi, mediazioni e oltre 300 emendamenti integrati nel testo definitivo.

Il presidente della CEI, cardinale Matteo Zuppi, ha parlato di un cammino «che ha superato la logica del “si è sempre fatto così”» e che «aiuta la Chiesa a proteggersi dal protagonismo individuale e a camminare insieme con responsabilità e passione».

La rivoluzione del metodo
La vera innovazione non è solo nei contenuti, ma nel modo di lavorare.  
Per la prima volta, il metodo della “conversazione nello Spirito” — fondato sull’ascolto reciproco, il silenzio orante e la parola condivisa — ha modellato l’intero processo decisionale.  
Ogni partecipante, laico o consacrato, ha avuto spazio per esprimersi, non per convincere o vincere, ma per discernere insieme ciò che lo Spirito suggerisce alla comunità.  
In molti contesti locali, la possibilità di prendere la parola ha rappresentato un’esperienza inedita di libertà, corresponsabilità e fraternità.

Le novità nei contenuti
Le 124 proposte approvate delineano una Chiesa più sinodale e inclusiva. 
Tra i punti più significativi:  
- maggiore valorizzazione dei ministeri laicali e della collaborazione tra laici e clero;  
- attenzione rinnovata a giovani, donne e persone ai margini della vita ecclesiale;  
- impegno per la trasparenza, la giustizia sociale e la cura del creato;  
- apertura pastorale verso le situazioni affettive complesse e le persone omoaffettive e transgender, nel segno dell’inclusione e dell’accompagnamento spirituale.

Il documento invita inoltre le diocesi a trasformare lo spirito sinodale in prassi concreta, rendendo ogni Chiesa locale un luogo di partecipazione e comunione.

Un messaggio al Papa
Alla fine dei lavori, l’assemblea ha inviato un messaggio a Papa Leone XIV, ringraziandolo per aver sostenuto il percorso:  
«Crediamo che la bellezza dell’annuncio del Vangelo sia quella di essere incarnata nelle nostre vite e condivisa con gli uomini e le donne di oggi».  

Un futuro che inizia ora
Il Cammino sinodale non si chiude, dunque, ma cambia forma.  
Il documento “Lievito di pace e di speranza” non è un punto d’arrivo, ma una base su cui ricostruire una Chiesa che vuole essere di tutti e per tutti.  
Una Chiesa che — come ha detto il cardinale Zuppi — ha imparato che l’ascolto non è una perdita di tempo, ma il modo più evangelico di camminare insieme.

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