giovedì 30 novembre 2023

Cinque domande che agitano la Chiesa

https://www.ibs.it/images/9788892243064_0_536_0_75.jpgDieci anni di pontificato di Papa Francesco hanno proiettato la Chiesa in avanti, in uscita verso le periferie geografiche ed esistenziali, un ospedale da campo pronto ad accogliere le domande di tutti. Ma le risposte agitano la comunità cristiana e i vertici delle istituzioni. 

Questo volume si misura con cinque interrogativi urgenti che toccano sia chi nella Chiesa vive e alla vita della Chiesa collabora, sia chi ancora preferisce sostare sul margine, magari a causa di un’incomprensione antica e mai sanata: 

1. A dispetto delle buone intenzioni, la Chiesa parla solo ad alcuni e non a tutti? 

2. In Europa e Nord America la pratica religiosa cala vistosamente, mentre in America Latina e Africa è insidiata dalle nuove Chiese pentecostali. Chi si fa carico di questa emergenza? 

3. L’apertura ai laici e alle donne è reale o solo di facciata? 

4. L’inizio e la fine della vita, la cura della vecchiaia, le nuove frontiere della medicina, la questione del gender: la Chiesa è in grado di rispondere ai nuovi interrogativi posti dal progresso e dalla scienza? 

5. Che fine faranno le riforme intraprese da Papa Francesco? 

Sono domande che ipotecano il futuro della Chiesa. Il silenzio sarebbe la risposta peggiore. 

Ed. San Paolo

sabato 25 novembre 2023

Violenza sulle donne, Mattarella: «Una sconfitta per tutta la società»

venerdì 24 novembre 2023

Un pensiero di Vito Mancuso sull'uso della forza dell'uomo sulle donne

L’altra sera, invitato da mia figlia, ho partecipato con lei e il suo ragazzo alla manifestazione contro la violenza sulle donne organizzata a Bologna da “Non Una di Meno”. C’erano diverse migliaia di persone, per lo più giovani, in maggioranza donne, ma anche noi uomini non eravamo pochi, ho persino intravisto alcuni signori definibili, come me, “di una certa età”.
Al di sopra dei tintinnii di chiavi svettavano gli slogan, gridati con forza e passione dalle giovani donne. Il più ripetuto era il seguente: “Lo stupratore / non è malato, / è figlio sano / del patriarcato” …
Il patriarcato. Mentre sentivo ripetere centinaia di volte questa parola, per tutti in quella piazza il nemico numero uno, non potevo fare a meno di pensare alla nostra civiltà. Tutto sbagliato? Anche il termine “patria”? E che dire poi della nostra religione? “Padre nostro che sei nei cieli”. “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. “Papa” significa padre, e a Venezia e in altre antiche città il capo della chiesa si chiama “patriarca”. 
Se poi si apre la Bibbia è un vero e proprio imperversare del patriarcato, a partire ovviamente dai patriarchi biblici Abramo, Isacco, Giacobbe...[...]
Non che nelle altre religioni le cose siano molto diverse, visto che l’invocazione alla divinità sotto il nome di Padre è un fenomeno primordiale, riscontrabile pressoché ovunque [...]
Ma qual è la lezione da trarre dalla prevalenza del patriarcato in tutte le importanti civiltà del pianeta? La risposta, a mio avviso, è la seguente: l’adorazione della forza. Il patriarcato cioè rimanda, ben più che al maschilismo, al prevalere universale della forza. In quanto fisicamente più forte, il maschio è il sommo sacerdote di questa primitiva struttura archetipica la cui logica fondamentale è la forza.
Se un maschio alza le mani contro una donna lo fa perché vuole che lei gli sia sottomessa, e probabilmente cerca di riscattare così i casi in cui a essere sottomesso deve essere lui, nell'ambito lavorativo, o tra gli amici o in altre cento situazioni.



martedì 21 novembre 2023

Un minuto per Giulia


Un minuto di silenzio, un minuto di rumore...

Oggi la scuola si è fermata a riflettere su una morte che ha colpito tutti.
La vittima 105 di quest'anno, e in poco tempo già si sono aggiunte altre due donne a questo triste elenco.
Però questa morte non è stata come tutte le altre. Ha toccato il cuore di tutti, e non solo in Veneto, tanto da spingere i politici a pensare di introdurre una nuova materia a scuola: educazione all'affettività, educazione alle relazioni, educazione al rispetto di genere.

Eppure qualcuno oggi, durante il minuto di silenzio ha riso, qualcuno ha compiuto atti goliardici o si è prodigato in messaggi di cattivo gusto sui social e sui giornali, manifestando una immaturità palese, una incapacità di tematizzare o di argomentare di fronte ad un fatto così tragico che mette a nudo le nostre fragilità e mancanze.

Davvero viviamo ancora in una società patriarcale? È questo il problema? O non piuttosto che siamo in una fase di transizione in cui uomini e donne devono trovare un nuovo modo di convivere, di gestire i conflitti, di accettare la frustrazione di una relazione che finisce, di comprendere i propri errori e impegnarsi per cambiare i propri atteggiamenti e le proprie aspettative.

Nessuno può controllare gli spostamenti di un'altra persona, nè decidere se altri possano fare un viaggio, uscire con qualcuno, fissare i propri obiettivi (il momento della propria laurea). Questo in nessun modo è amore e non è una relazione. Questo deve essere chiaro per genitori, figli, per maschi e femmine. 

Nessuno è autorizzato ad usare violenza fisica o verbale, nessuno può squalificare l'altro allo scopo di umiliarlo e controllarlo, nessuno può stordire una persona con alcol o droghe per abusare di lei, o approfittare di qualcuno che è in stato di debolezza per giustificare comportamenti abusivi.

Perchè è tanto difficile capire questo?
Facciamo un momento di silenzio per sradicare dalla nostra vita tutti questi pensieri e comportamenti storti. Nessuno di noi ha un diritto sulla vita degli altri.
Se una relazione non ha futuro, trova la forza di trovare un'altra strada; non dimostrare la tua inconsistenza distruggendo il futuro degli altri.

lunedì 20 novembre 2023

L’1% più ricco del pianeta emette CO2 quanto 5 miliardi di persone

Le persone, le aziende e i paesi più ricchi e potenti stanno distruggendo il mondo con il loro enorme carico di emissioni di CO2, mentre le persone che vivono in povertà continuano a sperimentare sulla propria pelle gli effetti devastanti della crisi climatica.

Così potremmo sintetizzare i risultati dell’ultima analisi condotta dall’ong Oxfam e dallo Stockholm environment institute (Sei), diffuso a ridosso dell’inizio della prossima Cop28 a Dubai. In realtà non c’è bisogno di sintesi, dato che i numeri parlano da soli: nel 2019, l’1 per cento più ricco, in termini di reddito, della popolazione mondiale è stato responsabile di una quota di emissioni di CO2 pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, ossia il 66 per cento della popolazione globale, due terzi dell’umanità. È un livello di disuguaglianza incredibile e mai raggiunto prima.

Questo significa che ogni anno, le emissioni dei super-ricchi annullano gli sforzi equivalenti all’impiego di quasi un milione di turbine eoliche per ridurre le emissioni di CO2. Nel 2030, le emissioni di CO2 dell’1 per cento più ricco saranno addirittura 22 volte superiori rispetto a quanto previsto dall’Accordo di Parigi di contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi.

Leggi su Lifegate

domenica 19 novembre 2023

Cristiani e buddisti, sette azioni condivise per guarire un'umanità e una terra ferite

In un momento in cui sia la famiglia umana che laterra vivono le conseguenze, sia positive che negative, delle sfide globali e del rapido cambiamento in atto, non si deve “cedere alla disperazione”, poiché “in mezzo alle nubi scure, coloro che sono profondamente radicati nelle rispettive tradizioni religiose e disposti a lavorare insieme a tutti possano portare un raggio di speranza a un'umanità disperata”. È l’indicazione contenuta nella Dichiarazione finale pubblicata al termine del VII Colloquio buddista-cristiano, tenutosi a Bangkok, in Thailandia, dal 13 al 16 novembre, organizzato dal Dicastero per il Dialogo Interreligioso assieme a diverse università e istituzioni buddiste thailandesi e alla conferenza episcopale del Paese e al quale hanno preso parte circa centocinquanta buddisti e cristiani provenienti da Cambogia, Hong Kong, India, Giappone, Malesia, Mongolia, Myanmar, Singapore, Sri Lanka, Corea del Sud, Thailandia, Taiwan, Regno Unito e Santa Sede, oltre a un rappresentante della Federazione delle Conferenze episcopali dell'Asia.

Karuṇā e Agape
Karuṇā e Agape in dialogo per la guarigione di una umanità e di una terra ferite, questo il titolo del Colloquio, laddove per Karuṇā si intende compassione. 

sabato 18 novembre 2023

Il 19 novembre la settima edizione della Giornata Mondiale dei Poveri

Viviamo un momento storico che non favorisce l’attenzione verso i più poveri. Il volume del richiamo al benessere si alza sempre di più, mentre si mette il silenziatore alle voci di chi vive nella povertà. Si tende a trascurare tutto ciò che non rientra nei modelli di vita destinati soprattutto alle generazioni più giovani, che sono le più fragili davanti al cambiamento culturale in corso. Si mette tra parentesi ciò che è spiacevole e provoca sofferenza, mentre si esaltano le qualità fisiche come se fossero la meta principale da raggiungere. La realtà virtuale prende il sopravvento sulla vita reale e avviene sempre più facilmente che si confondano i due mondi. I poveri diventano immagini che possono commuovere per qualche istante, ma quando si incontrano in carne e ossa per la strada allora subentrano il fastidio e l’emarginazione. La fretta, quotidiana compagna di vita, impedisce di fermarsi, di soccorrere e prendersi cura dell’altro. La parabola del buon samaritano (cfr Lc 10,25-37) non è un racconto del passato, interpella il presente di ognuno di noi. 

Nel 60° anniversario dell’Enciclica Pacem in terris, è urgente riprendere le parole di Papa Giovanni XXIII quando scriveva: «Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; e ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà» (n. 6).

domenica 12 novembre 2023

Festa della luce

Diwali 2023: Il Diwali, noto anche come Dewali, Divali o Deepavali, è una festa socio-culturale. Il termine deriva dalle parole sanscrite dīpa, "lampada, luce, lanterna, candela, ciò che brilla, risplende, illumina o conosce" e āvali, "fila, intervallo, linea continua, serie". È collegata a vari eventi religiosi, divinità e personaggi, ma è popolarmente celebrata come il ritorno di Rama al suo regno di Ayodhya dopo 14 anni di esilio. È anche ampiamente associato a Lakshmi, la dea della prosperità e a Ganesha, il dio della saggezza e della rimozione degli ostacoli.

Il Diwali, la festa di cinque giorni nata nel subcontinente indiano, è conosciuta come Jain Diwali, Bandi Chhor Diwas, Tihar, Sowanti, Sohrai, Bandna ecc. in diversi Paesi e religioni. Tuttavia, il significato della celebrazione è simile a prescindere dai nomi: "vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male e della conoscenza sull'ignoranza".

Secondo il calendario antico, il Diwali si celebra ogni anno il giorno Amavasya o il quindicesimo giorno del mese di Kartik. Quest'anno la festa delle luci cade domenica 12 novembre 2023.

giovedì 9 novembre 2023

Tempio Haeinsa a Daegu

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante il suo viaggio di Stato in Corea del Sud, ha visitato il Tempio Haeinsa a Daegu, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Uno dei tre templi-gioiello buddisti del Paese, situato all’interno delle foreste del Parco Nazionale Gayasan, ospita il Tripitaka Koreana, una delle raccolte più complete al mondo di testi buddisti e un tesoro nazionale coreano. Il presidente ha ammirato la preziosa collezione di oltre 81mila tavolette in legno con le scritture buddhiste.
Sono più pericolose le lontananze politiche rispetto a quelle geografiche: “I nostri due paesi sono distanti ma le distanze, in questo mondo sempre più piccolo perché sempre più interconnesso, sono quasi un dettaglio. Sono molto maggiori e pericolose le distanze politiche e culturali, le contrapposizioni. Tra Italia e Corea non c’è questo problema, c’è una condizione di reciproca apertura, di dialogo e di collaborazione che è fondamentale nel nostro procedere insieme”.

Il messaggio del Papa contro la violenza sulle donne

“Ringrazio i promotori dell’iniziativa “Un’onda lunga contro la violenza maschile sulle donne”, che permette di riflettere su un tema di grande attualità. Infatti, la violenza sulle donne è una velenosa gramigna che affligge la nostra società e che va eliminata dalle radici. E queste radici sono culturali e mentali, crescono nel terreno del pregiudizio, del possesso, dell’ingiustizia”. Si apre così il messaggio di Papa Francesco, andato in onda nel Gr1 delle 8.00, in occasione della giornata dedicata da Radio 1 alla lotta contro la violenza sulle donne, in associazione con il centro antiviolenza/casa di accoglienza Cadmi di Milano, il primo a operare in Italia fin dal 1986.
“In troppi luoghi e troppe situazioni – prosegue Papa Francesco - le donne sono messe in secondo piano, sono considerate “inferiori”, come oggetti: e se una persona è ridotta a una cosa, allora non ne se ne vede più la dignità, la si considera solo una proprietà di cui si può disporre in tutto, fino addirittura a sopprimerla.