mercoledì 3 dicembre 2025

Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità – 3 dicembre

Perché oggi conta
Il 3 dicembre è un promemoria globale: i diritti non sono teoria, si praticano ogni giorno anche tra i banchi, nei corridoi, nelle chat di classe e in palestra. In questa data molte scuole promuovono momenti di confronto, workshop o eventi per passare dall’idea di “barriera” a quella di “opportunità”, anche attraverso sport e attività cooperative.

Oltre gli stereotipi
La disabilità non definisce una persona: è una delle tante condizioni con cui le persone vivono, visibile o invisibile che sia. 
Inclusione significa accesso reale alla vita di classe, alle uscite didattiche, ai progetti e alle rappresentazioni, con strumenti e adattamenti che permettano a tutti di partecipare al massimo delle proprie possibilità.

Cose concrete da fare oggi
- Ascoltare e dare spazio: organizzare in classe 15 minuti di micro-interventi o testimonianze su cosa aiuta davvero a sentirsi parte del gruppo.  
- Rendere accessibili i materiali: condividere appunti, mappe concettuali e slide in formato leggibile per tutti, usando un linguaggio chiaro e inclusivo.
- Allenare lo sguardo: notare le “barriere invisibili” (tempi, rumore, ansia, distrazioni) e concordare regole semplici per ridurle durante lavori di gruppo e verifiche.  
- Scegliere lo sport che unisce: proporre in palestra giochi adattati dove conta la collaborazione più della performance individuale.

Idee per progetti
- Una settimana dell’inclusione: forum studentesco con tutoraggio tra pari, stand informativi e laboratori su comunicazione accessibile e benessere a scuola.  
- Challenge di classe: creare una guida “accessibile” della scuola (mappa, segnaletica chiara, consigli per accogliere nuovi compagni), da condividere sui canali dell’istituto.  
- Cultura e città: partecipare a eventi locali dedicati alle scuole secondarie, quando disponibili, per portare l’inclusione fuori dall’aula e dentro la comunità.

Un impegno che resta
La giornata di oggi serve a far partire conversazioni e scelte che durino tutto l’anno scolastico, non solo 24 ore. Includere non è “aiutare qualcuno”: è costruire una scuola migliore per tutti, dove ciascuno trova modi concreti per partecipare e crescere insieme.

martedì 2 dicembre 2025

PresepiAmo tra contrade, grotte e fontane a Pozzolo


L'iniziativa "PresepiAmo tra contrade, grotte e fontane a Pozzolo" è un evento che propone la visita di ben 38 presepi, espressione dell'arte popolare, allestiti lungo due percorsi naturalistici nel territorio di Pozzolo di Villaga, in provincia di Vicenza. I presepi sono collocati in diverse contrade, grotte naturali e fontane, offrendo un percorso suggestivo a piedi tra elementi naturali e culturali del luogo.

L'evento si svolge generalmente tra fine novembre e l'inizio di febbraio, con il sentiero segnalato che parte dal parcheggio davanti alle scuole in via Don Giovanni Cosaro. L'iniziativa è organizzata da volontari locali con il patrocinio del Comune di Villaga, e intende valorizzare il patrimonio artistico popolare e la tradizione del presepe nelle forme più autentiche e tipiche della zona.

Si tratta di un'occasione per camminare immersi in paesaggi caratteristici, scoprendo lungo il percorso presepi di diversa grandezza e composizione, integrati armoniosamente negli scorci storici e naturali di Pozzolo, creando un'esperienza legata alla tradizione natalizia e alla cultura locale.

Visita 

lunedì 1 dicembre 2025

L’ora di IRC è un’esperienza che rimane

L’ora di IRC è un’esperienza che rimane, non un’ora “in più” ma un tempo per crescere nella vita e nelle domande profonde, aperto a tutti, credenti e non credenti.

Perché scegliere IRC?  
Perché a scuola c’è bisogno anche di uno spazio dove parlare di senso, di domande grandi, di futuro, di giustizia, di pace, di relazioni, non solo di verifiche e voti.
Chi ha fatto IRC ricorda volti, dialoghi, momenti che l’hanno aiutato a capire meglio sé stesso, gli altri, Dio e il mondo; è un’ora che lascia tracce nella memoria e nella vita, non solo sul registro.

Nel tuo percorso scolastico l’IRC ti offre uno spazio diverso:  
- per fare domande senza paura;  
- per confrontarti su fede, valori, attualità;  
- per conoscere la tradizione cristiana che ha segnato la nostra cultura;  
- per imparare a dialogare rispettando le differenze.  

Non è catechismo, non è per ‘chi crede già’: è un laboratorio di pensiero, di umanità e di speranza, aperto a tutti.  
Se scegli IRC, scegli di prenderti sul serio.
 

“Se vuoi saperne di più, chiedi al tuo insegnante o in segreteria, oppure visita il sito della diocesi dedicato all’IRC.”

Vedi video


 

domenica 30 novembre 2025

Il sogno di Isaia: "Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri"

La prima lettura di questa domenica di Avvento (Is 2,1-5) è uno di quei testi che “accendono” l’immaginazione: Isaia sogna un mondo in cui le spade diventano aratri, le lance falci, e le nazioni smettono non solo di farsi la guerra, ma perfino di studiarne l’arte. È un’immagine talmente forte che ha attraversato secoli, ispirato teologi, movimenti per la pace, artisti, politici – fino ad arrivare alle nostre crisi globali di oggi.

Il sogno di Isaia
Il contesto è quello di Gerusalemme, città piccola e fragile circondata da potenze ben più forti, ma che Isaia vede trasformata in “montagna del Signore” verso cui convergono tutte le genti. Non è un sogno intimista: è politico, concreto, perché riguarda le relazioni tra popoli, la gestione dei conflitti, l’uso delle risorse. “Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli”: la pace non nasce dal gioco di alleanze o di armi, ma dal riconoscere un giudice più alto dei nostri interessi, un criterio di giustizia che non si compra e non si manipola.
L’immagine della trasformazione delle armi in strumenti agricoli è radicale: non si tratta solo di “mettere via” le spade, ma di rifonderle, di cambiare destinazione alla materia stessa della violenza. Ciò che serviva a fare danno diventa strumento di fecondità: è una vera conversione storica, economica, culturale.

Dalla Bibbia alla storia
Non stupisce che questa pagina di Isaia sia risuonata in tanti momenti di crisi storica. Il motto “Swords into ploughshares” è entrato persino nel linguaggio politico internazionale: una famosa scultura con questo tema campeggia vicino al palazzo delle Nazioni Unite a New York, come monito perché la diplomazia non sia solo gestione dei conflitti, ma costruzione di un ordine nuovo. Nei secoli, predicatori, movimenti cristiani e gruppi pacifisti hanno assunto queste parole come “programma” di un cristianesimo che non si accontenta di condannare la guerra, ma lavora perché le strutture militari, economiche e culturali vengano trasformate in reti di cooperazione e di cura.

Nel Novecento, segnato da due guerre mondiali e dalla corsa agli armamenti, Isaia 2,4 ha accompagnato appelli alla pace di papi, teologi e laici impegnati. Non si tratta solo di un versetto da incorniciare, ma di un criterio per giudicare le scelte dei popoli: quante energie, quante intelligenze, quanti soldi “fusi” nelle armi potrebbero diventare scuole, ospedali, ricerca, tutela del creato?

La Pira e la profezia della pace
Tra le figure più affascinanti che si sono lasciate ispirare da Isaia c’è Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, uomo politico e mistico insieme, che parlava spesso del “piano di Dio per la pace” nella storia. La Pira vedeva le profezie bibliche non come evasione spirituale, ma come “progetti” di Dio destinati a incarnarsi, se gli uomini accettano di collaborare: la pace, per lui, non era un’utopia ingenua ma la direzione obbligata della storia letta alla luce del Vangelo.
In più occasioni La Pira ha richiamato proprio Isaia come fondamento di un ordine internazionale diverso, basato sul dialogo tra i popoli, la riduzione degli armamenti e la centralità dei poveri. Chi lo vedeva volare da una capitale all’altra, bussando alle porte dei “grandi” della terra, coglieva come la profezia biblica si traducesse in diplomazia artigianale, in incontri, in gesti concreti: quelle spade da trasformare in aratri diventavano, nel suo sguardo, bilanci pubblici da riconvertire, fabbriche da ripensare, città da aprire alla fraternità.

Un testo che parla all’oggi
Oggi la geografia dei conflitti è drammaticamente fitta: guerre dichiarate e “guerre a pezzi”, tensioni che attraversano continenti, produzione di armi in crescita nonostante appelli e trattati. Proprio per questo Isaia 2,1-5 suona quasi scandaloso: “non impareranno più l’arte della guerra” in un tempo in cui la tecnologia bellica è una delle industrie più avanzate al mondo. Eppure la profezia insiste: “Venite, camminiamo nella luce del Signore”, come se dicesse che nessun realismo politico è davvero realistico se rinuncia al Vangelo della pace.
Che cosa pensare di politiche che aumentano la spesa militare mentre si tagliano welfare, scuola, sanità? Che cosa annunciare alle giovani generazioni, bombardate da notizie di guerra e allo stesso tempo affamate di senso e di futuro? Isaia invita a non rassegnarsi: la storia non è condannata al ciclo eterno di violenza, c’è una “montagna del Signore” verso cui mettersi in cammino.
 

Camminare nella luce
Il testo si chiude con un invito: “Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore”. Come?
- Rileggere le notizie alla luce di Isaia: non solo “che cosa è successo”, ma “che cosa questo dice della nostra fame di pace e di giustizia?”.
- Sostenere – anche con piccole scelte – percorsi di riconciliazione, associazioni che lavorano per il disarmo, progetti che trasformano “armi” sociali (odio, esclusione, linguaggio violento) in “aratri” (dialogo, inclusione, cura).
- Educare alla pace: nelle famiglie, nelle scuole, nelle comunità, imparare il difficile artigianato del perdono, della mediazione, della nonviolenza attiva.

In fondo, la profezia di Isaia non chiede solo di credere che un giorno le spade diventeranno aratri, ma di iniziare – qui e ora – a prendere in mano il “metallo” dei nostri conflitti e a rifonderlo in gesti nuovi. È il modo più evangelico e più concreto di vivere l’Avvento: non soltanto aspettare che la pace venga, ma lasciarsi trasformare dall’Atteso perché, attraverso di noi, il mondo impari finalmente l’arte della pace. 

Un "Giro per Gaza"

Oggi, domenica 30 novembre 2025 a Vicenza si tiene il "Giro per Gaza," una staffetta ciclistica che simbolicamente disegnerà il perimetro della Striscia di Gaza sul territorio locale. La partenza è alle 8:30 da Piazza Matteotti a Vicenza, con i partecipanti divisi in due gruppi: uno si dirigerà verso nord (Alto Vicentino) e l'altro verso sud (Camisano e dintorni). Alle 12:30 è prevista anche una partenza per un giro più breve che arriva fino a Longare e ritorno. Durante il percorso ci saranno tappe con incontri di comunità locali, e il rientro è previsto alle 15:00 sempre in Piazza Matteotti, seguito da momenti di condivisione, testimonianze e musica.

L'iniziativa prevede una raccolta fondi a favore dei Gaza Sunbirds, un team di ciclismo paralimpico di Gaza, con possibilità di donazioni tramite conto bancario di Cicletica. 

sabato 29 novembre 2025

A Nicea: “Superiamo lo scandalo delle divisioni e alimentiamo l’unità”

Memoria di Nicea e fede comune
La scelta di pregare insieme proprio a Nicea richiama il Concilio del 325, da cui nacque il Credo che ancora oggi unisce la grande maggioranza dei cristiani nella stessa professione di fede trinitaria e cristologica. La proclamazione del Credo niceno-costantinopolitano, recitato insieme e persino senza il Filioque, mostra che il punto di partenza del cammino verso l’unità è una fede condivisa in Cristo, più profonda delle divisioni storiche. 

Gesti simbolici di riconciliazione
La celebrazione sul sito della basilica sommersa di San Neofito, riemersa dopo secoli, diventa un segno eloquente: dalle rovine della storia e dalle ferite del passato può riemergere una Chiesa più riconciliata. Il cammino fianco a fianco di Papa Leone XIV e del patriarca Bartolomeo, come “Pietro e Andrea” che avanzano insieme, rende visibile il desiderio di superare secoli di separazione tra Oriente e Occidente.

Dal conflitto alla croce come vera vittoria
Nel suo intervento, Bartolomeo ricorda che “Nicea” significa “vittoria”, ma per i cristiani la vera vittoria non è dominio o supremazia, bensì la croce di Cristo, segno di amore che vince il peccato e la divisione. In questo senso, l’evento non celebra un trionfo di una Chiesa sull’altra, ma la vittoria della fede che libera dalla logica di contrapposizione e apre alla comunione. 

Cammino ecumenico verso la piena comunione
Papa Leone XIV collega il 1700° anniversario alla domanda decisiva: chi è Gesù Cristo per le donne e gli uomini di oggi, e per i cristiani stessi. Proprio l’adesione comune alla fede in Cristo vero Dio e vero uomo è indicata come fondamento del cammino verso la “piena comunione”, che richiede ascolto della Parola di Dio, docilità allo Spirito Santo, amore reciproco e dialogo teologico serio. 
Superare lo scandalo delle divisioni
Il Papa parla esplicitamente di “scandalo delle divisioni” tra cristiani e invita ad alimentare un desiderio concreto di unità, legato alla preghiera di Gesù “che tutti siano una cosa sola”. 
Più le Chiese si lasciano riconciliare, più la loro testimonianza diventa credibile davanti a un’umanità ferita da guerre e violenze, che ha bisogno di un Vangelo di pace, fraternità universale e rifiuto di ogni uso religioso della violenza, del fondamentalismo e del fanatismo.

Un’unica preghiera in molte lingue
La recita comune del Credo, le invocazioni elevate da diversi capi di Chiese, il Padre Nostro sussurrato insieme e le benedizioni in varie lingue esprimono un’unità già reale, seppur non ancora pienamente realizzata. 
Il fatto che le differenze liturgiche e linguistiche non vengano cancellate ma armonizzate in una sola preghiera indica un modello di unità come comunione nella diversità, non come uniformità. 

venerdì 28 novembre 2025

Ripartiamo dall'economia che dà vita

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Papa Leone XIV ha rivolto un messaggio toccante ai giovani riuniti al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo per l'incontro globale di The Economy of Francesco (28-30 novembre 2025). Rivolgendosi a loro come a chi è più vicino alle "cose nuove" che decidono il futuro dell'umanità, il Pontefice ha lodato il loro cammino ispirato al Vangelo di San Francesco d'Assisi, che trasforma il lavoro e l'economia in vie per una vita abbondante.

Un omaggio a Papa Francesco e un invito al coraggio
Il Papa ha ricordato con gratitudine Papa Francesco, morto nel giorno della Pasqua, citando le sue parole: "In mezzo a voi possa nascere un nuovo modo di stare insieme e di fare economia che non produca scarti ma benessere materiale e spirituale". Ha incoraggiato i giovani a custodirne l'eredità, uscendo dall'indifferenza per accogliere il Regno di Dio attraverso nuovi modi di amare il bene comune, riaccendendo sogni con preghiera, studio e lavoro condiviso.​

"Restarting the Economy": dalla periferia al bene comune
Il tema dell'incontro, "Restarting the Economy", è stato al centro del messaggio: un'economia che riparte libera dalle ingiustanze, restaura i feriti e crea dignità per tutti. Leone XIV ha ripreso il suo discorso ai Movimenti popolari, proponendo uno sguardo sulle "cose nuove" dalla periferia, come il lebbroso di Francesco. Ha citato il "principio di piccolezza" del teologo Ghislain Lafont: il motore della storia è la povertà, non la potenza, e il cambiamento nasce dagli elementi deboli.​

Sfide al sistema e radici nella Bibbia
I giovani sono chiamati a denunciare un sistema che accresce disuguaglianze e ignora i deboli, accogliendo i sogni di Dio per un'avventura di pace. Il Papa li esorta a nutrire lo spirito con i Vangeli, fonte di "economia divina", per essere veri imprenditori e economisti. "Andate avanti insieme!", conclude con la sua Benedizione, dal Vaticano il 26 novembre 2025.

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