lunedì 13 ottobre 2025

Peace 2025

Oggi è stato firmato a Sharm el-Sheikh uno storico accordo di pace tra Israele e Hamas, promosso e siglato dal presidente Donald Trump con la mediazione degli Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia. L'accordo ha portato alla liberazione di tutti i venti ostaggi israeliani ancora in vita detenuti da Hamas, in cambio del rilascio di quasi duemila prigionieri palestinesi da parte di Israele, segnando la fine di oltre due anni di guerra nella Striscia di Gaza.

Contenuto e portata dell'accordo
L'intesa prevede il cessate il fuoco immediato, la liberazione di ostaggi e prigionieri, il parziale ritiro delle truppe israeliane da Gaza e l'apertura di punti di accesso agli aiuti umanitari.
L'accordo è stato salutato con entusiasmo durante la cerimonia ufficiale e Trump ha parlato apertamente di “giorno storico” e “alba di un nuovo Medio Oriente”, dichiarando che “le preghiere di milioni di persone sono state esaudite”.

Reazioni e consenso globale
Sia l'ONU che l'Unione Europea hanno accolto favorevolmente la svolta, sperando possa aprire alla soluzione definitiva a due Stati e alla stabilizzazione della regione.
Messaggi di plauso sono giunti dal presidente francese, dal premier britannico e dai leader di Russia e Cina; anche molte autorità religiose e rappresentanze della società civile hanno espresso sollievo e speranza.
Tuttavia, non sono mancate voci scettiche: alcuni analisti, gruppi per i diritti umani e una parte dell’opinione pubblica regionale temono che la stabilità possa essere precaria, viste le continue tensioni endemiche e la memoria di eventi precedenti.

Durabilità e prospettive future
L'accordo sancisce la fine ufficiale della guerra, ma la situazione resta fragile: molti osservatori sottolineano la necessità di consolidare la tregua e di avviare negoziati più ampi per risolvere nodi strutturali come il futuro di Gaza, il controllo territoriale e le garanzie di sicurezza reciproca.
Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie mettono in guardia dalla tentazione di considerare già garantita una pace duratura: “Molti controlleranno che non si tratti solo di un breve sollievo”.

La Chiesa cattolica ha accolto l’accordo con sollievo e speranza, definendolo un passo realistico e necessario, ma sottolineando che si tratta solo di una prima tappa su una strada molto lunga verso la pace autentica. Papa Leone XIV ha apprezzato il piano di Trump, esprimendo vicinanza alle vittime e rinnovando gli appelli alla preghiera per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, chiedendo una soluzione diplomatica rispettosa del diritto internazionale umanitario.
Il Patriarca di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha definito l’accordo “una buona notizia”, ma con cautela: “Non è la fine del conflitto, ma un nuovo inizio. La pace nasce solo dalla giustizia e dal riconoscimento reciproco”.
Caritas Gerusalemme ha espresso gratitudine e speranza, sottolineando la volontà di aiutare i feriti e le vittime e preparare la ricostruzione spirituale della Terra Santa.

Leader ebraici e musulmani
Diverse autorità religiose ebraiche e musulmane hanno manifestato approvazione per la fine immediata delle ostilità e l’apertura dei corridoi umanitari, pur con molte riserve sulla effettiva tenuta e sul futuro del riconoscimento reciproco.
La preoccupazione principale rimane la fragilità della situazione, l’enorme sofferenza umana e la necessità che sia davvero solo l’inizio verso una convivenza basata su sicurezza, libertà e pari dignità.

domenica 12 ottobre 2025

Marcia Perugiassisi per la pace e la fraternità

 

La Marcia PerugiAssisi da 64 anni segna una lunga storia d’impegno per la pace e i diritti umani. Una storia fatta di centinaia di migliaia di donne e uomini di tante generazioni e di ogni età. 

Il titolo di quest'anno è "Immagine all the people", immagina tutte le persone vivere insieme in pace e fraternità. In un mondo devastato dall’individualismo, dall’egoismo e dall’indifferenza che uccide e lascia uccidere, mentre lo scontro di interessi alimenta spietate guerre di ogni genere, mentre guerre sanguinose si accaniscono ferocemente contro bambini, donne, malati e anziani, in un mondo intriso di violenza, pieno di muri e confini, mentre si accelera un’incontrollata corsa al riarmo, di fronte ai segni sempre più marcati della “terza guerra mondiale”, noi vogliamo reagire con “un nuovo sogno di fraternità e amicizia sociale”.

Al mondo dell’inevitabile, della guerra inevitabile, della corsa al riarmo inevitabile, dello scontro inevitabile, della competizione inevitabile, delle disuguaglianze inevitabili, dello sfruttamento inevitabile noi rispondiamo con la fraternità e l’amicizia sociale.

Dal Sito 

E’ una marcia PerugiAssisi “che non si vedeva dal 2001 quando ci fu pochi giorni dopo l’invasione dell’Afghanistan seguita all’attacco alle Torri gemelle” quella di oggi. A dirlo è Flavio Lotti, da sempre organizzatore dell’evento, interpellato dall’ANSA. “E’ un fiume di gente, 14 chilometri ininterrotti da Perugia ad Assisi” ha aggiunto. “Tutti quelli che amano la pace non possono che essere felici di questa partecipazione” ha sottolineato Lotti.


Parolin: «Sia fatta giustizia per tutti i popoli»

“Continuiamo a ritenere che quella dei due Stati per due popoli sia la formula che può aiutare a risolvere i problemi e i rapporti tra ebrei e palestinesi ed è perfettamente in linea con quando noi abbiamo sempre chiesto”: lo ha affermato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, parlando ad Assisi dove ha per presieduto la celebrazione eucaristica in occasione della memoria liturgica di San Carlo Acutis.

sabato 11 ottobre 2025

Papa Leone XIV, appello ai potenti: "Abbiate l'audacia del disarmo"

Leone XIV è tornato a rilanciare il suo appello alla "pace disarmata e disarmante" nell'omelia alla veglia di preghiera che ha guidato in piazza San Pietro. Lo ha fatto citando la richiesta del Vangelo di Giovanni: "Metti via la spada".
"È una parola rivolta ai potenti del mondo", ha spiegato. "Abbiate l'audacia del disarmo!". Ma è anche, ha aggiunto, "una parola rivolta a ciascuno di noi, perché da disarmare è prima di tutto il cuore. Se non c'è pace in noi, non daremo pace".
Riprendendo le parole di Gesù ai discepoli - "I grandi del mondo si costruiscono imperi con il potere e il denaro, ma voi non fate così'" - il Papa ha proposto una conversione dello sguardo: "Guardare il mondo dal basso, con gli occhi di chi soffre, non dall'alto dei potenti".

Le parole di papa Leone 

venerdì 10 ottobre 2025

10 ottobre – Giornata mondiale contro la pena di morte

Oggi, 10 ottobre, il calendario ci ricorda la Giornata mondiale contro la pena di morte, un momento di riflessione e di impegno civile su uno dei temi più controversi e urgenti della nostra epoca.

Quest’anno, il significato di questa ricorrenza è particolarmente drammatico. Gli ultimi dati provenienti dall’Iran mostrano una realtà sconvolgente: nei primi nove mesi del 2025 sono già state eseguite oltre 1.000 condanne a morte, il numero più alto registrato nel Paese negli ultimi quindici anni, superando persino le 972 esecuzioni di tutto il 2024.  
Molte di queste sentenze arrivano al termine di processi gravemente iniqui, dove confessioni estorte con la tortura vengono comunque accettate come prove e gli imputati non hanno accesso a una difesa legale adeguata. Negli ultimi mesi, le autorità iraniane sembrano aver intensificato l’uso della pena capitale non solo come sanzione penale, ma anche come strumento politico per consolidare il potere e reprimere ogni forma di dissenso.

Il fenomeno, però, non riguarda solo l’Iran. Insieme a Arabia Saudita e Iraq, il Paese si conferma tra quelli che più ricorrono a questa pratica. Secondo un recente rapporto globale, nel 2024 sono state registrate almeno 1.518 esecuzioni in 15 Paesi, il dato più alto dal 2015, con un aumento del 32% rispetto all’anno precedente.  
E questo senza contare le migliaia di esecuzioni che si ritiene avvengano ogni anno in Cina, sulle quali il governo mantiene un rigido segreto di Stato.

Eppure, accanto a questa crescita allarmante, esiste anche un segnale di speranza. Alla fine del 2024, 145 Paesi avevano abolito la pena di morte per legge o nella pratica, di cui 113 totalmente. La direzione della storia sembra chiara: la pena capitale sta diventando sempre più inaccettabile agli occhi del mondo intero.

Ma il cammino verso un’abolizione universale richiede ancora impegno quotidiano, azione e consapevolezza. Le voci contrarie alla pena di morte devono farsi più forti, affinché nessuno Stato possa continuare a giustificare una punizione crudele, inumana e degradante come strumento politico o di giustizia.

Oggi, in questa giornata simbolica, l’appello è semplice e diretto: schieriamoci dalla parte dei diritti umani, diciamo NO alla pena di morte. Per chi crede nella giustizia vera, il rispetto della vita è il primo passo verso un mondo più giusto.  

Fonte: Amnesty International 

Maria Corina Machado, premio Nobel per la pace

La vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2025 è María Corina Machado, attivista, ingegnera e leader dell’opposizione venezuelana, nota per il suo coraggioso impegno politico nella lotta non violenta per la democrazia e i diritti umani in Venezuela.

Breve biografia e impegno
María Corina Machado, 56 anni, è una figura centrale nella scena politica venezuelana, dove da anni si batte contro il regime di Nicolás Maduro, promuovendo la difesa delle libertà civili e dei diritti fondamentali. Soprannominata la “signora d’acciaio”, Machado ha guidato numerose iniziative di protesta pacifica e si è distinta per la sua fermezza nel richiedere libere elezioni, trasparenza e rispetto della volontà popolare, anche a costo dell’ineleggibilità politica e di numerose minacce.

Situazione attuale del Venezuela
Il regime di Nicolás Maduro controlla il Paese con metodi autoritari, avendo vinto nel 2024 un terzo mandato presidenziale considerato fraudolento e privo di legittimità da gran parte della comunità internazionale. Le opposizioni restano divise e fortemente represse: oltre 1.600 persone sono attualmente detenute per motivi politici e minor dissenso. La repressione si manifesta con arresti arbitrari, sparizioni forzate, persecuzioni di attivisti e chiusura sistematica degli spazi di partecipazione civile.

Diritti delle minoranze e società civile
Le comunità indigene e altre minoranze sono particolarmente esposte a violenze, abusi e discriminazioni da parte di gruppi armati e forze statali, con episodi di persecuzione che possono configurarsi come crimini contro l’umanità. Leggi restrittive come la “Ley ONG” mettono a rischio la sopravvivenza delle organizzazioni umanitarie e dei difensori dei diritti umani. Attivisti e operatori umanitari, soprattutto chi collabora con organismi internazionali, sono bersaglio privilegiato del governo, con frequenti minacce, arresti e “scomparse” temporanee per intimidirli.
Il caso emblematico di Alberto Trentini, cooperante italiano arrestato nel novembre 2024, testimonia il clima di arbitrio nel sistema giudiziario venezuelano. Trentini è detenuto da oltre trecento giorni, senza un’accusa formale né alcun processo in corso, in condizioni di isolamento con limitatissimi contatti con avvocati, familiari e autorità consolari. La società civile italiana e internazionale ha espresso forte preoccupazione, segnalando la violazione dei diritti fondamentali e promuovendo azioni e petizioni per la sua liberazione.

Postura internazionale e geopolitica
Maduro intensifica le relazioni con Russia, Iran e Cina, cercando di costruire un blocco alternativo all’ordine occidentale e alle pressioni provenienti dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, che mantengono e rafforzano le sanzioni contro funzionari del regime. La politica estera venezuelana si caratterizza per la retorica contro l’“imperialismo”, il sostegno pubblico ad altri regimi autoritari e la denuncia dei meccanismi di ingerenza delle istituzioni internazionali sui diritti umani.

Libertà religiose
Per quanto riguarda le libertà religiose, il Venezuela mantiene formalmente la libertà di culto, ma la libertà reale è limitata dal contesto repressivo e dal controllo statale. Chiese e associazioni religiose spesso subiscono pressioni se espongono posizioni critiche verso il governo o solidarizzano con l’opposizione; il rischio di intromissioni, censura e intimidazioni rimane elevato, in particolare per le realtà che si espongono nella difesa dei diritti umani e della dignità della persona.

giovedì 9 ottobre 2025

"Dilexi te" di Papa Leone XIV: l'amore per i poveri

Il 4 ottobre 2025, giorno della memoria liturgica di San Francesco d’Assisi, Papa Leone XIV ha firmato la sua prima esortazione apostolica, *Dilexi te* ("Ti ho amato" - Apocalisse 3,9), pubblicata ufficialmente il 9 ottobre. Questo testo si focalizza sull’amore verso i poveri, tema centrale della missione della Chiesa, e prende in eredità un progetto cominciato da Papa Francesco negli ultimi mesi della sua vita.

Contenuti principali
L’esortazione si sviluppa in 121 paragrafi suddivisi in cinque capitoli: alcune parole indispensabili; Dio sceglie i poveri; una Chiesa per i poveri; una storia che continua; una sfida permanente. 
Il testo pone l’amore di Cristo verso i poveri come il cuore della fede cristiana, ricordando che Gesù si identifica soprattutto con i più piccoli e i più bisognosi della società. Sono richiamate tematiche come la cura dei malati, la lotta alle schiavitù, la difesa delle donne vittime di violenza, il diritto all’istruzione, l’accompagnamento ai migranti, e l'elemosina vista non come paternalismo ma come giustizia ristabilita.

Papa Leone XIV si rifà molto al magistero di Papa Francesco, ma anche a figure come Sant’Agostino, San Lorenzo e San Francesco d’Assisi, presentando i poveri come una "presenza sacramentale del Signore" da amare e servire. L'esortazione denuncia le radici sociali dei mali, come l’iniquità economica e la falsa meritocrazia, e propone una Chiesa che nasce dal Vangelo e si rinnova nel tempo proprio attraverso la carità concreta verso i poveri.

Continuità e discontinuità con il papato di Papa Francesco
L’esortazione rappresenta un chiaro atto di continuità rispetto al magistero del Papa Francesco, che nel suo pontificato ha posto al centro il principio dell’opzione preferenziale per i poveri, esplorato nell’enciclica *Dilexit nos* sull’amore divino e umano del Cuore di Cristo. Papa Leone XIV ha scelto di riprendere e completare il progetto incompiuto del suo predecessore, scrivendo nel testo che è "felice di farlo mio" e consolidando un forte nesso tra l’amore di Cristo e la chiamata a farsi prossimi ai poveri.

La discontinuità, più che nei contenuti, può essere nel tono e nelle aggiunte di riflessione più teologica, con un richiamo più marcato a figure storiche e una sapiente integrazione della dottrina sociale della Chiesa, senza però allontanarsi dal segno profetico e pratico di Papa Francesco.

Testo completo dell'Esortazione Apostolica "Dilexi Te": https://ewtn.it/2025/10/09/testo-completo-esortazione-apostolica-dilext-te-di-papa-leone-xiv/

mercoledì 8 ottobre 2025

Una tregua per respirare

Tra dolore e incredulità, si fa largo un raggio di ottimismo giovanile. 
Layan Abu Gharqoud ha 13 anni e oggi ha voluto festeggiare. «Oggi sono felice, malgrado tutto. Durante la guerra sono rimasta ferita, ma grazie a Dio mi sono ripresa. Oggi sembra quasi un giorno di festa. Ho indossato il mio abito tradizionale palestinese e con le amiche andrò a ballare la dabke, una danza popolare, per festeggiare il giorno in cui la morte finalmente si allontana».
A un livello diverso, Abdullah Shershara, 36 anni, consulente legale e analista politico di Gaza, ha detto che la calma attuale non segna la fine del conflitto. «La guerra non è finita. È entrata soltanto in una fase nuova. Una fase più razionalizzata, ma non per questo meno pericolosa. Netanyahu si è spinto troppo oltre e ha agito contro gli interessi di Israele stesso. Era indispensabile frenarlo. A partire da oggi, possiamo dire che la fase della fame e degli sfollamenti si avvicina alla fine, e stiamo assistendo a un cambiamento della natura del conflitto: si ritornerà alla forma tradizionale dal 1948, al controllo sulle risorse, alla restrizione della sovranità e all’espansione delle colonie».
Centinaia di migliaia di sfollati, sradicati dalle loro case tra il maggio 2025 e adesso, continuano ad aspettare in rifugi precari e in tende da campo che il loro futuro si faccia più chiaro. Dopo mesi di sfollamenti continui, prostrazione e perdite, molti dicono di sperare semplicemente in qualche forma di stabilità, e che la fragile calma di oggi non segni la fine della guerra, ma l’inizio di una pace attesa da tempo. 
MAJD AL-ASSAR
CAMPI DI AL-NUSEIRAT E AL-BUREIJ, GAZA
Traduzione di Anna Bissanti
La Stampa


La pace é resa possibile dagli Stati Uniti che hanno posto il veto sei volte alle mozioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che chiedevano un cessate il fuoco immediato ed incondizionato nella Striscia di Gaza dal 2023 al settembre 2025. 
L’ultimo veto statunitense è avvenuto nel settembre 2025, bloccando una risoluzione che aveva raccolto il favore di tutti gli altri 14 membri del Consiglio, motivato dal mancato riconoscimento del diritto di Israele a difendersi e dall’assenza di una esplicita condanna di Hamas nel testo.
Gli USA hanno ripetutamente giustificato il veto sostenendo che una richiesta di cessate il fuoco senza condizioni avrebbe legittimato Hamas e non sarebbe stata collegata al rilascio degli ostaggi.
I veti hanno provocato crescenti critiche internazionali, con molti Stati membri e organizzazioni che hanno denunciato il peggioramento della crisi umanitaria a Gaza.

Sintesi:
- Febbraio 2024 
Motivazione: Mancato legame con rilascio ostaggi  
14 su 15 favorevoli
- Giugno 2024
Motivazione: Non condanna esplicita di Hamas Maggioranza favorevole
- Novembre 2024
Motivazione: Cessate il fuoco non incondizionato 
14 su 15 favorevoli
- Giugno 2025  
Motivazione: Mancato riconoscimento diritto difesa Israele
Maggioranza favorevole
- Settembre 2025, 2 voite
Motivazione: Mancanza condanna di Hamas                  
Tutti favorevoli tranne USA

sabato 4 ottobre 2025

Sarà Sarah Mullally il 106° Arcivescovo di Canterbury: la prima volta per una donna

La Chiesa anglicana ha raggiunto un traguardo senza precedenti nella sua lunga storia: per la prima volta una donna è stata eletta arcivescovo di Canterbury. Si tratta di Sarah Elizabeth Mullally, 63 anni, attuale vescova di Londra, che succede a Justin Welby come primate della Chiesa d’Inghilterra e capo simbolico della Comunione anglicana mondiale. L’annuncio ufficiale è del 3 ottobre 2025, e l’insediamento è previsto nella storica Cattedrale di Canterbury a marzo 2026.

L’arcivescovo di Canterbury rappresenta da sempre la massima autorità spirituale della Chiesa anglicana, un ruolo nato nel 597 con il monaco Agostino di Canterbury, inviato da papa Gregorio Magno per fondare la Chiesa in Inghilterra. Storicamente, l’arcivescovo è primus inter pares (primo tra pari) tra i primati anglicani di tutto il mondo, ha importanti funzioni liturgiche nazionali come l’incoronazione dei sovrani britannici, e guida spiritualmente milioni di fedeli in oltre 165 paesi. Dal XVI secolo, con lo Scisma anglicano e l’Atto di Supremazia di Enrico VIII, l’arcivescovo guida una Chiesa nazionale indipendente da Roma, con il sovrano inglese come governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra.

Il percorso verso la presenza femminile nelle alte cariche della Chiesa anglicana ha radici relativamente recenti. Fu solo nel 1994 che la Chiesa anglicana ordinò le prime donne sacerdotesse, mentre nel 2015 Sarah Mullally stessa divenne la prima donna vescovo di Londra, rompendo un altro storica barriera. La sua nomina a arcivescovo di Canterbury segna quindi un momento epocale in cui una leadership tradizionalmente maschile si apre con decisione alla piena inclusione delle donne anche ai livelli più alti.

La carriera di Mullally è inoltre esemplare per la sua vita prima del sacerdozio: è stata un’infermiera oncologica e capo infermiera del governo inglese, ruolo nel quale ha incarnato la sua visione del lavoro sanitario come riflesso dell’amore divino. La sua elezione arriva in un momento delicato per la Chiesa d’Inghilterra, impegnata a superare divisioni interne e scandali, rappresentando una svolta di speranza per un cammino rinnovato.

Questa scelta storica non tocca solo la Chiesa inglese: la Comunione anglicana, con milioni di fedeli nel mondo, osserva con attenzione questa svolta che può aprire la strada a una crescente valorizzazione del ruolo femminile anche in altre realtà cristiane tradizionali.

Leggi da Avvenire

venerdì 3 ottobre 2025

Il 4 ottobre, San Francesco, è tornata festa nazionale

E così Francesco d’Assisi, il santo poverello, il giullare di Dio, il mistico, il fondatore dell’Ordine dei Francescani, l’inventore della poesia in lingua italiana, colui che con la scelta della povertà e la provocazione della pace sfidò la Chiesa del suo tempo e sovvertì il mondo, l’antesignano dell’ecologia, una delle figure più venerate della cristianità e più rispettate della laicità, il patrono d’Italia... è tornato a essere celebrato ogni 4 ottobre come festa nazionale, come avveniva fino al 1977, quando la riduzione dell’orario di lavoro per le solennità civili fu rimossa e nel giorno di San Francesco si tornò a scuola e al lavoro. Anni di contestazione e di scelte laiciste, certo, ma soprattutto questione di soldi, perché anche le solennità hanno un costo e persino i giganti della storia, come il santo di Assisi, ne fanno le spese.

Si deve a due proposte di legge – una di Noi moderati e una di Fratelli d’Italia – se oggi il Parlamento ha ripristinato la festa nazionale del 4 ottobre dopo quasi mezzo secolo: dopo il sì della Camera la settimana scorsa, oggi la Commissione Affari Costituzionali del Senato in sede deliberante ha confermato l’approvazione della legge. Non che ci fossero dubbi sul risultato, non solo perché la proposta arrivava dalla maggioranza, ma perché oggettivamente l’attualità di San Francesco non può che richiamare ogni fronte politico e di pensiero alla coerenza di valori che sono condivisi e universali, tanto più urgenti in un’epoca in cui l’umanità ha riscoperto tragicamente il suo volto più barbaro e incivile.

Nel 2026 cadrà l’800esimo anniversario della morte del santo, una data attesa da tempo con fervore creativo e anticipata da numerosi eventi culturali in questi ultimi anni, pubblicazioni, opere letterarie e teatrali, persino musical, che via via hanno ripercorso le tappe più “popolari” della vita di Francesco, dagli 800 anni del primo presepe da lui ideato a Greccio nel 1223, all’incontro nello stesso anno con papa Onorio III che approva definitivamente la sua regola basata sul Vangelo e sull'osservanza della povertà, della castità e dell'obbedienza, alla comparsa delle stigmate nel 1224, alla sua morte avvenuta il 3 ottobre del 1226 (mezz’ora dopo il tramonto in epoca medievale aveva inizio il giorno legale successivo).

Leggi da Avvenire

mercoledì 1 ottobre 2025

Il grido della terra non sia moda passeggera, passare a una conversione ecologica

Un’unica famiglia, sotto "lo stesso sole" e "la stessa pioggia". Una chiamata a prendersi cura della casa comune, passando dalle parole ai fatti: a una “conversione ecologica” che dalla raccolta di dati su carta, dai discorsi, ritorni al “cuore”, sede della libertà della persona, e non sia sorda “al grido della terra e dei poveri”. Nel solco del suo predecessore Francesco, a dieci anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, Papa Leone XIV ribadisce l’urgenza di lavorare per la cura della Terra. Lo fa oggi, 1 ottobre, al Centro Mariapoli dei Focolarini di Castel Gandolfo prendendo parte alla cerimonia di apertura della conferenza internazionale Raising Hope on Climate Change organizzata dal Movimento Laudato si’ in collaborazione con il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Caritas Internationalis, CIDSE, UISG, Movimento dei Focolari, Ecclesial Networks Alliance. 
Una due giorni in programma dal 2 al 3 ottobre al quale parteciperanno oltre mille persone, tra le quali leader provenienti dal mondo della fede, dei movimenti, della scienza e della politica.

Il Pontefice ha benedetto un frammento di ghiaccio proveniente dalla Groenlandia, risalente a 20mila anni fa.

Signore della vita, benedici questa acqua: possa risvegliare i nostri cuori, purificare la nostra indifferenza, lenire i nostri dolori e rinnovare la nostra speranza. 

Il blocco proviene dal fiordo Nuup Kangerlua – dove si stava sciogliendo nell’oceano dopo essersi staccato dalla calotta glaciale – ed è stato trasportato a Roma dall'artista Olafur Eliasson con il supporto del geologo Minik Rosing. I due collaborano nell'ambito del progetto Ice Watch che, tra le altre cosa, porta grandi blocchi di ghiaccio in spazi pubblici delle grandi città europee: da Copenaghen a Parigi, passando per Londra, con l’obiettivo di rendere tangibile

Messaggio nel giorno di Yom Kippur

David Adler è un ragazzo ebreo a bordo della Global Sumud Flotilla...
Saluti dalla Global Sumud Flotilla mentre ci avviciniamo definitivamente a Gaza ⛵️
Oggi vi scrivo una lettera molto personale, una lettera su cosa significhi per me essere ebreo e intraprendere una missione che mi porterà nella "Zona Rossa" durante lo Yom Kippur, il giorno più sacro del calendario ebraico.
Non scrivo quasi mai "come ebreo". Condivido la stanchezza di essere costretto a mettere al primo posto i sentimenti ebraici, quando un genocidio è stato commesso in nome dell'"interesse nazionale" sionista e quando gli attivisti sono stati arrestati, torturati e deportati in nome della nostra "sicurezza".
Ma oggi mi sono sentito in dovere di scrivere su quel registro, in quanto uno dei pochi ebrei impegnati in questa missione, che riunisce oltre 500 persone provenienti da più di 40 paesi in tutto il mondo.
Credo che la scelta di questa flottiglia non sia casuale. Al contrario, ritengo sia una benedizione che l'intercettazione si avvicini all'inizio dello Yom Kippur, il nostro giorno annuale di espiazione, che ci invita a riflettere sui nostri peccati e su cosa possiamo fare per ripararli nello spirito del tikkun olam.
Come possiamo espiare ciò che è stato commesso in nostro nome? Come possiamo chiedere perdono per i peccati che si moltiplicano di ora in ora, mentre bombe e proiettili piovono su Gaza? Come potremmo prendere sul serio il nostro mandato di "guarire il mondo" quando lo Stato di Israele è così determinato a distruggerlo?
Se c'è una parte della Torah che ricordo ancora, è questo obbligo che ci impone: "Giustizia, giustizia perseguirai". Come potremmo restare a guardare mentre lo Stato di Israele perverte questo sacro obbligo, sovrintendendo all'olocausto del popolo palestinese?
Mi sono unito a questa flottiglia come qualsiasi altro delegato, per difendere l'umanità, prima che sia troppo tardi. Ma durante lo Yom Kippur, mi viene ricordato che sono qui anche perché la mia eredità ebraica lo richiede.
Da adolescente, mio nonno Jacques Adler (nella foto) si unì alla resistenza parigina contro i nazisti, rischiando la vita per sabotare le loro operazioni, mentre i suoi amici e familiari venivano mandati a morire nei campi di concentramento.
Questa è la tradizione alla quale sono chiamato e la definizione di “giustizia” che sento fedele alla mia identità ebraica, poiché la stessa rabbia genocida che ha preso di mira i miei antenati è ora assunta dalle sue principali vittime.
Yom Kippur è un giorno di digiuno, un modo per manifestare la nostra espiazione in forma fisica. Ma negli ultimi due anni, la popolazione affamata di Gaza non ha avuto altra scelta che rinunciare al pane quotidiano.
Se le forze israeliane ci intercettassero durante lo Yom Kippur, allora vediamo cosa significa la vera espiazione. Non digiunare in tutta comodità mentre si fanno morire di fame i propri vicini. Non pregare in sicurezza mentre si sganciano bombe sulle loro teste. Espiazione significa azione.
Quindi, mentre stasera tramonta il sole e inizia il digiuno, spero che i miei confratelli ebrei si uniscano a me nel ridefinire il loro approccio all'espiazione, insieme alla preghiera silenziosa, e verso un'azione coraggiosa per porre fine a questo orribile genocidio.

G'mar chatima tova.
David Adler 

sabato 27 settembre 2025

Genocidio in Sudan: La tragedia dimenticata dal mondo

Da anni nel silenzio generale si consuma una delle crisi umanitarie più drammatiche e dimenticate del nostro tempo: il genocidio in Sudan. Dopo lo scoppio della guerra civile nell’aprile 2023, più di 12 milioni e mezzo di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, mentre oltre 25 milioni soffrono una crisi alimentare acuta. Milioni di vite sono bloccate in un inferno di violenze, fame estrema, epidemie e totale assenza di assistenza sanitaria. 

Il bilancio delle vittime è devastante. Si contano circa 28.000 morti direttamente per la guerra, ma la maggior parte delle persone perde la vita a causa della fame, delle malattie o per la negazione intenzionale degli aiuti umanitari. Almeno 638.000 sudanesi stanno vivendo la peggiore carestia nella storia recente del paese, mentre si stima che i morti complessivi, considerando anche gli effetti indiretti del conflitto, abbiano superato le 400.000 persone. Inoltre, circa 30 milioni di persone necessitano di assistenza urgente, in una crisi che è considerata la più grave al mondo e probabilmente la più sottaciuta.

Le accuse di genocidio e crimini contro l’umanità nei confronti delle Forze armate sudanesi e delle milizie alleate sono pesantissime. Testimonianze confermano l’uccisione sistematica di civili su base etnica, con uomini, ragazzi e persino neonati assassinati, e donne e ragazze soggette a stupri e altre violenze sessuali di massa. Gli aggressori impediscono inoltre ai civili di accedere a cibo e rifornimenti salvavita, usando volontariamente fame e malattie come armi di guerra.

Le Nazioni Unite, gli Stati Uniti e organizzazioni indipendenti come Human Rights Watch classificano dunque questa tragedia come un vero genocidio. La Corte penale internazionale ha avviato indagini, e da tempo denuncia pulizia etnica e crimini di guerra in Sudan, in particolare nella regione del Darfur, teatro di conflitti genocidari già dagli anni 2000.

Malgrado ciò, la comunità internazionale risponde con lentezza e scarsità di interventi concreti. La crisi umanitaria in Sudan continua a peggiorare, e il mondo sembra voltare lo sguardo altrove, mentre milioni di persone muoiono di fame, malattie e violenze atroci.

In questo silenzio assordante e in questa tragedia dimenticata si nasconde la dolorosa realtà di un genocidio in corso, che richiede immediata attenzione e azione urgente per fermare una carneficina che non può essere ignorata oltre.

Fonti principali: dati sulla guerra civile e genocidio in Sudan da missioni umanitarie, Nazioni Unite, Stati Uniti, Corte penale internazionale e report di organizzazioni umanitarie, aggiornati al 2025 .

Citazioni:
[16] genocidio 

venerdì 26 settembre 2025

Festival Francescano “Il Cantico delle Connessioni”

Il Festival Francescano “Il Cantico delle Connessioni” è un evento culturale e spirituale che celebra la figura di San Francesco d’Assisi, valorizzando i temi della pace, della natura, della comunità e della connessione tra persone e ambiente. Questo festival riunisce artisti, musicisti, studiosi e appassionati per riflettere sul messaggio francescano in chiave contemporanea, offrendo momenti di musica, teatro, dialogo e approfondimenti
Il cuore del festival è il richiamo al “Cantico delle Creature”, il celebre poema di San Francesco che esalta la bellezza e l’armonia del creato, invitando a un rapporto di rispetto e cura per tutte le forme di vita. “Il Cantico delle Connessioni” amplia questo messaggio, sottolineando l’importanza delle relazioni umane e con il mondo in un’epoca in cui tutto è sempre più interconnesso.
Durante il festival, si possono vivere esperienze artistiche e spirituali che stimolano la riflessione sui temi attuali come la sostenibilità, la solidarietà, il dialogo interculturale e interreligioso. Gli eventi si svolgono in luoghi suggestivi, spesso legati alla tradizione francescana, creando un’atmosfera di partecipazione e profondità.Partecipare a “Il Cantico delle Connessioni” significa immergersi in un percorso di riscoperta dei valori francescani, rivisitati in chiave moderna e aperti al futuro, in un’atmosfera che unisce cultura, fede e attenzione al pianeta. È un’occasione per ritrovare ispirazione e motivazione a costruire legami autentici, responsabili e creativi nella nostra vita quotidiana.

lunedì 22 settembre 2025

21 settembre 2025: Giornata Mondiale della Pace - Act now for a peaceful world

Ogni anno, il 21 settembre, il mondo celebra la Giornata Internazionale della Pace, un appuntamento di grande importanza istituito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1981. Questa giornata è dedicata alla riflessione sul valore universale della pace, della non violenza e della solidarietà tra i popoli. Nel 2025, il tema scelto è particolarmente incisivo: "Act Now for a Peaceful World" (Agisci ora per un mondo di pace).Il messaggio centrale del 2025 richiama all’urgenza di agire subito per costruire un futuro di convivenza pacifica, tolleranza e giustizia. Si sottolinea come la pace non sia semplice assenza di guerra, ma un processo dinamico che richiede dialogo, rispetto reciproco, giustizia sociale e cooperazione internazionale. Inoltre, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha evidenziato che per raggiungere la pace è fondamentale agire sulle radici più profonde dei conflitti, come disuguaglianze, esclusione sociale, odio e anche la crisi climatica.

Obiettivi della Giornata della Pace 2025
L’obiettivo è coinvolgere tutti – governi, comunità, scuole, società civile e singoli cittadini – affinché diventino protagonisti attivi nella promozione della pace. L’ONU invita a trasformare il 21 settembre in un giorno di cessate il fuoco globale, di silenzio delle armi e di costruzione di ponti tra culture e nazioni. Parte integrante dell’obiettivo è anche l’educazione alla pace, la sensibilizzazione contro la violenza, il rispetto dei diritti umani e la difesa dell’ambiente come elementi essenziali per un mondo pacifico.

Le iniziative
Nel 2025, come ogni anno, numerose iniziative hanno animato la giornata in Italia e nel mondo. Una delle più significative è stata la Marcia Perugi-Assisi per la Pace e la Fraternità, un evento importante che coinvolge centinaia di migliaia di persone, tra cui numerosi studenti, accomunati dall’impegno per diffondere una cultura di pace. La marcia, con partenza da Perugia e arrivo ad Assisi, è anche un momento educativo che coinvolge le scuole, promuovendo la consapevolezza sui temi della non violenza e della solidarietà globale.Inoltre, molte organizzazioni, scuole e comunità hanno promosso attività artistiche, didattiche e di sensibilizzazione. Dibattiti, momenti di riflessione, laboratori per i giovani e campagne sociali hanno contribuito a rendere più visibile l’urgenza di agire ora per un mondo più giusto e pacifico.
La Giornata Mondiale della Pace 2025 è un invito a tutti noi a non perdere tempo, a fare della pace una responsabilità quotidiana concreta, agendo contro le ingiustizie e costruendo ponti di dialogo e cooperazione. Agire ora significa crederci, impegnarsi e non dimenticare che ogni piccolo gesto conta per un mondo dove la pace sia davvero possibile.

domenica 21 settembre 2025

Oggi i funerali di Charlie Kirk

Charlie Kirk, attivista politico conservatore statunitense assassinato il 10 settembre 2025 durante un evento universitario alla Utah Valley University, è stato un leader noto soprattutto per la sua opposizione alle ideologie di sinistra e la sua visione educativa incentrata sul ritorno ai valori tradizionali e occidentali. Egli vedeva la battaglia culturale come centrale, opponendosi al femminismo, alle politiche di inclusione e alle teorie del "wokeismo" nella società e nelle istituzioni educative, promuovendo invece ideali dichiarati "giudeo-cristiani" che considerava fondanti per l’identità americana e occidentale.

Pensiero e predicazione
Kirk si è concentrato su un ritorno a ciò che considerava una società più ordinata e tradizionale, con ruoli di genere definiti e un'etica basata sulle radici cristiane, ma la sua visione educativa escludeva l'uguaglianza e la giustizia sociale a favore di norme consolidate e privilegi storici.
La sua attività politica, pur significativa, era secondaria rispetto all’obiettivo didattico e culturale di formare una nuova generazione con una "visione del mondo coerente" fondata sui principi cristiani e conservatori, avversando apertamente ideologie marxiste e progressiste.
Fondatore di Turning Point USA, e successivamente di una branca religiosa TPUSA Faith, usava summit, gruppi di studio e corsi online per diffondere questi valori, con particolare attenzione a scuole e chiese oltre agli eventi politici.

Attivismo religioso e culturale
Charlie Kirk richiamava spesso la propria fede cristiana (cresciuto in una congregazione affiliata alla Presbyterian Church, una tradizione mainline liberale), usando il messaggio evangelico come strumento di diffusione della sua causa, invitando a vivere senza paura delle persecuzioni e a proclamare la verità cristiana in modo radicale e senza compromessi.
Recentemente, nel 2025, si segnalano anche alcune riflessioni religiose sorprendenti, come la frase "Maria è la soluzione," che ha fatto discutere all’interno delle comunità cristiane evangeliche che tradizionalmente non praticano il culto mariano, mostrando una complessità nel suo rapporto con la fede oltre l'attivismo politico.

Contesto della morte e impatto
Kirk è stato assassinato con un colpo di arma da fuoco mentre parlava di temi politici e sociali, con l’attacco ritenuto politicamente motivato e che ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico e mediatico statunitense. Nel 2023, circa una settimana dopo l'uccisione di tre bambini e tre adulti alla Christian Covenant School di Nashville, Tennessee, Charlie Kirk aveva affermato che "un certo numero di vittime da arma da fuoco è un prezzo accettabile da pagare per difendere il Secondo Emendamento" della Costituzione degli Stati Uniti, che garantisce il diritto dei cittadini di possedere e portare armi. Kirk sosteneva che le morti per arma da fuoco facevano parte della realtà americana in cambio della salvaguardia del diritto costituzionale sulle armi.
La sua morte è stata interpretata come un simbolo dell’escalation della violenza politica, alimentando tensioni tra destra e sinistra negli Stati Uniti.

Dimostrami che ho torto
Lo slogan "Prove me wrong" di Charlie Kirk, che significa "Dimostrami che ho torto," era il format di successo che utilizzava nei suoi dibattiti pubblici, in particolare nei campus universitari. Questo slogan esprimeva la sua sfida aperta al confronto diretto con chi non era d'accordo con lui, invitando gli altri a portargli prove che smentissero le sue posizioni politiche e culturali. Kirk usava questo approccio per convincere gli scettici e trovare nuovi sostenitori, proponendo un dialogo vivace anche con gli avversari, come parte della sua strategia per diffondere le idee del conservatorismo americano e del trumpismo tra i giovani. Inoltre, sottolineava che il dialogo e il confronto erano essenziali per evitare che il dissenso sfociasse in violenza, come lui stesso ha detto: "Quando le persone smettono di parlare, è allora che scoppia la guerra civile".

La morte di Kirk ci spinge a riscoprire l'urgenza che il dialogo vinca sull'intolleranza. 


Approfondimenti:

venerdì 19 settembre 2025

Dalla Chiesa di San Gennaro a Napoli

Nell'omelia per la messa di San Gennaro Don Mimmo Battaglia parla della Palestina brilla in riferimento al sangue sciolto di San Gennaro. "Ascolta, Israele: non ti parlo da avversario, ma da fratello nell'umano. Ti chiamo col nome con cui la Scrittura convoca il cuore all'essenziale: Ascolta. Cessa di versare sangue palestinese. Da questa cattedrale che respira come un petto antico, si alza un appello chiaro, diretto, senza garbo diplomatico, cessino gli assedi che tolgono pane e acqua, cessino i colpi che sbriciolano case e infanzie, cessino le rappresaglie che scambiano la sicurezza con lo schiacciamento, cessi l'invasione che soffoca ogni speranza di pace. La sicurezza che calpesta un popolo non è sicurezza: è un incendio che, prima o poi, brucia la mano che credeva di domarlo. Oggi la parola sangue ci brucia addosso. Perché il sangue è un linguaggio che tutti capiamo, e che chiede conto a tutti. Il sangue di Gennaro si mescola idealmente al sangue versato in Palestina, come in Ucraina e in ogni terra ferita dove la violenza si crede onnipotente e invece è solo rumore. Il sangue è sacro: ogni goccia innocente è un sacramento rovesciato. Se potessi, raccoglierei in un’ampolla il sangue di ogni vittima, bambini, donne, uomini di ogni popolo, e lo esporrei qui, sotto queste volte, perché nessun rito ci assolva dalla responsabilità, perché la preghiera senta il peso di ogni ferita e non scivoli via. Oggi, con pudore e con fuoco, dico: è il sangue di ogni bambino di Gaza che metterei esposto in questa cattedrale, accanto all’ampolla del santo. Perché non esistono 'altre' lacrime: tutta la terra è un unico altare".

giovedì 18 settembre 2025

La tomba delle lucciole: un manifesto poetico contro la guerra torna al cinema

Dal 18 al 24 settembre torna nelle sale italiane "La tomba delle lucciole" (1988), capolavoro d’animazione del maestro giapponese Isao Takahata, cofondatore dello Studio Ghibli. Tratto dall’omonimo romanzo semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka, il film offre una visione straziante e profondamente toccante dell’orrore della guerra, raccontata attraverso gli occhi innocenti di due bambini, Seita e la piccola sorella Setsuko, sopravvissuti ai bombardamenti di Kobe durante gli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale.

Trama e protagonisti
La storia si apre con la morte di Seita, un ragazzo di 14 anni, nell’atrio di una stazione ferroviaria nel settembre 1945. Da lì parte un flashback che racconta gli ultimi mesi di vita del ragazzo e della sua sorellina di 4 anni, dopo la perdita della madre durante un bombardamento. Mentre il padre, ufficiale nella Marina imperiale giapponese, è impegnato in guerra, i due bambini affrontano la durezza di un Giappone devastato dai raid aerei americani. Dopo un iniziale soggiorno forzato a casa di una zia severa e poco incline a mostrare solidarietà, Seita e Setsuko decidono di rifugiarsi in un riparo vicino al mare, dove cercano di sopravvivere con le poche risorse rimaste.

La relazione tra Seita e Setsuko è al centro del film, con il fratello maggiore che si fa carico di proteggere la sorella, cercando di preservarne l’innocenza in un contesto di distruzione e perdita.

Linee interpretative e simbolismo
La forza del film risiede nel suo duplice registro narrativo, che alterna scene di feroce realtà, come i bombardamenti che incendiano intere città di legno, e momenti di poetica delicatezza, rappresentati dalle lucciole che illuminano le notti nel rifugio dei bambini. Il colore rosso che domina entrambe le situazioni simboleggia insieme la distruzione e la luce fragile della vita, richiamando il titolo stesso del film, nel quale “lucciola” è scritto con i kanji che indicano “fuoco” e “caduta”.

Le lucciole diventano così metafora della brevità e fragilità dell’esistenza umana, soprattutto quella delle vittime innocenti della guerra. La domanda struggente di Setsuko: "Perché le lucciole muoiono così presto?" sottolinea l’ingiustizia delle morti premature e la perdita di momenti felici. Non meno forte è il significato della scatola di latta delle caramelle Sakuma Drops, che alla fine contiene le ceneri di Setsuko, diventando simbolo di memoria, affetto e dolore.

Il messaggio del film
La tomba delle lucciole non è solo un racconto sulla guerra, ma un ritratto umano e sociale dei suoi effetti devastanti, soprattutto sui più piccoli e indifesi. È una denuncia dell’abbandono di una "generazione perduta", segnata da lutti, fame e indifferenza. La durezza del quotidiano, con la famiglia frazionata e la mancanza di supporto esterno, si contrappone alla purezza e all’innocenza di due bambini che cercano di mantenere un barlume di speranza.

Takahata offre una riflessione profonda sulla caducità della vita e sulla necessità di ricordare le vittime della violenza armata, con una sensibilità poetica che rende il film un’amara preghiera contro la guerra, ma anche un inno alla solidarietà e all’umanità.

lunedì 15 settembre 2025

Settimana Europea della Mobilità 2025: Mobilità per Tutti, Un Futuro Sostenibile e Accessibile

Dal 16 al 22 settembre 2025 torna la Settimana Europea della Mobilità, la grande campagna promossa dalla Commissione Europea per sensibilizzare su una mobilità urbana sostenibile, sicura ed equa. Il tema di questa edizione è "Mobilità per tutti", un invito a costruire insieme un sistema di trasporto accessibile e inclusivo per ogni persona, indipendentemente da reddito, genere, età, abilità o provenienza.

Il Tema 2025: Mobilità Accessibile e Inclusiva
"Mobilità per tutti" significa abbattere barriere e ostacoli che ancora oggi limitano l'accesso alla mobilità sostenibile, siano essi di tipo economico, fisico o infrastrutturale. L'obiettivo è garantire trasporti pubblici efficienti, accessibili e affidabili, spazi urbani e veicoli progettati per tutti, oltre a soluzioni che accolgano le diverse esigenze della società, dall'infanzia alla terza età, dalle persone con disabilità ai contesti socio-economici più fragili.

Dati Principali e Adesioni
In Italia, oltre un centinaio di città partecipano attivamente con iniziative che coinvolgono cittadini, scuole, enti pubblici, associazioni e aziende private. L'iniziativa promuove eventi come convegni, incontri, laboratori educativi, camminate, pedalate e performance artistiche, per stimolare il cambiamento culturale e comportamentale. Gli enti locali sono chiamati a sperimentare soluzioni innovative, migliorare le infrastrutture e raccogliere feedback per adattare la mobilità alle esigenze reali dei cittadini.

Comportamenti individuali e collettivi promossi
La Settimana Europea della Mobilità invita a ripensare gli spostamenti quotidiani scegliendo modalità più sostenibili e salutari come:
- La mobilità attiva: camminare, andare in bici o monopattino in percorsi sicuri.
- L’uso del trasporto pubblico, che deve essere conveniente, puntuale e accessibile.
- La condivisione degli spazi pubblici, promuovendo il rispetto e la sicurezza.
- L’adozione di mezzi di trasporto puliti e intelligenti, come veicoli elettrici e soluzioni integrate.
- La partecipazione attiva della comunità: cittadini, scuole, istituzioni e imprese insieme per migliorare la mobilità locale.

Questi comportamenti contribuiscono a ridurre traffico, inquinamento atmosferico e acustico, migliorando la qualità dell’aria e la salute soprattutto delle fasce più vulnerabili come bambini e anziani.

La Settimana Europea della Mobilità 2025 è un impegno condiviso per una mobilità equa, intelligente e sostenibile, per una qualità della vita migliore per tutti.

venerdì 12 settembre 2025

Il 12 e 13 settembre il World Meeting of Human Fraternity

«Prima di essere credenti, siamo chiamati a essere umani». Le parole pronunciate da Papa Leone XIV nella catechesi dello scorso 28 maggio saranno la bussola che orienterà i lavori del World Meeting of Human Fraternity, in programma nelle giornate di venerdì 12 e sabato 13 settembre. Giunto alla terza edizione, l’appuntamento è promosso dalla Basilica di San Pietro, dalla Fondazione Fratelli tutti e dall’associazione Be Human.

“Essere umani oggi: la via della fraternità” è il tema del Meeting, che prenderà il via con 15 diversi tavoli tematici, il 12 settembre, su temi quali: amministratori e informazione, economia e finanza, salute e infanzia, sicurezza alimentare, formazione, sport e intelligenza artificiale, Terzo settore, impresa e formazione alla vita politica, salute e letteratura, lavoro, ambiente e sostenibilità. Ad ospitarli, diversi luoghi della città: dal Campidoglio a Palazzo Valentini, dalla sede della Fao a quella dell’Unione Europea. Al tavolo del Terzo settore ha già confermato la sua presenza il cardinale vicario Baldo Reina.

«L’intento è di proporre al mondo l’orizzonte della fraternità quale chiave di volta per un possibile nuovo ordine politico, economico e sociale dell’esistenza umana», ha detto il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di San Pietro e presidente della Fabbrica di San Pietro, nel corso della conferenza stampa di presentazione. «Il principio della fraternità universale – ha aggiunto – può offrire le coordinate per scrivere la storia di questo cambiamento epocale». Ogni tavolo, nelle intenzioni degli organizzatori, «avrà un compito: esplorare il significato dell’essere umani oggi, raccogliere buone pratiche e scegliere azioni concrete da promuovere nel proprio mondo. Desideriamo misurare l’impatto della fraternità per poi valutarne l’effetto su di noi, sulla società e sulle nostre relazioni».

mercoledì 10 settembre 2025

La situazione dimenticata del Congo

La situazione umanitaria nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) è drammatica e si aggrava a causa del conflitto in corso tra il gruppo armato M23/Alliance Fleuve Congo (AFC) e l’esercito congolese, che dal dicembre 2024 ha intensificato gli scontri in particolare nella provincia del Nord Kivu, nell'est del paese.

Un conflitto che disegna un’emergenza umanitaria
Gli scontri hanno raggiunto la città di Goma, capoluogo del Nord Kivu, dove circa 650.000 persone sono state costrette a fuggire dalle loro abitazioni e a rifugiarsi in campi improvvisati. Qui si sommano circa due milioni di cittadini che vivono già in condizioni molto precarie. Le violenze si estendono anche nelle zone di Masisi, Mweso e nella provincia del Sud Kivu, spingendo molti sfollati a spostarsi verso sud, in una fuga dalle aree più colpite.


Sfollamento: solo tra dicembre 2024 e gennaio 2025, oltre 390.000 persone sono state costrette a lasciare le proprie case in tempi brevissimi, creando una crisi senza precedenti per le strutture di accoglienza.

Violenza sessuale: le strutture mediche, in particolare quelle di Medici Senza Frontiere (MSF), registrano un drammatico aumento di casi di violenza sessuale, con una media di almeno due vittime ogni ora nel 2023, in crescita nel 2024. La presenza dei gruppi armati nei campi sfollati ha peggiorato la situazione.

Malattie infettive: la scarsità di acqua potabile sicura e le condizioni igienico-sanitarie precarie alimentano il rischio di epidemie di colera. Inoltre, la diffusione del virus mpox (variante della varicella) è stata dichiarata dall’OMS emergenza di salute pubblica internazionale nell’agosto 2025, in seguito a una mutazione che ne ha aumentato la trasmissibilità nella regione.

Condizioni di vita: la mancanza di cibo, acqua, assistenza sanitaria e rifugi adeguati nelle aree di sfollamento accentua la sofferenza di migliaia di famiglie.

Contesto storico e geografico
La crisi in RDC nasce da decenni di instabilità sociale, politica ed etnica, in particolare dopo il genocidio del 1994 in Ruanda e le tensioni con gruppi armati che controllano vaste aree ricche di risorse naturali. La presenza di oltre 100 gruppi armati e le forze di pace dell’ONU non sono riusciti finora a stabilizzare la regione, causando sofferenze umane continue.

La Repubblica Democratica del Congo, il più grande paese dell’Africa subsahariana, si trova in Africa centrale ed è teatro di una delle crisi umanitarie più complesse del mondo.

lunedì 8 settembre 2025

L'8 settembre a Vicenza

L’8 settembre 2025 a Vicenza si rinnova la tradizionale festa della natività di Maria con una processione molto sentita che parte da piazza Duomo per arrivare al Santuario di Monte Berico, luogo simbolo della devozione mariana della città. Quest’anno la celebrazione ha un significato speciale, anticipando il sesto centenario delle apparizioni mariane a Monte Berico, che si celebrerà nel 2026.

La processione è partita domenica 7 settembre nel tardo pomeriggio, accompagnata dalla fanfara storica ANA e dalla squadra Élite Rangers Rugby Vicenza, con un seguito di fedeli e cittadini che si è ampliato lungo il percorso nel centro storico fino a raggiungere il Santuario. Il momento culminante è stato l’arrivo in piazzale della Vittoria e la partenza verso il santuario con la recita del Rosario e la guida del vescovo mons. Giuliano Brugnotto.

Il vescovo ha sottolineato il tema dell’“Anno Santo Pellegrini di speranza”, evidenziando come la Madonna di Monte Berico rappresenti speranza, consolazione e rinnovamento per la comunità, le famiglie, i giovani e le fasce più fragili. L’attenzione è rivolta anche alla tutela dell’ambiente e al dialogo tra diverse confessioni religiose, in vista del giubileo mariano del 2026.

La celebrazione dell’8 settembre include una messa solenne presieduta dal vescovo, prevista alle 11 del mattino, e un’apertura straordinaria della Basilica di Monte Berico durante tutta la notte tra il 7 e l’8 settembre, per accogliere i pellegrini provenienti da tutta la provincia. Questa apertura notturna è stata voluta dal priore padre Carlo Rossato, per rafforzare il messaggio di speranza legato alla figura di Maria.

domenica 7 settembre 2025

I 100 anni di don Benzi, lo «scarabocchio di Dio» che capovolse il mondo

Don Oreste Benzi è stato un sacerdote romagnolo straordinario, nato 100 anni fa a Rimini, che ha dedicato la sua vita ai più poveri e agli emarginati. Fin da bambino, ispirato da una scelta decisa a soli 7 anni, ha vissuto con profonda fede e umiltà, definendosi «uno scarabocchio di Dio» e non un santo, ma ha compiuto una vera rivoluzione di amore e solidarietà.

Don Oreste non si limitava a dare l’elemosina, ma andava a cercare chi soffriva per portare una famiglia e una vita nuova, fondando nel 1968 la comunità “Papa Giovanni XXIII”. La sua idea era la “condivisione diretta”: non una solidarietà a distanza, ma vivere insieme, come in una famiglia, bambini, disabili, ragazzi in difficoltà, ex prostitute, anziani soli e tante altre persone spesso dimenticate dalla società.

La sua opera ha contagiato moltissimi giovani e oggi la “Papa Giovanni XXIII” gestisce centinaia di strutture in 40 paesi, accogliendo migliaia di persone con amore concreto. Don Oreste ha sempre ripetuto che «nessuno va lasciato indietro» e ha creduto nella speranza e nella redenzione per tutti, anche per chi aveva sbagliato. La sua vita, fatta di notti passate in strada, preghiera e impegno senza sosta, ha lasciato un’eredità forte e viva in tutto il mondo.

Oggi, per celebrare il centenario, a Rimini si tengono tre giorni di eventi con musica, testimonianze, incontri e giochi per famiglie, un modo per far conoscere ai giovani e a tutti la forza di un uomo che ha capovolto il modo di guardare ai poveri, insegnando che la vera carità è la condivisione della vita.

venerdì 5 settembre 2025

Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis: due giovani santi, modelli per il nostro tempo

Il 7 settembre 2025 sarà una data speciale per la Chiesa e per tutti i giovani: a San Pietro saranno canonizzati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, due ragazzi molto diversi ma uniti da una fede forte e vera. 

Chi erano?
Pier Giorgio Frassati era un giovane torinese nato nel 1901, figlio di una famiglia benestante (suo padre fondò il famoso giornale La Stampa). Studente di ingegneria, amava la montagna, lo sport e soprattutto aiutare i più poveri e gli ammalati. Amava ripetere «Vivere, non vivacchiare», cioè vivere intensamente e con passione, non accontentarsi di una vita piatta e superficiale.

Carlo Acutis, invece, è più vicino a noi nel tempo: nato nel 1991, morto nel 2006 per una malattia fulminante. È chiamato il “patrono del web” perché usò internet in modo innovativo per raccontare la fede, creando mappe online di miracoli eucaristici e dimostrando che la tecnologia può diventare uno strumento potente per diffondere messaggi positivi.

Giovani santi 
Entrambi dimostrano che diventare “santi” non è roba da adulti o da persone con una vita speciale. Anche a 15 anni, si può credere in qualcosa di grande, si può impegnarsi per migliorare la vita degli altri e inseguire i propri sogni senza perdere di vista i valori. Non sono “eroi lontani”, ma ragazzi come tanti, con passioni, sogni e sfide.

Le celebrazioni
A Torino, città legata a entrambi, il Politecnico ha organizzato una mostra tutta dedicata a Pier Giorgio, con foto e documenti inediti che raccontano la sua vita da studente, sportivo e volontario. Un modo per farci capire che anche dalle “mura” dell’università può nascere una vera ispirazione per vivere bene e con coraggio.

giovedì 4 settembre 2025

“Da uno sguardo”: cortometraggi degli studenti contro la violenza sulle donne

Si è conclusa all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia, durante la Mostra Internazionale del Cinema, la seconda edizione del concorso “Da uno sguardo: film di studentesse e studenti sulla violenza contro le donne”. L’evento ha registrato una straordinaria partecipazione con oltre 240 cortometraggi presentati da scuole di tutta Italia, raddoppiando il successo dello scorso anno.

Promosso dai Ministeri delle Pari Opportunità, dell’Istruzione e Merito, e della Cultura, il concorso coinvolge scuole secondarie di primo e secondo grado nella realizzazione di filmati sul delicato tema della violenza di genere. 

La giuria ha premiato cinque cortometraggi: “Chiamarlo amore non si può” (Valdilana, Biella), “Dalia” (Pesaro), “Eeee… stop!” (Cesena), “Non essere semplice” (Oristano) e “Scruscio” (Marsala). Due menzioni speciali sono andate a “Ciò che resta” (Massa) e “Non lasciarti spegnere” (Bologna). La qualità e la profondità dei lavori dimostrano l’impegno delle nuove generazioni nel sensibilizzare sul tema della violenza contro le donne.

martedì 2 settembre 2025

Control arms

Nuoce gravemente alla salute
Eppure in motti paesi è più facile trovare un'arma da fuoco che un pacchetto di sigarette. 
Ogni anno più ci 500.030 esseri umani vengora uccisi da armi da fuoco. 300.000 bambini soldato sono costretti a usarle per assassinare loro coetanei durante conflitti sostenuti e alimentati dagli intense dell'industria militare. Un numero crescente di persone, in molti paesi, paga a caro prezzo le scelte sbagliate dei rispettivi governi, che spendono sempre più denaro per produrre e acquistare armi anziché sostenere programmi di sviluppo economico e lotta alla povertà. 

Per sostenere Control Arms: www.amnesty.it 

sabato 30 agosto 2025

Appello di cattolici, ebrei e musulmani: «Nel nome di Dio, basta odio»

I rappresentanti delle comunità religiose italiane, tra gli altri, dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, da Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), e l’imam della moschea di Milano, Yahya Pallavicini, vicepresidente della comunità religiosa islamica italiana (Coreis), hanno pubblicato e sottoscritto un appello interreligioso alle Istituzioni Italiane, ai cittadini e ai credenti per favorire qualsiasi iniziativa di incontro per arginare l’odio, salvaguardare la convivenza, purificare il linguaggio e tessere la pace.

La dichiarazione chiede che «la giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi». Sulla scia degli appelli del Pontefice, anche i leader religiosi hanno ribadito l’urgenza di «far tacere le armi, le operazioni militari in Gaza e il lancio di missili verso Israele» e che, allo stesso tempo, «siano liberati gli ostaggi e restituiti i corpi. Si sfamino gli affamati e siano garantite cure ai feriti». 

L’attenzione che emerge dal messaggio, infatti, è anche quella di sensibilizzare i cittadini contro «l’odio e la violenza» che corrompono «la natura autentica dei testi sacri per benedire l’uso delle armi e organizzare la morte dell’altro», per evitare il propagarsi di «antisemitismo e islamofobia» o di avversione «al cristianesimo cattolico».

martedì 26 agosto 2025

Ganesha Caturthi


La festa di Ganesha Caturthi, celebrata oggi 26 agosto 2025, è una festa indiana molto sentita che commemora la nascita di Ganesha, una divinità molto popolare nel pantheon indù. Ganesha è il Dio che rimuove gli ostacoli ed è invocato a scopo propiziatorio prima di iniziare qualsiasi attività, rito o lavoro. È considerato il signore della saggezza e della forza spirituale, che aiuta i credenti a superare difficoltà e ostacoli nella vita.

Spiritualmente, la festa rappresenta la rinascita e la creazione di un nuovo universo, simbolizzata dal suono sacro "om" da cui Ganesha stesso sarebbe emerso. Attraverso il culto di Ganesha, i devoti cercano di sviluppare qualità spirituali che portano saggezza, forza e rimozione degli ego negativi. Durante la festa, si offrono dolci speciali e si adorano statue di Ganesha, spesso immerse simbolicamente nelle acque per simboleggiare la purificazione e il rinnovamento.

La festa è un momento di gioia, devozione e condivisione, celebrato con preghiere, processioni e canti devozionali. Per i credenti, Ganesha è il primo a essere adorato in ogni preghiera e il suo nome è pronunciato come buon auspicio prima di ogni nuova impresa, rendendo questa festa particolarmente importante per ricevere la sua benedizione e iniziare con successo nuove attività spirituali e materiali.

sabato 23 agosto 2025

Global Sumud Flotilla: un viaggio di solidarietà e resistenza

La Global Sumud Flotilla rappresenta un potente simbolo di solidarietà internazionale e resistenza pacifica contro l’oppressione. Coordinata da organizzazioni di pace e diritti umani, questa iniziativa coinvolge imbarcazioni provenienti da diversi paesi che navigano insieme per sfidare i blocchi e portare aiuti umanitari nei territori sotto assedio.

Il termine "Sumud", che in arabo significa "resilienza", sintetizza lo spirito di questa flotta: la capacità di resistere a condizioni difficili senza perdere la speranza né rinunciare alla lotta per la dignità e la giustizia. Attraverso la loro azione, i partecipanti vogliono richiamare l’attenzione della comunità internazionale sulle crisi dimenticate e sostenere le popolazioni che lottano per i propri diritti fondamentali.

La Global Sumud Flotilla è dunque molto più di una semplice navigazione; è un messaggio globale di pace, giustizia e solidarietà che attraversa i mari per un mondo più giusto.

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mercoledì 20 agosto 2025

22 agosto giornata di digiuno e preghiera per la pace

«Mentre la nostra terra continua ad essere ferita da guerre, in Terra Santa, in Ucraina e in molte altre regioni del mondo, invito tutti i fedeli a vivere la giornata del 22 agosto in digiuno e in preghiera, supplicando il signore che ci conceda pace e giustizia e che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti armati in corso»: con queste parole stamattina papa Leone XIV, al termine dell'udienza generale in Aula Paolo VI, ha annunciato una giornata speciale per l'invocazione della pace.

Un invito che il Pontefice la lanciato in vista, appunto, della ricorrenza liturgica della Beata Vergine Maria Regina: «Maria è madre dei credenti qui sulla terra - ha detto Prevost nei consueti saluti finali in italiano - ed è invocata anche come Regina della pace. Maria, Regina della pace, interceda perché i popoli trovino la via della pace».

La ricorrenza della Beata Vergine Maria Regina fu istituita nel 1955 Pio XII, fissata al 31 maggio come culmine del mese dedicato alla Madonna. Venne poi spostata al 22 agosto dalla riforma liturgica conciliare, applicata da Paolo VI, che la avvicinò così alla solennità di sette giorni prima, l’Assunzione, ricordando in questo modo che Maria è regina anche perché ci fa da guida sulla strada che porta a Dio e unisce così cielo e terra. Un'immagine, quest'ultima, nella quale è radicato il vero senso della pace nella visione cristiana: se l'umanità volge lo sguardo a Dio non può che riconoscere quella figliolanza - e quindi fratellanza - universale che disinnesca la violenza e la logica della contrapposizione.

Da Avvenire

mercoledì 6 agosto 2025

Hiroshima 80 anni dopo


Il 6 agosto 2025 si celebrano gli 80 anni dal bombardamento atomico di Hiroshima, uno degli eventi più devastanti del Novecento che ha cambiato per sempre la storia dell’umanità e il volto del Giappone. Alle 8:15 di quella mattina del 1945, la bomba “Little Boy” sganciata dall’aeronautica militare statunitense distrusse il 90% degli edifici della città e uccise all’istante circa 70.000 persone, con altre decine di migliaia che morirono nei mesi successivi per le conseguenze delle radiazioni. Il 9 agosto toccò a Nagasaki, portando il totale delle vittime a oltre 200.000 civili.

Le commemorazioni di oggi
In occasione dell’anniversario, Hiroshima si è fermata con un minuto di silenzio esattamente alle 8:15, accompagnato dal rintocco della campana della Pace nel Parco del Memoriale, simbolo universale contro la guerra nucleare. Migliaia di persone, tra studenti, rappresentanti di oltre 120 Paesi e i pochi sopravvissuti rimasti (gli hibakusha), si sono radunate per deporre fiori, lanciare colombe bianche e rinnovare l’appello per un mondo senza armi atomiche.

La serata di Hiroshima si illumina ogni anno grazie alla cerimonia delle lanterne galleggianti (tōrō nagashi): migliaia di lanterne di carta con messaggi di pace vengono affidate alle acque del fiume Motoyasu, in una tradizione di origine buddhista che unisce commossa memoria e speranza per il futuro. Queste pratiche sono spesso guidate dai monaci buddhisti, custodi della memoria e della spiritualità del lutto e della rinascita. Alcuni monaci hanno ricordato come “l'empatia per ogni vita sia la vera risposta al terrore atomico”, invitando i giovani del mondo a custodire la pace dentro e fuori di sé.

Il messaggio di Papa Leone XIV

In questo anniversario, anche Papa Leone XIV si è rivolto ai giovani e al mondo intero, rinnovando il suo appello “contro l’uso delle armi e per le vie del dialogo fraterno”. Durante l’udienza generale, ha dichiarato:
A 80 anni dal bombardamento nucleare della città di Hiroshima, seguito tre giorni dopo da quello di Nagasaki, assicuro la mia preghiera per chi ha subito effetti fisici, psicologici e sociali da quell’evento. Quei tragici fatti costituiscono un monito universale contro la devastazione causata dalle guerre e, in particolare, dalle armi nucleari. Auspico che nel mondo contemporaneo, segnato da forti tensioni e sanguinosi conflitti, l’illusoria sicurezza basata sulla minaccia della reciproca distruzione ceda il passo agli strumenti di giustizia, al dialogo e alla fiducia nella fraternità”.

Papa Leone ha invitato in particolare i giovani a essere “artigiani di pace”, capaci di ascoltare, perdonare e fare il primo passo. Solo una scelta consapevole dell’amore e della fraternità può preparare un futuro in cui “la vita può davvero fiorire”. 

Una memoria che parla al futuro

Gli 80 anni della bomba su Hiroshima sono molto più che un ricordo: sono un appello a non ripetere gli errori del passato. Il mondo di oggi, segnato da nuove tensioni e guerre, ha bisogno di giovani che siano portatori di memoria e di pace. 

domenica 3 agosto 2025

La lezione di "bellezza" dei giovani del mondo

 

Venticinque anni dopo lo storico evento con Giovanni Paolo II, all'alba del nuovo millennio, la spianata alla periferia di Roma si riempie di volti e di corpi, di colori e di bandiere, dei ragazzi e delle ragazze di ogni latitudine attratti nella Città Eterna da un evento di Chiesa che stupisce e interroga. Insieme a Leone XIV si canta e si prega, si parla in diverse lingue ma con un unico linguaggio, quello della fede. La stessa che molti giovani stanno scoprendo con il Giubileo

C’è ancora speranza di potersi ritrovare, geograficamente e culturalmente distanti, ma l’uno a fianco all’altro “sotto la stessa luce, sotto la Sua croce, cantando ad una voce” e ridere per un gesto semplice come quello di scambiarsi una bandiera con un cappellino, uno zainetto con una t-shirt.

Tor Vergata, la stessa spianata, un mondo capovolto. Venticinque anni fa l’affaccio di un nuovo millennio, con la prepotente speranza che porta con sé ogni novità. Venticinque anni dopo il mondo ha vissuto e vive guerre, rivoluzioni, attentati terroristici, crisi economiche e sociali. Tutto è cambiato, tutto cambia. Anche i Papi. Rimane Cristo, eterno e immutabile, capace di restituire la gioia, autentica e radicale. La gioia dell’incontro che fa vivere e vibrare una marea umana composta da adolescenti e ragazzi, di millennials e Gen Z, di Papaboys nostalgici ora catechisti e accompagnatori, di adulti con figli al seguito e pure qualche anziano ancora in forze. Sono tutti qui, un milione secondo le stime, attratti da ogni latitudine e longitudine nel cuore dell’Italia per l’evento culmine di questo Anno Santo voluto da Francesco e proseguito da Leone. 

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