lunedì 20 ottobre 2025

Teheran dedica una stazione della metropolitana alla Vergine Maria

A Teheran, capitale dell'Iran, è stata inaugurata una stazione della metropolitana con un nome speciale: "Maryam-e Moghaddas" (Santa Maria). La notizia ha fatto il giro del mondo perché in un paese a maggioranza musulmana, dare il nome della Vergine Maria a un luogo pubblico così importante è un gesto significativo.

I numeri del progetto
La costruzione è iniziata nel 2015 e non è stata facile: la stazione si trova a 34 metri di profondità, ha una superficie di 11.000 metri quadrati e per realizzarla sono stati scavati oltre 100.000 metri cubi di terra. Si trova vicino alla chiesa armena di San Sarkis, nel cuore della capitale.

Cosa rende speciale questa stazione?
Oltre al nome, la stazione presenta grandi bassorilievi raffiguranti Gesù e Maria, con un'illuminazione che ricrea l'atmosfera di una chiesa. La comunità armena (la principale minoranza cristiana dell'Iran) ha donato una statua di 2,5 metri che rappresenta Maria con Gesù bambino. Gli elementi decorativi mescolano simbolismo cristiano, riferimenti al Corano e alla poesia persiana.

Due interpretazioni diverse
Come spiega il cardinale Dominique Mathieu, arcivescovo di Teheran, ci sono due modi di vedere questa decisione:
I critici pensano sia solo propaganda, considerando le difficoltà che le minoranze religiose affrontano in Iran
I sostenitori lo vedono come un segno di rispetto verso la comunità armena e di convivenza tra religioni.

Il messaggio del cardinale
L'arcivescovo esprime un augurio poetico: che i passeggeri che attraversano questa stazione possano percepire "uno sguardo pieno di amore" attraverso le immagini di Gesù e Maria, uno sguardo che ci ricorda che siamo tutti "fratelli e sorelle di una casa comune".

Perché è importante?
Questa storia ci mostra quanto possano essere complessi i rapporti tra religioni diverse. Un gesto che per alcuni rappresenta apertura e dialogo, per altri è solo facciata. Quello che è certo è che milioni di persone ogni giorno passeranno da quella stazione, vedranno quelle immagini e, forse, si interrogheranno su cosa significhi davvero vivere insieme nella diversità.

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