Venticinque anni dopo lo storico evento con Giovanni Paolo II, all'alba del nuovo millennio, la spianata alla periferia di Roma si riempie di volti e di corpi, di colori e di bandiere, dei ragazzi e delle ragazze di ogni latitudine attratti nella Città Eterna da un evento di Chiesa che stupisce e interroga. Insieme a Leone XIV si canta e si prega, si parla in diverse lingue ma con un unico linguaggio, quello della fede. La stessa che molti giovani stanno scoprendo con il Giubileo
C’è ancora speranza di potersi ritrovare, geograficamente e culturalmente distanti, ma l’uno a fianco all’altro “sotto la stessa luce, sotto la Sua croce, cantando ad una voce” e ridere per un gesto semplice come quello di scambiarsi una bandiera con un cappellino, uno zainetto con una t-shirt.
Tor Vergata, la stessa spianata, un mondo capovolto. Venticinque anni fa l’affaccio di un nuovo millennio, con la prepotente speranza che porta con sé ogni novità. Venticinque anni dopo il mondo ha vissuto e vive guerre, rivoluzioni, attentati terroristici, crisi economiche e sociali. Tutto è cambiato, tutto cambia. Anche i Papi. Rimane Cristo, eterno e immutabile, capace di restituire la gioia, autentica e radicale. La gioia dell’incontro che fa vivere e vibrare una marea umana composta da adolescenti e ragazzi, di millennials e Gen Z, di Papaboys nostalgici ora catechisti e accompagnatori, di adulti con figli al seguito e pure qualche anziano ancora in forze. Sono tutti qui, un milione secondo le stime, attratti da ogni latitudine e longitudine nel cuore dell’Italia per l’evento culmine di questo Anno Santo voluto da Francesco e proseguito da Leone.
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