mercoledì 2 luglio 2025

Il futuro del Dalai Lama

Il Dalai Lama, che compirà 90 anni il 6 luglio, ha annunciato che, dopo la sua morte, sarà nominato un successore. Ha anche chiarito che la scelta del successore sarà prerogativa esclusiva del suo ufficio, escludendo l'ingerenza della Cina. 
In particolare, il Dalai Lama ha affermato che l'istituzione del Dalai Lama continuerà e che consulterà monaci anziani e altre figure chiave per condividere possibili indizi su dove trovare il suo successore. Il processo di successione è un tema delicato, soprattutto considerando il contesto politico e le tensioni tra il Tibet e la Cina, come sottolineato da diversi media. 
Il Dalai Lama ha chiarito che il processo di reincarnazione, sebbene antico, verrà seguito, ma in modo che tenga conto delle realtà attuali. Ha ribadito che la scelta del successore sarà libera e non influenzata da interferenze esterne.

La Cina ha dichiarato in modo esplicito che ritiene di avere l’autorità esclusiva sulla scelta della reincarnazione del Dalai Lama. Secondo Pechino, il processo di individuazione del successore deve “rispettare i principi della ricerca interna in Cina” e ricevere l’approvazione del governo centrale. La portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, ha affermato che la reincarnazione deve seguire sia i rituali religiosi sia il contesto storico, ma sempre “in conformità con le leggi e i regolamenti nazionali” cinesi.

I media statali cinesi hanno inoltre ribadito che la reincarnazione del Dalai Lama “non potrà mai essere decisa da un singolo individuo” e hanno definito “assurda” l’ipotesi che la nomina possa avvenire al di fuori del territorio tibetano e cinese. Pechino sostiene di aver ereditato il diritto di confermare la nomina dalla dinastia imperiale Qing e, dal 2007, ha regolamentato la gestione delle reincarnazioni dei “Buddha viventi” tramite una specifica legge, imponendo che tutte le reincarnazioni siano approvate dallo Stato.